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Autore: Sakyo_    05/02/2013    3 recensioni
[Spezzone del 6° capitolo]
Ci ritrovammo così, in quella posizione non voluta ma perfetta, i nostri visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. I capelli lunghi di Castiel mi solleticavano la fronte e il suo profumo pungente arrivò fino alle mie narici.
Per qualche secondo restammo a guardarci negli occhi: era la prima volta che li osservavo bene, e ne rimasi ipnotizzata. Profondi, intensi, neri come la pece.
«Adatti» mi ritrovai a pronunciare senza accorgermene.
Castiel mi guardò interrogativo.
«I tuoi occhi... Sono proprio adatti a te» affermai convinta.
[Spezzone del 13° capitolo]
«Non dirlo Nath, io sto bene con te…»
«E allora permettimi di renderti felice»
Una frase che arrivò come una cannonata in pieno petto. Mi sentii così confusa e inibita, come se mi fossi svegliata improvvisamente da un’anestesia totale.
Col dorso della mano mi carezzò la guancia nel modo più dolce possibile, mentre mi confessava il suo amore sincero.
«Sono innamorato di te, Emma»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Iris, Nathaniel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Night and Day
Capitolo 2



Fairfield non era poi tanto diversa dalla cittadina dove avevo vissuto per diciassette anni. Un paio d'ore di esplorazione per le strade principali furono abbastanza per soddisfare le mie curiosità. Ero sicura che mi sarei abituata in fretta a quel posto nuovo ma in qualche modo familiare.
Una sera, pochi giorni dopo il nostro arrivo, diedi un'occhiata al depliant informativo del liceo Dolce Amoris a cui mi ero iscritta. Scoprii che era uno degli istituti più moderni della città, e che aveva una marea di club a cui potersi iscrivere... Quello che mi colpì fu il club di basket. Quando avevo undici anni la mamma si era finalmente convinta del fatto che non sarei mai diventata una ballerina ma che il mio futuro sportivo probabilmente risiedeva proprio nel basket. Qualche tempo dopo mi portò a fare un allenamento di prova che si concluse con una gamba rotta e un braccio fratturato. Un primo approccio decisamente passionale. Alle medie mi iscrissi al circolo scolastico di basket, ma ero l'unica femmina in mezzo a una dozzina di ragazzini puzzolenti e in avanzato sviluppo ormonale, e non riuscendo ad abituarmi a quell'ambiente finii per abbandonarlo quasi subito.
- Bisogna sempre dare una terza possibilità! - esclamai con spirito ottimista.

La metà di settembre era arrivata. La mattina del mio primo giorno di scuola mi sentivo un po' tesa. Sapevo per esperienza che le nuove conoscenze sociali mi rendevano sempre un po' impacciata, perciò sperai che quel giorno tutto filasse liscio come l'olio. Come abbigliamento, optai per qualcosa di molto semplice e poco appariscente: un jeans scuro e un dolcevita azzurro. Legai i capelli castani in una coda, lasciando scivolare sul collo e ai lati del viso qualche ciocca ribelle.
Arrivata in cucina, presi al volo dal tavolo una fetta di pane tostato che infilai in bocca e salutai mio padre.
- Aspetta, Em! -
- Fh fhè, babà? -
- Ieri sera ho ricevuto una mail dalla mamma di Ken, ho saputo che anche lui si è iscritto al tuo stesso liceo. Non è una bella notizia? -
Le mie speranze erano precipitate in un burrone e il malumore per il primo giorno di scuola aumentò fino a tramutarsi in un fastidioso mal di pancia.
- Fantastica - borbottai, poggiando il pezzo di pane sul tavolo. - Augurami buona fortuna papà, ne avrò bisogno -

Quando arrivai davanti l'edificio scolastico, dovetti farmi strada tra la folla di ragazzi che bloccavano il cancello dell'entrata. Il loro chiacchiericcio superava perfino il rumore delle automobili che sfrecciavano sulla strada adiacente.
- Permesso, permesso.. - dopo aver urtato all'incirca una dozzina di studenti, riuscii finalmente a raggiungere il portone d'ingresso. Ma ebbi l'improvvisa voglia di fare dietrofront.
- Emma! - Ken e il suo sorriso metallico si fiondarono giù dalle scale per venirmi incontro.
- Oh - fu l'unica parola che riuscii a pronunciare, sinonimo perfetto del mio entusiasmo.
- Come mai non hai risposto ai miei messaggi? Ti avevo chiesto di vederci prima che iniziasse la scuola... Beh, non importa, ora siamo qui! Insieme! Chissà se capiteremo anche nella stessa classe... -
Ti prego, ti prego, ti prego, risparmiami almeno questo. Prometto che imparerò a stirare le camicie di papà!
Il suono della prima campanella mi salvò da quel tormento, e con la scusa di trovare il bagno scappai letteralmente a gambe levate.
Dopo qualche minuto di continuo girovagare mi persi per i corridoi. Arrivai di fronte a una fila interminabile di armadietti e vidi che su uno di questi era poggiato un ragazzo con i capelli rossi e una giacca di pelle nera. Decisi di avvicinarmi per chiedergli indicazioni.
- Scusa, sto cercando il bagno... -
Ma lui aveva gli occhi chiusi, le mani nelle tasche dei jeans e fischiettava a bassa voce.
-Ehm, scusa... -
Ancora nessuna risposta. Che maleducato! Gli picchiettai la spalla con le dita, per cercare di catturare la sua attenzione. La mia vescica stava per scoppiare!
Al mio tocco, lui sgranò gli occhi e cacciò un urlo di spavento.
- Ma sei scema?! - mi rimproverò, portandosi una mano al cuore. Rimasi di stucco. Quel tipo aveva qualche rotella fuori posto.
- Ti stavo parlando ma tu non mi ascoltavi! - gli risposi giustificandomi. Lui mi lanciò un'occhiataccia e indicò le sue orecchie. Le cuffiette! Stava ascoltando la musica, ma non me n'ero accorta perché i suoi capelli erano abbastanza lunghi da coprire le cuffie.
- Ehm... - che figuraccia. - Volevo solo sapere dove fosse il bagno delle ragazze -
- Sei una novellina? Quanti anni hai, quattordici? - mi chiese con una smorfia beffarda.
- Ne ho diciassette! - risposi, e la mia faccia dovette risultare parecchio imbronciata in quel momento, perché il ragazzo dai capelli rossi non riuscì a trattenere una risata. La cosa mi diede alquanto fastidio, perché la sua era una risata di scherno. Ma chi si credeva di essere?
- Ho capito, faccio da sola - sentenziai, e feci per andarmene.
- Da quella parte, a destra - disse lui alla fine, indicando il corridoio dietro di noi che si diramava in due direzioni.Stavo per aprire bocca al fine di ringraziarlo anche se non ne avevo poi così voglia, ma lui me la fece passare del tutto, quando bisbigliò tra se e se - Molestatrice impertinente... -
- Come ti perm... - iniziai io, pronta a sfoderare i peggiori insulti che tenevo in serbo per situazioni come quella, ma qualcuno interruppe il mio primo sgradevole incontro con lo studente più antipatico che avessi mai conosciuto.
- Castiel! - la voce acuta di una ragazza ci raggiunse. Mentre avanzava velocemente verso di noi, notai i suoi lunghissimi capelli biondi e mossi. Mi diede subito l'impressione di essere un'ochetta, e potei confermare la mia teoria pochi istanti dopo, quando si avvicinò al ragazzo e gli cinse un braccio appoggiandogli la testa su una spalla, con fare teatrale. Giurai di aver visto lui alzare gli occhi al cielo.
- Ti avevo chiesto di aspettarmi all'ingresso, così saremmo entrati insieme... - gli disse guardandolo con occhi da cerbiatta ferita.
- Non è giornata, Amber... - Seppi allora i nomi dei due prototipi di immancabili studenti standard presenti ogni liceo: Amber l'ochetta e Castiel lo stronzo.
- E la tua amichetta, chi sarebbe? - domandò la bionda, squadrandomi dall'alto in basso come se fossi l'ultimo vestito di un outlet non troppo interessante. Prima che quella situazione potesse continuare (e peggiorare) decisi di togliere il disturbo. Nel mentre, un'orda senza fine di studenti si stava avvicinando agli armadietti dove eravamo anche noi. Tra questi, riconobbi Ken.
- Em! Aspettami! - urlò a qualche metro da noi. Parecchie teste, tra cui anche quelle di Amber e Castiel, si girarono verso di lui. La biondina assunse un'espressione a dir poco schifata.
- Ehm... Sapete dove si trova la sala delegati? Io ed Emma siamo nuovi e dobbiamo ancora ufficializzare la nostra iscrizione - disse Ken. Meno informazioni avrebbe dato, più semplice sarebbe stata la mia vita in quel liceo.
- E chi se ne frega? Trovatela da soli! - rispose Amber. Trattenni l'istinto di stampare uno schiaffo su quel visino da prima donna. - Andiamo Ken... A quanto pare a questa gente non è mai stata insegnata l'ospitalità - sentenziai, e senza aspettare risposta voltai le spalle a quei due maleducati e me ne andai insieme al mio compagno di sventure che mi seguiva a mo' di cagnolino. Castiel borbottò qualcosa che non riuscii a captare, sentii solamente Amber rispondergli con tono offeso - Io dico quello che voglio! - Tsk, che principessina viziata.
La seconda campanella che annunciava l'inizio delle lezioni suonò, e mentre tutti si dirigevano nelle rispettive classi per cominciare una nuova giornata scolastica, io e Ken arrivammo di fronte alla porta della sala delegati e bussammo, in attesa che il segretario venisse ad aprirci.




Note autrice: Salve! In questo capitolo Emma fa la conoscenza del primo ragazzo, Castiel, e dell'odiosa Amber. La prima impressione sarà davvero quella che conta?
Per quanto riguarda l'esperimento che volevo proporre, penso che aspetterò un po' perché prima vorrei sapere se la storia vi piace e se vale la pena continuarla... Quindi lasciate un commentino, se vi va! A presto!
  
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