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Autore: ReikoChan    08/02/2013    5 recensioni
Questa storia partecipa al "The wound of the heart- Rumori nel vento" indetto da MissNede e corretto da _pollina_
Il contest chiedeva di far dire una frase ad un personaggio che non l'avrebbe mai detta.
Vegeta nello scontro con l'ultimo drago malvagio viene salvato da Bulma che muore.
Le ultime parole sentite da Bulma sono "Ti amo"
Non pensate che la storia sia brutta solo perché muore Bulma!
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Autore su EFP e Forum: Kirame27
Personaggi: VegetaBulma
Pacco: Luce
Prompt: Universo
Avvertimenti:  What if? Angst

 

 

Eternamente solo

 

 Un piccolo raggio scaturì dal dito del mostro blu e bianco, indirizzata verso di me, quando con la coda dell’occhio vidi Bulma arrivare per farmi da scudo col suo corpo.

Nonostante fossi più veloce di lei fece in tempo e l’attacco trapassò facilmente il suo fragile corpo, non potei che fissarla impietrito.

Mi inginocchiai, le gambe non mi reggevano più.

-Andiamo donna non puoi morire! Io… io ti amo- sussurrai, la mia donna era a terra, sanguinante.

-E così, finalmente… me lo hai detto. Grazie… Veg… eta-  la testa le ricadde al suolo, inerte.

Gli occhi chiusi, un espressione serena sul volto, anche se questo non cambiava il fatto che lei fosse morta.

Perché lo hai fatto?

Non avresti dovuto farlo, era una pazzia, lo avrei fermato!

 

Gridai, guardando con occhi di fuoco il pazzo che aveva ucciso mia moglie.

Senza pensarci due volte mi scagliai verso di lui e lo sovrastai, tempestandolo di onde energetiche e lampi finali.

Per un attimo guardai Bulma.

Sono di nuovo solo, ed è solo colpa tua. Sì, solo tua, perché se solo non ti fossi fiondata davanti a me in quel momento, forse…

 

Contorsi la bocca, era solo colpa mia.

Solo mia.

Quelle parole mi rimbombavano nella mente taglienti, ogni volta mi parevano sempre più vere.

E non mi importava più niente della vita, o forse sì, perché ero solo un assassino infame.

E forse fu la morte di Bulma a darmi una ragione in più per vivere, dovevo vendicarla.

In quel momento i miei capelli splendettero di una luce abbagliante, eppure ombrosa e quasi inumana.

 

-Donna! Dove sono i miei vestiti?!- Urlai alla terrestre che mi aveva salvato.

-Sono sulla lavatrice!-  Ribatté lei alterata.

-Non sono i miei!-  Continuai.

-I tuoi li ho messi a lavare, erano a brandelli e tutti sporchi!-  Replicò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Come hai osato, sporca terrestre! Era la mia battle suit! Io non mi vestirò mai con questi stupidi vestiti!- Le urlai, guardando schifato la camicetta gialla e i pantaloni rosa del “vestito”.

-Preferisci girare nudo per la casa?- Rise.

Sbuffai e mi infilai la camicia schifato. Era l’ultima volta che l’avrei data vinta, quell’oca…

Uscii dal bagno e mi diressi in terrazzo, quando la sentii ridere e fissarmi.

-Però, stai bene!-  Mi disse.

-Tsk!- Feci voltandomi per non farle vedere le mie guance un pochino arrossate.

 

Forse per un attimo il mio volto si illuminò, avevo i ricordi, i litigi passati, ma…

Ma non avevo più nulla.

Me ne andai,  sapevo dove sarei andato, non sapevo come ci sarei andato: le mie gambe erano bloccate, il mio volto era fermo, rivolto verso il corpo di Bulma. I miei occhi fissi sui suoi, vuoti, vuoti di un amore passato, pieni di angoscia e desolazione, dolore allo stato puro e libero.

Non so con quale forza di volontà spostai di qualche centimetro le mie gambe, sino a quando mi voltai per un ultima volta, le donai uno sguardo assente dal mondo e dalla sua realtà, distante, irraggiungibile e perso, smarrito.

Volai via senza voltarmi mai, troppo angosciato per farlo.

Incapace di andare lontano, mi poggiai contro il muro di un edificio enorme, la Capsule Corporation.

Mi sembrava di essere estraneo a quella casa, vuota e piena di momenti da colmare.

Entrai e mi diressi verso la mia camera, quella stanza inebriata del suo odore, dalle sue passioni, dalle sue parole.

Ricordavo la sua voce, cristallina e limpida, il suo carattere, forte e fiducioso, ricordavo le notti passate insieme e la felicità con cui lei mi era stata vicino.

Stata…

Perché il passato è la cosa più brutta che esista.

 

 

-Beh, che ne dici?- Mi disse maliziosa, un espressione furba sul volto.

-Che cosa ne dico? Non mi importa di quel che vuoi fare!- le dissi cercando di fingermi assente.

Tuttavia la presi in braccio e la portai in camera mia, chiudendo la porta a chiave.

Mi sdraiai a letto e la incitai a fare lo stesso.

Si sdraiò e si accoccolò fra le mie braccia…

 

Scacciai quei pensieri, non poteva più esistere un momento del genere, non più, almeno.

Mi appoggiai al muro, non mi ero neanche lavato, ero sanguinante, ma adesso che importava?

Ero solo, da solo in un mondo che non era neanche mio, troppo grande solo per me.

Tsk, non è la cosa più importante della mia vita!

Mi  bloccai.

Ero stato io a pensare quelle maledette cose?

Ripensai alle volta in cui mi aveva curato dopo che la Gravity Room era esplosa. E poi di come si era addormentata sulla scrivania della piccola stanza bianca…

Bulma, perché?!

Eri mia, il mio appiglio alla vita che ancora non conoscevo.

 

-Vegeta?- Mi chiamò la donna che avevo visto su Namecc.

-Che vuoi donna?- Risposi seccato.

-Potresti stare a casa mia, è molto grande!-

-Cosa?- La guardai, non poteva averlo detto.

-Beh, sei sordo? Ho detto che potresti stare a casa mia!- Mi starnazzò nell’orecchio, il mio timpano gridava pietà.

-Modera i toni con me, sei isterica! Io sono il principe dei Saiyan e nessuno comanda su di me!- Ribattei, quella donna aveva avuto fegato ad avermi sfidato!

 

I miei occhi lucidi e arrossati si posarono su una foto, un lontano ricordo che adesso non era altro che un quadro, una realtà passata.

Le sfere non potevano più essere usate ed io…

Ed io ero e sarei stato per sempre eternamente solo.

  
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