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Autore: MssAgrippina    07/02/2013    1 recensioni
dalla storia: Mi viene alla mente un lontano pomeriggio di maggio, mia madre seduta nella nostra sala da tè era intenta a chiacchierare con zia Lysandra – che scoprì molti anni dopo essere la sua cognata preferita -.
Io e Charis sedute su un divanetto pettinavamo le nostre bambole di porcellana nel più completo silenzio.
La voce di mia madre risuonava nella stanza “Diciamo che oggi ho un po' le ovaie girate ...” che saranno mai queste ovaie mi chiedevo io? Che non mi perdevo mai una conversazione degli adulti “ … e diciamo che se potessi permettermi di perdere materia cerebrale, darei delle forti e decise craniate contro il muro” continuava mia madre mentre zia Lysandra annuiva sommessamente.
Una mia amica se ne uscita con questa frase così ci ho ricamato su: ho pensato tra me e me come potrebbe essere stata la fanciulezza di Dorea? Me la canto e me la suono e mi sono risposta da sola ...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'È qui che si trova il cuore ...'
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"Porterò il pony di Cadogan"

 

                                                                                                            bambola

 

Mi viene alla mente un lontano pomeriggio di maggio, mia madre seduta nella nostra sala da tè era intenta a chiacchierare con zia Lysandra – che scoprì molti anni dopo essere la sua cognata preferita -.
 
Io e Charis sedute su un divanetto pettinavamo le nostre bambole di porcellana nel più completo silenzio.
La voce di mia madre risuonava nella stanza “Diciamo che oggi ho un po' le ovaie girate ...” che saranno mai queste ovaie mi chiedevo io? Che non mi perdevo mai una conversazione degli adulti “ … e diciamo che se potessi permettermi di perdere materia cerebrale, darei delle forti e decise craniate contro il muro” continuava mia madre mentre zia Lysandra annuiva sommessamente.
 
Fino all'età di undici anni aveva creduto che sua madre fosse una persona molto intelligente, parlava in modo forbito e non le mancava mai la risposta a nessuna domanda.
Passava buona parte del suo tempo nella biblioteca di casa e non c'era libro che non avesse letto almeno tre volte.
Non era una donna severa sua madre, ma mai e sia mai si poteva transigere alle sue regole.
Violetta Bulstrode in Black era una donna rispettabile, che si occupava della sua famiglia e che mai e poi mai avrebbe permesso che la casata dei Black si macchiasse di disonore.
 

All'età di undici anni era seriamente convinta che ciò che sua madre decantasse - il toujour pour – fosse l'unico credo da seguire difatti, lei e i suoi fratelli pendevano dalle sue labbra.
 
Fu così – con sani principi della famiglia Black nel cuore e nello spirito – che un anno dopo quel fatidico pomeriggio di maggio partì all’insegna di Hoqwarts.
Non sapendo che di lì a poco tutta la sua realtà sarebbe cambiata.
 
Il primo cambiamento decisivo nella sua vita avvenne proprio quel Natale, quando giunte a casa lei e sua sorella Cassiopea (al sesto anno) trovarono ad accoglierle soltanto i genitori e il loro fratellone Pollux ( con lavoro sicuro al ministero ).
Ciò che le parve strano – e che si spiegò solo anni dopo – fu Cassiopea che sembrava non notare nulla di anomalo, così armata di uno strano coraggio, quando a cena resasi conto che quel posto a tavola sarebbe rimasto vuoto, fece la fatidica domanda “Dove è Marius?” senza ricevere risposta, ebbe la conferma che realmente qualcosa non era più come prima;
Non solo esteriormente ma anche dentro la sua anima.
 
 
 

sorrisi

 
La sua prima sera al castello fu esattamente come me l'era immaginata. Era arrivata a Hoqwarts dopo un lungo viaggio in treno e un'attraversata del lago nero su piccole imbarcazioni dove, quattro piccoli ragazzini della sua età ci entravano tranquillamente.
Si può benissimo dire che fu quella la prima volta che i loro occhi s’incrociarono ma, due bambini di undici anni che si dividevano la barca erano troppo presi ad ammirare l'immenso castello per fare caso a quel loro scontro di sguardi muto ma pieno di sostegno.
 
Arrivati nell'immensa sala grande, ci ritrovammo vicini e, sentì quella voce da bambino entusiasta per la prima volta “Sei agitata?” no che non lo era ma, i suoi genitori le avevano insegnato l'educazione così lo guardai e gli risi, pensando vivamente che bastasse.
La voce del vicepreside Albus Dumbledor risuonava nella sala, aveva iniziato lo smistamento quando finalmente la chiamò “Dorea Black!” sorrise di nuovo al suo compagno e poi raggiunse lo sgabello. “Un'altra Black eh, so già, dove collocarti … SERPERVERDE!” guardai mia sorella e i miei cugini già seduti al tavolo dei Serpeverde poi, osservai il bambino che sulla barca l’aveva a suo modo rassicurata, le sorrideva anche lui!
Sedetti aspettandolo, sicura che la avrebbe raggiunta, non lo conoscevo ma qualcosa nel suo cuore da bambina la assicurava che sarebbero diventati amici.
Albus Dumbledor chiamò “Charlus Potter!” e il bambino che come aveva potuto felicemente costatare era purosangue – e perciò poteva essere realmente suo amico – si accomodò sullo sgabello.
“GRIFONDORO” esclamò il cappello parlante. Le sorrise di circostanza mente la salutava dal suo tavolo rosso e oro e poi non si guardarono più.
 
La prima sera al castello fu proprio come se l'era immaginata: seduta al tavolo dei Serpeverde, con la sua famiglia orgogliosa di lei, e un futuro prosperoso davanti.
Dorea Black non poteva essere più felice.
 
 
 

rosso

 
Da quel fatidico Natale a casa Black erano passati due anni.
Dorea si ritrovava sola e lievemente avvilita nella sala comune dei Serpeverde.
Quel Natale aveva preferito restare al castello, i suoi avevano molto insistito affinché tornasse ma lei si era impuntata e per una volta l'aveva avuta vinta.
Di tornare a casa non voleva proprio saperne; sua sorella Cassiopea avrebbe sfoggiato il suo fidanzato come fosse un nuovo paio di scarpe – e lei non voleva proprio starla a sentire -, i suoi nipoti Cycnus di cinque anni, Alpharad di otto e Walburga di dieci l'avrebbero completamente tartassata per tutte le vacanze – e lei voleva starsene serena e tranquilla -.
Così quel 25 dicembre lei era sola nella sala comune.
 
Per ora di pranzo salì in sala grande e come aveva immaginato, si erano trattenuti veramente in pochi per le vacanze di Natale, tanto che gli elfi avevano preparato un unico grande tavolo per professori e alunni.
Si accomodò scusandosi per il ritardo e non guardando minimamente chi occupava i posti affianco al suo.
Fu del tutto una sorpresa quando Charlus Potter gli chiese con grazia di porgergli il succo di zucca.
Lei e Charlus a malincuore non erano diventati amici un po' per colpa sua che non voleva deludere la sua famiglia, un po' per colpa di Charlus che una volta entrato tra i Grifoni e trovato il suo migliore amico un certo Gaspar Crouch si era dato alle malandrinate ed era diventato lievemente insopportabile.
Finito il pranzo, Dorea era intenta a raggiungere la sua sala comune dove avrebbe ripreso la lettura del suo libro. “Vieni a giocare con noi?” Charlus Potter e il suo amico l'avevano raggiunta e la stavano fissando in modo trasognato aspettando una risposta affermativa.
“Patto che non mi facciate qualche scherzo dei vostri!” si guardarono, poi Charlus annuì seguito da Gaspar che non era però molto convinto.
 
“Perché sei rimasta?” aveva accettato senza una regione precisa ma la neve la invitava e attraeva molto più che dei semplici libri innanzi al camino. “Potrei farti la stessa domanda Potter!” non smetteva di sorridere possibile che soffrisse di qualche strana malattia facciale? “Io sono rimasto per Gaspar a lui non andava di tornare a casa” nessuno dei suoi amici era rimasto a scuola per lei, perfino sua cugina Charis – un anno più grande di lei – aveva preferito tornare a casa dalla sua famiglia.
 
Iniziarono un’estenuante battaglia di neve finché, troppo stanchi e indolenziti scrollarono a peso morto sulla neve. I capelli di Dorea erano sparsi sulla neve e si accorse che Charls ci stava giocando solo quando se li sentì tirare “Ma che combini?”
“Sono un pugno in un occhio i tuoi capelli Black!!” senza rispondergli si alzò e tornò al castello.
Lo sapeva da sola che quel colore rosso scarlatto era orribile, doveva per forza farglielo notare? Odiava molto i suoi capelli, e molto spesso si chiedeva perché fra tutti i sui fratelli solo lei aveva avuto la sfortuna di ereditarli. Sua madre al suo contrario, non se ne faceva un gran problema anzi, li sfoggiava con orgoglio quei maledetti capelli rossi.
Ora anche lui gli diceva che era un colore agghiacciante avrebbe proprio voluto tirarseli tutti!
 
Per quelle vacanze non si fece più vedere per il castello e fu con sorpresa di tutti, il primo giorno di lezione poterla guardare e notare un orrendo caschetto che le incorniciava il volto.
“Cosa hai combinato?” le aveva chiesto sua cugina, aveva provato a tagliarli tutti e credeva anche di esserci riuscita, purtroppo per lei il giorno dopo si era ritrovata con quel taglio “Magia accidentale” gli aveva risposto.
 
 
 

inconscio

 
Escludendo il colore dei capelli non si riteneva una ragazza sfortunata, certo la sua famiglia come aveva scoperto nel tempo non era composta di stinchi di santi oltre al fatto che si potevano definire amorevolmente detestabili. La più insopportabile per quanto microscopica fosse era la sua cara nipotina Walburga che aveva raggiunto lei e Charis quello stesso anno.
Oltre quel concentrato di odio insieme con lei a Hoqwarts era arrivata anche la sua nomina a prefetto; accolta in famiglia con orgoglio e da lei con profonda ingratitudine.
Sconoscenza che raggiunse vette elevatissime quando gli fu affibbiato come compagno di ronde notturne il migliore amico di Charles – Gaspar Crouch – che scoprì nei mesi successivi non essere un ragazzo del tutto spossato, come poteva apparire in compagnia del suo amico, divennero così nel tempo ottimi amici.
Fu una di quelle sere, mentre pattugliavano un corridoio buio e deserto del terzo piano che Gaspar gli propose un’uscita a Hogsmead.
“Io, non credo sia il caso Gas!” per quanto lui si era rivelato nei mesi un ottimo amico e confidente, Dorea sapeva bene che con lui non poteva esserci nulla di più. “Facciamo così, io porto Chars e tu porti l'altra Black!”
Accettò senza pensarci troppo dopo che lui specifico che non parlava della nanerottola.
 
Sarebbe uscita con Charles, con quel bambino con cui non era riuscita a fare amicizia.
 
Quel sabato mattina entrambe, sia lei che Charis non  avevamo idea di come comportarci, sarebbero uscite con due Grifondoro e questo si poteva già definire un miracolo. Il secondo miracolo sarebbe stato quello di non farsi scoprire dalle rispettive famiglie, ma anche fosse accaduto, avevano già pronta una buona scusa “Sono purosangue e di buona famiglia” poteva funzionare per discolparsi!
 
I due manici di scopa era pieno di turisti e fu con gran fortuna che riuscirono a trovare un tavolo.
Chars era cresciuto ancora e non si poteva negare che fosse bello e affascinante. Pagarono loro da bravi cavalieri offrendo una burrobirra scottante.
“Per fortuna li hai fatti ricrescere!” aveva cinguettato Potter a un certo punto della conversazione afferrando una ciocca di capelli rosso sangue e agitandosela davanti ai suoi occhi marrone cioccolato. “Molto meglio adesso! Non ho ancora capito perché quel caschetto!?!”
Perché il caschetto? Per colpa tua idiota di un Potter!!!
Ma non feci in tempo a rispondere che fui anticipata da Charis “Magia accidentale!” non si toccò più l'argomento per il resto della giornata e per questo fu ringraziato Salazar e il resto dei fondatori.
 
Tornati al castello, dopo i saluti davanti al portone d’ingresso ognuno prese la propria strada. Il dormitorio del quinto anno era vuoto ma Dorea non me ne fece un problema sopratutto perché Walburga l’avrebbe raggiunta ancora prima che riuscisse a togliersi gli stivaletti, tartassandola con la sua solita tiritera.
 
Il mattino seguente Charles Potter la aspettava davanti alla sala comune dei Serpeverde. “Cosa ti porta ai piani bassi??” e in cuor suo speravo fosse sola una la risposta. “Studiamo insieme oggi pomeriggio??” annuì sorridendogli.
Forse era giusto così, forse dovevano essere entrambi pronti per essere amici, forse se fossero diventati amici quel primo di settembre, avrebbero finito con il rovinare tutto arrivando magari al non calcolarsi più!
 
 
 

oppressione

 
L'estate del suo sesto anno fu piena di rivelazioni.
 
La prima per importanza era molto personale e non si prese briga di raccontarla al resto di quella numerosa famiglia.
Si era innamorata di Chars, dopo quel loro primo pomeriggio in biblioteca ne erano seguiti altri, accompagnati da passeggiate nel parco e da uscite a Hogsmead.
Non c'era nulla di ufficiale ma Chars l'aveva baciata prima che il treno si fermasse e quel pensiero riusciva in quei giorni estivi tediati dal caldo a facilitargli le giornate.
Il primo problema a Grimald Place n12 era avvenuto il giorno sei luglio, Cassiopea, prossima al matrimonio era sbucata dal camino in lacrime e, tra un singhiozzo e un gridolino ciò che lei e sua madre compresero fu, che il suo fidanzato da esposizione l'aveva tradita.
 
Violetta Black sentitasi presa per il deretano iniziò la sua campagna all'insegna della distruzione della famiglia del fidanzato – espositore.
 
Il secondo problema busso alle porte di Grimald Place esattamente il primo di agosto quando - il fuoco sembrava finalmente essersi spento e la famiglia Black aveva aggiunto alla sua collezione di vittime un’altra sventurata famiglia - un uragano invase la quiete appena giunta.
Caso molto raro fu sua madre ad aprire la porta di casa, meno raro fu sentirla inveire a pieni polmoni contro di lui.
Dorea e Cassiopea si guardarono, avevamo imparato in quegli anni a non farne parola, perciò la curiosità le spinse a spiare la madre e il suo interlocutore.
“Abominio!! Come osi presentarti alla porta di questa dimora? Strisciante e spoglio come il verme che sei!?!? Come osi fare ritorno qui nella casa che da generazioni è della famiglia dopo essere stato allontanato!!! Tu non sei come noi, non meriti la nostra compagnia e il nostro immenso sapere, ora va via di qui, sparisci e non farti più rivedere! MOSTRO!!”
 
Violetta Black non era mai stata una donna severa e senza cuore, amava i suoi figli e la sua famiglia con tutta se stessa e mai avrebbe potuto chiedere più di quanto gli era già stato dato.
L'aver messo al mondo Marius la tormentava giorno e notte e non le dava pace come Dorea scoprì molti anni dopo.
 
Marius quel primo di agosto aveva bussato alla loro porta, solo e disperato e a confronto il problema immenso e depresso di Cassiopea era frivolo ed effimero. Suo fratello Marius che non vedeva da ben sei anni aveva problemi molto più grandi e nessun membro della sua famiglia avrebbe mosso la bacchetta per aiutarlo.
 
 
 

realtà

 
Come pochi si sarebbero potuti immaginare quella prima uscita a Hogsmead era stata più che fruttuosa. Charis e Gaspar erano stati inseparabili per tutto l'anno precedente e il raggiungimento dei MAGO di Charis e la lontananza per un anno non sembravano essere un grande problema per Gaspar. Cornice del loro amore era l'approvazione delle loro famiglie.
Sia per Dorea sia per Charis era stata una sorpresa quella strana approvazione, ma la fuga della sorella maggiore di Charis con quel Weasley traditore del suo sangue era stata la migliore delle leve.
Dorea sperava con tutta se stessa che i suoi genitori avrebbero felicemente approvato Charles come avevano fatto i suoi zii, e pregava Salazar tutte le sere affinché ciò si avverasse.
 
“Presi i MAGO discuteremo l'argomento” aveva detto Charls qualche giorno prima.
Charles era troppo fissato con i MAGO si ripeteva lei.
Negli anni passati non aveva mai badato ai voti e al rispetto delle regole. Molte volte aveva dovuto aspettarlo ore perché sotto punizione e, lo stesso numero di volte gli aveva fatto compagnia in infermeria – mentre lui guariva dopo una delle sue bravate, lei gli ripeteva le lezioni -.
 
Erano tante le volte in cui Dorea s’incupiva, pensando che non sarebbero mai riusciti a coronare il loro sogno d'amore.
“Charls!” erano in un angolo della biblioteca soli e lui si stava divertendo a tirargli i lunghi capelli rossi, che da quando gli aveva affermato fossero bellissimi aveva iniziato ad amare un po' di più.
“SI” forse la sua espressione esprimeva tutto quello che le passava per la testa parchè le braccia muscolose di Chars la strinsero a se “Ci tengo troppo a te, per permettere a qualcuno di separarci!”
 
Forse era questo che intendeva sua madre con ovaie girate e perdita di materia celebrale. Parchè ogni bacio di Chars le faceva contorcere lo stomaco e il suo cervello andava completamente in panne!
Tutto il resto diventava futile ed eccessivo.
Tutti i pensieri che le procurava la sua famiglia svanivano: non esisteva Cassiopea, non odiava Pollux e il suo asilo nido che le aveva invaso casa, e non si dispiaceva per Marius disperso chi sa dove o forse morto.
C'era solo Chars!! Lei, Chars e il loro amore!
 
 
 

"Cercherò di trarre il meglio da una situazione complicata"


 

non ero molto convinta nel matterlo nella storia così all'ultimo minuto ho tolto questo capitolo, che ho pubblicato a parte e che può essere letto anche non avendo letto Evans Vs Potter .

   
 
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