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Autore: Seele    06/02/2013    3 recensioni
La lettera di Harry, l'ultimo pezzo di Harry che aveva con sè, l'ultimo pezzo di sè che Harry aveva voluto consegnare proprio a lui, chiusa nel cassetto del suo comodino, custodita con immensa cura, sembrava quasi chiamarlo. Louis voleva leggerla, ancora, sebbene l'avesse già letta così tante volte da conoscere quasi tutte le parole a memoria.
-Larry.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima shot su Larry Stylinson, nonché per me la prima volta che pubblico qualcosa in questo fandom. E ovviamente ho scritto una storia tragica, come al solito quando debutto ;) spero che vi piaccia! In questo caso, o anche se invece non è di vostro gradimento, mi piacerebbe se me lo faceste sapere, magari con una piccola recensione.:)

Tanto love -e Larry ♥



To Lou.



Louis Tomlinson era morto.

Non c'erano altri termini per descrivere il suo stato d'animo: si sentiva come distrutto, flagellato e pugnalato. Non si sentiva più vivo. Non si sentiva più se stesso.

Ma c'era qualcun altro ad essere morto sul serio, e quel qualcuno non era lui.

Era Harry Styles, diciannove anni, una vita ancora tutta davanti che lui stesso aveva deciso di proibirsi.

Era il migliore della sua band.

Era il suo migliore amico.

E, sopratutto, era il ragazzo che amava.

Louis era appena tornato da un appuntamento con Eleonor, l'aveva lasciata quel giorno stesso, perché ormai non c'era più nemmeno affetto fra di loro. Eleonor sapeva di non essere amata, ma non ne conosceva il perché. La presenza di Louis Tomlinson accanto a sè, famoso membro degli One Direction, le assicurava una fama crescente e l'invidia delle altre modelle, e perciò aveva accettato di buon grado quella richiesta così strana, fornita persino di una spiegazione, propostale da Louis più di un anno prima.

Era tornato a casa con il cuore più leggero, desideroso di comunicare la sua decisione a Harry. Era certo di trovarlo lì, nel loro appartamento, magari a cucinare per lui quei deliziosi tacos che solo il suo migliore amico sapeva preparare così bene. E invece di essere accolto con un sorriso, con un abbraccio, con uno dei soliti "come va, Lou?", aveva trovato il nulla. Il silenzio totale, e il vuoto in ogni stanza.

"Harry? Dove sei, Harry?"

Entrò nella sua camera e persino aprì scioccamente l'armadio controllando al suo interno, pensando a qualche stupido scherzo.

"Hazza, smettila con questa presa in giro!"

Aveva lasciato la stanza del migliore amico per ultima, perché uno strano presentimento gli impediva di entrarci.

"Harry..."

Prese un respiro profondo e spalancò la porta.

Quando vide il ragazzo sul letto, gli occhi chiusi e le gambe leggermente piegate come se si fosse raggomitolato, tirò un sospiro di sollievo.

"Dannato Harry", mormorò Louis sedendosi accanto a lui, seppur non riuscendo a trattenere un sorriso sollevato, "io pensavo a chissà cosa, e invece stai solo dormendo."

Alzò il braccio e, dopo un secondo di esitazione, posò la mano sulla testa di Harry e prese ad accarezzargli i ricci castani. I suoi capelli gli erano sempre piaciuti, e il suo migliore amico lo sapeva fin troppo bene. Erano come un richiamo, a cui stupidamente non riusciva a non rispondere.

Rise a quel pensiero, poi scosse leggermente Harry per svegliarlo.

"Hazza, svegliati. Devo dirti una cosa, credo ti farà piacere."

Lo chiamò un paio di volte, ma niente. Dormiva davvero profondamente, e quasi quasi gli dispiaceva svegliarlo.

Proprio allora, mentre lo osservava in silenzio -le palpebre abbassate, le labbra dischiuse, qualche riccio ribelle che gli cadeva senza peso sulla fronte-, si accorse di un particolare piuttosto singolare.

Non udiva alcun respiro proveniente da Harry.

"Harry, Harry?", improvvisamente il modo in cui cercava di svegliarlo si fece più insistente e frettoloso, "svegliati, diamine!"

Solo allora si rese conto di una busta bianca che la mano di Harry sfiorava leggermente, posata sulla coperta morbida del letto.

To Lou, diceva la scritta sopra di essa. La prese in mano ed estrasse da essa la lettera che conteneva.

Lesse in fretta, mentre la calligrafia di Harry scorreva velocemente sotto ai suoi occhi, le parole si rincorrevano l'una dopo l'altra come cavalli impazziti sotto lo sguardo allarmato e spaventato del ragazzo.

Pochi minuti dopo, Louis Tomlinson piangeva.




La madre di Harry, Anne, piangeva a dirotto. E Louis la stringeva a sé, cercando per quanto potesse di consolarla, tentando per quanto fosse difficile di trattenere le proprie lacrime.

Gemma Styles era in piedi dinanzi alla tomba di suo fratello. Una tomba bianca, come quella dei bambini, perché Harry non si era mai ritenuto adulto. E sua sorella, prima di vedere sparire sottoterra quella tomba, posò accanto al corpo senza vita del suo adorato fratellino un vecchio gioco d'infanzia.

Anne non ebbe il coraggio di avvicinarsi, ma Louis la lasciò sola per un attimo non appena la terra coprì ogni cosa. Si chinò vicino alla lapide e pose il primo fiore sulla tomba del ragazzo.

Non riuscì a trattenersi, e in sussurro disse ciò che avrebbe voluto dirgli quand'era ancora vivo.

"Ti amo."

Lo disse così piano, che nemmeno lui stesso riuscì a sentirsi. Ma, invece, qualcun altro gli aveva letto quelle parole sulle labbra.

"Ti ha mai baciato, Louis?", domandò Gemma, sottovoce. Quando Louis si ritrovò a specchiarsi in quegli occhi così simili a quelli di Harry, per poco non scoppiò in lacrime.

"No."

Non fece altre domande, perché da come lei rimase in silenzio comprese di non dover chiedere nulla. La guardò per alcuni secondi, poi le disse quello che pensava senza nessuna esitazione.

"Sei molto bella, Gemma. Spero che tu possa trovare qualcuno che ti renda felice."

Lei fece un mezzo sorriso, ma una lacrima le solcava una guancia. "Louis, posso...", mormorò, tentando a stento di ricacciare indietro le lacrime, "posso abbracciarti?"

Louis allargò le braccia senza rispondere, e lei ci si catapultò senza aspettare un attimo.

"Mi sembra di abbracciare lui", confessò in un singhiozzo. Louis rimase immobile ad abbracciarla finché non smise di piangere, pensando al modo in cui di solito abbracciava Harry.

Quando Gemma prosciugò le lacrime il ragazzo si voltò, stringendo stavolta la mamma di Harry in un ultimo abbraccio.

"Grazie, Louis", fece la donna, tentando invano di abbozzare un sorriso. "Grazie per tutto quello che stai facendo per noi."

"Grazie a te Anne, per aver fatto nascere Harry", rispose lui con un sorriso tirato. La donna abbassò lo sguardo.

"Louis, lui ti voleva molto...bene. Anche se non è la parola adatta, ma lui..."

Sospirò, e stavolta fece un mezzo sorriso guardando negli occhi azzurri quel ragazzo di cui tanto spesso suo figlio parlava. "Harry ti amava, Louis."

Prima che Louis potesse dire qualcosa, qualsiasi cosa, o prima ancora che il suo cuore riprendesse a battere, Robin -il patrigno di Harry- si avvicinò alla donna e le mormorò di tornare a casa, di raggiungere Gemma in auto. Era molto scosso anche lui, si vedeva quanto lo considerasse come un figlio.

"Ciao, Lou", per la prima volta, Anne lo chiamò con un diminuitivo mentre lo salutava agitando tristemente la mano. Finalmente Louis si lasciò scappare una lacrima, ma sorrise leggermente.

"Ciao, mamma."



Louis era davvero a pezzi. Subito dopo il funerale, gli One Direction -meno uno- si erano ritrovati nell'appartamento che lui e Harry condividevano, ed erano immobili nel salotto, nel silenzio più totale.

Liam tirava su col naso mentre Niall piangeva a dirotto, senza il minimo controllo. Zayn mormorava qualcosa ma nessuno l'ascoltava sul serio, tantomeno Louis.

La lettera di Harry, l'ultimo pezzo di Harry che aveva con sè, l'ultimo pezzo di sè che Harry aveva voluto consegnare proprio a lui, chiusa nel cassetto del suo comodino, custodita con immensa cura, sembrava quasi chiamarlo. Louis voleva leggerla, ancora, sebbene l'avesse già letta così tante volte da conoscere quasi tutte le parole a memoria.

Quando Zayn, Niall e Liam se ne andarono lasciandolo solo, corse a rileggerla. Finalmente, pianse tutte quelle lacrime che aveva trattenuto durante l'intero giorno, sfogandosi fino a sentire gli occhi così gonfi che temeva quasi di non riuscire più a tenerli aperti.

Harry era morto. Si era suicidato, e lui non aveva nemmeno potuto cercare di fermarlo.

Era stato stupido e disattento. Impegnato com'era ad accarezzare i suoi ricci, ad ingelosirsi quando qualcuno gli si avvicinava troppo, a fissarlo con quello sguardo dolce che più volte le fan avevano notato, non si era accorto di quel che succedeva dietro al sorriso del suo migliore amico.

Tutti i motivi che l'avevano spronato a suicidarsi, nascosti e custoditi in quella lettera, non li aveva mai nemmeno immaginati.

Quando finalmente fu stanco di piangere, andò a letto. Dubitava di riuscire a dormire, ma voleva almeno provarci. Lo stomaco era chiuso, non aveva mangiato nulla, ma non sentiva minimamente fame. Non sentiva minimamente nemmeno niente.

Quello che invece riuscì a sentire, fu l'odore di Harry ancora presente fra le coperte del suo letto.

Gli occhi tornarono ad inumidirsi -e dire che credeva di aver finito tutte le lacrime-, mentre ripensava a quando quella stessa notte Harry si era infilato lì dentro senza chiedere il permesso, come faceva molto più spesso di quanto fosse normale, e si era addormentato stringendo un cuscino e ascoltando il respiro regolare e tranquillo di Louis. Lo stesso Louis che adesso ricominciava a piangere, stringendo il cuscino di Harry a sè, inspirando a fondo il suo profumo.

"Buonanotte, Harry" sussurrò al vuoto.



Il sole era appena sorto nel cielo, e la luce filtrava prepotentemente dalla finestra che Louis, la sera prima, aveva dimenticato aperta. I raggi entrarono nella stanza e colpirono il viso del ragazzo, che si svegliò percependo addosso a sè una strana stanchezza.

La mente non aveva ancora ripreso a pensare, mentre invece le narici erano già all'opera e si riempivano del profumo di Harry. Louis emise un piccolo brontolio.

"Harry, sei già in piedi?"

Quando sollevò le palpebre, vide che Harry non c'era e la sua mente realizzò il tutto, Louis Tomlinson comprese che non si sarebbe mai ripreso dalla morte del suo migliore amico.


Erano passate alcune settimane dalla morte di Harry Styles, e la notizia era ormai evidente all'intero mondo. Il quale, comunque, sembrava andare se non allo stesso modo, addirittura meglio di quando il migliore degli One Direction era morto.

Eventi commemorativi, CD a ricordo della sua memoria, articoli su giornali e programmi televisivi erano incentrati tutti sulla vita ormai finita dell'ex- ragazzo prodigio di The X-Factor. Si poteva dire che i media stessero facendo soldi a palate, e quando gli fu proposto di rilasciare un'intervista a riguardo di ciò urlò contro al direttore del giornale che il suo dolore non era in vendita.

Trascorreva le giornate a vedere vecchi video su youtube che lo ritraevano insieme a Harry; ogni giorno indossava qualcosa che fosse appartenuto ad Harry -un cappello, una felpa, un paio di jeans-, per sentire il suo odore addosso a sè e illudersi che non se ne fosse andato, che il suo profumo aleggiasse ancora nelle stanze che invece iniziavano a sembrargli sempre più vuote e buie.

Sentiva in continuazione i CD che avevano registrato con la band, cantava insieme alla sua voce e gli prendeva una devastante voglia di abbracciarlo, di accarezzare i suoi capelli, di chiedergli di dormire con lui quella notte perché si sentiva davvero solo.

Quando una fan lo incontrò per strada, mentre camminava senza una meta precisa per le strade di Londra -sembravano tutte così vuote e noiose, senza Harry al suo fianco- , gli disse alcune cose che lo fecero ricominciare a piangere in silenzio.

"Larry non esiste più, vero?"

<> non era mai esistito, non sul serio. Era solo un qualcosa che i fan credevano, delle voci sul "bromance" fra lui e Harry. Eppure, Louis avrebbe disperatamente voluto che fosse realtà, che Larry esistesse veramente e che non si parlasse più di bromance, ma di romance. Quando aveva scritto su twitter che si trattava di stronzate, era solo perché era stato assalito dall'idea che quelle voci sconvolgessero il suo rapporto con Harry, fino a spezzare la loro amicizia. Era sicuro che a Harry piacessero le ragazze, e che lo considerasse un fratello, come avrebbe dovuto essere. Si sentiva dannatamente in colpa. E, se pensava a quello che Harry aveva scritto nella lettera, allora non riusciva più a frenare le lacrime.

L'aveva letta ogni singolo giorno da quando lui se n'era andato, quella lettera. L'aveva letta talmente tante volte da consumarla, mentre le parole diventavano sbiadite e l'inchiostro si sbavava a causa delle lacrime che Louis non riusciva a trattenere, e si abbattevano sul foglio come a ridere del suo dolore. Louis si sentiva proprio come quel foglio di carta, consumato all'interno, privo di qualcosa. Harry si era portato via con sè un pezzo della sua anima, gli aveva delicatamente strappato via metà del suo cuore, giorno dopo giorno, da quando alla toilette di X-Factor si erano incontrati, da quando aveva detto "oops!" e Harry aveva risposto "hi". Forse, se non l'avesse mai incontrato, il suo adorato Hazza sarebbe stato ancora vivo. Forse era solo colpa sua.

Pensando quelle cose, Louis era stato colto dalla più totale impotenza. Non voleva mangiare, non riusciva a dormire, non aveva voglia di fare niente. Non rispondeva alle telefonate di sua madre e delle sue sorelle, ignorò persino un twett di Anne che gli chiedeva come stesse. Louis Tomlinson

voleva lasciarsi morire.



Il sangue sgorgava dalla ferita aperta, scivolava dal polso fino al palmo della mano e si trascinava fino ad arrivare alla punta delle dita, abbattendosi poi sul pavimento. La moquette era sporca di liquido rosso, così come la lametta che Louis stringeva nella mano sana dopo essersi tagliato. Era un dolore forte, quasi insopportabile, ma era felice dell'idea che finalmente potesse decidere lui per cosa soffrire. Sapeva che quella sofferenza sarebbe finita presto; Louis Tomlinson si stava togliendo la vita, come solo pochi mesi prima aveva fatto Harry Styles. Così come gli One Direction si erano sciolti dopo la morte del loro leader, allo stesso modo Louis voleva lasciarsi sciogliere nel dolore.

Non ebbe il coraggio di dirlo a qualcuno. Voleva solo parlare con Harry, vedere Harry, accarezzare i ricci di Harry e dirgli nell'orecchio che sì, anche lui l'amava, da sempre. Che l'aveva sognato spesso, quelle notti, e che gli era capitato persino di sentire la sua voce appena sveglio o mentre stava per addormentarsi. Che sperava che potesse vederlo, da lassù, anche se stava per raggiungerlo. Che non vedeva l'ora di abbracciarlo e di sentire di nuovo quel suo profumo così buono. Che non aveva smesso un giorno di pensarlo, e di leggere la sua lettera fino allo sfinimento.

La stessa lettera che anche ora stringeva nella mano, che ora anche il sangue oltre alle lacrime aveva macchiato.

Portò il foglio alle labbra, posando un delicato bacio sulle parole ormai quasi illegibili, ma che in ogni caso conosceva a memoria.

"Ti amo, Harry", disse in un sussurro. "Sto arrivando."






Caro Louis,

mi dispiace se sei entrato qui in stanza e mi hai trovato sul letto. Scommetto che hai creduto che stessi dormendo, non è vero? È che ho deciso di non imbrattare tutto, perché non volevo che ti preoccupassi nel vedere sangue o cose del genere. Ho preso alcune pillole, poco fa. Mi assicurano una morte più lenta, ma meno dolorosa. Non che mi importi molto del dolore, comunque.

L'avrai capito, se stai leggendo...sto morendo. O meglio, sono già morto, lo sarò quando terrai in mano questa lettera e la leggerai turbato. Voglio morire, Lou. Lo voglio con tutte le mie forze. Non riesco più a vivere qui dentro, a cantare con gli altri, a sentire le urla impazzite delle fan. Sono davvero stanco di tutto questo, Lou.

Non preoccuparti, perché non mi sono mai fatto del male prima d'ora. Come ho già detto, non ho voluto far vedere agli altri il mio sangue, se non per una buona causa. Pensa, sono andato a donarne un po' qualche ora fa. Magari qualche fan se lo ritroverà nelle vene, e nemmeno saprà che si tratta del sangue di Harry Styles.

Il dolore che ho sentito nell'avere gli aghi nella pelle non è niente in confronto a quello che ho provato negli ultimi mesi, te lo giuro. Sono stato così male che nemmeno l'idea di andarmene mi spaventa, mi sento solo come se stessi per morire una seconda volta.

Ma sarei rimasto, Lou. Sarei rimasto, per te.

Per me non sei mai stato solo un amico, Louis, e nemmeno un migliore amico. Lo sai? Neppure un fratello.

Io sono innamorato di te, Lou. Mi dispiace se non te l'ho mai detto, ma è successo molto prima che me ne accorgessi. Molto prima che uscissi con Taylor Swift. Molto prima che si iniziasse a parlare del nostro bromance, o di Larry Stylinson.

Già, di Larry Stylinson. Quel "carico di stronzate", come hai detto tu, nel caso non ricordassi.

Non c'era bisogno di essere così crudeli, Louis. Bastava dire che non eri d'accordo, invece di darmi una simile pugnalata nel cuore. Diamine, ho pianto come un moccioso per non so quanto tempo.

Però me ne vado felice, Lou, perché siamo stati amici fino alla fine. Non voglio vedere tu e Eleonor sposati, non voglio farti da testimone alle tue nozze e apparire fintamente felice nelle foto di matrimonio, essere presente in qualche video girato in casa Tomlinson dove i tuoi figli mi chiamano "zio Harry". Scusa, Lou, ma non ci riesco davvero. Non posso riuscirci.

Tu sei uscito di casa poco fa, per un appuntamento con Eleonor. Ti sei svegliato credendo che io stessi ancora dormendo, ma in realtà ero sveglio, e ti ho guardato mentre ti vestivi. Sei davvero bello, Lou. Avevo voglia di alzarmi e baciarti, ma sapevo che mi avresti rifiutato. Ho preferito aspettare che te ne andassi, perché non volevo nessun addio. Sono convinto che, se te ne avessi parlato prima di ora, di certo avresti trovato il modo di fermarmi. Avrei solo sofferto di più, Lou, e invece così posso finalmente avere pace. Non essere arrabbiato o dispiaciuto, ti prego. Sto bene.

Se ti penso sono felice, e questo mi basta. Spero che tu possa essere sempre contento, e che continui a cantare. Io adoro la tua voce, Louis. Mi piace così tanto, mi rilassa, e quando ieri mi sono infilato nel tuo letto e ti ho abbracciato senza che te ne accorgessi il tuo respiro mi ha cullato per tutta la notte. Forse è stato proprio della tua voce che mi sono innamorato per primo, quando l'ho sentita per la prima volta nel vederti in bagno. O forse sono stati i tuoi occhi azzurri, o il tuo sorriso accattivante. Non ne ho davvero idea...it just kinda happened.

Addio, Lou. Ti amo.

Tuo Harry.



  
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