…
How did it
start …
Quella
piccola stanza, con dentro solo l’essenziale è il
suo posto ideale, poche
persone, solo lui e il suo mondo.
Si
guarda attorno come in cerca di qualcosa di nuovo. Ma intorno a se
sempre il
solito divano di pelle nera, con sopra la custodia del suo basso. Poco
più in
là lo specchio con
il tavolo a cui sono
appoggiati sopra il necessario per l’esibizione che fra poco
dovrebbe avere
inizio. Si siede lentamente sul sofà.
Apre la custodia. E da quel’involucro estrae, la
sua passione., l’unica
cosa a cui tenesse davvero dentro a quella stanza. Lo guarda,
è il suo basso
quello nero e bianco, quei colori
che
meglio gli si addicevano, da sempre aveva avuto una passione per
quell’accosto
di colorazioni. Gli era grato infondo in un modo tutto particolare,
riusciva a
farlo sentire speciale, unico. Il suo suono lo aveva sempre
tranquillizzato,
avvolte persino aiutato nei momenti no della vita. Stare lì
da solo lo metteva
di buon umore soprattutto se aveva quello strumento fra le mani. La
voglia di
suonarlo è tanta, e come sempre non riesce a trattenersi.
Passa veloce le sue
dita affusolate sulle corde ben tese, iniziando a strimpellare una
melodia,
nuova, una non scritta, improvvisata. Quelle che vengono dal cuore e
non dalla
mente. Chiude i suoi occhi, isolandosi completamente dal resto del
mondo. Ricorda
benissimo, il suo inizio da musicista, le
prime volte che provava a suonare. Le prime note stonate,
sbagliate e i
primi litigi con lo strumento. Quello
scaturirsi di una passione che adesso non è solo quello ma
è di più… un lavoro,
un occupazione a tempo pieno. Quello che all’inizio era solo
un continuo
sbaglio ora è un susseguirsi di dolci suoni. Quel suono che
l’ha fato
innamorare forse per la prima volta, anzi sicuramente.
Il suo passato riaffiora. La
casetta in
periferia di Belleville. Con la nonna e suo fratello. Le giornate in
cui non
aveva voglia di andare a scuola e restare a casa a divertirsi a modo
suo.
Ebbene si una parte della sua vita è ancora legata a
quell’abitazione dove ha
trascorso la maggior parte della vita. Nella sua camera. Con i mille poster degli Smashing Pumpkins appesi
alle pareti, i loro
cd tutti ordinati secondo ordine di pubblicazione nella colonetta
accanto alla
scrivania.
Riaffiorano
i primi momenti passati con quei ragazzi, quelli che
adesso sono i suoi migliori amici e sempre con loro è
riuscito a coronare un
sogno forse il più grande che abbia mai avuto.
Quel giorno che ha comprato
la sua maglietta preferita. Quella che porta sempre con se, si proprio
quella
degli Anthrax. Il primo lavoro in una catena di librerie.
E
poi lei, la sua Kath. La ragazza del primo bacio, dei primi
batticuori, delle notti insonni passate
a pensare a lei. A come poterla conquistare a come poter evitare di
perderla. E
poi quel giorno dopo qualche mese. Al bar, l’unico posto
dichiarato “decente”
della cittadina. Dove l’ha vista con quel ragazzo. Ancora
ricorda la scena…. Lei
fra le braccia di quel ragazzo alto, biondo, bello quello che lui non
è mai
stato. O almeno mai abbastanza per poter piacere a lei.
Una
voce lontana lo riporta alla realtà.
Sicuramente è suo fratello… Che come al solito
per chiamarlo non lo fa
civilmente ma urlando.
Sale
la piccola scaletta. Gerard sta
saltellando di qua e di là per il Backstage seguito da Ray e
da Frank. Bob
invece è in disparte che cerca in un modo tutto suo di
preparasi alla
performance della serata.
Adesso
erano tutti e cinque sul palco e
ogni volta, a Mikey si chiudeva lo stomaco, l’emozione era
sempre molta.
Vedersi davanti tante persone tutte insieme che sono lì solo
per te, o meglio
per loro. Gerard come in ogni concerto inizia ad urlare un messaggio
sempre
nuovo, improvvisato lì sul momento. Avvolte sembra persino
scordarsi il testo
delle canzoni, ma per fortuna non è mai successo.
<
Pronti?> Grida il vocalist al
resto dalla band. Adesso sono tutti pronti. Aspettano solo una nota che
quella
che spetta sempre a Frank.
Eccola,
il segnale e finalmente Mikey
richiude gli occhi iniziando a suonare con un innata energia il suo
basso.
Forse per la prima volta in un concerto si libera completamente. Smette
come al
suo solito di girare solitario per il palco, smette di sentirsi
intimidito da
quei mille occhi. E lascia semplicemente vibrare le corde. Continua a
girare
lentamente per il palco cercando di sprigionare almeno un po’
della rabbia che
porta dentro. Si tutta quella che tiene sempre con se e che alcune
notti non
gli permette di chiudere occhio. Vagando come un sonnambulo per il suo
appartamento. I ragazzi si accorgono del suo strano modo di comportarsi
quella
sera, e appena finita la prima parte del concerto lo aspettano tutti
quanti
insieme nel Backstage.
Gerard
tiene fra le mani una
bottiglietta di acqua, ne assapora qualche sorso, facendolo scendere
lentamente
giù per la gola. Gli altri lo seguono imitandolo. Mikey nel
frattempo tiene
ancora fra le mani il suo strumento. E’ appoggiato a uno dei
travi metallici
che sorreggono la parete. Guarda il pubblico ancora elettrizzato che
continua a
chiedere di loro. Invocandoli a gran voce.Si passa un mano fra i
capelli
bagnati dal sudore, Con lo sguardo che fissa una ragazza proprio
lì sotto. Gli
sembra di conoscerla o meglio di averla già vista. Quegli
occhi sono identici a
quelli di Katherine. Quel verde smeraldo così acceso. Ma poi
ci ripensa forse è
solo la luce a renderli così brillanti. Gli occhiali da
vista sono l’unica cosa
che forse lo convincono del contrario ma non del tutto. Potrebbe averli
messi
dopo Continua a non distogliere lo sguardo sino a che non sente una
mano che
gli tocca la spalla. E’ Gerard impossibile non riconoscere le
sue mani.
Talmente ossute e con quel tocco così particolare
<
Fratellino, che hai stasera non ti
ho mai visto così scatenato sul palco, neppure quella volta
che ti sei
ubriacato prima di entrare>
Bob
uscendo dal bagno li interrompe.
Guarda
fuori dal finestrino. Non
ascoltando le parole che provengono poco distante da lui. Gerard,
inizia
seriamente a preoccuparsi. Quindi seguendo il suo istinto, caccia fuori
dal Bus
gli altri. Vuole restare da solo con Mikey, deve riuscire a capire come
mai
quello strano comportamento. E’
seduto
sul letto di quella scomoda cuccetta, guardando il soffitto. Tiene il cuscino stretto
al petto. Coprendosi
sino alle labbra. Si dondola avanti e in dietro.
Cercando la risposta là fuori, verso
quell’infinita volta bluastra.
Gerard
gli si avvicina con una tazza di caffè in mano, sa che la
adora, e forse è
l’unico modo per poterci parlare.
Mikey
lo guarda storto, ora si trovavano
uno davanti all’altro. Gli occhi di Gerard lo rattristavano
ancora di più. Sempre
quel verde, sembrava perseguitarlo.
Una lacrima è lì decisa a scappare dal suo
controllo. Ma, no non vuole
scoprirsi, farsi vedere vulnerabile.
La
lacrima, riesce a scappare dai suoi
occhi, rigando il suo viso, lasciando scoprire il dolore che si celava
dietro
al consueto volto di Mikey. Segno
evidente il nero che era riuscita a trasportare con se. Lasciando un
segno lampante
sulle sue guance. Gerard prende, copiando il fratello, un cuscino e
come lui lo
stringe a se.
Adesso
entrambi stanno guardando fuori
quando da sotto il finestrino fanno capolino tre teste a loro familiari.
Una
di loro batte sul vetro e alza il
dito medio
Mikey
si alza, prende la sua solita
giacca nera e se la mette addosso. Apre la porta del TourBus.
E
così senza guardarsi in dietro se ne
va.
I
tavoli per la maggior parte sono
occupati ma tanto a lui non interessa. Si avvicina la bancone centrale.
Una
commessa dai tratti orientali marcati con gentilezza
Risponde
sempre con la massima cortesia,
ma il suo sguardo la dice lunga. Forse lo considera altamente strano,
forse per
la matita o molto più semplicemente per la inusuale
richiesta.
Resta
da “solo” fra tutta quella gente,
e si siede sullo sgabello a pochi centimetri da lui aspettando la sua
ordinazione. Dalla tasca della sua
giacca estrae il suo adoratissimo I-pod. Lo accende. Cerca
subito la sua
cartella preferita, quella che ha creato solo per loro gli Smashing
Pumpkins. “Bury me” La canzone che in quel momento
meglio lo rappresenta. Esatto seppelliscimi.
Soprattutto le prime parole
La
voce di Billy
Corgan lo avvolge coprendo il classico
chiacchiericcio da ristorante. Quelle parole in quell’istante
sono l’unico
ritratto dei suoi pensieri, la sua domanda sporge spontanea
La
cameriera torna da lui con l’ordinazione tra le mani
Mikey
non se ne accorge subito, viene richiamato una seconda
volta.
<
Dieci dollari>
E’
fuori da solo, con gli auricolari
agli orecchi. Vede passarsi avanti mille auto… una diversa
dall’altra. E’
contento in minima, parte. Nessuno lo ha fermato con stupide richieste
forse il
mondo ha capito che vuole rimanere da solo.
Il
cellulare inizia a squillare nella
tasca dei pantaloni. Lo prende in mano.
“Gee”
Decide a malincuore di rispondere
Ancora
il fratellone che si preoccupa
per lui, ancora non ha capito che non ha più due anni.
Non
è Gerard questa volta.
Questa
volta spegne l’oggetto che in
questo momento odia, lo vorrebbe buttare nel primo secchio della
spazzatura, ma
dopo si pentirebbe e lo sa.
In
lontananza un ponte. E’ recente. Lo
si vede benissimo dallo stile, dal ferro ancora poco arrugginito. Si avvicina con la sua
solita calma. Si
appoggia sulla balaustra a guarda giù.
Sotto
di lui solo acqua, tanta acqua.
Le luci della città si riflettono sullo
specchio d’acqua. Creando bellissimi giochi di luce. Un
mescolarsi continuo di
colori. Li guarda come ipnotizzato.
E’ stanco di
camminare, si siede sulla
ringhiera in ferro tenendosi con le gambe hai ferri sotto. Continuando
a
mangiare il suo sushi.
Morso
dopo morso la fame sparisce nel
nulla, non che ne abbia mai avuta ma ora non aveva veramente
più. Continua a
guardare verso il basso, fissando il fiumiciattolo.
Dà
la schiena alla strada, a tutto e a
tutti. Improvvisamente la musica si interrompe. Così nel bel
mezzo della
canzone. Prende il lettore fra le mani…. Low Battery.
Mentre
pronunciava quelle parole
vide qualcosa. O meglio Qualcuno.
Era
una ragazza. Non molto alta. Dai
capelli corvini e si quegli occhi…. Verdi… Ma
quella era la ragazza del concerto….
Rimase allibito, non ci poteva credere di nuovo lei. La osserva per un
po’… Ha
mille interrogativi per la mente e però come in molti casi
nessuna risposta.