Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Elisahq    26/08/2007    20 recensioni
SPOILER SUL FINALE DEL SETTIMO LIBRO!!!! Se non avete letto l'ultimo libro di hp e non volete anticipazioni non leggete!!
E' una one-shot incentrata su Severus Piton e quello che gli accade alla fine dell'ultimo libro. Le parti in corsivo sono dialoghi presi direttamente dal libro per rimanere il più fedele possibile alla narrazione. E' una ff che cerca di dare voce ai pensieri che si agitano in un uomo così profondo, tormentato e complesso...probabilmente è solo un misero tentativo di rappresentare al meglio un personaggio con le sue mille sfaccettature. Ognuno avrà visto cose diverse nel suo personale Severus Snape...questo è il mio.
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ci siamo, la saga di Harry Potter è finita, tutto ci è stato svelato (beh più o meno, dato che nell'epilogo c'è un bel nebbione) e non ci saranno più ipotesi e teorie su cosa succederà.
Questa fanfic è nata la scorsa notte, a volte l'ispirazione arriva quando meno te lo aspetti ed io ho dato voce al mio delirio notturno.
E' una ff scritta esclusivamente per Severus Snape, uno dei migliori personaggi mai creati dalla Rowling, il più profondo.
E leggendo la sua fine nel settimo libro sono rimasta con una sorta di amaro in bocca. Non è una fine che si meritano gli eroi come lui, ma in fondo spesso i più meritevoli non hanno ciò che dovrebbero...
I dialoghi in grassetto sono parti originali del libro, inserite per rendere la narrazione più coerente possibile al testo. Le altre parti sono riflessioni e azioni di Snape.
E' una ff che cerca di dare voce ai pensieri che si agitano in un uomo così profondo, tormentato...probabilmente è solo un misero tentativo di rappresentare al meglio un personaggio con le sue mille sfaccettature. Ognuno avrà visto cose diverse nel suo personale Severus Snape...questo è il mio.
Una sorta di epitaffio alla memoria di Severus "the bravest man I never knew"






Guardami...



"Piton, il Signore Oscuro vuole vederti,
ora."
Urla, muri che crollano, lampi di luce, disperazione, dolore, sangue.
La battaglia infuriava davanti a lui. Hogwards stava per crollare.
Come avevano potuto pensare che un branco di ragazzini e qualche adulto potesse contrastare un esercito creato per uccidere e sterminare, contrastare Voldemort, il mago più potente e temuto di tutti?
Ma a Severus Piton non interessava quello che stava succedendo intorno a lui, aveva una missione da compiere e l'avrebbe fatto.
E poi era arrivato Lucius con la sua richiesta...
Per Salazar non ora, non adesso! Ma era troppo saggio per trasgredire ad un ordine dell'Oscuro Sire.
Chinò il capo in un cenno di muto assenso e si diresse verso la stamberga strillante.

"...mio Signore, la resistenza sta crollando..."
"...e il tuo aiuto non serve" ribattè Voldemort con la sua voce nitida e acuta. "Per quanto tu sia un abile mago, Piton, non credo che tu possa fare molta differenza, ormai. Ci siamo quasi...quasi."

E ora si trovava in quella lurida catapecchia.
Faccia a faccia con il Signore Oscuro, ma lui non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo serpente, Nagini, che fluttuava lentamente a mezz'aria, al sicuro nella sua luminosa bolla incantata.
Per Salazar perchè Voldemort desiderava vederlo proprio ora? Era così vicino al compimento della sua missione...così dannatamente vicino.

"Lasciatemi cercare il ragazzo. Consentitemi di portarvi Potter. So che posso trovarlo, mio Signore. Vi prego."

Ma Voldemort non lo ascoltava.
No, da quando il signore oscuro ascoltava i suoi servitori? Lui prestava ascolto solo se' stesso, quando chiedeva qualcosa a qualcuno era solo per valutare se la risposta che dava era uguale alla sua. E se così non fosse, sapeva come convincere.
Si chiese cosa potesse volere da lui Voldemort in questo momento. La scuola stava per cadere ai suoi piedi, ma non sembrava di suo interesse. Schiere di servitori stavano combattendo per lui, morendo per lui, ma Voldemort era lì, lontano dalla battaglia. Lui era troppo potente per immischiarsi in queste stupide faccende.

"Ho un problema, Severus" mormorò Voldemort.
"Mio Signore?"
Voldemort alzò la Bacchetta di Sambuco, reggendola con delicatezza e precisione, come la bacchetta di un direttore d'orchestra.
"Perchè con me non funziona, Severus?"

La bacchetta? Voldemort lo aveva fatto chiamare dalla battaglia per la sua bacchetta? Ma che risposte avrebbe potuto dargli lui?
Eppure era convinto che se il Signore Oscuro lo aveva convocato lì in quel momento c'era una ragione precisa, e non era certo per un consulto.
Erano mesi che Voldemort sembrava ossessionato dalle bacchette, prima aveva rapito Ollivander, poi aveva cercato Gregorovitch, era giunto persino ad usare la bacchetta di Lucius Malfoy. E poi era tornato con quella nuova Bacchetta di Sambuco che tanto bramava, potentissima a suo dire. La Bacchetta de Destino, la stecca della Morte.
Che cosa voleva adesso da lui?
Cercò di rassicurarlo, dicendogli che aveva compiuto magie straordinarie con quella bacchetta, ma Voldemort non era per niente soddisfatto di come questa lo serviva.
Sembrava calmo, ma lui poteva sentire un fremito di impazienza nella sua voce.
Non parlò.
Che cosa avrebbe potuto dirgli in fondo? Voldemort non voleva essere rassicurato, così rimase in silenzio, aspettando di capire cosa volesse realmente da lui.


"Ho riflettuto a lungo e con attenzione, Severus...sai perchè ti ho richiamato dalla battaglia?"

Si sforzò di distogliere lo sguardo dal serpente che si muoveva a spirale nella sua gabbia incantata.
Maledizione non avrebbe dovuto trovarsi lì ora, a giocare agli stupidi indovinelli di Voldemort.

"No, mio Signore, ma vi supplico di lasciarmi tornare laggiù. Permettetemi di trovare Potter."
"Parli come Lucius. Nessuno di voi capisce Potter quanto me. Non serve cercarlo. Potter verrà da me. Conosco la sua debolezza, vedi, il suo grande difetto. Non sopporterà di vedere gli altri cadere attorno a lui, sapendo di esserne la causa. Vorrà porvi fine ad ogni costo. Verrà."

Cosa dava a Voldemort quell'assoluta certezza? Ma in fondo lui ragionava sempre per certezze, non conosceva il dubbio nella sua arroganza di potere.
E lui sapeva che Voldemort aveva ragione, era solo questione di tempo e Potter sarebbe arrivato, a fare l'eroe come al suo solito, a cacciarsi nei guai. Ma stavolta non ci sarebbe stato nessuno a salvarlo.
Doveva andare, doveva ritornare sul campo di battaglia e compiere la sua missione, prima che fosse troppo tardi.

"Ma, mio Signore, potrebbe venire ucciso per errore da qualcun altro..."
"Ho dato istruzioni molto precise ai miei Mangiamorte. Catturare Potter. Uccidere i suoi amici, più sono e meglio è, ma non lui."

Ancora questa assurda sicurezza, si sente già il padrone del mondo, infallibile ed eterno.
Ma in fondo era anche questo il suo fascino.
Il fascino che aveva fatto cadere tanti come lui al suo volere molti anni prima, quando lui era solo un ragazzo assetato di conoscenza, di potere e di rivalsa.
E Voldemort prometteva tutto questo, nessun dubbio, solo certezze.


"Ma è di te che desideravo parlare, Severus, non di Harry Potter. Sei stato molto prezioso per me. Molto prezioso."
"Il mio Signore sa che io desidero solo servirlo. Ma lasciatemi andare a cercare il ragazzo. Lasciate che ve lo porti. So che posso..."
"Ho detto di no!"

E Voldemort lo tratteneva ancora inchiodato lì, si divertiva con lui, come il gatto che gioca con il topo.
Si divertiva a tenerlo in attesa. Godendo della sua confusione, della sua voglia di andarsene, di trovare Potter.


"La mia preoccupazione al momento, Severus, è che cosa accadrà quando finalmente incontrerò il ragazzo!"
"Mio Signore, non ci può essere questione..."
"...ma una questione c'è, Severus. C'è."

Un dubbio? Cosa temeva Voldemort ora che il mondo magico era ai suoi piedi? Ora che gli unici sprazzi di resistenza sembravano sul punto di essere spazzati via definitivamente?

"Perchè entrambe le bacchette che ho usato hanno fallito quando le ho puntate contro Harry Potter?"

E così era questo che Voldemort temeva. Era riuscito ad ottenera la bacchetta che tanto bramava, la più potente di tutte, ma ancora non era soddisfatto.
Tormentato dal fatto che la sua vecchia bacchetta non era riuscita ad uccidere Potter aveva torturato Ollivander ed era venuto a sapere dei nuclei gemelli che interferivano tra la sua bacchetta e quella del ragazzo. Aveva provato la bacchetta di un altro, sperando che bastasse questo per non avere più intromissioni, eppure la bacchetta di Potter aveva reagito, mandando in frantumi quella di Malfoy. E così si era messo alla ricerca della bacchetta più potente di tutte.
Ma lui come poteva dargli una risposta? Dargli delle spiegazioni? Era un maestro di pozioni, occlumante e abile nelle arti oscure ma non era certo un esperto di bacchette!

"Io...io non sono in grado di rispondere, mio Signore."

Era difficile concentrarsi sulle parole di Voldemort. Ancora non aveva capito dove voleva andare a parare, perchè gli stesse raccontando quella storia che lui già conosceva bene.
Avrebbe solo voluto andarsene al più presto, doveva andarsene di lì al più presto!
I suoi occhi scuri erano ancora fissati sul serpente che si attorcigliava nella sua sfera protettiva, ma poteva sentire nella voce di Voldemort rabbia ed impazienza mal celate.

"Ho cercato un'altra bacchetta, Severus. La Bacchetta di Sambuco, la Bacchetta del Destino, la Stecca della Morte. L'ho presa al suo precedente proprietario. L'ho presa dalla tomba di Albus Silente."

Questo gli fece destare improvvisamente tutta l'attenzione su Voldemort.
Si girò di scatto, guardando il Signore Oscuro dritto negli occhi. La faccia bianca come il marmo ed immobile, una maschera di morte. Perchè improvvisamente cominciava a capire...Voldemort non era tipo da confidenze, non era tipo da andare a chiamare qualcuno per farci due semplici chiacchere.
No, lui quando convocava qualcuno era solo per suo esclusivo interesse, perchè voleva qualcosa da lui. Ed ora era giunto il suo momento.

"Mio Signore...lasciatemi andare dal ragazzo..."

Un ultimo, vano tentativo.
Lui non ascolta neanche e in fondo lo sapeva già, sapeva che erano parole buttate al vento. Ma aveva provato ugualmente, aveva supplicato, per la prima volta dopo molto tempo.
Aveva supplicato come aveva fatto tanti anni prima dinnanzi a Silente, in quella notte che aveva cambiato la sua vita, in cui un Mangiamorte era arrivato in ginocchio davanti al preside di Hogwarts con la sua supplica: "Li nasconda tutti, allora. Li metta...li metta...al sicuro. Per favore". Quella notte in cui aveva dato tutto se' stesso per la loro salvezza, per la salvezza di lei. E poi aveva perso tutto.
Aveva supplicato come aveva fatto Silente quella notte di quasi un anno prima. "Severus...ti prego...fallo". Quella notte in cui aveva lacerato volontariamente la sua anima per salvare quella del giovane Malfoy, per salvare quello stramaledetto ruolo di spia che tanto era importane per Silente...e lui lo aveva fatto.
Ed ora toccava a lui supplicare, anche se sapeva che Voldemort non l'avrebbe mai ascoltato.
Ma ormai non gli importava più nulla, solo la sua missione contava, la missione che aveva portato avanti dando in pegno un pezzo della sua anima ma che forse avrebbe permesso di riscattarla interamente. Riscattare il suo errore di gioventù.

"Per tutta questa lunga notte, vicino ormai alla vittoria, sono rimasto qui," proseguì Voldemort, la voce poco più di un sussurro, "a riflettere, a chiedermi perchè la Bacchetta di Sambuco si rifiuta di essere ciò che dovrebbe, di comportarsi come la leggenda dice che deve fare nelle mani del suo legittimo proprietario...e credo di avere la risposta."

Silenzio.
Che non sarebbe stato di certo lui ad interrompere.
Si trovava la mente straordinariamente vuota, gelata. Un unico, costante pensiero...la sua missione.
Aspettò che Voldemort riprendesse la parola.

"Forse la conosci GIà? Sei un uomo intelligente, dopotutto, Severus. Sei stato un servo bravo e fedele, e mi dolgo di ciò che deve accadere."
"Mio Signore..."

Un ultimo debole tentativo. Non sapeva nemmeno lui perchè aveva parlato.

"La Bacchetta di Sambuco non può servirmi in modo adeguato, Severus, perchè non sono io il suo vero padrone. La Bacchetta di Sambuco appartiene al mago che ha ucciso il suo ultimo proprietario. Tu hai ucciso Albus Silente. Finchè tu vivi, Severus, la Bacchetta di Sambuco non può essere davvero mia."

Ed ecco finalmente che Voldemort aveva mostrato le sue chiare intenzioni, era stanco di giocare al gatto e al topo.
Protestò, sollevando la bacchetta. Ma in fondo sapeva che tutto questo era vano, l'aveva fatto solo di riflesso, nella sua mente non aveva nemmeno preso in considerazione la lotta. Se Voldemort era deciso ad ucciderlo non aveva speranze e lui lo sapeva bene.
Voldemort parlò di nuovo, ma ormai non lo stava più nemmeno a sentire, le sue parle sembravano vuote, distanti.
Non poteva finire così. Non ora che era così vicino al compimento della sua missione, non ora che era così vicino al suo riscatto!
Voldemort spazzò l'aria con la sua bacchetta.
Per un attimo non successe nulla. Un attimo interminabile.
Il suo cuore batteva all'impazzata, la sua mente era un groviglio di pensieri.
Poi le intenzioni del mago oscuro divennero chiare.
La gabbia del serpente si faceva più vicina, sempre più vicina.
Poteva vedere ogni singola scaglia della sua pelle viscida, i suoi occhi scrutarlo freddi ed immobili, la sua lingua saettare fuori ad intervalli regolari per saggiare l'aria, saggiare la sua paura. Così dannatamente vicino.
Ed il serpente non era più vicino a lui, era su di lui. La gabbia che imprigionava Nagini, ora imprigionava la sua testa e le spalle. Sentiva la potente morsa dell'animale.

Una sola parola in serpentese:

"Uccidi."


Urlò.
Urlò con quanto fiato aveva in gola.
Urlò la sua disperazione.
Urlò il suo dolore.
Urlò la sua pena.
Urlò la sua rabbia.
Sentiva lo squarcio sul collo provocato dalle zanne del serpente, sentì il suo sangue tra le sue mani ed il veleno entrare in lui.
La sua pelle divenne ancora più pallida, pallore di morte. Ed i suoi occhi neri si allargarono.
Cadde a terra, le ginocchia non ce la favevano più a reggere quell'insopportabile peso.
Eppure mentre la vita se ne andava silenziosamente dal suo corpo, come il sangue che gli scivolava tra le mani nel vano tentativo di trattenerlo, i suoi pensieri erano ancora straordinariamente saldi in lui.
Non aveva paura di morire.
No, a volte l'aveva invocata, la morte. Come una cara amica da tempo attesa.
Una morte dove dimenticare, dove espiare i suoi peccati, il suo grande peccato di gioventù. E forse dove avrebbe potuto rivedere lei.
No queste sono sciocchezze, stupidi sogni ad occhi aperti.
Si era sforzato di portare avanti la sua vita, nonostastante tutte le difficoltà, il dolore ed il rimorso.
Lo aveva fatto per lei è vero, per la sua promessa a Silente, ma anche per lui. Per la sua anima. Perchè non voleva che un errore di gioventù distruggesse se' stesso.
E così era diventato la spia nei Mangiamorte, aveva cercato di salvare quante più persone gli era possibile.
Un gioco molto pericoloso.
No, non aveva paura di morire, ma non poteva farlo ora, doveva portare a termine la sua ultima missione, ad ogni costo.

"Mi spiace."

La gelida voce di Voldemort lo colse di sorpresa.
Buffo, si era dimenticato che lui era ancora lì, ad osservare la sua agonia.

Il Signore Oscuro si girò, non c'era tristezza in lui, ne' rimorso. Lo vide per un attimo dirigersi verso la porta, richiamando il suo fedele Nagini. La gabbia che ancora lo teneva imprigionato scivolò in avanti, e lui cadde sul pavimento.
Ormai non era più padrone del suo corpo, solo la sua mente restava così straordinariamente lucida anche in quegli istanti prima della morte.
Avrebbe voluto che fosse andata diversamente.
Tutta la sua dannata vita avrebbe voluto che fosse andata diversamente.
Per un attimo si chiese cosa ne sarebbe stato di lui se non avesse fatto quell'errore in gioventù, quel piccolo errore chiamato Voldemort e Mangiamorte, che gli aveva rovinato l'intera esistenza.
Ma non era tipo da sciocche fantasticherie, no lui era un tipo straordinariamente concreto.
Cercò invano di fermare il defluire del sangue, le mani strette spasmodicamente al collo.
Ormai era questione di poco.
E' crudele vedere quanto il destino a volte si prenda gioco di noi. Era vissuto tutta la vita in ombra, silenzioso, ed ora la sua morte avveniva così simile alla sua vita, una sorte di tragica parodia . Eccolo lì, sdraiato nella polvere, in quella lurida catapecchia dove già una volta aveva rischiato di morire, salvato da colui che aveva involontariamente ucciso. Morire da solo, in silenzio, sconfitto da un banale morso di serpente; nemmeno la magia aveva usato Voldemort per finirlo.
Rimase fermo, tutto era immobile e silenzioso. Cercava ancora di fermare il flusso di sangue ma sapeva che era solo una vana speranza.
Eppure non poteva arrendersi, non ancora, non prima di aver portato a termine la sua missione.
E poi lo vide.
Non poteva sbagliarsi...quei capelli scuri sempre costantemente arruffati, quegli occhiali, quella cicatrice...quegli occhi che mai si sarebbe scordato.
Harry Potter era lì, chino di fianco a lui. Non sapeva quando fosse arrivato, non aveva sentito nulla. Per un attimo pensò ad un'allucinazione, ad un crudele scherzo della morte. Allungò una mano, tremava leggermente. Afferrò il davanti del vestito di Harry e lo avvicinò a se'.
Non era un sogno.

Forse aveva ragione Silente, a volte accadono le cose più inaspettate, basta crederci.
Lasciò defluire tutti i suoi ricordi, voleva che il ragazzo sapesse tutto.

"Prendi...prendi..."

La sua voce sembrava straordinariamente roca, poco più di un sussurro, e ne rimase sorpreso.
Vide che Potter aveva compreso, stava facendo scivolare i suoi ricordi in una boccetta, ben presto il contenitore fu pieno di una sostanza blu argentata.
E così ce l'aveva fatta, alla fine la sua ultima missione era compiuta.
Si chiese come avrebbe reagito il ragazzo alla vista di tutti i suoi ricordi, se avrebbe compreso.
Si chiese se ce l'avrebbe fatta a compiere il suo destino, a sconfiggere il mago più potente, e se sarebbe morto nell'impresa così come gli aveva detto Silente.
Ormai non gli importava più molto, sentiva le poche forze rimastegli abbandonarlo.
Ora poteva andarsene.

"Guar...da...mi"

I suoi occhi scuri trovarono gli occhi verdi di Harry, gli occhi di Lily.
Era come precipitare in quegli occhi, perdersi in quel verde che non aveva mai dimenticato.
Fu un attimo, poi il buio.
La pace.







Bene siete riusciti ad arrivare in fondo. Spero che il racconto e la mia interpretazione sull'ultima notte di Severus Snape sia stata di vostro gradimento e che abbiate ritrovato un po' del vostro Severus nel mio. Dare voce alle mille sfaccettature di un personaggio così complicato non è facile ma io ci ho provato!
Lasciate pure commenti se volete, fanno sempre piacere. Cosa ne pensate di questa interpretazione? La condividete oppure no? Come avete giudicato la fine del libro? Ogni commento è bene accetto anche quelli negativi XD

  
Leggi le 20 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Elisahq