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Autore: Lady Orkan    08/02/2013    2 recensioni
Il mondo come lo conoscevate non esiste più, al suo posto, un'unica dittatura che ha spazzato via qualsiasi forma di libertà di espressione. Solo un gruppo di eroi tenta di sopravvivere e di salvare tutti coloro che non hanno intenzione di piegarsi alla dittatura mondiale. E gli Eroi sono Nove, all'assalto del mondo su un aereonave chiamata "Maggot", che custodiscono gelosamente l'ubdicazione del loro rifugio. Un breve racconto un pò steampunk, spero vi piaccia.
Genere: Drammatico, Fantasy, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Arrivarono all'improvviso, in una mattina d'estate, come un fulmine a ciel sereno mentre nessuno se lo aspettava. Sfondarono la porta con l'esplosivo, pezzi dell'intelaiatura e calcinacci volarono nell'atrio dell'edificio riempiendo l'aria di polvere. Seven apparve, enorme, come un incubo, dallo squarcio aperto nel muro. I capelli neri gli ricadevano sulle spalle ai lati della maschera in ferro dal ghigno feroce, impugnando un fucile. Le persone che si trovavano nella hall scapparono di fronte alla sua vista. Non che quelli che lo seguivano fossero da meno: Eight dalla maschera deforme e cucita e i capelli viola, entrò subito dietro di lui dirigendo gli altri solo con gesti. Non parlavano mai, non ne avevano bisogno, erano una perfetta macchina da guerra. Gli Otto si divisero per i due lunghi corridoi mentre la gente scappava al loro avanzare, l'effetto sorpresa e la velocità per loro era fondamentale. E poi la loro fama li precedeva.

Mentre percorrevano i due corridoi Zero, Five, Six e Seven da una parte e One, Three, Eight, Four dall'altra guardavano nelle stanze, entravano e buttavano tutto per aria, giusto per creare un po' di confusione, la gente era terrorizzata e non provava nemmeno a fermarli. Stavano seminando il panico e il caos. Non gli interessava nemmeno razziare la struttura, per quello c'era un'altra squadra, a loro interessava fare più danno possibile. Seven prese a cazzotti quello che si sembrava un infermiere colpendolo poi alla testa con il calcio del fucile, sparava solo se era necessario e non addosso alle persone disarmate, per quelle c'erano i suoi pugni. Six, con la sua maschera da Clown, sfasciava qualsiasi cosa gli capitasse a tiro con una mazza da baseball, minacciando chiunque si trovava davanti.

One all'improvviso si trovò di fronte ad una porta chiusa, provò a tirare la maniglia con entrambe le mani ma non riuscì ad aprirla. Fece un gesto a Four che lo seguiva. Era molto più alto e più grosso di lui e, con due calci ben dati con i suoi anfibi, sfasciò la serratura della porta. One s'infilò nella stanza fermandosi quasi subito. La camera assomigliava ad un bagno, con le piastrelle azzurre sul pavimento e sulle pareti, ma non c'erano sanitari, nessun genere di mobile, a parte un neon d'acciaio appeso al soffitto. Si chiedeva che cosa ci faceva una stanza del genere in quell'edificio, teoricamente, secondo le loro informazioni, dovevano trovare solo uffici. L'attenzione di One venne attirata da quello che sembrava un fagotto sporco in un angolo, si avvicinò per capire cos'era insieme a Four e spalancò i suoi occhi azzurri dietro la sua maschera senza espressione. Quello che aveva scambiato per un mucchio di stracci in realtà era una ragazza, rannicchiata in un angolo con le braccia a coprirsi la testa arruffata. Era coperta di lividi, di sangue, e di ferite. Four si chinò su di lei, sembrava viva, perlomeno respirava. Uscì fuori dalla stanza emettendo un lungo fischio.

Arrivò Eight, gli ci volle un attimo a capire perché lo avevano chiamato, poi vide anche lui la ragazza. Era un medico, sapeva cosa fare. Quando si rese conto che potevano trasportarla, fece un gesto a Four che la raccolse tra le sue braccia. Aveva la sensazione di avere in braccio una bambola di pezza tanto era leggera, si chiese da quanto tempo si trovava in quel luogo.

Eight decise che l'assalto era finito, avevano un ferito da trasportare e con un lungo fischio nel microfono che portava all'interno della maschera, richiamò gli altri. Fuori, alla guida del loro velivolo, Thirteen li stava aspettando con i motori elettrici accesi. Gli Otto salirono velocemente dalla portiera laterale aperta mentre dall'edificio uscivano le guardie armate. Thirteen alzò in volo il mezzo provocando una piccola tempesta di polvere e impedendo a loro di sparare, mentre le ali laterali si aprivano. Four posò la ragazza seminuda su una delle poltrone reclinabili ed Eight le controllò il polso e il respiro. Sembrava stabile ma dovevano portarla in ospedale. Thirteen si voltò a guardarli, era l'unico che non indossava una maschera ma aveva un facepainting talmente pesante che l'unica cosa che si vedeva erano le labbra nere e i suoi occhi scuri.

 

Che diavolo avete preso?”.

One, andò verso di lui, togliendosi i lunghissimi capelli dal viso coperto dalla maschera. “Una ragazza” gli rispose.

Www, wow, wow...” rispose Thirteen lasciando i comandi a One che si mise al posto di guida mentre lui raggiungeva il retro della carlinga. Si avvicinò alla ragazza e con una mano le tolse i capelli dal viso deturpato dalle botte, dal sangue e dallo sporco.

 

Che carina, sembra un Ghoul. Penso che potrei innamorarmi” sussurrò Thirteen.

Eight gli lanciò un'occhiataccia fulminandolo con i suoi occhi azzurri. Thirteen alzò le braccia. “Stavo scherzando, stavo scherzando... Questa si salverà?”

Non lo so ancora” gli rispose Eight.

Ormai erano lontano dal centro abitato e nessuno li stava seguendo, il loro attacco a sorpresa aveva funzionato perfettamente, nessuna aeronave nemica in vista. One si diresse verso la catena montuosa di fronte a lui, tuffandosi nella nebbia che l'avvolgeva. La strumentazione di bordo iniziò a segnalare il percorso sul parabrezza del mezzo indicando la strada che ad occhio nudo non si vedeva.

 

Muoviti One o perdiamo anche questa” gli disse Seven. Incrociando le braccia seduto al suo posto.

Se ci schiantiamo con il Maggot ci perderemo tutti” gli rispose One mentre manovrava il velivolo nella nebbia. E aveva ragione, l'apertura nella roccia che portava a casa era delle dimensioni giuste per far passare il velivolo. One cominciò a far scendere il mezzo tra le montagne mentre la nebbia si diradava e l'oscurità si faceva più fitta, nemmeno le luci verdi dell'abitacolo sembrava illuminare quel buio, ma a One non dispiaceva affatto, sapeva che quelle tenebre lo avrebbero riportato a casa.

   
 
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