Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Hero98    06/02/2013    3 recensioni
“Ti sei perso piccolo?” lo raggiunse una voce alle sue spalle, quindi si girò e osservò l’alto uomo, più vecchio di Inghilterra e delle altre Nazioni, con dei baffi grigi e un lungo mantello un po’ rovinato alla fine.
Il bambino sorrise e annuì con la testa “Si, tu chi sei?” domandò osservandolo con curiosità.
“Sono l’inverno”
Personaggi: Generale Inverno e Stati Uniti d'America
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vorrei dedicare questa storia a Gabrina, mia fonte ispiratrice che non ho mai ringraziato <3


Il Generale e il bambino


La neve cadeva candida come il vestitino di un piccolo bambino di circa quattro anni che vagava in una vasta campagna. In inverno la Russia raggiunge temperature bassissime eppure quel bambino dai capelli biondi, resi bianchi dai fiocchi di neve, e dagli occhi azzurri come il cielo limpido in primavera, sembrava non avere freddo. Le sue guance appena paffute erano arrossate, così come il nasino all’insù e le gambine scoperte a causa del vestitino troppo corto. Si guardava intorno spaesato, non era un posto che conosceva quello, non sapeva nemmeno come era arrivato lì. Forse ce lo aveva portato Inghilterra e lui si era allontanato.
“Ti sei perso piccolo?” lo raggiunse una voce alle sue spalle, quindi si girò e osservò l’alto uomo, più vecchio di Inghilterra e delle altre Nazioni, con dei baffi grigi e un lungo mantello un po’ rovinato alla fine.
Il bambino sorrise e annuì con la testa “Si, tu chi sei?” domandò osservandolo con curiosità.
“Sono l’inverno” rispose l’uomo avvicinandosi a lui e chinandosi per raggiungere la sua bassa statura, anche se rimaneva sempre più alto.
Gli occhi del bambino si illuminarono per l’entusiasmo “L’inverno è bellissimo!” esclamò allegro con un largo sorriso che poteva sciogliere tutta quella neve.
Il generale sorrise dolcemente e gli accarezzò i capelli, piano, con delicatezza. Lui socchiuse gli occhi rilassandosi a quel gesto. “Sei uno dei pochi che lo pensa.” Disse con la sua voce bassa e profonda l’uomo. Il piccolo assunse un’espressione di fierezza portantosi le manine sui fianchi “Se tutti la pensano come me non posso essere il più meglio!” esclamò commettendo degli errori di grammatica dovuti alla sua giovane età.
L’inverno rise e lo sollevò da sotto le ascelle alzandosi. Lo osservò mentre rideva divertito e faceva dondolare le gambine nel vuoto. “Volo volo!” esclamava allegro quell’adorabile bambino. “Da grande diventerai bellissimo.” Disse avvicinandolo a sé e tenendolo fra le braccia per difenderlo un po’ dal freddo pungente dovuto anche al vento gelido che tirava.
Il bambino si strinse a lui sereno e lo osservò con curiosità, come poteva prevedere il futuro? “Davvero?” domandò incredulo, da vicino notò che aveva gli occhi chiari, color ghiaccio.
“Davvero.” Ripeté il generale accarezzandogli una guancia morbida e fredda con un dolce sorriso. Doveva portarlo in un luogo più caldo quindi si incamminò verso l’edificio dove si svolgevano le riunioni mondiali in Russia, per fortuna non era poi così distante. Le distanze di un bambino sono sempre diverse da quelle di un adulto.
Giunsero nella grande e sfarzosa costruzione e nel corridoio si avvicinò loro Inghilterra, piuttosto agitato ed arrabbiato.
“Dov’eri finito? Ti ho cercato dappertutto!” sbraitò esasperato, si leggeva la preoccupazione nei suoi occhi.
Inizialmente il Generale Inverno pensava parlasse con lui, si domandava il perché dato che si conoscevano solo di vista e non aveva molto senso preoccuparsi per un uomo grande e grosso come lui capace di incutere timore anche a Russia, poi però parlò il bambino. “Scusa Inghilterra, mi ero perso. Mi ha trovato il signor Inverno!” rispose dispiaciuto accennando un piccolo sorriso di scuse.
Lo sguardo i Inghilterra scrutò l’uomo nominato dal bambino, lo guardò con un po’ di sorpresa e di sospetto. “Grazie…” mormorò con poca convinzione e si riprese il bambino. “Adesso torniamo a casa e non allontanarti più, America.” Disse poi con severità e si girò per percorrere l’ampio corridoio.
Allora era quello il suo nome, America. Il piccolo si affacciò sopra la spalla dell’inglese e gli sorrise facendo un gesto di saluto con la manina. Il generale rispose a quel sorriso e a quel gesto. Quel bambino si era già impadronito del suo cuore.
 
Passarono mesi, stagioni, anni, secoli. Quel bambino era cresciuto, aveva sofferto, era cambiato. Adesso era un ragazzo non molto alto, con gli occhi azzurri nascosti da un paio di occhiali sottili e un sorriso sempre stampato sul viso.
“Ti sei perso, piccolo?” America si voltò, le mani nelle tasche della giacca di pelle marrone che indossava sempre. Il suo sguardo incontrò quello di ghiaccio del Generale e sorrise divertito. “No, sono abbastanza grande per sapere dove vado.” Rispose girandosi del tutto verso di lui, piccole nuvolette di calore uscivano dalla sua bocca quando parlava e gli appannavano un po’ le lenti degli occhiali.
L’uomo lo osservava, lo scrutava, poi mosse un passo in avanti e con un gesto lento della mano gli tolse gli occhiali. Il ragazzo inarcò le sopracciglia chiare chiedendosi il motivo di ciò.
“Dove sei, piccolo?” Domandò con un dolce sorriso sulle labbra l’Inverno specchiandosi nei suoi occhi azzurri. Appena America li spalancò per la sorpresa di quella domanda, apparentemente senza senso, essi tornarono limpidi come un tempo e riuscì a vederlo, il bambino di tanti secoli fa.
“Non nasconderti, esci fuori.” Lo intimò con la sua voce profonda rimasta immutata.
Il ragazzo iniziò a ridere in un modo un po’ nervoso. “Tu sei pazzo!” esclamò mentre muoveva lo sguardo freneticamente per non guardarlo troppo negli occhi.
“E tu sei davvero così?” lo sguardo del generale mutò, si fece quasi severo, quando pronunciò questa domanda.
Il giovane non sapeva più cosa fare, rimaneva in silenzio cercando di capire cosa volesse.
“Ti piace l’inverno?” chiese ancora l’uomo, all’americano sembrava che sapesse fare solo domande, per lo più strane e senza senso. “No.” Rispose con sincerità socchiudendo gli occhi. Il Generale sospirò, era diventato come tutti gli altri. Una persona vuota e noiosa che metteva una maschera per nascondere le debolezze ed essere forte per non soccombere al volere delle altre Nazioni. Accennò un sorriso deluso, amaro. “L’avevo detto che saresti diventato bellissimo, piccolo.” Disse soltanto, poi si girò pronto ad andarsene così come era venuto.
In quel momento America si sentì smarrito, un pugno gli stringeva il cuore e lo stomaco. Dei grandi fiocchi di neve iniziarono a scendere dolcemente sul suolo freddo e vuoto, tra i suoi capelli biondi e sui rami spogli degli alberi. Inclinò la testa all’indietro per guardare il cielo, la neve bagnò le sue guance. Allora iniziò a ridere, di cuore, liberando tutto ciò che aveva dentro che uscì sottoforma di lacrime, girava su se stesso con le braccia allargate.
Era tornato. Il Generale Inverno sorrise e lo abbracciò, fermando quei suoi movimenti energici e infantili.
“Bentornato, piccolo.”
“Grazie, non intendo andarmene più.”
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Hero98