Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Ashtart    06/02/2013    8 recensioni
Erano passati mesi, da quando Grell Sutcliffe era morto.
[Grelliam]
Regalo di compleanno per Sebas_chan, dato che l'angst le piace così tanto.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Grelliam love.'
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Red Rose
 

 

Such a lonely day 
And it’s mine 
The most loneliest day of my life

Lonely day – System of a Down

 
William ricontrollò il registro delle morti per l’ennesima volta, quella mattina, scorrendo la lunga lista di nomi senza davvero vederla. Per la prima volta nella sua vita, desiderava di potersi permettere il lusso di crollare, fosse anche solo per seppellire il volto tra le mani e... nient’altro. Non aveva idea di come si facesse a piangere, oltretutto.
“Capo, mi hai mandato a chiamare?”
No. “Si.” Declamò freddamente. “Hai una raccolta tra venti minuti, sei in squadra con Sut…” chiuse gli occhi per un istante, durante li quale dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non crollare in pezzi. Quando li riaprì, la sua imperscrutabile, stoica, facciata, era ancora perfettamente in piedi. “Dovrai cavartela da solo.”
“Agli ordini, boss.” Annuì il biondo, sforzandosi di trattenere il sorriso che gli stava morendo sulle labbra.
 

“Se non esco vivo di qui, dì a William che lo amo. Che l’ho sempre amato, sul serio.”
“Come se non glie l’avessi già ricordato ogni giorno della tua vita. E poi, perché non dovresti uscirne vivo?”
“Tu diglielo e basta.”

Ronald strinse la presa sulla propria falce, mentre una familiare, sottile, sagoma scura si avvicinava a loro.
“Tu va via, Ronnie. A questo qui ci penso io. ~”
“Ma, sempai…” obiettò il più giovane.
“Va via e basta. Qualcuno deve riportare quel cinematic al Dipartimento, no? Altrimenti il mio William si arrabbierà. ~”
L’altro abbassò la falce, sconfitto. “Appena ho finito torno ad aiutarti.”
“Come, vuoi, Knoxie-pooh.” Gli urlò dietro il rosso, mentre lo guardava allontanarsi.

 
“Boss?”
“Si, Knox?” sospirò lo shinigami moro. “Cos’altro c’è?”
“Grell mi aveva detto di dirti una cosa, nel caso… beh, lo sai.” Ronald si sentì inchiodato al suolo da quello sguardo glaciale. “Aveva detto di dirti che ti amava davvero. Solo questo.”
Niente cambiò, nell’espressione impassibile del moro, ma i suoi occhi, i suoi occhi mostravano più di quanto qualsiasi espressione avrebbe mai potuto. Confusione, prima, consapevolezza, poi. Infine rabbia. E dolore.
 

“Oh, Sebas-chan! ~” trillò il rosso, alla volta del nuovo arrivato, per la prima volta un’ombra di nervosismo nella voce. “Vieni a rapire la tua Giulietta?”
“Le mie intenzioni sono ben differenti, in verità.” Declamò il maggiordomo, sfilandosi i guanti ed esponendo il marchio del contratto. “Il signorino mi ha invero ordinato di terminare il compito assegnatomi qualche tempo fa, se mai vi avessi incontrato.”Ghignò. “Quindi, mi deve perdonare, ma sarò costretto ad eseguire.”
“Sebas-chan, sei così rude! ~  Non sei almeno un po’ contento di vedermi?” trillò Grell, nascondendo perfettamente l’ansia nella propria voce.
“Sarei molto più contento se ve ne andaste, a dire il vero.”
“Ohoh ~ ti dirò, a me invece piace quando vieni. ~ ” Lo provocò lo shinigami, sbattendo le lunghe ciglia finte con aria saputa.
Il sorrisetto cortese e affabile non scomparve dalle labbra del moro. “Mi disgustate.”

 
Erano passati vari giorni, dopo la morte del rosso, prima che William la smettesse di occhieggiare in giro alla ricerca di una fin troppo familiare sagoma scarlatta. Ancora adesso, si aspettava che da un momento all’altro, Grell piombasse nel suo ufficio, gettando per aria tutte le carte che aveva sulla scrivania, lamentandosi stridulamente di un ampio ventaglio di cose che avevano in comune unicamente il fatto di essere futili. Avrebbe potuto aspettare in eterno, ma il rosso non sarebbe arrivato. E William non l’aveva ancora accettato.
Per questo, quando Ronald aveva parlato, il suo primo impulso era stato di marciare alla volta dell’ufficio del sottoposto e fargli una lavata di capo su cosa non fosse appropriato mandare a dire al proprio datore di lavoro. Ma Sutcliffe non sarebbe stato lì ad ascoltarlo, mai più.
Non avrebbe più dovuto rimproverarlo, minacciarlo, alzare la voce per farsi ascoltare, sopportare le sue scenate ed i suoi gridolini eccitati e sospiri sognanti. Non avrebbe più sentito l’odore di smalto per unghie fresco quando arrivava al lavoro la mattina, non avrebbe più penato per farsi consegnare un dannatissimo rapporto.
Non avrebbe più rivisto Grell Sutcliffe.
 

“Sebas-chan, no, ti prego, non farlo!”
“Sono spiacente, non posso farne a meno, se è il mio padrone a ordinarlo.” Ghignò il moro. “Non le nascondo però, che provo un certopiacere nell’ascoltare le vostre urla.”
“Sai cosa, Sebas-chan? Va a farti fottere. C’è un limite di cose che una lady può sopportare, e non ti darò più la soddisfazione di sentirmi gridare il tuo nome.” Sputò. “Non hai idea di cosa tu ti sia perso, comunque.”
 Il demone si aprì in un sorriso cortese. “Le confesso che preferisco rimanere nell’ignoranza.”
Fu con quello stesso sorriso, che calò la falce su di lui, congelando il volto di Grell in un ultimo, sfacciato, ghigno.

 
“Dove stai andando, capo?”
Il moro parve colto in fallo, ma fu un singolo, impercettibile istante: “A recuperare la falce di Sutcliffe dalle mani di quel demone. L’ultima cosa che ci serve è uno di quegli esseri che va in giro con un arma capace di ucciderci.”
Ronald annuì, semplicemente.
“Onestamente, anche a morto riesce a darmi problemi.” Affermò, sistemandosi gli occhiali, prima di varcare la soglia dell’ufficio.

 

And if you go 
I wanna go with you

 
 
Nessuno si preoccupò particolarmente quando William, il giorno dopo, non si presentò al lavoro. I suoi superiori presero i suoi innumerevoli, impeccabili, anni di servizio, come una garanzia che sarebbe tornato presto, e con una spiegazione inattaccabile.
Ronald soltanto, sapeva qualcosa che il resto del Dipartimento ignorava: comunque fossero andate le cose, nessuno di loro avrebbe mai rivisto William T. Spears.
 

 

And if you die 
I wanna die with you

 
 

Il rombo di una motosega squarciò la notte. Rumori sordi, uno schianto, e poi soltanto urla.

 
Sulla tomba di Grell Sutcliffe, una singola rosa rossa.

 
 

Take your hand and walk away

 
 
 

 
 
 
 

 

















Angolo fossa oscura dell’autrice:
 
Anche se il suo compleanno è domani, auguri a Sebas_chan, o trannes, o Rosy, o Roro, o Teddy, o come la si voglia chiamare!
Angst Grelliam come regalo di compleanno: cosa puoi volere di più dalla vita? :D (si, lo so, una pwp. Ma per quella non avevo tempo.)
(E non si capisce granchè bene, ma si, ho ucciso solo Grell e Sebastian.  Will, è vivo, folle, e armato di motosega. Non vi fidate di lui, se lo incontrate. Sul serio.)
 
Sebastian prima o poi si beccherà un mucchio di Grelliamiste inferocite, armate di acqua santa e crocefissi, affollate sotto la sua porta. No, sul serio, quante volte ha ucciso Grell, o Will, o entrambi, nelle fanfiction? Avrei quasi pietà per lui per il modo barbaro con cui viene sfruttato, se non fosse che non lo sopporto non me ne può fregar di meno di lui.
E sono certa di non averlo reso bene.
(E Rosy, scusa se l’ho ucciso. Nella mia mente, non doveva morire. Ha fatto tutto Will. Sul, serio non ti fidare di lui, se lo incontri. Fa paura. Ho creato un mostro. )
  
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