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Autore: Sidney Rotten    05/02/2013    0 recensioni
Osservo ogni centimetro di questa pelle diafana e pallida, i miei occhi seguono una rotta sconosciuta, viaggiando in una costellazione di imperfezioni, di cui non posso far altro che innamorarmi perdutamente.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è la prima volta che dice che smetterà, però almeno questa volta non l’ho obbligato io.
Nei quattro giorni successivi, mi assicuro che non tocchi nessun tipo di droga, nemmeno le sigarette. Non ha un aspetto molto sano. E’ dimagrito ancora e la sua carnagione tende al grigiastro. Anche il suo umore ne risente; è infatti scontroso e facilmente irritabile e gli unici che lascia avvicinare siamo io e la sua ragazza, che non conosco. So solo che si chiama Beth, ha ventun anni e vive alla sua stessa comune. Stanno insieme da un mese, mi sembra e non sa nulla della droga. 

E’ mattina, sono in un parco della periferia. Ci sono molte panchine, tutte occupate da ragazzi svaccati, la maggior parte dei quali mi sta guardando. Un paio di ragazze non mi staccano gli occhi di dosso, mi sorridono e ammiccano, ma la mia attenzione è rivolta su qualcun altro.
Una ragazza, seduta su una panchina, a qualche metro da me, a gambe incrociate, che armeggia con un cellulare.
Ha i capelli lunghi fin poco sotto le spalle, scalati, spettinati e... VERDI! Le punte più chiare e le radici più scure, ma tutti verdi. Sono fantastici. Alza il volto e mi guarda; spalanca gli occhi grigi e mi guarda come se stesse avendo un’allucinazione. E’ molto magra, indossa un paio di pantaloni a righe verticali rosse e nere, che le fanno sembrare le gambe ancora più magre di quel che già sono. Le sue labbra sono arrossate, screpolate dal freddo, piene e piccoline. Ha il viso scavato. Il piumino che indossa le è evidentemente enorme, due o tre taglie in più. Fa molto freddo è c’è un nebbione di come non ne vedo da qualche anno. Io ho solo un giubbotto di pelle, una t-shirt sgualcita e un paio di jeans neri strappati e effettivamente ho freddo, ma cerco di non darlo a vedere.
Mi accendo una sigaretta, faccio un tiro e vado verso di lei, che sembra non connettere. Dio, se è bella.
Arrivo giusto davanti a lei e con un sorriso -che probabilmente è abbastanza da idiota- la saluto. Lei sbatte le palpebre e sembra riscuotersi. «C-cc-ciao» risponde, balbettando un poco. Cerco di non ferci caso e vengo rapito dai suoi occhi, truccati di nero. Sono grigi, ma non solo; ha delle piccole macchioline verdi-gialle e blu. Sembrano un’esplosione di stelle. Mi siedo accanto a lei. «Piacere, Jimmy» sorrido. «Oh, so chi sei! Sei una leggenda!» la sua voce continua a non esseremolto ferma.
Faccio una risatina stupida e le ripsondo «Bene, sono famoso allora!»
Che risposta del cazzo- penso.
Sposto lo sguardo da lei al parco e cala un silenzio imbarazzato. Mi guardo un po’ intorno, alla ricerca di un argomento di conversazione.
Non sapendo che altro dire, le offro la sigaretta; lei accetta e fa un tiro. Ha le mani piccole, con le unghie mangiucchiate, con lo smalto nero rovinato.
Improvvisamente le suona il telefono e mi ridà la sigaretta. 
Risponde, sembra preoccupata, ma non riesco a capire cosa dica l’interlocutore. Quando stacca, abbassa lo sguardo e mi dice che deve andare, perché un suo amico sta male. «E’ stato un vero onore conoscerti. Ah, io sono Hope.» aggiunge, prima di andarsene. Non posso lasciarla andare così. No. La prendo per un polso, lei si gira «Dove ti posso trovare?» le chiedo. Punta gli occhi nei miei, con una sicurezza che prima non c’era. «Alla comune in Camden» faccio un mezzo sorriso a cui non risponde, la lascio e corre via.
   
 
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