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Autore: cassiana    29/08/2007    7 recensioni
[VOY]Poi si rivolse verso il Primo Ufficiale “E lei? Sa ballare?” Chakotay sorrise “No, non sono un bravo ballerino” “Ma sarebbe perfetto per il tango” s’intromise ammiccando Tom. Il Capitano annuì vigorosamente “E’ un vero peccato” disse. “Potrebbe prendere delle lezioni da lei, lo farei io, ma non credo che sarebbe d’accordo!” affermò il Dottore. Chakotay cercò di sottrarsi, guardando per un momento con occhi ardenti il timoniere e Doc. Kathryn s’entusiasmò per quella proposta, si era dimenticata quanto le piacesse ballare e battendo le mani “E’ un’ottima idea!” esclamò e senza quasi dare il tempo all’altro di replicare continuò “Ci vediamo domani per la nostra prima lezione di tango!” La mia prima vera ff!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chakotay | Coppie: Chakotay/Janeway
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'smut!fic'
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono. Questa storia è scritta per puro divertimento e senza scopo di lucro.
Un tango per Chakotay




Il ponte ologrammi era fiocamente illuminato. Rappresentava un locale degli anni ‘40 del XX° secolo. Il Dottore guardava compiaciuto verso una pedana vuota in fondo al night club, conscio di cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

- Allora, Dottore! Qual è questa sorpresa?

Chiese il Capitano Janeway sorseggiando il suo drink. Il Dottore allargò il sorriso guardando il gruppetto di persone che aveva invitato.

- Ho trovato nella memoria centrale una vecchia registrazione. Con l’aiuto di Sette di Nove l’ho riadattata e ora vorrei farvela vedere.

Rispose mentre l’ex borg annuiva. B’lanna e Tom si abbracciarono curiosi di sapere cosa sarebbe avvenuto. Chakotay arrivò all’ultimo momento, proprio un istante prima che si spegnessero le luci nel locale. Solo la zona della pedana era rimasta illuminata. Comparve un uomo elegantemente vestito con una camicia bianca un po’ aperta sul petto e pantaloni scuri. Aveva brillanti capelli neri pettinati all’indietro. Allungò una mano e verso di lui arrivò una donna in abito rosso dal lungo spacco, i capelli raccolti in un severo chignon di lucidi capelli castani. L’uomo baciò la mano della donna e violentemente l’attirò a sé. Partirono delle note di fisarmonica. Gli occhi di Kathryn s’illuminarono:

- Un tango!

Mormorò sorridendo. I ballerini si muovevano lentamente seguendo le note sincopate, i piedi compivano passi sempre più complessi. Roteavano su se stessi intrecciando le gambe in figure sempre più intricate. Kathryn osservava i tangueros con un misto di ammirazione e nostalgia. Quando la musica finì fu la più entusiasta nell’applaudire.

- Grazie Dottore, è stato uno spettacolo bellissimo!

Gli altri annuirono.

- Si chiama tango?

Chiese B’lanna.

- E’ un’antica danza terrestre.

Le rispose il Dottore.

- Già. Mi piace molto anche!

Aggiunse il Capitano:

- Io e Mark - Mark gli occhi di Kathryn si fecero per un momento lontani – …imparammo a ballarlo e credo di essere ancora una discreta ballerina!

- Lei balla il tango?

Chiese illuminandosi il Dottore e porgendole la mano:

- Mi permette l’onore?

Kathryn annuì:

- Certamente.

Chakotay la guardava volteggiare tra le braccia del Dottore. Solo lui si era reso conto dell’impercettibile cambiamento d’espressione del Capitano mentre nominava il nome del fidanzato. I capelli le danzavano attorno al viso sorridente. Chakotay deglutì a vuoto provando una fitta di gelosia nel vederla tra le braccia di un altro uomo, per quanto olografico. Kathrin inclinò in dietro la testa ridendo di gusto.

- Spettacolare!

Esclamò Tom quando i due finirono. Il Dottore e Janeway si schermirono.

- No, davvero! E lei Capitano è una bravissima ballerina!

Rincarò la dose B’Lanna sinceramente ammirata. Poi si rivolse verso il Primo Ufficiale:

- E tu, sai ballare?

Chakotay sorrise:

- No, non sono un bravo ballerino.
- Ma sarebbe perfetto per il tango.

S’intromise ammiccando Tom. Il Capitano annuì vigorosamente.

- E’ un vero peccato.

Disse.

- Potrebbe prendere delle lezioni da lei, lo farei io, ma non credo che sarebbe d’accordo!

Affermò il Dottore. Chakotay cercò di sottrarsi, guardando per un momento con occhi ardenti il timoniere e Doc. Kathryn s’entusiasmò per quella proposta, si era dimenticata quanto le piacesse ballare e battendo le mani.

- E’ un’ottima idea!

Esclamò e senza quasi dare il tempo all’altro di replicare continuò:

- Ci vediamo domani per la nostra prima lezione di tango!

E lo disse con un tale tono di leggerezza e autorità che nessuno capì quanto invece il Capitano si fosse quasi subito pentita per quella proposta avventata, lei e Chakotay…soli…si era resa conto solo allora. Da parte sua il Primo Ufficiale non poté che abbassare il capo in una risposta affermativa mentre il cuore gli batteva forte.

Quando Chakotay arrivò sul ponte ologrammi Kathryn era già lì che lo aspettava. Aveva un semplice vestito nero che le si allargava morbidamente lungo le gambe e i capelli raccolti. Era splendida si disse. Il Capitano lo guardò con occhio critico, aveva pantaloni neri e una camicia anch’essa nera. Kathryn gli si avvicinò:

- Devi slacciare questi due bottoni qua.

Disse con tono deciso, fece per allungare la mano poi si fermò imbarazzata. Chakotay sorrise e slacciò da solo i bottoni.

- Bene e adesso prendimi tra le braccia.

Chakotay sussultò. Quanto aveva desiderato che lei gli dicesse quelle parole. Kathryn prese la sua esitazione per incertezza.

- Avanti! Ecco il tuo braccio qui sul mio fianco.

Esclamò con impazienza posizionandosi le mani dell’uomo addosso. Chakotay piegò la testa sorridendo, sotto la sua mano sentiva il calore del corpo di Kathryn, il suo fianco sodo. Fece un enorme sforzo su se stesso per non far scivolare la mano. Il Capitano guardava il suo ufficiale completamente concentrato. Si chiese per l’ennesima volta perché mai avesse avuto quell’idea, Chakotay era un uomo affascinante e lei lo sapeva benissimo, soprattutto con quella camicia slacciata e i pantaloni che fasciavano le gambe...Beh, ora mai aveva cominciato, tanto valeva che finisse. Raddrizzò la schiena, inclinò la testa da un lato.

- Attento, adesso. Computer: musica!

Quando le prime note partirono lei allungò una gamba costringendo Chakotay ad indietreggiare. Lentamente i passi sembravano prendere forma sotto i loro piedi. Chakotay aveva la mente vuota, il corpo caldo e si teneva lontano dalla sua compagna. Dal canto suo Kathryn per mascherare il nervosismo non faceva che parlare:

- Questa è la versione ballata dagli argentini. Sai che il tango era nato tra i marinai? All’inizio era una danza proibita, tango vuol dire toccare in latino…

Intanto lo guardava in volto. Desiderò seguire il suo tatuaggio con un dito. Kathryn smettila subito! si ammonì. Chakotay si muoveva rigido, non era troppo sicuro di come avrebbe potuto reagire il suo corpo se si fosse lasciato andare. Kathryn si fermò all’improvviso:

- Sciogliti un po’…è solo un ballo!

Sembrava quasi che gli avesse letto nella mente! Ed era la stessa considerazione che si era fatta lei stessa imponendosi di non pensare ad altro che a quello.

- Dobbiamo solo divertirci...sennò che gusto c’è?

Riprese. Chakotay sorrise:

- Te l’avevo detto che non so ballare.
- Oh, sciocchezze!

Kathryn sembrava aver ripreso il controllo su sé stessa. La musica ripartì e questa volta i due ballerini sembrarono muoversi con molta più scioltezza. Quando terminarono il Capitano sorrise con quella sua aria sicura

- Niente male per essere la prima volta!

Chakotay rise:

- Andiamo! Sono stato un mezzo disastro!
- Possiamo sempre finirla qua, se proprio non ti diverti.

L’uomo non ebbe bisogno di replicare, le lanciò solo un’occhiata maliziosa.

La navigazione procedeva tranquillamente, quella parte del quadrante era noiosamente sicura, per gli standard del Capitano Janeway. Non tutto l’equipaggio era della stessa opinione, contenti che per una volta tanto si potesse tirare il fiato. Il ponte ologrammi era più frequentato del solito. Ma nessuno osava disturbare le lezioni di tango di Chakotay e Janeway. Ora che Chakotay aveva imparato a muoversi Kathryn si chiedeva sempre più impensierita come mettere fine a quella situazione. Il problema era che non voleva smettere di ballare con Chakotay, essere stretta tra le sue braccia, sentire le sue gambe tra le sue.

- Smettila di farti guidare, è l’uomo che comanda qui!

Gli aveva detto alla terza lezione e lui aveva preso alla lettera la sua affermazione. Ma a Kathryn non importava, era così rilassante non dover prendere le decisioni per una volta tanto. La musica iniziò con un lento movimento di violini, Chakotay attirò la compagna verso di sé, i loro visi si sfiorarono per un lungo istante, poi la lanciò lontano fermandola con un brusco movimento, la fece piroettare, poi se l’attirò nuovamente accanto. I piedi strisciarono sul pavimento. L’ufficiale così serio ed ubbidiente in plancia di comando diventava un uomo fermo e leggermente prepotente nel ballo. Chakotay non credeva quasi a sé stesso quando stringeva a sé il capitano, né che questa glielo lasciasse fare. Ma ormai aveva capito che stavano solo ballando, giocando. E si divertiva parecchio. Si fermò, il petto ansante coperto da un leggero velo di sudore. Kathryn si voltò sicura che avessero finito, ma la musica ricominciò

- Un altro.

Comandò lui sciogliendole i capelli. Fece per protestare ma Chakotay stava già muovendosi con la sua testa tra le mani, la fronte appoggiata alla sua. La donna chiuse gli occhi. Stiamo solo ballando si ripeteva mentre sentiva il calore di Chakotay, le sue grandi mani tra i capelli. Desiderò interrompere la danza ma lui continuava a farla ballare come una marionetta. Fino a che si fermò, Kathryn rabbrividì guardandolo negli occhi, poi Chakotay si allontanò di colpo. La donna era rimasta senza parole, cercò di darsi un tono raccogliendo di nuovo i capelli.

- Molto bene, direi che hai imparato.

Disse sommessamente. Chakotay fece un piccolo inchino ironico sorridendo.

- Tuvok a Capitano.

Janeway si recò subito in Plancia Comando.

- Allora cosa abbiamo?

Chiese sedendosi sulla sua poltrona.

- Pianeta di classe A a 10 milioni di km.
- Sullo schermo.

Davanti ai loro occhi si presentò un pianeta assolutamente banale, senza alcun aspetto degno di nota. Si avvicinarono ancora. Una nave di piccole dimensioni e dalla forma a siluro piuttosto primitiva pattugliava i cieli.

- Un messaggio.

Avvisò Kim. Sullo schermo si presentò il viso camuso dagli enormi occhi viola del comandante della nave aliena.

- Qui Gaksdj dell’incrociatore Ishbd di Ligeya. Chi siete e cosa volete?

Janeway alzò un sopraciglio:

- Qui è il Capitano Janeway della Voyager. Veniamo con intenzioni pacifiche. Siamo molto lontani da casa. Avete materiale da vendere o scambiare?

L’alieno ligeyano affermò arrogantemente:

- Non abbiamo niente da commerciare.

E chiuse la comunicazione. Janeway si alzò furente dalla sua postazione:

- Kim richiama!

Di nuovo il volto dell’alieno fu sullo schermo.

- Ho detto…
- So benissimo cosa ha detto! - l’interruppe lei - Le ripeto non siamo venuti con intenzioni bellicose!

L’alieno sembrò riflettere per un momento.

- Vi farò parlare col Capo Plenipotenziario.

Decise infine. Kathryn si risedette. Dopo pochi secondi venne captata un’altra chiamata. Anche questa volta apparve un alieno dal viso camuso ed enormi occhi viola. Ma vestito con più pompa dell’altro, il volto incrostato di pietre preziose che circondavano gli occhi, la bocca e decoravano le guance.

- Sono Yhamco, Plenipotenziario del pianeta Ligeya. L’ammiraglio Gaksdj mi ha riferito la sua comunicazione. Purtroppo quello che ha detto è vero. Non possiamo fare commerci con voi, né con nessun altro.
- Per quale motivo?

Chiese perentoria Janeway. Il Plenipotenziario sembrò agitarsi a disagio:

- E’ una situazione complicata…noi siamo solo una colonia non possiamo fare commerci con nessuno, importare merci o esportarle senza l’autorizzazione della Madrepatria.

Janeway alzò il sopracciglio:

- Si, è una situazione imbarazzante…ed ingiusta. Possiamo comunque incrociare in zona per pensare ad una soluzione?

Ancora una volta il Plenipotenziario sembrò a disagio. Ma infine acconsentì. Il Capitano indisse una riunione nel suo ufficio.

- Io dico che potremmo commerciare con questo pianeta.

Esordì. Gli altri non furono contenti.

- C’è una precisa direttiva….

Cominciò Chakotay.

- Conosco la direttiva. B’lanna dice che stiamo finendo le scorte di deuterio, abbiamo viaggiato per molti anni luce e le risorse tendono ad esaurirsi a quanto pare.

Concluse sarcastica. Chakotay fece un gesto impaziente con la mano.

- Tuvok hai preso informazioni su questo pianeta e la fantomatica Madrepatria?

Chiese il Capitano.

- Dalle informazioni ricevute si tratta di un grande pianeta a circa 5 anni luce da qui. Possiede dei pianeti-colonia che forniscono uomini e materiali. E le hanno detto il vero Capitano: non possono fare commerci se non con Madrepatria
- Ma è una situazione del tutto ingiusta! Neelix che informazioni hai tu?

Chiese Janeway rivolgendosi al talassiano. Questi si leccò le labbra:

- A quanto ho sentito dire i madrepatrioti sono piuttosto bellicosi, ed esosi anche! Sfruttano le colonie senza dare loro niente in cambio e…
- Bene così allora. Commerceremo con i ligeyani e poi ci allontaneremo. Cosa potrebbe capitare loro, Neelix? Ci sarebbero ritorsioni violente?
- Da quel che so no. Solo economiche, ma pesanti Capitano
- Con tutto il rispetto...

Cercò d’intervenire nuovamente il Primo Ufficiale.

- Si, ma non possiamo permetterci lunghe e complicate trattative. Li convinceremo a commerciare con noi. Che imparino il valore della ribellione, giusto?

Terminò rivolgendosi significativamente a Chakotay. Questi annuì sconfitto inghiottendo amaro. La riunione si sciolse, Chakotay lasciò che gli altri componenti dell’equipaggio sfilassero fuori e si fermò sulla soglia:

- Penso che oggi la nostra sessione di tango salterà.
- E perché mai? Tu ne vedi il motivo?

Gli rispose Janeway con sguardo di sfida. Chakotay si girò di scatto e s’incamminò verso la plancia senza aspettarla. Janeway scosse la testa esasperata poi si fece seria e raggiunse il suo posto.

- Kim, chiama la nave ligeyana.

Ordinò.

- Chiamata effettuata Capitano.
- Sullo schermo!

Di nuovo comparve la faccia preoccupata del plenipotenziario ligeyano. Questi si era consultato con i propri consiglieri ma non era ancora convinto di poter concludere l’affare. Il Capitano della nave terrestre insistette spiegandogli quali sarebbero stati i vantaggi di tale transazione. Sapeva essere molto convincente.

- E poi, se voi non lo direte a Madrepatria, non lo faremo neanche noi…e allora chi verrà a saperlo?

Concluse. Il Plenipotenziario chiese ancora qualche ora per consultarsi on i suoi consiglieri dopo di che si decise finalmente. Le merci furono scambiate, l’affare andò in porto come desiderato da Janeway.

Chakotay era irato, aveva seguito gli ordini del suo comandante, ma non era stato d’accordo. E lei gli aveva fatto pesare davanti a tutti il suo grado. La rispettava come comandante e come donna, anzi soprattutto come donna. La rispettava e la desiderava a volte con una passione così dirompente che quasi temeva di esplodere. Ma ora era infuriato, se lei intendeva mettere in pericolo la nave per una stupida affermazione di potere. Entrò nel ponte ologramma a grandi passi e attese a braccia conserte, il viso duro.
Kathryn camminava lentamente, era consapevole di correre un grande rischio per tutti loro, ma non poteva permettere che la Voyager andasse alla deriva perché lei era stata pavida. E Chakotay più di tutti avrebbe dovuto capirla. L’aveva sfidato ed era sicura che lui avrebbe colto la sfida ed era turbata. L’ufficiale aveva fin troppo a mente le regole del tango ma quella volta non si sarebbe fatta sottomettere decise con un guizzo determinato negli occhi azzurri. L’attendeva al centro della sala, un ghigno quasi diabolico sul volto. Kathryn si fermò incerta. Ma poi si raddrizzò per nulla intenzionata a farsi vedere in difficoltà.

- Computer…

Cominciò la donna.

- No…Computer: tango!

Esclamò Chakotay. Subito le note prepotenti di una fisarmonica rombarono nell’aria. Kathryn era ferma mentre Chakotay le girava lentamente intorno, poi con un passo deciso si fermò di fronte a lei attirandola verso sé con forza, rotearono sulle note, le sue mani strette sui fianchi della donna la controllavano come una bambola e più Kathryn faceva resistenza più Chakotay si faceva prepotente. Lei provava ad allontanarsi e lui l’attirava violentemente.

- Chakotay.

Provò a mormorare, ma lui la guardò con scherno, Kathrin si voltò intenzionata a mettere fine a quel gioco. Ma l’uomo con un paio di passi sicuri la raggiunse, la bloccò da dietro. Era stata lei a dirlo: in quel ballo comandava l’uomo. Si fermarono per un istante, Kathryn sentì il petto di lui abbassarsi ed alzarsi frettolosamente quasi quanto il suo, il fiato caldo di Chakotay sul collo le provocò un brivido. Inclinò la testa desiderando un contatto, desiderando che le labbra dell’uomo sfiorassero la sua pelle madida. I violini suonavano un motivo sincopato sempre più veloce, una voce roca urlò un nome di donna e Chakotay si mosse all’indietro voltandola bruscamente e muovendosi contro di lei sempre più velocemente girandola e rigirandola su se stessa, fino ad attirarla nuovamente verso di sé e piegandola all’indietro. Il viso dell’uomo era sulla sua gola, le mani le bloccavano le braccia dietro la schiena. Chakotay sentiva l’odore di lei inebriarlo, il cuore gli tambureggiava in petto, il desiderio farsi doloroso.

- Kathryn.

Soffiò sulla sua pelle. Lei era inerte sotto le sue mani, così piccola da poter essere spezzata con un solo movimento, ma dalla volontà così forte da spezzare a sua volta ogni resistenza. Ed ora era inerme contro il suo corpo, calda ed ansante. Lentamente la raddrizzò, mentre il suo viso scorreva a pochi millimetri dalla sua pelle.

- Kathryn!

Sussurrò questa volta all’orecchio, le sue labbra stavano per chiudersi sul piccolo lobo carnoso…
Le luci si abbassarono di colpo, la nave subì uno scossone violento.

- Tuvok a Capitano. Nave non identificata a 3 milioni di km!
- Arriviamo subito in plancia!

Chakotay guardò il comandante con una dura occhiata di rimprovero ma non ci fu tempo per le recriminazioni. Si ricomposero in fretta e corsero ai propri posti. Una grande nave in assetto di guerra era di fronte alla Voyager. Un volto alieno comparve sullo schermo

- Lasciate subito questi cieli!

- Lo faremo. Ma prima dovrete dirci perché ci state attaccando.
- Chi comanda qui?
- Sono il Capitano Kathryn Janeway della Federazione dei Pianeti Uniti.

L’alieno storse la bocca con un moto di disgusto:

- Una femmina?

Janeway alzò il mento con fare deciso. L’alieno per un momento parve sorridere:

- La sua nave ha compiuto commerci non autorizzati, sono legittimato a prendere in consegna lei, il suo equipaggio e la sua nave come risarcimento.
- Ma non ci penso nemmeno!

Esclamò incollerita il Capitano. Tuvok lanciò il segnale di massima allerta. Chakotay stringeva e apriva i pugni. Il selvaggio tango di prima non sembrava averlo appagato. Con duri occhi d’ossidiana guardava il suo Capitano pronta alla battaglia. Il suo viso fiero, il corpo teso, il sorriso di sfida che aleggiava come un fantasma sulla sua bocca. E in quel momento si scoprì più innamorato che mai, era quel coraggio, quella sicurezza di sé che amava. Deglutì pronto ad obbedire al suo comandante. La nave nemica lanciò una serie di missili.

- Scudo all’90%

Affermò Tuvok mentre questi colpivano la nave.

- Pronti con i siluri fotonici…ora!

La nave aliena fu colpita. Ma rispose al fuoco.

- Scudo all’82%…78%…

La Voyager continuava a rispondere colpo su colpo.

- Manovre evasive.

Ci fu una pausa nella battaglia.

- Abbassare gli scudi! - ordinò il Capitano - Velocità di curvatura….ora!

La Voyager scomparve sicura che l’altra nave non avesse abbastanza tecnologia per inseguirla. E così fu. La tensione calò di colpo e tutti sorrisero. Janeway si voltò e guardò severamente Chakotay come a dirgli Visto? L’uomo irrigidì la mascella.

Kathryn camminava nel suo alloggio nervosamente. Da quando avevano combattuto la battaglia contro Madrepatria il suo rapporto con Chakotay le sembrava cambiato, lui era più freddo che mai. Aveva ancora in mente le immagini di quel ballo sfrenato, ci erano andati vicini così. Non riusciva a dimenticarsene, la notte mentre si rigirava inquieta nel suo letto, il volto di Chakotay a pochi cm dal suo la tormentava. Così come non poteva dimenticare i segni sulla sua pelle. I polsi avevano lividi causati dalle forti strette del compagno. Quando l’aveva scoperto Kathryn si era infuriata, meditando di andare dall’ufficiale e fargliela pagare. Ma poi si trovò ad accarezzare quei segni sulla pelle rabbrividendo lievemente di dolore. S’impose di non fare nulla. Era solo colpa sua, lei aveva aperto il vaso di Pandora. Ma il problema è che non era certa di volerlo richiudere. Era una delle rare volte in vita sua che si sentiva insicura e fragile e questo non lo sopportava. E più si sentiva debole dentro più si comportava temerariamente fuori. Doveva porre fine a quella situazione, in un modo o nell’altro. Senza quasi darsi tempo di pensare si diresse a grandi passi verso gli alloggi del primo ufficiale. Chakotay si stava cambiando quando sentì il bip alla porta, s’infilò in fretta una camicia e mentre cominciava ad abbottonarsela ordinò alla porta di aprirsi.
Kathryn comparve davanti a lui. Sorrideva e portava una lunga sopravveste. Chakotay rimase con le mani al primo bottone senza sapere più cosa dovesse farci. La donna entrò spavaldamente nel suo alloggio. Vedendolo silenzioso Kathryn fu quasi sul punto di andarsene, ma coraggiosamente si tolse il soprabito appoggiandolo ad una poltrona. Sotto portava un semplice vestito viola.

- Pace?

Esclamò col sorriso sulle labbra ma l’incertezza negli occhi. Chakotay aprì le braccia in un gesto di resa, lei non sembrava capire che lui non era arrabbiato con lei, se era così distante era perché si era reso conto che un solo gesto poteva far saltare quell’autocontrollo che da troppo tempo ormai s’imponeva.

- Ho voglia di tango.

Disse lei maliziosamente. Chakotay sorrise improvvisamente insicuro:

- Adesso?
- C’è un momento migliore?

Kathryn sentiva squillare dentro di sé isterici campanelli d’allarme ma decise di ignorarli. Leggeva il desiderio negli occhi dell’uomo che le stava davanti, il pericolo la eccitava. Chakotay capì e allargò il sorriso creando quelle fossette che a Kathryn piacevano da morire

- Qui?
- Computer: tango.

Diede lei come tutta risposta. L’alloggio del primo ufficiale si riempì delle note suadenti di fisarmonica. Chakotay attirò dolcemente a sé Kathryn, si guardarono a lungo. Kathryn fu quasi ipnotizzata da quei fervidi occhi neri, respirò il suo profumo mascolino. Inclinò la testa aspettando i movimenti di lui. Chiuse gli occhi. Chakotay la strinse ancora a sé lasciando aderire il petto nudo al corpo di lei. Inspirò profondamente e partì. Lo spazio era ristretto potevano solo muoversi lentamente seguendo il ritmo della musica. Kathryn obbediva al tocco di lui intrecciando le sue gambe alle sue. Aprì gli occhi e sorrise. Vide che anche l’uomo faceva lo stesso. Si rilassarono e ballarono solo per il gusto di farlo, lasciando che i loro corpi si muovessero liberamente, sorridendosi complici. Quando la musica terminò erano ancora strettamente allacciati. Chakotay si fece serio e questo spaventò un poco Kathryn, le sue intenzioni gli si leggevano chiaramente in volto. La donna emise un sospiro tremulo, non era forse ciò che lei stessa desiderava? Aveva solo paura, lei Kathryn Janeway, Capitano della Voyager, nave della Flotta Stellare della Federazione dei Pianeti Uniti, aveva paura. Non c’era via d’uscita, ma lei non voleva uscire da quella situazione. Il cuore le batteva all’impazzata nel petto, abbassò lo sguardo verso il torace di lui scuro e atletico perdendosi lungo le linee dei suoi muscoli. Chakotay osservava il suo viso cesellato, si leccò le labbra, doveva prendere una decisione e doveva farlo subito. Con un dito sollevò il mento di Kathryn, avvicinò il viso al suo lentamente. Lei era lì con le rosee labbra socchiuse aspettandolo. Ma all’ultimo Chakotay allontanò il viso. Kathryn fece per muoversi ma lui la tenne saldamente impedendole qualsiasi movimento. Le sue labbra si avvicinarono all’ orecchio sospirandole dentro. Kathryn fu attraversata da brividi. Chakotay se ne accorse e rese ancora più lenti i propri movimenti. Si spostò di lato, sollevò i capelli della donna e soffiò piano contro la sua nuca. La pelle di lei s’increspò.

- Oh, Chakotay.

Sospirò piano. La mano calda dell’uomo scivolò lungo la sua nuca verso la schiena tirandole giù lentamente la cerniera sfiorandole con il respiro la pelle che man mano si scopriva. Kathryn sospirò di nuovo. Si abbandonò completamente all’uomo, che adesso si stava dedicando alle sue spalle accarezzandole con le punte delle dita lievi come farfalle. Chakotay osservò Kathryn sciogliersi sotto le sue mani, avrebbe voluto prenderla e baciarla e posarla sul letto in quello stesso istante. Ma ancora più forte era il desiderio di prolungare al massimo quel momento. Kathryn teneva strette le braccia per impedire che il vestito cadesse ai suoi piedi e questo divertì Chakotay. Era indifesa. La donna lo guardava con un misto di minaccia e timore provocandolo ad andare oltre. Chakotay le prese le mani intrecciando le dita alle sue. Kathryn osservò le labbra così ben disegnate dell’uomo avvicinarsi alle sue. Era ad un’impasse, se fosse rimasta ferma sarebbe stata alla sua mercé, ma se si fosse mossa il vestito sarebbe caduto lasciandola ugualmente indifesa.

- Maledetto Chakotay.

Mormorò mentre lui sogghignava. Ora i volti erano vicinissimi, il loro respiri si confondevano. La lingua di Chakotay giocò con le labbra di Kathryn, succhiò il suo labbro inferiore, la lasciò per un momento spiandone l’espressione. Mentre Chakotay la guardava sollecito Kathryn capì che nonostante le sue resistenze aveva desiderato quel momento da lungo tempo e che quello era l’uomo tra le cui braccia voleva stare. Chakotay le allargò le braccia e il vestito scivolò giù. Ammirò il corpo sodo della donna, la pelle candida, le mani di Kathryn finalmente libere volarono sul suo petto accarezzandolo, sfilandogli la camicia. Chakotay col cuore a mille e il respiro affrettato l’abbracciò sentendo tutto il calore del suo corpo. Kathryn appoggiò un dito lungo la fronte dell’indiano e seguì i contorni del suo tatuaggio sorridendo ad un suo piccolo gioco privato. Lui le prese la mano, la girò e ne baciò il palmo. Solo allora si accorse del segno bluastro sul polso. Alzò la testa di scatto, lo sguardo sorpreso e mortificato:

- Mio dio, Kathryn, sono un bruto!

E la lasciò andare. No, no, no! pensò in preda allo sconforto la donna, sinuosamente si avvicinò a lui.

- Te la farò pagare...dopo.

Sussurrò provocante e fece per baciarlo. Stava di nuovo prendendo il comando. Chakotay si sottrasse alle sue labbra. Kathrin lo guardò delusa, ma l’uomo stava sogghignando e la prese delicatamente per il polso, sfiorò il livido con la lingua. Kathryn trasalì, ma la lingua dell’uomo saliva imperterrita lungo il suo braccio, titillò la pelle diafana dell’avambraccio, risalì lungo la spalla fino ad arrivare alla fossetta alla base del collo. Lì le posò un bacio delicato, poi continuò a salire strappandole piccoli gemiti man mano che il tuo tocco si faceva più intenso. Con entrambe le mani prese il capo di Kathryn e se lo portò alla bocca, quasi fosse un calice di nettare prelibato. La donna lo lasciò fare completamente in sua balìa.
Chakotay era un uomo serio, un ufficiale leale, un ballerino prepotente e un amante generoso. La fece arrivare al culmine più volte in molti modi diversi. Aveva infiammato ogni centimetro della sua pelle a forza di baci e carezze. E solo allora, quando lei era pienamente soddisfatta ruggì il suo piacere in lei sorprendendola una volta di più.
Riposavano uno accanto all’altra, con le mani intrecciate. C’era solo nell’aria un debolissimo eco di musica e l’odore dei loro copri saziati. Chakotay sorrideva, si voltò a guardare la donna, fece una smorfia sentendo il lungo graffio che lei gli aveva lasciato per vendetta sulla schiena. La donna si sollevò su un fianco, con l’altra mano seguì il profilo del suo naso dritto, le labbra carnose, si avvicinò un po’ e baciò leggermente il tatuaggio. Poi si sdraiò su di lui, Chakotay l’accolse tra le braccia lasciando che lei respirasse sul suo cuore e baciandole i capelli. In quel momento non contava nient’altro, lo spazio infinito intorno alla nave, le gerarchie, l’equipaggio. Ora erano solo un uomo e una donna…si guardarono negli occhi…innamorati.

In sala mensa al bancone del bar Neelix stava offrendo a tutti l’ultima bevanda di sua invenzione.

- No, grazie. Prederò il mio solito caffè!

Si negò il Capitano.

- Un pochino dolce per i miei gusti.

Rispose Tom allontanando il bicchiere.

- Ma se è buonissima!

Si indignò scherzosamente B’lanna. Neelix osservava le espressioni dei suoi amici non troppo soddisfatto. Chakotay annusò il bicchiere poi con una smorfia lo rimise a posto.

- Non credo sia il mio genere.

Si giustificò. Con sua grande gioia si era reso conto che sia lui che Kathryn riuscivano a gestire la situazione anche meglio del previsto. Lei era fredda e sicura nelle sue funzioni di comandante, ma nel suo alloggio era dolce ed appassionata. Kathryn osservò di sottecchi il Primo Ufficiale, sorrise segretamente compiaciuta.

- Ma le vostre lezioni di ballo?

Domandò improvvisamente il Dottore. Chakotay e Janeway si guardarono per una frazione di secondo, poi lui scoppiò a ridere.

- Sono un vero disastro! Non so proprio come il comandante possa continuare a sopportarmi.

Kathrin fece un sorriso storto.

- Oh, non essere modesto! Qualcosa riesci a combinare, ma serviranno ancora molte lezioni!

Esclamò. I due si lanciarono uno sguardo complice e divertito. Oh, si ancora molte, molte lezioni.
   
 
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