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Autore: Shizaya    08/02/2013    5 recensioni
...vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se Hiroki non avesse dimenticato il discorso riguardo il fatto di studiare all'estero e Nowaki avesse davvero spedito quelle lettere...?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hiroki Kamijō, Nowaki Kusama
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:

I personaggi appartengono a Nakamura-Sensei, e non l’ho scritta a scopo di lucro.

 

Dediche:

Alla mia Beta reader Seiten Shiwa (che mi aiuta sempre con le correzioni), e alla mia Onee-chan Arianna.

Un saluto in particolare anche ad Allyn :)

 

Pairing:

Nowaki X Hiroki

 

Rating:
Verde

 

Note:

Per la lettera di Nowaki ho preso spunto dall’originale e l’ho modificata per adattarla alla mia fanfic.

 

Buona lettura ^__^

 

Lettere oltreoceano

 

Era pomeriggio inoltrato quando Hiroki, di ritorno dall’università, notò delle lettere nella cassetta della posta. Le prese e diede una fugace occhiata ai mittenti: pubblicità, bollette, un invito per l’inaugurazione di un nuovo locale…

…l’ultima lettera gli fece sgranare gli occhi.

Mittente: Stati Uniti.

Si affrettò ad entrare nel suo appartamento, gettò con noncuranza la borsa a terra e si precipitò nella sua stanza, sdraiandosi sul letto.

Il cuore stava già battendo velocemente. Fece appello al suo essere razionale per calmarsi… più facile a dirlo che a farlo. Aprì lentamente la lettera proveniente da oltreoceano, quasi fosse un rituale.

“Che idiota, poteva anche mandare un’ e-mail…” pensò il bruno, tentando di mascherare la sottile felicità che provava, data dal fatto che quel semplice foglio di carta dentro la busta racchiudeva l’odore di Nowaki. Fu per questo che poco prima di leggere inspirò a fondo, beandosi di quel breve ma intenso momento. Fortuna che non c’era nessuno nei dintorni o sarebbe morto dalla vergogna!

Prese quindi a leggere.

Caro Hiro-san,

questa è solo la prima delle tante lettere che ti spedirò durante la mia permanenza in America. Sai, è molto differente dal Giappone, ma nonostante questo si sta bene; anche il clima è ottimo, e la gente è molto cordiale.

 

“Ma che…? Mi ha scritto solo per parlarmi della temperatura?”

 

Sono qui solo da pochi giorni, ma sento già la tua mancanza. Tuttavia, resisterò e mi impegnerò al massimo per poter ritornare da te al più presto; lo starti lontano mi rende così fragile e non riesco a pensare a nient’altro tranne che a te. La notte, in particolare, mi sento così solo, ho scoperto che la tua presenza mi è fondamentale…

Non sono realmente sicuro di riuscire a portare a termine questo periodo di studio all’estero… ma non mi lascerò abbattere solo per queste futili insicurezze! Se rinuncio adesso, non sarò più in grado di raggiungere i miei obiettivi e di conseguenza non potrò guardarti faccia a faccia con orgoglio e dignità.

 

“Adesso? Questi ripensamenti li ha adesso?! Dopo che se n’è già andato? Cosa crede, che per me sia semplice stare da solo in questa casa dove tutto mi ricorda lui?!” pensò spazientito Hiroki.

Ma continuò la lettura.

 

C’è qualcosa però che mi dà la forza di sopportare la lontananza… ma non ti dirò di che si tratta, o ti arrabbieresti! È la sola cosa che mi sostiene, ed è un po’ come avere te.

 

“Cos’è che ha? Forse ha preso qualcosa di mio, ma non mi pare manchi nulla… probabilmente è meglio non saperlo…

 

Prima di salutarti, vorrei dirti un’ultima cosa, la più importante di tutte: Ti amo.

Ti amo sul serio e con tutto il mio cuore.

Ti scriverò ancora, quindi a presto.

Kusama Nowaki.

 

Hiroki prese ad arrossire. “C-come può scrivere cose così imbarazzanti come questa?! Si rende conto di quello che dice? Ovviamente no, o non le avrebbe messe nero su bianco!”.

Le sue azioni però tradirono i suoi stessi pensieri, poiché strinse a sé la lettera come se si trattasse davvero della persona che l’aveva scritta.

 

Rialzandosi dal letto, andò in cerca di una penna e un foglio. “Suppongo di dover rispondere, ma che dovrei scrivergli? Sono un po’ nervoso a riguardo…

 

Nervoso.

 

“Che? Innervosirmi solo perché devo inviare una lettera al mio ragazzo… Non sono una di quelle solite liceali alla loro prima cotta, sono il diavolo Kamijou!” si convinse, mentre tolse il tappo dalla penna e si apprestò a scrivere.

 

Caro Nowaki,

 

…perché caro? Non si addice minimamente alla mia personalità! D’altro canto, è una frase standard per iniziare a scrivere una lettera.” Iniziò a discutere tra sé e sé, senza troppo successo. “Accidenti a chi ha inventato le lettere e le relative frasi da lettera! È per colpa sua che sto scrivendo certe cose! Dannato!!!”

 

Noto che ti stai ambientando bene, ed è una buona cosa.

Qui io sto bene, la vita scorre come al solito; il lavoro mi impiega gran parte della giornata, ma per me non è un gran problema. La fatica sta nel far capire a quel branco di ragazzini che l’università non è una passeggiata e che se vorranno passare il mio corso di letteratura dovranno impegnarsi il triplo di come fanno adesso!

 

 

In quel momento si rese conto che c’erano così tante cose che avrebbe voluto dirgli e allo stesso tempo non sapeva cosa scrivergli. Non si era mai trovato in una situazione simile, lui sapeva sempre cosa scrivere e come. Perché allora trovava così tante difficoltà nello scrivere una semplicissima lettera? Da cosa dipendeva?

 

Possibile che la risposta fosse Nowaki?

 

No, non poteva crederci. Il fatto che la lettera fosse indirizzata alla persona che amava cambiava tanto, tutto... Ed il suo orgoglio non avrebbe mai permesso un coinvolgimento tale, o almeno così era un tempo.

Lentamente, s’accorse, che stava cambiando: era diventato più permissivo, a tratti quasi accondiscendente. Tutto ciò lo faceva sembrare un debole, ai propri occhi, e questo non poteva assolutamente accettarlo.

 

Tutti quei ragionamenti lo stavano esasperando. Così, irritato, prese ad accartocciare il foglio su cui era intento a scrivere e lo lanciò con forza, gridando: -Al diavolo le lettere!! Mi sto rammollendo come un idiota!-.

 

Passarono parecchi minuti, in cui rimase imbronciato, prima che cominciasse a ragionare in maniera più lucida.

 

D’un tratto volse lo sguardo verso il pavimento, dove il foglio appallottolato sembrava quasi fissarlo…

…e lo fissò a sua volta.

 

Sembrava che quel pezzo di carta, lì per terra, gli stesse facendo una ramanzina. Ma non era questo che infastidiva il trentenne, bensì il fatto che non aveva concluso ciò che aveva iniziato. E non si dica mai che Kamijou Hiroki lasci qualcosa in sospeso!

 

Pochi istanti dopo era di nuovo seduto alla scrivania, accese il pc, iniziò freneticamente a premere i tasti, in modo da comporre una brevissima frase, e inviò il messaggio…

 

 

 

Quella sera non si curò nemmeno di cenare, i suoi pensieri si concentrarono tutti verso la lettera inviatagli da Nowaki e che adesso teneva accanto al cuscino; in qualche modo era rassicurante tenerla vicino.

E poi, la notte arrivò, facendolo sognare profondamente.

 

* * * * *

 

Di ritorno dopo l’ennesima pesante giornata all’università, il letto era l’unica cosa confortante per Nowaki. Ma a breve avrebbe dovuto consegnare una relazione dettagliata sugli ultimi argomenti affrontati, e lui non l’aveva ancora terminata.

In ogni caso, decise prima di controllare la sua e-mail, notando, non con poca sorpresa, che uno dei messaggi era da parte di Hiro-san.

L’aprì senza pensarci due volte…

 

E si ritrovò a sorridere.

 

“Il mio Hiro-san…

 

Il sorriso lo accompagnò per tutto il tempo, facendogli ritrovare il suo solito buonumore; mangiò velocemente e si mise d’impegno per finire la relazione…

 

I pensieri fissi sul contenuto dell’e-mail inviata dal suo partner.

 

Anch’io.

 

 

The End

  
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