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Autore: jsethrioter    08/02/2013    1 recensioni
"Ho bisogno d’amore e affetto, non di una psichiatra. Non si sono mai soffermati un minuto a pensare a questa cosa.”
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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 Blake



“Come ti senti?”
Ero seduta su una poltrona e fissavo le scarpe della psichiatra. Erano dei mocassini marroni orrendi. ‘Chissà dove l’ha comprati’ mi chiedevo. Lei nel frattempo scriveva qualcosa su un foglio e mi guardava. Mi guardava come si guarda un cane in fin di vita o una persona malata di cancro, come se non avessi più una speranza di vivere.
Tutti dicevano che avevo dei problemi e che dovevo parlarne con qualcuno, che ero malata di mente, che non ero più me. Per questo mi hanno mandato qui da questa psichiatra che ogni giorno mi fa sempre la stessa domanda sperando che io le racconti tutto quello che ho in testa.
I suoi occhi puntati su di me iniziavano a darmi fastidio allora alzai lo sguardo e iniziai a fissarla, dopo circa mezz'ora posai lo sguardo sulla finestra. Era una bella giornata: il sole era alto nel cielo e non c’era neanche una nuvola.
“Posso uscire fuori in giardino?” le chiesi continuando a guardare di fuori. Impiegò qualche minuto a rispondere: forse era sorpresa di sentire la mia voce  per la prima volta dopo otto incontri.
“Certo. Vuoi che ti accompagni?”
“No.” mi alzai, le sorrisi e uscii dalla stanza.
 
Uscii dall’edificio e andai in giardino dove c’erano molte persone. Le panchine erano tutte piene ma ne riuscii a trovare una occupata da un ragazzo che leggeva un libro. Così andai lì e mi sedetti. Mi voltai verso il tipo per qualche secondo e lui fece lo stesso, gli sorrisi e girai il capo per guardare tutte le persone che erano nel giardino: alcuni erano pazienti, altri erano parenti.
“Sei un paziente?”
“No, stavo aspettando mia sorella. Suo marito ha dei problemi mentali ed è venuta a trovarlo. Tu?”
“Paziente.”
Anche se non lo guardavo, sapevo che espressione aveva in viso. Sapevo cosa stava pensando, è la stessa cosa che pensano tutti quando vedono un pazzo: ‘Meglio che me ne vada, non voglio avere nulla a che fare con una malata mentale.’
“Capito.” rispose con una tale tranquillità che mi sorprese.
“La mia psichiatra pensa che io sia malata di mente. Anche i miei e mio fratello.”
“E tu lo sei?”
“Forse, ma non credo.”
“Allora perché hai lasciato che ti mandassero qui?”
“Qui c’è un po’ di pace, cosa che a casa mia non è mai esistita.”
“Mi dispiace.”
“Sai cosa mi dà fastidio? Le persone che non mi conoscono e parlano di me. Come puoi parlare di una persona che non conosci? Come si fa a giudicarla? Loro mi guardano mentre lancio piatti al muro o urlo e pensano subito che io sia da manicomio. Ho bisogno d’amore e affetto, non di una psichiatra. Non si sono mai soffermati un minuto a pensare a questa cosa.”
“Non hai mai ricevuto amore?”
“Una persona mi amava con tutto il suo cuore e io ricambiavo. Ma per quanto l’amavo e mi faceva del male, ho iniziato a lanciare oggetti, a urlare, a tagliarmi e a drogarmi.”
“Questa persona che fine ha fatto?”
Mi voltai e lo guardai per un attimo. “Quanto tempo hai?”
“Quanto basta per ascoltarti. Comunque, piacere, Oliver.”
“Blake.” sorrisi.
  
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