Nova Era
Era parecchio che
Rebecca guidava senza meta, solo per allontanarsi dal tempio. Non
aveva la minima idea di dove stessero andando.
Shaun, seduto sul
sedile del passeggero, aveva visto il panorama mutare velocemente
fuori dal finestrino. Nessuno aveva proferito parola. Nessuno aveva
osato seppur ciò che si vedeva fuori dal veicolo era uno
spettacolo
piuttosto insolito: il cielo era completamente dipinto da scie
irregolari e mutevoli di un verde intenso, brillante, che danzavano
nel blu della notte.
William, Rebecca e Shaun non ne avevano
idea, perché si trovavano in macchina, ma la terra sotto i
loro
piedi tremava. Lo avevano sentito uscendo dal tempio, ma forse erano
troppo presi ed agitati dalla situazione per notarlo.
Tutti e tre
probabilmente pensavano alla stessa cosa – o meglio
– alla stessa
persona: Desmond. E tutti e tre si ponevano lo stesso interrogativo:
erano realmente salvi? Cosa significava il fatto che aveva liberato
Giunone? Dovevano temere? Dovevano tremare? Troppi interrogativi e
troppe poche risposte, pressoché nessuna.
Gli occhi della mora
saltarono in un istante dalla strada alla spia rossa della riserva
che si accese. Strinse il volante con le mani e tornò a
guardare la
stradina sterrata che stavano percorrendo: sulla sinistra v'era una
lunga ed alta parete rocciosa mentre sulla destra alberi e cespugli,
qualsiasi tipo di flora e – tra le fronde degli arbusti
– si
potevano intravedere gli alti palazzi di New York, in lontananza.
La
ragazza non sopportava quel silenzio così colmo di tensione,
tristezza, rabbia... Di parole non dette e di emozioni non esternate.
Strinse il volante con più forza e finalmente si decise a
rompere quel silenzio che era divenuto opprimente, quasi assordante
per via di tutti i pensieri che le vorticavano per la mente senza poi
trovare una vera e propria via d'uscita, alcuna valvola di
sfogo.
“Siamo in riserva.” Sibilò.
Silenzio.
Rebecca
cercò lo sguardo del maestro Assassino nello specchietto
retrovisore, tutto ciò che vide fu William seduto sul sedile
posteriore, ricurvo in avanti con i gomiti poggiati sulle ginocchia e
le mani fra i capelli. Il viso affondava tra i palmi.
Serrò le
labbra e lo sguardo si spostò nuovamente, con un leggero
movimento
del capo. Guardò Shaun.
L'inglese se ne stava a fissare il
panorama di fuori, sembrava apparentemente assente. In
realtà notò
con la coda dell'occhio che la ragazza lo guardò per un
istante
così, a sua volta, volse il capo verso di lei con uno
sguardo
indecifrabile: sembrava quasi si fosse svegliato in quell'istante da
un lungo sonno, quasi da un coma.
“Come? Hai detto qualcosa?”
Domandò. La voce era piatta, priva di qualsiasi emozione.
A quel
punto Rebecca notò quanto fosse stato sciocco il suo
tentativo di
rompere il silenzio – seppur ci fosse riuscita.
“Ho solo detto
che.. Nulla.” Si morse la lingua e si sentì
stupida, inadeguata ed
inutile. Non c'era modo di alleviare i loro dolori, non c'era modo
per far svanire le loro pene anche se avrebbe voluto farlo con un
semplice schiocco di dita.
In quell'istante le parole di Rebecca
rifiorirono nella mente dell'inglese, il quale percepì
l'informazione che poco tempo prima la compagna aveva riferito ai
due.
“Fermiamoci qui. E' tardi... Siamo tutti stanchi e provati,
forse dovremmo fermarci, aspettare e vedere che cosa succede. Non
farà la differenza se rimaniamo qui o in città se
il mondo dovesse
realmente... Beh.” Si bloccò.
E se il mondo fosse realmente
finito? Non potevano averne la certezza finché...
Finché cosa?
Finché il 21 Dicembre non sarebbe passato? Il suo sguardo
saltò
incerto verso l'orologio del veicolo: erano le sette di sera appena
passate.
Rebecca non osò completare la frase del compagno, si
limitò semplicemente a fare come richiesto espressamente da
lui:
rallentò e sterzò leggermente verso destra,
uscendo dalla stradina
sterrata e fermando il furgoncino nell'erba sotto le fronde di alcuni
alberi i quali, strusciando contro la carrozzeria del veicolo,
provocarono un fastidioso stridio che però, grazie al cielo,
finì
solo qualche istante dopo.
La ragazza girò la chiave nel
quadruccio ed anche il motore si spense, lasciando spazio ad un
silenzio più pesante di quanto già non fosse
prima.
Rimasero
tutti fermi, nessuno proferì parola, fin quando Shaun non si
alzò
dal suo posto e si sedette dietro, di fronte a William.
Appoggiò
come lui i gomiti sulle ginocchia e con una mano gli sfiorò
il
braccio, prima di afferrarlo.
“...” Cosa avrebbe potuto dire?
Qualsiasi cosa alla quale pensava gli sembrava di un cinismo
assoluto.. Così si limitò ad aprire il suo cuore:
per una volta gli
sembrava la cosa più giusta da fare.
“William, io...” Fece
una pausa e deglutì a fatica. Lanciò uno sguardo
alla mora, la
quale sembrava completamente estranea alla discussione ma che
– in
realtà – li stava osservando dallo specchietto
retrovisore.
L'inglese tornò a guardare l'uomo, chiuso in sé
stesso. Non poteva vederne gli occhi, lo sguardo, il viso... Era
stato in silenzio tutto il viaggio quasi fosse diventato
invisibile.
“Mi dispiace.” Asserì qualche attimo
dopo,
stringendogli il braccio. “Lo ha fatto per noi, lo ha fatto
per
salvarci noi tutti e...”
Non fece in tempo a finire la frase
che William alzò il capo di scatto, quasi fulminandolo con
lo
sguardo, “Sì ma chi ha pensato a salvare lui? Chi
ha pensato a
salvare mio figlio?!” Domandò, alzando la voce, in
un acuto misto
di rabbia e disperazione. Nell'istante subito dopo ritirò il
braccio, liberandosi dalla presa dell'inglese. Quest'ultimo si
tirò
appena più indietro, mortificato e interdetto: aveva visto
nei suoi
occhi la delusione di un Maestro il quale non era riuscito a portare
a buon fine il suo lavoro, l'umanità lacerata di un uomo il
quale
era dovuto scappare da uno spettacolo orrendo e – non meno di
tutti
– la disperazione di un padre che aveva appena perso il
proprio
figlio.
“Io non intendevo..”
“Non mi importa cosa
intendevi Shaun! Non mi importa!! Lo capisci?!” Si
accanì contro
l'inglese, prima di allungare un braccio ed aprire gli sportelli
posteriori del furgoncino, uscendo.
William inspirò a pieni
polmoni, riempendoli con l'aria fresca. Si sentiva distrutto, a
pezzi. Non voleva prendersela con Shaun ma non riuscì a fare
diversamente: dopotutto era lui che lo aveva fatto salire sul
camioncino quasi contro voglia, forse covava un po' di risentimento
per quello: per non averlo lasciato andare da suo
figlio.
“Accidenti.” Bofonchiò stizzito
l'inglese, osservando
William allontanarsi.
Rebecca allora si alzò dal sedile di guida
e lo raggiunse nella parte posteriore del veicolo. “Lascialo
andare... Forse ha bisogno di stare un po' da solo.”
“Io non
volevo..”
“Lo so Shaun, lo so.” Lo interruppe Reby
poggiandogli una mano sull'avambraccio, sedendosi di fronte a lui nel
posto prima occupato dal padre del loro – ormai –
defunto
compagno.
L'inglese appoggiò una mano su quella della ragazza,
quasi in una gentile pacca, poi la guardò.
La terra tremò
nuovamente. Rebecca rabbrividì. Strinse la mano del compagno
e cercò
di mantenersi lucida e positiva, per quanto quella situazione potesse
farla rimanere positiva.
“Credi che Desmond...?” Azzardò la
ragazza, senza aver il coraggio di finire la frase.
“Non lo so
Rebecca, io credo.. Non lo so.” Si strinse nelle spalle,
abbassando
lo sguardo sulla sua mano, sopra quella della ragazza.
“Perché
siamo scappati via?” Domandò ancora la moretta,
ormai attanagliata
dai sensi di colpa per aver lasciato il compagno di fronte ad un
destino così buio, incerto e misterioso.
“Perché era così che
doveva andare, perché voleva che andassimo via,
perché era giusto
così.” Rispose l'inglese. Si rese conto di quanto
la sua risposta
fu fuori luogo ma non ci poteva fare nulla, il cinismo era parte di
lui.
“Era.. Giusto così?” Chiese la ragazza,
interdetta.
“Era-giusto-così? Ma ti rendi conto di quello che
dici?! Sei
sempre il solito cinico del cazzo!” Sbraitò la
ragazza, prima di
ritirare la sua mano e di alzarsi, tornando al sedile del
guidatore.
Shaun schiuse appena le labbra, per dire qualcosa e
difendersi, ma quello che uscì fuori dalle sue labbra fu
solo un
flebile sospiro. Non intendeva realmente dire ciò che aveva
detto.
La ragazza non aveva alcuna voglia di sentire ancora la
voce di quel cretino di Shaun, così ritirando una gamba al
petto,
appoggiando il ginocchio contro il volante, allungò una mano
ed
accese la radio.
“Sembra una specie di enorme aurora boreale,
non si è mai visto nulla del genere. I testimoni parlano di
tempeste
elettriche e di strani fenomeni atmosferici..”
Rebecca volse
appena il capo verso Shaun, la quale la guardò e velocemente
si alzò
per raggiungere il sedile del passeggero, accanto a lei, alzando poi
il volume della radio.
“Le autorità invitano a restare in
casa e ad aspettare. I geologi riferiscono di attività
sismiche
nell'intera zona interessata. Nel nord-est del Canada pare che sia in
corso la grandinata più violenta mai registrata..”
Di tanto in
tanto il segnale sfarfallava.
I due compagni si
guardarono.
“Satelliti e trasformatori saltano ora che i
fenomeni sono più intensi. In tutto il mondo ci sono
black-out......” La trasmissione si interruppe
nuovamente,
questa volta per qualche istante, “.. Si sta
calmando. Focolai
di attività sismica e vulcanica sono ancora attivi... Ma
l'intensità
e calata drasticamente. Ovviamente ci vorrà del tempo
perché gli
esperti valutino la gravità dei danni causati dagli eventi
di oggi.
Tuttavia, sembra che il peggio sia passato. Continueremo a tenervi
informati sui nuovi sviluppi.”
I due ragazzi si guardarono.
Questo significava che...?
Shaun vide gli occhi della mora
riempirsi di lacrime e la sua espressione mutò velocemente.
Prima
che potesse dire o fare qualcosa si buttò tra le braccia del
compagno inglese, il quale strinse appena i denti e le portò
le
braccia intorno al corpicino della ragazza, scosso dai singhiozzi. La
strinse contro il suo petto.
“Sta calma... Shh. Sta calma. Va
tutto bene.” Sussurrò prima di spostarsi appena e
scivolare dal
sedile al pavimento del veicolo assieme alla ragazza che ormai si
ritrovava tra le sue gambe, con il viso affondo nel suo petto.
Shaun
allungò una mano e spense la radio, riportando poi il
braccio
intorno al corpo esile di lei. Poggiò le labbra tra i
capelli
dell'Assassina e rimase in silenzio, cercando quantomeno di farle
sentire un po' di calore ed il suo appoggio.
L'inglese doveva
ammettere che inizialmente non aveva preso bene l'aggiunta del
pivellino nella loro squadra, quando Lucy l'aveva portato nel loro
nascondiglio. Si era sempre comportato male con lui in modo
scorbutico e sgarbato... Eppure pian piano aveva cominciato ad
allacciarci un rapporto, lentamente, pian piano, giorno dopo giorno.
Non era stato facile anche perché Shaun non era un tipo
facile, non
provava simpatia per chiunque, era difficile per lui legare con le
persone. Eppure, l'inglese, poteva dire che alla fine tra i due si
era formato un certo rapporto, un certo legame. Non poteva negare che
gli dispiacesse per quel ragazzo, anzi, forse aveva cominciato da un
po' – sempre a modo suo – a volergli bene. Lo
apprezzava: non
tutti avrebbero avuto la forza d'animo che avrebbe avuto lui, molti
altri si sarebbero tirati indietro, non ce l'avrebbero fatta,
sarebbero crollati. Shaun stesso non sapeva come si sarebbe
comportato al posto del novellino.
“Maledizione,
Desmond..”
______________________________
Angolo
autrice:
Hellooo folks!
Ed eccoci qui con il secondo
capitolo.
Qui come potete vedere ho lasciato un po' più spazio
all'introspezione, più che altro a quella di Shaun e un po'
a quella
di Rebecca, la quale comunque si nota che prova un certo disagio.
Per
una bella introspezione di William - mi riferisco soprattutto a La
Strega di Ilse che mi disse a riguardo
nella rece -
(approposito ti ringrazio! :D) bisognerà aspettare tra il
prossimo
capitolo e quello dopo, dunque il terzo ed il quarto.
Ne
varrà la pena, mi piacciono le cose drammatiche a me, e
bisogna
costruirle bene! Eheheh :°D
Ma solo io e lei ci siam rimaste male
per il finale di AC III? E per il povero piccolo Desmy?
ç___ç
Sigh.
Comunque che dolci Shaun e Rebecca u.u *Love is in the air* aahahah
xD
Sciocchezze a parte, ringrazio in anticipo chiunque vorrà
recensire o inserire la storia da qualche parte! (Detto così
pare
brutto! xD)
P.s: ovviamente 'Nova Era' vuol dire 'Nuova era'.. Ma
credo sia ovvio xD
Vabbè, mi dileguo u.u
Vi mando un bacio
e al prossimo capitolo!