Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: Echadwen    07/02/2013    3 recensioni
Gilraen, la signora dei Dùnedain. Gilraen con il suo cuore di moglie e quello di madre.
I Valar le hanno riservato un grande compito: salvare la stirpe di Numenor, portare la speranza tra gli Uomini... Estel... Speranza...
Un ruolo importante, giocherà la sua storia nella salvezza della Terra di Mezzo. Una storia fatta d'amore ma anche di dolore, sentimento che ha dovuto conoscere troppo presto e con il quale dovrà convivire per il resto della sua vita.
Non la si vide più sorridere da quel giorno e nemmeno piangere. Il suo cuore s'inaridì.
Non c'era spazio per lo sconforto, la tristezza o qualsiasi altro tipo di sentimento.
Lei era la signora dei Dùnedain e come tale doveva comportarsi.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Angolo autrice:

 

Allora innanzitutto grazie a quanti si appresteranno a leggere la mia ficcina.

Mi sembrava doveroso scrivere, almeno provarci, una volta qualcosa su Gilraen, la madre dell'eroe che ha salvato la Terra di Mezzo: Aragorn. (Come se servisse specificarlo XD)

La scene a cui mi sono ispirata per scrivere questa breve storia le ho tratte dal fan film "The born of Hope" a cui tra l'altro vi consiglio vivamente di andare a dare un'occhiata.

L'unica sfiga è che è in inglese ma tranquilli, qui sotto vi linko la versione sottotitolata.

 

http://www.youtube.com/watch?v=XmlRg76Ccyo

 

 

Buona visione e lettura a tutti.

 

 

LA SIGNORA DEI DùNEDAIN

 

 

In una camera nel palazzo del capitano dei raminghi del Nord, seduta sul letto, vi era una giovane donna ella, però, non era sola in quella stanza. Sul suo grembo giaceva addormentato un bambino, suo figlio Aragorn, un tenero fagottino di appena due anni.

Delicatamente, come solo una madre sa fare, gli carezzava la chioma ondulata sentendo il petto del piccolo alzarsi ed abbassarsi contro le sue gambe.

Sorrise osservando i lineamenti del volto della creatura che beatamente riposava dopo un'intensa giornata passata a combinare marachelle.

 

-Ti assomiglia sempre di più- pensò, notando quanto il figlio somigliasse sempre più ad Arathorn, suo padre.

 

Ricordava quando aveva conosciuto colui che poi sarebbe diventato suo sposo ed un sorrisino fece capolino sul suo volto.

 

 

 

 

Erano impacciati, entrambi inesperti ed impreparati allo sbocciare di quei sentimenti mai provati prima di allora ma ella, appena lo vide, seppe che a quel ramingo dall'aspetto rude e selvaggio che le aveva salvato la vita, era destinato il suo cuore.

 

 

Stavano fuggendo dal loro villaggio, ormai raso al suolo, procedevano lenti per via del carro sul quale giaceva il corpo del fratello di Gilraen, caduto per difendere la propria famiglia da quelle orrende creature che vagavano a piede libero distruggendo tutto ciò che incontrassero lungo la via.

E fu proprio un gruppetto di quegl'esseri che ad un certo punto sbucò fuori dalla boscarglia decisi ad attaccarli ma il destino aveva in serbo altri piani per quella giornata; proprio nel momento in cui tutto sembrava essere perduto una spada si contrappose a quella dell'orco, che quest'ultimo aveva calato per togliere la vita alla giovane. Non era una lama qualunque bensì quella di Arathorn II, figlio di Aranath, il capitano dei Dùnedain.

I Valar, nei loro piani, avevano messo Arathorn ed i suoi raminghi alla caccia di quel gruppo di orchetti, non appena si era sparsa la notizia dell'attacco.

La battaglia fu vinta con facilità e ci fu per Gilraen l'occasione di ripagare il suo debito, trapassando da parte a parte l'ultimo orco, non ancora datosi alla fuga, che infidamente stava per attaccare il suo salvatore alle spalle.

 

"Grazie" le disse osservando prima il cadavere della creatura e poi lei, che teneva saldamente la spada, fiera e coraggiosa come poche. In lei riconobbe il sangue di Numenor e fu rapito dalla sua bellezza.

 

La donna rimase impietrita; non per l'azione che chissà per quale forza era riuscita a compiere ma per la voce calda dell'uomo che le entrò dentro fino ai lombi facendola fremere e quegl'occhi che la tenevano incatenata. Era come se riuscissero a leggerle dentro e si sentì arrossire.

 

Il padre mise fine all'idilio ed insieme raggiunsero il villaggio in cui Arathorn viveva con i suoi guerrieri e suo padre.

 

 

Quella sera si celebrarono le esequie del fratello di Gilraen, gli resero onore per il coraggio e l'onore dimostrato in battaglia.

Il dolore per la perdita del suo amato fratello era forte; troppo forte per poterlo tenere chiuso dentro così la donna nascose il viso sulla spalla del ramingo e pianse lacrime amare.

 

Da quel giorno non seppero più stare lontani l'uno dall'altra. Arathorn la seguiva ovunque tentando di avvicinarla e parlarle e quando lei gli faceva notare che quelli non sembrassero incontri casuali, lui arrossiva e cominciava a balbettare pregando mentalmente di trovare una scusa quantomeno credibile. Pensò di non aver mai visto un uomo più bello.

 

 

I doveri dell'uomo però lo richiamarono alla realtà. Avrebbe dovuto allontanarsi per qualche settimana così decise di rivelare alla donna i propri sentimenti. Il tentativo purtroppo fallì miseramente ma si ripromise che al ritorno le cose sarebbero andate in maniera differente.

 

Così fu.

 

La prese per mano e la condusse in un luogo appartato nel bosco e la baciò con tutto l'amore che aveva in corpo. Non ci fu bisogno di parole. I sospiri ed i battiti accellerati dei loro cuori dicevano già tutto.

 

 

Il peggio doveva ancora venire per il ramingo. Avrebbe dovuto affrontare il padre di Gilraen per chiederla in sposa ma stranamente questo acconsentì.

 

 

Arathorn e Gilraen avevano finalmente coronato il loro sogno d'amore ma con il male che ritornava a scuotersi ad Est il periodo di idilio fu breve.

 

 

"Padre!" urlò l'uomo svegliandosi di soprassalto

"Calmati Arathorn. È stato solo un incubo" gli sussurrò dolcemente la moglie ma l'altro non sembrava pensarla allo stesso modo

"Era così reale"

Sangue, c'era sangue dapperttutto e grida squarciavano il silenzio della grotta. Le ombre dei raminghi che si vedevano sulla parete cadevano a terra una dopo l'altra; un urlo ancora più straziante gli fece gelare il sangue nelle vene. Una testa ruzzolò fino ai suoi piedi... La testa di suo padre.

Non poteva essere soltanto un sogno.

"L'ho sentito Gilraen. Ho sentito che gli è successo qualcosa" disse scostandosi i capelli bagnati dalla fronte

"Il nostro sangue si estinguerà... La nostra stirpe si estinguerà"

La donna si sentiva profondamente in pena per il suo sposo un grande peso gravava ora sulle sue spalle; c'era solamente una notizia che avrebbe potuto mettere a tacere quella preoccupazione e a far tornare il sorriso sul volto dell'uomo. Stava aspettando il momento più opportuno ed in effetti quello era il momento adatto per farlo.

 

"Il tuo sangue non si estinguerà perchè scorre in te ed ora..." prese le mani dell'uomo portandosele al ventre "anche dentro di me"

 

Un figlio! La discendenza di Elendil poteva perdurare e sconfiggere la nuova ombra che minacciva la Terra di Mezzo.

 

Arathorn sorrise come non faceva da tempo ed abbracciò la moglie. Quella notte fecero l'amore dolcemente.

 

 

Ed infine venne il giorno in cui il capitano dei Dùnedain presentò alla propria gente il suo erede: Aragorn. Tutti gioirono per quella nascita. Quel piccolo fagottino che teneva stretto fra le braccia era la sua speranza, la speranza per il suo popolo.

 

 

Ed Aragorn crebbe in fretta, crebbe forte somigliando sempre di più al padre.

 

 

 

 

Gilraen sospirò. Prese in braccio il figlio e lo distese sul letto, posandogli un bacio sulla fronte.

Piantò gli occhi all'orizzonte e stette in attesa. Il suo animo era inquieto e il suo sesto senso femminile le diceva che qualcosa non andava.

Era da quando suo marito, con gli uomini sopravvissuti, era partito all'inseguimento delle creature che poche ore prima avevano attaccato il villaggio.

 

Due figure avanzavano, i figli di Elrond, Elladan ed Elrohir. Sembrava stessero trasportando qualcosa.

 

Il cuore della donna si fermò e le vennero in mente le parole che suo padre aveva pronunciato quando lui e la madre discuterono se darla in sposa o meno al futuro capitano dei raminghi.

 

 

"Arathorn è un uomo severo e maturo, e diventerà capitano prima di quanto non si pensi; eppure il cuore mi dice che avrà vita breve"
 

 

Corse fuori e vide che una gran folla si era formata.

Appena i due Elfi la videro chinarono il capo pieni di dolore

"Non siamo riusciti a proteggerlo"

Le gambe le cedettero e si ritrovò così inginocchiata accanto al marito ormai esanime.

I suoi vestiti erano laceri e impregnati di sangue e all'occhio portava una benda intrisa di sangue anch'essa eppure lui le sorrideva. Quel sorriso che tanto amava...

Alzò gli occhi e vide il piccolo Aragorn inginocchiarsi accanto al padre.

 

"La mia felicità" disse Arathorn posando una mano sulla guancia della sua sposa "e la mia speranza" guardò il figlio.

 

Avrebbe voluto dire molte cose; che lo amava, che con lui era stata felice, che non sarebbe stato più lo stesso senza di lui... ma non ce ne fu bisogno perchè ogni cosa che le sue labbra non riuscivano a dire, la si poteva leggere nei suoi occhi

.

Il capitano dei raminghi chiuse gli occhi. Così Arathorn II, figlio di Aranarth, abbandonò la vita.

 

Una lacrima solcò il volto di Gilraen e il suo cuore morì in quell'istante.

Non c'era tempo per il dolore...

Doveva assicurarsi che il suo amato sposo non fosse morto invano...

 

 

Aspettò un giorno, tempo per dare al marito una degna sepoltura poi partì con il piccolo Aragorn alla volta di Imladris, accompagnata dai figli di Elrond.

Li affidò il regalo più grande che le avesse fatto Arathorn al signore elfico in modo che lo crescesse come figlio proprio e tenesse al sicuro.

Altrimenti la stirpe dei Re si sarebbe spezzata per sempre.

 

 

Gli baciò dolcemente il capo e gli sussurrò "Estel sarà il tuo nome d'ora in avanti. Sarai cresciuto dagli Elfi ma non ti dimenticare che tua madre c'è e penserà a te ogni giorno. Mai, non pensare mai che ti abbia abbandonato figlio mio... Sei tutto ciò che mi resta di lui e per questo devo farlo..."

 

 

Salì sulla carrozza senza voltarsi indietro, non volle e non potè guardare il figlioletto che si agitava tra le braccia di lord Elrond e la chiamava a squarciagola. Non poteva permettersi di farlo perchè sapeva che se l'avesse fatto, non sarebbe stata più in grado di lasciarlo ma era giusto così. Suo figlio sarebbe stato al sicuro e con lui il sangue dei Re.

La carrozza partì e quando fu sicura che nemmeno il signore di Gran Burrone potesse vederla, si lasciò sfuggire una lacrima, l'ultima, ma che nessuno vide.

 

"Ho dato la Speranza ai Dúnedain, non ne ho conservata per me"

 

 

Non pianse più la signora dei Dùnedain.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Echadwen