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Autore: EvilKisses500    28/08/2007    2 recensioni
Come è la vita di una rock star? Anche loro hanno dei problemi o forse per loro la vita è un semplice gioco di note e assoli?
A volte non vorrebbero essere nessuno e poter essere come tanti?
Anche io mi sono posta questa domanda e voglio raccontarvi la mia visione attraverso il mio personaggio preferito.....
Mikey Way.
Per chi non lo conoscesse il bassita dei My Chemical Romance...
Le recensioni per me sono fondamentali visto che vorrei migliorare, la storia e il mio modo di scrivere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mikey Way
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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… How did it start …

Quella piccola stanza, con dentro solo l’essenziale è il suo posto ideale, poche persone, solo lui e il suo mondo.

Si guarda attorno come in cerca di qualcosa di nuovo. Ma intorno a se sempre il solito divano di pelle nera, con sopra la custodia del suo basso. Poco più in là lo specchio con il tavolo a cui sono appoggiati sopra il necessario per l’esibizione che fra poco dovrebbe avere inizio. Si siede lentamente sul sofà. Apre la custodia. E da quel’involucro estrae, la sua passione., l’unica cosa a cui tenesse davvero dentro a quella stanza. Lo guarda, è il suo basso quello nero e bianco, quei colori che meglio gli si addicevano, da sempre aveva avuto una passione per quell’accosto di colorazioni. Gli era grato infondo in un modo tutto particolare, riusciva a farlo sentire speciale, unico. Il suo suono lo aveva sempre tranquillizzato, avvolte persino aiutato nei momenti no della vita. Stare lì da solo lo metteva di buon umore soprattutto se aveva quello strumento fra le mani. La voglia di suonarlo è tanta, e come sempre non riesce a trattenersi. Passa veloce le sue dita affusolate sulle corde ben tese, iniziando a strimpellare una melodia, nuova, una non scritta, improvvisata. Quelle che vengono dal cuore e non dalla mente. Chiude i suoi occhi, isolandosi completamente dal resto del mondo. Ricorda benissimo, il suo inizio da musicista, le prime volte che provava a suonare. Le prime note stonate, sbagliate e i primi litigi con lo strumento. Quello scaturirsi di una passione che adesso non è solo quello ma è di più… un lavoro, un occupazione a tempo pieno. Quello che all’inizio era solo un continuo sbaglio ora è un susseguirsi di dolci suoni. Quel suono che l’ha fato innamorare forse per la prima volta, anzi sicuramente.

Il suo passato riaffiora. La casetta in periferia di Belleville. Con la nonna e suo fratello. Le giornate in cui non aveva voglia di andare a scuola e restare a casa a divertirsi a modo suo. Ebbene si una parte della sua vita è ancora legata a quell’abitazione dove ha trascorso la maggior parte della vita. Nella sua camera. Con i mille poster degli Smashing Pumpkins appesi alle pareti, i loro cd tutti ordinati secondo ordine di pubblicazione nella colonetta accanto alla scrivania.

Riaffiorano i primi momenti passati con quei ragazzi, quelli che adesso sono i suoi migliori amici e sempre con loro è riuscito a coronare un sogno forse il più grande che abbia mai avuto.

Quel giorno che ha comprato la sua maglietta preferita. Quella che porta sempre con se, si proprio quella degli Anthrax. Il primo lavoro in una catena di librerie.

E poi lei, la sua Kath. La ragazza del primo bacio, dei primi batticuori, delle notti insonni passate a pensare a lei. A come poterla conquistare a come poter evitare di perderla. E poi quel giorno dopo qualche mese. Al bar, l’unico posto dichiarato “decente” della cittadina. Dove l’ha vista con quel ragazzo. Ancora ricorda la scena…. Lei fra le braccia di quel ragazzo alto, biondo, bello quello che lui non è mai stato. O almeno mai abbastanza per poter piacere a lei.

Una voce lontana lo riporta alla realtà. Sicuramente è suo fratello… Che come al solito per chiamarlo non lo fa civilmente ma urlando.

Non gli risponde. Si mette per bene il basso a traversa e apre senza fretta la porta del camerino. Dal corridoio che porta al palco provengono le voci e i mille slogan pronunciati dalla folla. Dai loro fan. Percorre lentamente centimetro per centimetro quel lungo percorso. La voce di uno dei ragazzi è più nitida delle altre. Un po’ lo irrita quel modo di fare, di essere trattato. Una volta che è lui ad arrivare in ritardo e poi chissà mai che ritardo devono per forza farlo sentire come una pezza da scarpe. Dalla porta fa capolino uno di loro. Ray, lo si riconosce benissimo, con i suoi capelli a cesta, come molti li definiscono, è impossibile non riconoscerlo Evitando così un ulteriore possibile predica.

Sale la piccola scaletta. Gerard sta saltellando di qua e di là per il Backstage seguito da Ray e da Frank. Bob invece è in disparte che cerca in un modo tutto suo di preparasi alla performance della serata.

Adesso erano tutti e cinque sul palco e ogni volta, a Mikey si chiudeva lo stomaco, l’emozione era sempre molta. Vedersi davanti tante persone tutte insieme che sono lì solo per te, o meglio per loro. Gerard come in ogni concerto inizia ad urlare un messaggio sempre nuovo, improvvisato lì sul momento. Avvolte sembra persino scordarsi il testo delle canzoni, ma per fortuna non è mai successo.

< Pronti?> Grida il vocalist al resto dalla band. Adesso sono tutti pronti. Aspettano solo una nota che quella che spetta sempre a Frank.

Eccola, il segnale e finalmente Mikey richiude gli occhi iniziando a suonare con un innata energia il suo basso. Forse per la prima volta in un concerto si libera completamente. Smette come al suo solito di girare solitario per il palco, smette di sentirsi intimidito da quei mille occhi. E lascia semplicemente vibrare le corde. Continua a girare lentamente per il palco cercando di sprigionare almeno un po’ della rabbia che porta dentro. Si tutta quella che tiene sempre con se e che alcune notti non gli permette di chiudere occhio. Vagando come un sonnambulo per il suo appartamento. I ragazzi si accorgono del suo strano modo di comportarsi quella sera, e appena finita la prima parte del concerto lo aspettano tutti quanti insieme nel Backstage.

Gerard tiene fra le mani una bottiglietta di acqua, ne assapora qualche sorso, facendolo scendere lentamente giù per la gola. Gli altri lo seguono imitandolo. Mikey nel frattempo tiene ancora fra le mani il suo strumento. E’ appoggiato a uno dei travi metallici che sorreggono la parete. Guarda il pubblico ancora elettrizzato che continua a chiedere di loro. Invocandoli a gran voce.Si passa un mano fra i capelli bagnati dal sudore, Con lo sguardo che fissa una ragazza proprio lì sotto. Gli sembra di conoscerla o meglio di averla già vista. Quegli occhi sono identici a quelli di Katherine. Quel verde smeraldo così acceso. Ma poi ci ripensa forse è solo la luce a renderli così brillanti. Gli occhiali da vista sono l’unica cosa che forse lo convincono del contrario ma non del tutto. Potrebbe averli messi dopo Continua a non distogliere lo sguardo sino a che non sente una mano che gli tocca la spalla. E’ Gerard impossibile non riconoscere le sue mani. Talmente ossute e con quel tocco così particolare

< Fratellino, che hai stasera non ti ho mai visto così scatenato sul palco, neppure quella volta che ti sei ubriacato prima di entrare>

Gli dice scansandosi da quell’abbraccio fraterno.

Bob uscendo dal bagno li interrompe. Rientrano sul palco, ma l’attenzione di Miky è ancora su quella ragazza a pochi metri da lui, è come una calamita in quell’istante.

Guarda fuori dal finestrino. Non ascoltando le parole che provengono poco distante da lui. Gerard, inizia seriamente a preoccuparsi. Quindi seguendo il suo istinto, caccia fuori dal Bus gli altri. Vuole restare da solo con Mikey, deve riuscire a capire come mai quello strano comportamento. E’ seduto sul letto di quella scomoda cuccetta, guardando il soffitto. Tiene il cuscino stretto al petto. Coprendosi sino alle labbra. Si dondola avanti e in dietro. Cercando la risposta là fuori, verso quell’infinita volta bluastra. Gerard gli si avvicina con una tazza di caffè in mano, sa che la adora, e forse è l’unico modo per poterci parlare.

che ti fosse mancato dopo il concerto, stranamente non hai bevuto una goccia di caffè da ore>

Dice al fratello prendendo la tazza nera fra le mani.

Gerard chiede gentilmente indicando l’estremità opposta a Mikey.

Mikey lo guarda storto, ora si trovavano uno davanti all’altro. Gli occhi di Gerard lo rattristavano ancora di più. Sempre quel verde, sembrava perseguitarlo. Una lacrima è lì decisa a scappare dal suo controllo. Ma, no non vuole scoprirsi, farsi vedere vulnerabile.

La lacrima, riesce a scappare dai suoi occhi, rigando il suo viso, lasciando scoprire il dolore che si celava dietro al consueto volto di Mikey. Segno evidente il nero che era riuscita a trasportare con se. Lasciando un segno lampante sulle sue guance. Gerard prende, copiando il fratello, un cuscino e come lui lo stringe a se.

Adesso entrambi stanno guardando fuori quando da sotto il finestrino fanno capolino tre teste a loro familiari.

Una di loro batte sul vetro e alza il dito medio

Minaccia, seriamente Frank, Mentre Bob e Ray stanno soffiandosi sulle mani in segno che fuori più di tanto caldo non doveva fare. Gerard ricambia la cortesia e chiude la tendina ritornando a concentrarsi sullo sguardo perso di Mikey.

Mikey si alza, prende la sua solita giacca nera e se la mette addosso. Apre la porta del TourBus.

E così senza guardarsi in dietro se ne va.

Gli urla Bob vedendolo allontanare. Preoccupato data la macabra espressione dell’amico. Mikey cammina per le vie di Newwark, La città in cui è nato. Si sente spaesato, infondo è un comportamento non del tutto logico o almeno non lo è per lui, scappare non è mai stata una delle sue opzioni per uscire da un problema. Nonostante la tarda ora vede in lontananza un ristorante giapponese ancora aperto. Si avvicina con passo lento. Apri a rilento la porta. Il locale è ancora pieno.

I tavoli per la maggior parte sono occupati ma tanto a lui non interessa. Si avvicina la bancone centrale. Una commessa dai tratti orientali marcati con gentilezza

Risponde sempre con la massima cortesia, ma il suo sguardo la dice lunga. Forse lo considera altamente strano, forse per la matita o molto più semplicemente per la inusuale richiesta.

Resta da “solo” fra tutta quella gente, e si siede sullo sgabello a pochi centimetri da lui aspettando la sua ordinazione. Dalla tasca della sua giacca estrae il suo adoratissimo I-pod. Lo accende. Cerca subito la sua cartella preferita, quella che ha creato solo per loro gli Smashing Pumpkins. “Bury me” La canzone che in quel momento meglio lo rappresenta. Esatto seppelliscimi. Soprattutto le prime parole

La voce di Billy Corgan lo avvolge coprendo il classico chiacchiericcio da ristorante. Quelle parole in quell’istante sono l’unico ritratto dei suoi pensieri, la sua domanda sporge spontanea

Si chiede istintivamente ripetendosi all’infinito quelle parole nella mente.

La cameriera torna da lui con l’ordinazione tra le mani

Mikey non se ne accorge subito, viene richiamato una seconda volta.

< Dieci dollari>

Cerca nel suo portafoglio una banconota da dieci. La trova. Gliela porge. Poi si alza con il suo piatto in mano ed esce come se fosse una routine. Molti nel locale lo guardano storto, ma lui non ci fa caso è abituato ad essere guardato in quel modo.

E’ fuori da solo, con gli auricolari agli orecchi. Vede passarsi avanti mille auto… una diversa dall’altra. E’ contento in minima, parte. Nessuno lo ha fermato con stupide richieste forse il mondo ha capito che vuole rimanere da solo.

Il cellulare inizia a squillare nella tasca dei pantaloni. Lo prende in mano.

“Gee” Decide a malincuore di rispondere

Ancora il fratellone che si preoccupa per lui, ancora non ha capito che non ha più due anni.

Riattacca senza altri incovenievoli. Riprende a camminare . Ma di nuovo la solita suoneria

Non è Gerard questa volta.

Questa volta spegne l’oggetto che in questo momento odia, lo vorrebbe buttare nel primo secchio della spazzatura, ma dopo si pentirebbe e lo sa.

In lontananza un ponte. E’ recente. Lo si vede benissimo dallo stile, dal ferro ancora poco arrugginito. Si avvicina con la sua solita calma. Si appoggia sulla balaustra a guarda giù.

Sotto di lui solo acqua, tanta acqua. Le luci della città si riflettono sullo specchio d’acqua. Creando bellissimi giochi di luce. Un mescolarsi continuo di colori. Li guarda come ipnotizzato.

E’ stanco di camminare, si siede sulla ringhiera in ferro tenendosi con le gambe hai ferri sotto. Continuando a mangiare il suo sushi.

Morso dopo morso la fame sparisce nel nulla, non che ne abbia mai avuta ma ora non aveva veramente più. Continua a guardare verso il basso, fissando il fiumiciattolo.

Dà la schiena alla strada, a tutto e a tutti. Improvvisamente la musica si interrompe. Così nel bel mezzo della canzone. Prende il lettore fra le mani…. Low Battery.

Continuando ad imprecare contro quell’apparecchio.

Mentre pronunciava quelle parole vide qualcosa. O meglio Qualcuno.

Era una ragazza. Non molto alta. Dai capelli corvini e si quegli occhi…. Verdi… Ma quella era la ragazza del concerto…. Rimase allibito, non ci poteva credere di nuovo lei. La osserva per un po’… Ha mille interrogativi per la mente e però come in molti casi nessuna risposta.

La storia che qui ho scritto è il puro risultato della mia fantasia, non ci sono sfondi di verità ma tutto quanto è stato inventato... Non conosco i personaggi della storia ( Anche se vorrei)

  
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