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Autore: strawberrymilk    04/02/2013    1 recensioni
"Quante volte avrei desiderato vedere la sua carne bianca squarciata da un coltello. Uno a caso, solo per il gusto di vederlo agonizzante in terra."
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con
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Ci amavamo in modo strano, noi due.
Quando uscivamo insieme non eravamo capaci di comunicare. Era un continuo silenzio, seguito da qualche battuta di convenzione. Tutto così buio, tutto così patetico.
Lui beveva una birra, io fumavo una sigaretta guardando fuori dalla finestra.
Non importava che fuori ci fosse il sole, la pioggia, le stelle o il buio più tenebroso. Io guardavo fuori e pensavo.
Pensavo che quando ero piccola desideravo cose molto diverse. Desideravo una bella casa, un bel lavoro. Una famiglia…sì una famiglia, forse.
Ora la droga mi stava consumando, così come le sigarette e quel putrido appartamento che non pulivo da mesi.
Lo odiavo, dio, lo odiavo.
E più lo odiavo, più trucidavo il mio corpo rimanendo con lui.
Ogni volta era la stessa storia: lui beveva, io fumavo.
Poi io sbuffavo, mi arrabbiavo. Lui si infuriava e mi urlava contro.
I suoi occhi diventavano rossi, piccoli, iniettati di sangue. Mi guardava come fossi un mostro, forse perché non si rendeva conto che il mostro era lui.
O magari ormai lo erano diventati entrambi. Chissà.
Noi urlavamo, uscivamo in strada e continuavamo a litigare finché non raggiungevamo casa.
Lui non mi aveva mai alzato le mani. Mi aveva alzato solo la gonna.
Arrivavamo a casa, lui ubriaco, io arrabbiata.
Lui mi prendeva ed io stavo zitta. Ferma. Immobile.
Scopava il mio corpo ma non me. Quello poteva anche prenderselo, consumarlo, ma non avrebbe mai avuto me.
Quante volte avrei voluto prenderlo a schiaffi. Quante volte avrei desiderato vedere la sua carne bianca squarciata da un coltello. Uno a caso, solo per il gusto di vederlo agonizzante in terra.
A volte la mattina lo guardavo, lo fissavo dormire nudo di fianco a me. Avevo voglia di andare via, fuggire, ma non lo facevo. Rimanevo slì seduta,a  fissarlo.
Era colpa mia se adesso vivevo quella vita, non aveva scelto lui per me. Avevo scelto io, forse per tutti e due.
Quindi, come ogni mattina, fingevo di amarlo.
Non scappavo, non lo uccidevo.
Lo fissavo solamente bevendo il caffè e aspettando di vederci morire entrambi.
   
 
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