LA COLPA DI UNA KUNOICHI

Nessuno ha colpe.

Perchè le ho io.

Minato scrutò tristemente la ragazzina fissare fuori dalla finestra, la scintilla negli occhi castani si era affievolita, lasciando due sfere vuote e senza luce.

Rin era distrutta.

Dentro di lei sentiva solo la sua anima, troppo pesante , schiacciarle il cuore fino a farlo sanguinare, l' aria sembrava qualcosa di inesistente, ad ogni respiro lei sentiva come se delle lame avvelenate le pungessero la gola.

Le bruciavano gli occhi, troppo asciutti per tutte le lacrime che aveva versato neanche un giorno prima.

“ Minato-sensei...penso che la morte di una persona non sia niente a confronto del dolore che sentono le persone dopo aver perso quella” la voce le uscì come un fruscio di vento.

“ La morte non è mai facile da accettare, Rin. Siamo ninja, ogni giorno noi viviamo fianco a fianco con essa”.

La giovane non rispose.

“ Kakashi è in ritardo. Vado a cercarlo, tra poco inizierà il funerale” mormorò prima di staccarsi dalla tapparella e uscire dalla stanza dell' Hokage.

Minato la osservò un ' ultima volta, sospirando afflitto.

Rin scese i gradini lentamente, mentre la pioggia le bagnava i capelli e il vestito luttuoso.

Il rumore dei tuoni le fracassava l' udito.

Non ci fece caso, continuando a marciare a rilento tra le vie vuote di Konoha.

Pensò che non aveva la minima idea di dove potesse essere il suo compagno di squadra.

Magari non aveva voglia neanche di vederla.

Ma lei sì, perchè era l' unico che le era rimasto e perchè si sentiva tremendamente sola.

In balia del suo dolore.

Solo Kakashi poteva comprenderla.

Lo stato d' animo di entrambi era l' unica cosa che li legava in quel frangente.

Un peso sulla coscienza.

Una promessa.

Obito.

Quello era il filo che intrecciava la vita di Rin con quella di Kakashi.

Un filo che si sarebbe deteriorato con gli anni.

Fino a distruggersi.

Quando Rin arrivò a uno dei tanti campi d' allenamento.

Rimase scioccata, e non poco, dallo spettacolo che le si parò davanti.

Alberi a terra e profondi buchi nel terreno contornavano il luogo illuminato dal cielo cupo.

Kakashi continuava a balzare da una parte all'altra, lanciando raikiri a raffica sul suolo.

Non se ne accorse subito della presenza di lei.

Era di spalle, seppellito completamente dai suoi inspiegabili sentimenti che lo avevano completamente inebetito.

Non si rendeva conto di quello che stava facendo, era il suo tormento interiore a guidarlo.

Il suo suicidio personale delle emozioni.

Fino a quando si sentì avvolgere da dietro, il corpo di Rin aderì al suo scosso dai tremori e dal freddo.

“ Ti prego Kakashi...” lo supplicò fievolmente, adagiando il viso tra le sue scapole.

A quel contatto il giovane spense l' ultimo sprazzo di chakra nella sua mano.

Le braccia della ragazzina continuavano a stringere il corpo magro di lui.

Il giovane Jounin, scrutò le mani piccole e fini di lei, senza sapere bene cosa fare, alla fine le prese e delicatamente scostandosi da quel contatto rassicurante quanto doloroso.

Dopotutto, a causa sua la sua compagna di squadra aveva rischiato davvero di morire.

Si voltò senza guardare Rin in viso, lo avrebbe fatto stare ancora più male.

“ Minato-sensei è già alla lapide” sussurrò la kunoichi.

Kakashi annuì dietro di lei, involontariamente appena lei fece il primo passo lui le bloccò il polso.

“ Mi dispiace, Rin...”.

La ragazzina guardò quella zazzera china di capelli argentati.

Si lasciò sfuggire un sorriso stanco.

La voce le uscì morbida.

“ Non hai bisogno del mio perdono. Non hai niente di cui incolparti con me”.

Ed era vero.

Obito amava Rin.

Obito era morto per Rin.

La colpa era sua.

Non di Kakashi.