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Autore: advocat    05/02/2013    5 recensioni
Il seguito delle altre due one -shot "adagio" e "andante".
da non perdere..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'red time'
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In “Andante”
 
 “Perché non sali da me? Magari puoi portare un po’ d’acqua così ci beviamo un te”.
“Jane non ho intenzione di farti da cameriera, e di questo che avevi bisogno? O c’è altro che ti passa per la mente?”.
“Lisbon, chiamare le cose con un determinato nome non le rende più vere, rende solo più sicuri chi le sente”.
Silenzio all’altro capo.
“Ti aspetto” fece lui prima di chiudere la chiamata.
 
 E ora…
**************************
 
 
 
Jane stava guardando le luci della sera, teneva le mani nelle tasche dei pantaloni e le spalle abbassate, cercando di distendere la colonna vertebrale. Inclinò leggermente il capo in avanti, portando il mento vicino al petto per allontanare le cervicali. Chiuse gli occhi godendo la sensazione di sollievo quando sentì la porta dietro di lui scorrere.
La vide quando aprì le palpebre riflessa nel vetro. Aveva una mano appoggiata allo stipite e l’altra sul fianco ed era in attesa.
“Ciao Lisbon” fece lui senza voltarsi “ti sei dimenticata l’acqua”.
Con un colpo la donna chiuse la porta e s’incamminò fino al centro della stanza fermandosi a braccia conserte.
Jane si voltò per vederla meglio in viso. “Forse non ti andava..” disse forse più per sé  che per lei che continuava a fissarlo immobile.
Inspirò mentre contava mentalmente “uno, due, tre…”. I passi che fece avvicinandosi a lei.
“Lisbon..”
“Jane” squillò la donna di rimando.
Era tremendamente bella con quella frangia che le scendeva sulla fronte accarezzandole le ciglia folte,e le labbra lucide strette con gli angoli all’ ingiù. Dalla schiena gli salì un brivido di eccitazione.
Lei vide i suoi occhi cambiare, non sapeva spiegare l’impressione che le stavano dando, ma era come che si stessero accendendo. Spostò il peso sull’altra gamba e lo sguardo alla sua sinistra. “Sono qui, di cosa vuoi parlarmi”.
Jane continuava a fissarla con quegli occhi che la scavavano dentro, lo sentiva e la metteva in agitazione con il suo silenzio. Vide che si sfiorava con il pollice i polpastrelli delle altre quattro dita. Voleva dire che stava pensando.
“Ho capito, un altro dei tuoi scherzi” girò su stessa verso la porta; d’improvviso si sentiva come soffocare e voleva solo uscire di lì  “ma io non ho tempo da perdere”. Voleva chiudere il discorso e tornare nel suo ufficio.
“No dai aspetta” sentì  mormorare alle sue spalle.
Eccola lì davanti a lei la sua via di fuga, appena attraversata sarebbe tornata a respirare e ne aveva tremendamente bisogno.
Ma prima di raggiungere la maniglia  sentì una mano cingerle la vita.
Trattenne il respiro cercando di decidere che fare. Avrebbe potuto dargli uno strattone e liberarsi ma non riuscì a fare nulla tranne stare immobile con le braccia lungo i fianchi che le tremavano leggermente. Aveva paura anche a respirare perché magari avrebbe fatto troppo rumore.
Sentì il cuore di Jane batterle proprio sulla schiena ed l’alito al bergamotto soffiarle tra i capelli.
Senza volerlo lasciò la testa cadere all’indietro sulla sua spalla. Un sospirò le riscaldò il viso. Lo vide lì che la fissava con quegli occhi in tumulto.
Staccò la mano con cui  la tratteneva e salì a sfiorarle con i polpastrelli prima il viso poi il collo.
“Mi mancavi..”
Jane lo disse in un sussurro prima di appoggiare la fronte a quella di Lisbon.
“Ma tu lo sai che mi devo fermare…”.
Il respiro di entrambi si era fatto più rapido, per questo fu facile per Lisbon staccarsi e correre lontano, lasciandolo lì, solo in mezzo alla sua stanza.
 
  
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