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Autore: kagura    07/02/2013    0 recensioni
[GDR Fantasy Moderno]
[TwoRiversGDR] La storia del mio personaggio nel sopracitato GDR. Ci ho messo circa due giorni per pensare e scrivere questa storia, che, anche se breve, spero possa piacere.
Dalla storia:
Piansi, perchè lo odiavo più di mia madre, mentre lui mi amava più di se stesso.
Mi chiesi cosa aveva fatto per quella medaglia d'argento che si era infilato nella pelle.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autore

Inizio spiegando che questo BG è stato fatto per un gdr di ambientazione moderno/fantasy (TwoRivers). Di seguito inserirò l'immagine del volto scelto, ma prima, qui sotto, metto il link con la musica che ho inserito in scheda e che mi ha inspirato tutta la storia. Ci terrei moltissimo se prima di iniziare a leggere voi azionaste il player di youtube.




Lana Del Rey - Ride - PLAY with YOUTUBE




Sono nata a NewYork, una città in cui devi imparare fin da subito a sopravvivere se non vuoi venire schiacciata da essa.
E così sopravvissi, con i miei genitori, in un appartamento nel Bronx. Mia madre, una infermiera a tempo pieno e mio padre un ubriacone squattrinato, reduce di guerra, erano la mia famiglia.
A sette anni già ero in grado di cucinare, a otto di alzare mio padre da terra per evitare che soffocasse nel proprio vomito.
Mia madre scomparve quando compii dieci anni, il giorno del mio compleanno usci, dicendo che andava a comprarmi la torta. E non tornò più.
Mio padre rimase accanto a me finchè non festeggiai il mio diciannovesimo compleanno. Piangeva ogni sera, chiedeva il mio perdono, singhiozzando. Mi chiedeva scusa per la mancanza di soldi, mi chiedeva scusa perchè non riusciva a tenersi un lavoro. Perchè eravamo costretti a vivere con il sussidio per i reduci di guerra.
Tornava a casa ogni notte, urlando parole in vietnamita di cui non conoscevo il significato, lanciando qualsiasi cosa avesse per mano contro muri e mobili, per poi accasciarsi sul divano, svenuto.
Di nascosto, speravo che morisse, ma ogni mattina fremevo di spavento se lo trovavo immobile.
A diciannove anni lo abbandonai a se stesso, andando a vivere a casa della mia migliore amica. Dopo tre mesi finì in coma etilico, non lo andai a trovare all'ospedale. Un anno dopo, lo trovarono morto nell'appartamento, con la sua vecchia divisa e una medaglia appuntata sul petto, mi chiamarono, e questa volta dovetti andare.
La casa era un disastro. Lo ripulii con cura e tremai nell'aprire la mia stanza, scoprendo che era l'unico luogo intatto della casa, mantenuto con cura maniacale quasi. Sul letto una lettera e una scatola di latta. All'interno più di tremila dollari.
Piansi, perchè lo odiavo più di mia madre, mentre lui mi amava più di se stesso.
Mi chiesi cosa aveva fatto per quella medaglia d'argento che si era infilato nella pelle.
Iniziai con le droghe, roba leggera di poco conto.
Tornai nell'appartamento dei miei, e la mia vita scivolò in un baratro, andai più a fondo di quanto avesse mai fatto mio padre.
A ventitre anni la mia migliore amica morì per overdose. Fu in quel momento che decisi di ripulirmi.
Non fu facile.
Non mi bucavo, ho sempre odiato gli aghi. Andavo avanti a pasticche e polvere, pensai fosse più facile, invece fu più complicato di quanto pensassi.
L'ultima volta che toccai della droga fu ad un party: ricordo la musica forte e le luci offuscate dal fumo, ricordo voci e mani, e ricordo che il mese dopo ero incinta.
Smisi completamente grazie ad un centro di riabilitazione, portai avanti la gravidanza, e vendetti il bambino.
Una coppia facoltosa mi diede una bella somma, una sorta di utero in affitto, carte false e un mucchio di soldi. Mi sembrò una buona idea.
Fino a che non raggiunsi il sesto mese di gravidanza. La paura si avviluppò a me come un rampicante. E' difficile separarsi da qualcosa che ti cresce dentro ogni giorno, che senti muovere dentro di te, che inizi ad amare immensamente. è estremamente difficile.
Continuai gli studi serali con i soldi che mi aveva lasciato mio padre, imparai il giapponese, volevo scappare, ero decisa più che mai a sfuggire al destino che avevo scelto io stessa per me e per quel bambino che lentamente si muoveva dentro di me.
Sarebbe stato perfetto, tutto sarebbe andato secondo i miei piani, e finalmente avrei avuto una famiglia.
Non avrei mai abbandonato il mio bambino.


Quando partorii me lo misero tra le braccia.
Lo guardai, bellissimo.
Guardai fuori dal vetro la coppia.
E compresi.

Scappai da lui.
Perchè sono figlia di mio padre.
E gli volevo più bene di me stessa.

Scappai da noi.
perchè sono figlia di mia madre.
E sapevo che un giorno non sarei più tornata da un giro in macchina.

Scappai.
Perchè sono una codarda.
   
 
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