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Autore: AmberGreen    07/02/2013    1 recensioni
Il primo incontro tra Sesshomaru e la piccola Rin.
Se il demone, quel giorno, avesse ignorato Tenseiga ed avesse ascoltato solo il suo istinto.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I don’t eat the human food
 

 
Il buio ti avvolge nel più oscuro degli abbracci.
Il dolore ti stuzzica come il più molesto dei demoni.
La rabbia ti invade , scorrendoti nelle vene, come linfa vitale.Unico appiglio cui puoi aggrapparti per non affogare nell’oblio.
 
Buoi , dolore, rabbia…e ancora lui, Inuyasha.
 
Un solo nome.
 
Un unico, insignificante mezzo demone , il cui unico merito è stato quello di aver avuto un padre stolto e fedifrago che, oltre al sangue, ha osato lasciargli in eredità una spada che non gli spetta.
 
Le ferite bruciano sulla pelle quasi più del veleno che ti scorre in corpo. Di certo meno dell’odio che ti pervade.
 
Improvvisamente l’odore di ningen stuzzica il tuo olfatto ancor prima che le orecchie sensibili ne percepiscano la presenza fisica.
 
Il tempo di issarti, rabbioso e furente verso quella figura, che ora anche gli occhi ne possono constatare la forma.
 
E’ un cucciolo. Un cucciolo tremante e spelacchiato di ningen. Un cucciolo che ti osserva terrorizzato e curioso al tempo stesso. Lentamente si avvicina e il suo odore ti avvolge.
 
Diversamente da quanto gli occhi ti suggeriscono, vedendola  sporca di fango e di sangue raggrumato sulle vesti, quell’odore non ti disgusta quando credevi.
Ti avvolge dolce e leggero. Ti penetra nelle narici e quasi sembra già impregnarti le vesti.
 
Ti stuzzica un istinto represso da tempo. Represso per tuo stesso voleve: toppo disgustoso, troppo sconveniente…troppo animale.
Eppure sempre presente, sempre pressante…mai così forte come ora, davanti a quel cucciolo indegno della tua presenza.
 
Gli artigli fremono, il demone urla e la gola improvvisamente è riarsa.
 
Ti accasci contro l’albero alle tue spalle. Troppo ferito per andartene, troppo debole per lottare contro te stesso. Incapace di poter scegliere fai l’unica cosa possibile: la ignori.
 
Per giorni ignori quei passi che, scaltri e veloci, evitano rocce e radigi per raggiungerti.
Ignori quell’odore che imperterrito, aleggia sempre nell’aria, eludendo anche il vento.
Ignori quei doni ( cibo? ) che la ningen si ostina a portarti ogni giorno.
 
“Non mangio il cibo degli esseri umani”
 
Quando infine la ningen torna da te, ricoperta di tagli e lividi, l’odore diventa insopportabilmente allettante.
 
Con voce roca per il troppo tacere e lo sguardo indifferente, ti costringi a chiedere: chi o cosa l’ha ridotta in quello stato?
 
Questo stato impresentabile, più di quanto già non fosse prima.
Questo stato pietoso, né più né meno di quanto possa essere pietoso ogni altro ningen.
Questo stato maledettamente e dolorosamente invitante.
 
L’istinto del tuo demone, che con gelido controllo domi ogni istante della tua esistenza, si impone al punto da fare quasi male.
 
La ningen, ignara, sorride stupidamente, fiduciosa e tranquilla al tuo cospetto e con fare noncurante e sereno spizzica lentamente il pasto che desiderava destinarti.
 
“Io non mangio il cibo degli esseri umani”
 
Quando finalmente la ningen si allontana, lasciandosi dietro l’odore impregnante della sua presenza, ti concedi nuovamente qualche istante per riprendere il controllo di te.

 

~♦~
 

 
E’ ormai il tramonto quando finalmente riesci a costringerti ad alzarti.
Il processo di guarigione è quasi completato.
Puoi finalmente riprendere il tuo viaggio, confidando di non avere ulteriori fastidi, ulteriori intralci … ulteriori inutili mezzi-demone con una spada più potente di quanto meritino.
 
Poi quell’odore, in principio quasi impercettibile, poi volutamente ignorato ed ora sgradevolmente insistente, invade il tuo olfatto e i tuoi sensi.
 
Gelido, indifferente e imperturbabile, segui la scia che lascia quell’odore di sangue che lecitamente associ a quel cucciolo di ningen.
Nella tua mente la scena che ti si presenterà è già nitida prima ancora che gli occhi la scorgano.
 
In pochi istanti sul tuo cammino si presenta il corpo esanime e deturpato del cucciolo di ningen che con estenuante dedizione ed inutili offerte desiderava aiutarti.
 
“Io non mangio il cibo degli esseri umani”
 
Cercando di sopprimere i sensi e far tacere l’istinto, ti chini su quell’ammasso sanguinolento di carne.
 
Il ventre squarciato, le carni dilaniante, il sangue ancora tiepido e il nauseante fetore di morte e di lupo.
 
Sbranata, poco prima del suo arrivo.
 
Fine ignobile, dolorosa e stupida. Degna di un un ningen.
 
Cerchi di costringerti a rialzarti ma le gambe sono fastidiosamente pesanti.
Tenseiga freme e si dibatte sul tuo fianco.
 
Sei ancora debole. Non al punto di ritrovarti inerme in caso attacco, ma comunque ancora riprovevolmente e vergognosamente debole.
 
Ti servono forze…ti servono energie…ti servi cibo.
Tenseiga freme con più vigore, in modo quantomeno fastidioso, snervante…ribelle.
 
Quasi potesse percepire i tuoi istinti e desideri, Tenseiga pulsa indignata.
 
“Io non mangio il cibo degli esseri umani”
 
Il demone vince, i tuoi occhi si tingono di rosso e dalle labbra dischiuse le zanne, ingorde e fameliche, si mostrano in tutta la loro terribile ferocia.
 
Nuovamente ti chini sul piccolo corpo, lasciandoti invadere piacevolmente  dalla gioia atroce e brutale di quel momento. Senza freni, senza più remore e ritegno, finisci di devastare quel che resta della ningen.
E Tenseiga, che al tuo fianco urla rabbiosa, diventa lentamente una presenza quasi effimera.
 
Il tuo demone gode, la tua anima esulta e i tuoi artigli, avvolti nel tepore fluido del sangue, smettono di fremere.
 
Infine, appagato, sazio e rinvigorito guardi ancora dall’alto della tua grandezza quell’essere inutile.
Lentamente ti allontani, o almeno ci provi. Il pianto della tua odiata spada diventa insopportabilmente pressante.
 
Irrequieto e teso, non puoi fare a meno di rivolgere ancora un poco della tua attenzione all’ammasso di carne che giace ai tuoi piedi.
 
Il volto intatto e pallido, dove gli occhi che ti cercavano speranzosi nel buio della foresta, ora fissano il vuoto sereni e spenti. Le piccole labbra, che ricordi distese in un insensato sorriso, ora sono dischiuse in un silenzioso grido assordante.
 
Con una compostezza che in questo momento non ti  appartiene, sguaini la spada tanto odiata, nella speranza che finalmente si quieti e taccia.
 
Senza scomporti, fendi i corpi dei piccoli demoni invisibili che hanno partecipato con te al ripugnante banchetto.
 
Lentamente, sotto i tuoi cocchi cinici, le carni della ningen si rigenerano, la pelle si rammenda senza lasciare cicatrici, il mortale pallore viene sostituito dal roseo colore del sangue che torna a scorrere, insieme alla vita, nel corpo di quell’insignificante essere.
 
Gli occhi ti osservano ora brillanti, increduli e … accusatori? Forse. Non ha importanza. Finalmente Tenseiga tace, soddisfatta.
 
E mentre riprendi il tuo cammino, la consapevolezza di quella creatura che ti segue , lenta e leggera alle tue spalle, ti istiga fastidio e ti provoca malcelato piacere.
 
“Non seguirmi piccola ningen. Perché io non mangio il cibo degli umani, ma arriverà il momento in cui avrò ancora fame.  E allora la voce intollerabile e soffocante di questa spada non potrà più proteggerti. Avrò sempre, inevitabilmente, fame.”
  
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