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Autore: Telyn    05/02/2013    4 recensioni
[Remus x Lily | prompt: Piume di Zucchero]
A Remus piacevano le Piume di Zucchero. Erano bellissime, leggere, colorate, brillavano alla luce dei candelabri di un bagliore dolce come il loro gusto, si libravano leggere tra i suoi pensieri, come senza peso.
Era l’unica violazione al regolamento che potesse fare, col suo cuore candido e la testardaggine bambina di doversi meritare quella scuola.
Un po’ come Lily era l’unico, piccolo, minuscolo tradimento che faceva all’amicizia con James, riflettè.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Lily Evans, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Too much love will kill you






Alla mia Rebba

perché ama le Remily tanto quanto me

perché mi sopporta

quando ho lasciato il cervello in mezzo alle corde

perché mi fa ridere

perché c’è <3



Remus intinse la piuma nel calamaio, concentrato. Vergò sulla pergamena due righe, poi le ripercorse con lo sguardo.

Vitious passava tra i banchi, suggerendo la calma o strillando a Sirius che, incurante dell’esame, continuava a ridacchiare e a lanciare palline di carta tra i capelli di Lily, che ogni tanto sbuffava o lo minacciava di morte tra le risate di James.

- Stupidi - mormorò Remus, facendo tornare lo sguardo sull’inchiostro lucido.

Il wingardium leviosa si esegue pronunciando forte e chiara la formula dell’incantesimo ed effetuando con la bacchetta il movimento di una stoccata.

Perfetto, pensò, mentre tra le sue guance la bocca prendeva una piega soddisfatta.

Domanda numero 2: che incantesimo provoca la combustione di un oggetto?

Il ragazzino agrottò la fronte. Era sicuro di averlo letto la sera prima nel libro, ma proprio non ricordava...

Volse lo sguardo verso il soffitto, e infilò la parte finale della sua piuma tra le labbra.

A Remus piacevano le Piume di Zucchero. Erano bellissime, leggere, colorate, brillavano alla luce dei candelabri di un bagliore dolce come il loro gusto, si libravano leggere tra i suoi pensieri, come senza peso.

Se ne era, semplicemente, innamorato. Già dal primo giorno sul treno, già dopo averne assaggiata una dal gigantesco mucchio di James, rincorreva la signora del carrello per farsi una scorta per i mesi che lo separavano da Natale.

Era l’unica violazione al regolamento che potesse fare, col suo cuore candido e la testardaggine bambina di doversi meritare quella scuola.

Un po’ come Lily era l’unico, piccolo, minuscolo tradimento che faceva all’amicizia con James, riflettè.

Sfiorò i sottili filamenti dentro la bocca, aspettandosi di sentire il sapore dolce dello zucchero.

Sentì quello secco, indifferente e traditore della bambagia.


La nonna cuciva una bambola per la futura nipote, lui leggeva uno dei libri della mamma.

Ogni tanto, sbirciava da sopra le pagine del libro le mani leste e callose della donna, mentre infilava nella gamba di quella bambola dal sorriso stupido e un po’ sbilenco una cosa strana che sembrava zucchero filato. Era quasi certo che anche quella cosa morbida tra le mani della nonna avesse il sapore del sorriso del papà sotto le occhiaie scure, ed era geloso della cuginetta, perché avrebbe avuto tra le mani qualcosa con quel sapore e quell’odore.

Un urlo lacerò l’aria densa di attesa della stanza.

La nonna sobbalzò.

- Che succede? Liz è viva?

Dalla porta apparve il viso stanco dello zio. - È viva, Margareth, ha solo ceduto alla tentazione di urlare di dolore!

- Non mi piace, di solito ci sono più urla! Com’è che non urla? Sta male, e tu non me lo vuoi dire!

- Ma, veramente, Meg... - Tentò di nuovo lo zio, guardando alternativamente Remus e la suocera.

Lui lo fissava con perplessità. Perché la zia non doveva urlare? Per non impressionarlo? Si vede che nell’ansia generale si erano tutti rimbecilliti: sua mamma era un’infermiera, precisamente l’os... l’ostrecita... l’ostretica... Insomma, quella roba lì che faceva nascere i bambini, e non è che la faceva tra le ricche, no: la faceva tra le donne di strada, nel lordume e nel dolore e con tutto l’odore del sangue e con i teli troppo piccoli e consunti perché tutto restasse celato.

Perché nascondergli le urla della zia, se tra loro c’era un intero muro e una solida porta e gli innumerevoli lenzuolini che attendevano la cuginetta erano più che puliti?

Nonna Margareth non volle sentire ragioni, sgomitando fino a far barcollare lo zio Marshall, ed entrò nel trambusto in quella stanza.

Remus rimase solo, con un sorriso buffo per nonna Meg e uno sguardo di invidia, piccola piccola, per Mairead e la sua bambola di zucchero filato. Lanciò un altro sguardo verso la porta. E se lui ne avesse preso un pezzo, piccolo piccolo?... Non sarebbe stato un furto, promesso: quando sarebbe cresciuto, quando sarebbe diventato alto, forte, simpatico e non avrebbe più avuto quel pessimo vizio di arrossire vicino agli altri, avrebbe portato Mairead alla fiera, le avrebbe detto che quel giorno non ce la faceva proprio a resistere allo zucchero filato e le avrebbe dato un pezzo della sua stecca. E Mairead sarebbe stata contenta, ché arrabbiarsi con lui dopo che le aveva dato lo zucchero filato sarebbe stato da stupidi, e lei era sua cuginetta, mica una stupida.

Si avvicinò alla sedia, staccò un pezzo e lo infilò in bocca.

Quando lo zio Evan uscì radioso dalla porta, lui stava ancora sputacchiando quella bambagia, bianca e traditrice.


Remus si trattenne dal darsi una manata sulla fronte.

Ovvio. Quel deficiente ameno di Sirius, che al momento sbeffeggiava Vitious all’insaputa di quest’ultimo, si era finito tutte le sue Piume di Zucchero prima di entrare in classe, motivo per cui aveva chiesto una piuma in prestito a Lily. Che, nel suo candido rispetto delle regole, gliene aveva dato una normale.

Se Vitious non fosse stato nei paraggi, si sarebbe insultato con tutte le sue forze.

Dal banco al suo lato udì una timida risatina.

Lily rideva, gli occhi verdi di Lily ridevano, la sua bocca rideva da dietro la sua mano mentre i boccoli sanguigni si rotolavano dalle risate sulla sua spalla e sulla sua mano.

Remus arrossì - si sarebbe sotterrato, pur di non fare una figura simile.

Lei gli sorrise, poi infilò le sue mani nell’astuccio e trasse fuori un’altra piuma, con tutta l’aria di provenire dal reparto migliore di tutta Mielandia. - Tieni, - gli disse mentre gliela porgeva. - Ogni tanto capita pure a me di confonderle - aggiunse con una strizzata d’occhio.

Remus la fissò, incantato.

Da quando l’aveva conosciuta, aveva subito trovato naturale paragonarla a quello che era già il suo dolce preferito.

Fin dalla spallata che le aveva dato per errore mentre si lanciava alla ricerca della signora col carrello e dal primo sorriso timido che lei gli aveva fatto.

I capelli rossi erano un po’ come le striature delle piume: ti colpivano, fin dal primo sguardo. Attiravano l’attenzione. Ingannavano: così come Lily poteva passare per timida, una Piuma di Zucchero poteva esser scambiata per una delle seriose piume del Ghirigoro.

Gli occhi verdi erano il bagliore della barbula, inesistente nelle serie e discrete piume d’aquila.

Le identificavano: Remus avrebbe riconosciuto in un’unica occhiata l’unica Piuma di Zucchero tra mille d’aquila, Remus individuava e sorrideva a colpo sicuro al bagliore divertito che si accendeva alle battute dei suoi amici.

Le poche efelidi erano come il pennino: pungenti, come una sfuriata a James o uno sguardo di disapprovazione o una battuta sarcastica. Fatte per lasciare il segno.

La risata era lo zucchero della Piuma, la punta estrema da intingere fra le labbra, il dolce supremo.

Nessun’altra ragazzina coi capelli rossi aveva quella risata, così come le Piume di zucchero erano le uniche a racchiudere il ghigno di Sirius, la risata di Lily e il sorriso con le occhiaie del papà.

Remus amava le Piume di Zucchero.

Forse amava anche Lily, forse no. Non si buttava sul letto in modo elefantesco sospirando - o meglio, gridando - il suo nome come James, non la stuzzicava per vederne “il bagliore elettrizzato negli occhi”.

Solo, ogni tanto la guardava di nascosto per vederne il sorriso.

Ogni tanto le sorrideva timido, mentre invidiava il suo sorriso largo come un prato e quello sfrontato di James.

Ogni tanto, prima di addormentarsi, pensava ai suoi boccoli e alle sue efelidi.

Ma erano cosucce. Forse sì, forse no. Forse solo quando la pensava, quando inciampava, quando incespicava nelle parole. Forse non la amava tantissimo, ma forse era meglio così: se l’avesse amata come l’amava James, questo l’avrebbe sicuramente preso a pugni, e forse era meglio che no, visto che sembrava decisamente più grosso.

- Mancano 10 minuti allo scadere del tempo, ragazzi! - strepitò Vitious mentre si riprendeva, furibondo, la sua piuma mezzo-smangiucchiata da Sirius.

Remus si riscosse, prese la piuma e ricominciò a scrivere più in fretta che potè. Non si fermò neanche una volta, e quando la restituì a Lily era intonsa.

Non se lo sarebbe mai confessato, ma aveva troppa paura di scoprire di amarla un po’ di più di quel che pensava per posare le labbra sulla risata di quella piuma.

 


  
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