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Autore: Lady Amora    06/02/2013    1 recensioni
Un sogno attira Vali , figlio di Loki nella foresta. Suo padre lo ha chiamato, è tornato, per restare.
Loki è però il dio dell'inganno e Vali non può fidarsi, non può correre il rischio.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La foresta era buia, e come guidato dall’istinto Vali camminava, senza temere l’oscurità che si faceva via via più opprimente. Due occhi, di un verde innaturale apparvero al centro di una piccola radura rischiarata da una flebile luna.

alla terza luna, ti aspetto” la voce era bassa e ipnotica ma Vali non riuscì a vedere il suo interlocutore, ma potè benissimo intuirne l'identità.

-Vali svegliati!- la voce di Narfi, suo fratello, lo destò dal sogno.

-che c’è ?- mugugnò infastidito dal sole che entrava prepotente dalle finestre spalancate.

-andiamo dobbiamo andare! Mi hai promesso che saremmo andati a caccia insieme!-

-d’accordo, d’accordo, fammi vestire, tu vai a prendere Håvard e Lars intanto- il ragazzino più piccolo corse fuori dalla camera entusiasta per la giornata che gli si prospettava davanti: a caccia con il suo adorato fratello maggiore.

Vali dal canto suo avrebbe preferito di gran lunga dormire ma glielo aveva promesso e non voleva mancare alla parola data. Si vestì con un completo di pelle scura e un mantello blu notte e, imbracciato l’arco e la faretra raggiuse il fratellino nelle scuderie dove montò sul suo cavallo e, insieme a Narfi si dirigè verso la foresta appena fuori le mura del palazzo.

-che cosa cacciamo? Draghi? Troll?- chiese impaziente il ragazzino che non stava più nella pelle.

-non ti sembra di esagerare? Per oggi ti dovrai accontentare dei cervi fratellino- ridacchiò il maggiore inoltrandosi nel fitto del bosco.

-uffa io volevo cacciare un drago…- mormorò deluso spronando il destriero ad andare più veloce.

Cavalcarono per una mezz’oretta prima di giungere al luogo di caccia, una volta lì si avvicinarono ad un laghetto cercando di far meno rumore possibile. Ad un tratto un grande cervo si avvicinò all’acqua per dissetarsi totalmente ignaro dei due fratelli.

Narfi aveva imbracciato il suo arco e tendeva il braccio pronto a scoccare la freccia.

-ora- sussurrò il maggiore e il ragazzino scagliò il dardo che mancò di poco il bersaglio che fuggì via, allora i due si lanciarono all’inseguimento della bestia.

Il cervo seminò ben presto il più piccolo mentre Vali continuava ad inseguirlo. Senza accorgersene l’animale lo condusse nella stessa radura del suo sogno dove si fermò guardando il suo cacciatore. Prima che il ragazzo potesse scoccare la freccia mortale un lampo verde attraversò gli occhi del cervo che subito dopo cadde inerme, trafitto.

Vali scese da cavallo e solo allora realizzò dove si trovasse. Allora è qui che devo venire… pensò il giovane, quando venne interrotto dai richiami del fratellino che era rimasto indietro.

Prese la preda in spalla e la caricò sul destriero mostrandola a Narfi che si complimentava entusiasta.

-andiamo a casa ora…- disse Vali ancora immerso nei suoi pensieri.

-dobbiamo proprio? Io volev…stai bene fratello?-

-cosa? Oh sì scusa, pensavo, comunque si sta facendo buio muoviamoci- e galoppando i due raggiunsero la reggia.


 


 

-bel cervo Vali – si congratulò la madre dei due, Sigyn, raggiungendolo nei loro appartamenti.

-grazie, ti posso fare una domanda?- chiese il ragazzo sedendosi sul grande letto.

-certo- rispose un po’ perplessa.

-dov’è stato Loki tutto questo tempo?- Sigyn si irrigidì e abbassò lo sguardo.

-tuo padre sta scontando la sua punizione…lui…tornerà da noi, me lo ha promesso- mormorò la donna cercando di trattenere le lacrime.

-non lo farà- disse freddo Vali alzandosi.

-cosa ne sai tu? Con noi è sempre stato sincero per quanto sia difficile da credere, non parlare di ciò che non conosci figlio mio-

-è vero, non lo conosco. Non conosco mio padre. Ma ti assicuro che non tornerà, lo so per certo- e così dicendo uscì dalla camera lasciando la madre da sola, che cercava inutilmente di non piangere al ricordo del marito.

Era vero, quell’uomo che sua madre si ostinava a chiamare marito e che lui e suo fratello avrebbero dovuto chiamare padre non lo aveva mai visto. Sigyn gli raccontava spesso di lui, anzi, a dire la verità era lui il protagonista di molte delle storie che gli leggevano la sera. Sua madre ne parlava sempre con ammirazione, non lo aveva mai denigrato o criticato, ma nonostante questo Vali non riusciva a stare dalla sua parte. Quando gli raccontava della tentata conquista di midgard, del rapimento di Idunn o di qualunque altra cosa Loki era sempre dalla parte del torto, non era mai l’eroe, sempre il cattivo. Thor invece, suo zio, lui sì che era un modello, un uomo giusto e valoroso. Thor era ciò che i due fratelli avevano di più simile ad un padre.

Vali aveva sempre dato molto peso ai sogni e alle visioni, ecco perché alla terza luna si presentò davvero nella radura, solo, senza Narfi. Il ragazzo sapeva chi avrebbe trovato ad aspettarlo, era ovvio.

-sei arrivato allora…- una voce tra gli alberi lo fece sussultare appena e si ritrovò di fronte una figura incappucciata che avanzava lentamente.

-cosa vuoi da me?- chiese semplicemente il ragazzo, senza tradire alcuna emozione.

-sono tornato Vali, sono tuo padre- disse l’uomo avanzando e scostando il cappuccio lasciando scoperto il capo incorniciato da lunghi capelli corvini.

-tu non sei mio padre- concluse il ragazzo fissandolo negli occhi.

-cosa? Certo che sì, e ora potremo vivere insieme, come una famiglia - rispose il dio un po’ perplesso.

-tu non sei mio padre più di quanto non lo sia Balder, o Thor o perfino Odino…

- io ti ho dato la vita, il mio sangue scorre nelle tue vene, non dire idiozie!-

-Un padre non è chi ti da la vita, bensì chi si prende cura di te, chi ti ama Loki,e non importa quale sangue scorre nelle tue vene. Tu non lo hai fatto, non ci hai amato, tu non c’eri. Sei stato totalmente assente nella mia vita fino ad ora. Eri impegnato a inseguire i tuoi sogni di conquista e di potere e ti sei dimenticato di me, di mio fratello, di tua moglie! Non ti è mai importato niente di nessuno eccetto te stesso e adesso…adesso pretendi di essere mio padre? Non è così semplice sai?- Il volto di Vali era contratto in una smorfia di odio e disgusto,aveva pianificato e ripetuto a lungo quel discorso, ecco perchè nella sua voce non c'era traccia di insicurezza mentre dentro si sentiva più confuso che mai. I lineamenti Loki si piegarono in un'espressione incredula e sdegnata.

-solo la tua vera famiglia può amarti sinceramente Vali, l’ho sperimentato sulla mia stessa pelle- disse riacquistando un volto gelido e impassibile.

-no, non lo hai fatto. Io ho capito ciò che tu ti sei rifiutato di comprendere moltissimi anni fa. La tua vera famiglia ti ha abbandonato, tuo padre ti ha abbandonato. Loro non ti amavano ma Frigga, Odino e Thor…loro ti hanno amato molto, più di quanto tu non meritassi a dire il vero. Non vuoi capire che è l’affetto che costruisce una famiglia, non il sangue, lo stesso sangue che la tua vera famiglia ha versato abbandonandoti quando eri solo un bambino. Come tu hai fatto con noi, ci hai abbandonato.

Non ti considererò mai mio padre semplicemente perché a te non importa, non ti è mai importato- il tono di Vali era fermo e deciso, non avrebbe permesso a quel mostro di ricomparire così nelle loro vite, non ora che il dolore se ne stava andando.

-mi importa di te Vali, e di Narfi e di Sigyn! Io non volevo abbandonarvi, ti prometto figlio mio che sono tornato per restare, non vi lascerò soli mai più!- Loki sembrava davvero sincero, ma il ragazzo non poteva correre il rischio.

-sei il dio dell’inganno Loki, non posso fidarmi di te. Non posso perché ho visto che fidarsi di te fa male dato che tu non rispetti mai la parola data.

Ho visto mia madre piangere perché tu eri accanto a lei, ho visto Thor disperarsi perché aveva perso suo fratello e…e…Frigga! Lei piange segretamente per te ogni notte!

Stanno soffrendo perché si sono fidati di te, soffrono per causa tua. Questa è la loro punizione per averti amato. Non voglio soffrire anche io come loro, e non voglio riaprire una ferita già sanguinante nei loro cuori permettendoti di tornare a casa e farò tutto ciò che è in mio potere per impedirtelo, e impedirti di deludere ancora tutti quanti- quelle parole arrivarono a Loki come una pugnalata. Era tardi. Aveva sperato che non succedesse ma alla fine era accaduto. Non c’era più perdono, nessuna grazia. Solo verità, e la verità, quando sei il dio dell’inganno, fa male. Però il dio non lo diede a vedere, rimase immobile, con lo sguardo implorante ma non supplicò e non pianse anche se, per l'ennesima volta nella sua vita avrebbe desiderato farlo.

-se tu non mi riconoscerai come padre, io ti ripudierò come figlio. Sarai Vali, figlio di nessuno, il principe senza onore e senza famiglia. Sarai solo.- ringhiò Loki ma i suoi occhi tradivano dolore e rassegnazione.

-non lo hai ancora capito? Sei tu l’unico ad essere solo, lo sei sempre stato e lo sarai sempre. Tu non meriti amore, da nessuno. –

-tu non sai nulla di me, lo hai detto tu stesso, sei solo uno sciocco ragazzino che crede a qualunque cosa la gente dica, chi ti ha raccontato di me he? Thor? Odino? Loro sono solo gli scrittori della mia tragedia, io il burattino. La colpa è loro, la colpa di tutto ciò che sono è loro- urlò Loki incollerito. Era l’ultima carta, l’attacco.

-è stata tua moglie, Sigyn. Lei mi ha raccontato di te. Ti ha sempre ritratto come il giusto anche se non lo eri ed io l’ho capito, la tua posizione non aveva mai nessuna motivazione valida se non arroganza e invidia, eri ingiustificabile, in tutti i racconti di mia madre, nonostante i suoi sforzi.

Sai, all’inizio per lei eri “il misterioso e affascinante principe di Asgard” poi sei diventato “il principe cadetto”, poi solo “loki” e così via fino ad arrivare a “Loki, il dio dell’inganno”, “Loki il traditore”, “Loki…il principe dimenticato” hai deluso anche lei. Lei che ti è stata sempre fedele e devota. Sono impressionato dalla tua bravura di ingannatore, sei riuscito a mentire anche a te stesso, è impressionante, davvero. La colpa di tutto è tua non degli altri- concluse il ragazzo con una nota di tristezza e rassegnazione nella voce.

-mi dispiace Vali…mi spiace che tu non capisca. Hai la mia stessa lingua pungente, mi somigli nonostante tutto…- aveva perso. Ancora una volta Loki era stato sconfitto solo che stavolta era più doloroso, perché il vincitore era suo figlio.

-io non ti somiglio, non sono un mostro- sputò il ragazzo.

-addio allora Vali, figlio di nessuno, cancellami dalla tua vita ma io rivedrò la parte della famiglia che ancora mi considera come tale, posso assicuratelo-

-non lo farai!- urlò il ragazzo ma era tardi perché Loki si era già dissolto in una nuvola di fumo verde.

Vali montò in fretta a cavallo, i capelli marroni scuri si muovevano al vento e una rabbia cieca gli cresceva nel cuore. Perché tanto odio per una persona che avrebbe potuto alleviare le sofferenze di sua madre? Di sua nonna e suo fratello? Perché se per un po’ di tempo Loki gli avrebbe sicuramente dato sollievo poi li avrebbe di nuovo lasciati e il ricordo del tempo passato insieme non avrebbe fatto altro che aggravare il loro dolore. Non poteva permetterlo, non era giusto per nessuno.

Dopo un po’ arrivò a palazzo dove corse ad accertarsi che su padre non fosse comparso nella reggia. Per fortuna non c’era nessuno, il dialogo forse l’aveva dissuaso a cercare il perdono tra i suoi “familiari” anche se Vali non ci sperava più di tanto. Era solo una tregua, prima dell’attacco. Prima che Loki lacerasse di nuovo i cuori di tutti con un solo e possente fendente.









N.d.a: questa storia non ha nè capo nè coda lo ammetto, è solo un piccolo delirio notturno...capitemi! ;) Probabilmente la storia dovrebbe rifarsi a qualcosa di più lungo e complesso ma momentaneamente non ho nè le capacità,  il tempo e nè tantomeno l'ispirazione per produrre qualcosa di decente quindi pace. Spero che questa storia vi piaccia ;)
 

  
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