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Autore: Pando91    08/02/2013    3 recensioni
Brittany e Santana non si vedono da due mesi, e si rincontrano al matrimonio di Emma e Will.
La chiesa era gremita di gente, molta della quale non sapevo neanche chi fosse. Mi si bloccò un attimo il respiro quando sentì una persona afferrarmi da dietro, e non mi ci volle molte a capire chi fosse: riconoscevo l’ odore, riconoscevo il suo tocco dolce, il suo corpo .. troppe volte l’ avevo avuta con me, per non ricordarmi ogni cosa di lei.
Contiene piccolo spoiler sulla 4x13. Rincuoriamoci un po', dopo questa puntata.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Buonasera, solo due o tre avvertimenti.
Ci sono piccoli spoiler della 4x 13 " Diva ", niente di che però non si sa mai, per chi non l' avesse vista.
Ora, questa è la mia versione de matrimonio di Will ed Emma.
Per rendere più credibile il tutto l' ho spostato a due mesi dopo la 4x13!
Magari potesse andare così .. ma le fan fic servono proprio a questo no? :)
La storia è dal punto di vista di Santana, ma ad un certo punto mi sposterò su Brittany, comunque ci sarà scritto!!
A voi, spero che vi piaccia! 
Buona lettura!!


SANTANA.



Mi guardai intorno e mi sentì di nuovo a casa. Vidi da lontano tutti i vecchi amici del Glee, anche coloro di cui da un po’ non ricevevo notizie. Vicino a me, Rachel e Kurt, che cominciarono a saltellare per l’ emozione di rivedere dopo tanto tempo gli altri e per il gran giorno.
Mr. Schue e la Pillsbury si stavano per sposare.
La chiesa era gremita di gente, molta della quale non sapevo neanche chi fosse. Osservai le navate, e con gli altri due andai a sedermi vicino a Tina, che stava parlando con Blaine. Ci salutammo e gli altri piano, piano ci raggiunsero. Mi si bloccò un attimo il respiro quando sentì una persona afferrarmi da dietro, e non mi ci volle molte a capire chi fosse: riconoscevo l’ odore, riconoscevo il suo tocco dolce, il suo corpo .. troppe volte l’ avevo avuta con me, per non ricordarmi ogni cosa di lei. La sentì sorridere, mentre mi poneva poi le mani sugli occhi. Scossi la testa e feci il suo gioco.
“ Chi sei ? “
Ebbi l’ opportunità di sfiorarle le mani con le mie: sentire un contatto con lei mi fece rabbrividire. Udì la sua risata e smisi di assecondarla, non potevo non riconoscerla, sarebbe stato assurdo!
“ Britt! “
Usai il solito soprannome, come se fossi ritornati ai vecchi tempi. Se solo non l’ avessi lasciata, ora sarei a quel matrimonio con lei. Ora stringerei la sua mano nella mia, sognando un giorno di poter essere al posto dei nostri professori. Ma avevo invece fatto la cosa più stupida del mondo, per paura, perché non volevo soffrire ancora, perché avevo paura mi potesse tradire, dopotutto. E non avevo capito che lei invece era così ingenua ed innocente che mai l’ avrebbe fatto, che tutto ciò che voleva era che io le stessi accanto. Ma quando hai paura, quando non vuoi che succeda una cosa, quando preferisci difenderti, ogni pensiero può impossessarti di te e tu puoi credere che sia realtà. Ora, starle accanto era diventato per me troppo difficile. Pensare che prima era la cosa più naturale del mondo.
Appena arrivata a New York, avevo pensato che dimenticarla, ancora, potesse essere facile. Nuova città, nuovi amici, nuove conoscenze, ma niente di tutto ciò era al pari di quello che mi faceva sentire lei, di come mi sentivo io quando ero con lei. Niente pareggiava quelle sensazioni, quelle emozioni. Avrei veramente voluto il contrario. E da quel giorno, quel giorno in cui mi fece capire che sarebbe restata la mia migliore amica, in cui mi sentivo bruciare dentro, per la rabbia che avevo e per la voglia di ricominciare, c’ eravamo sentite veramente poco. E la cosa meno dignitosa era che dopo due mesi da quel giorno, non ero ancora riuscita a dimenticarla. Chissà se mai ce l’ avrei fatta.
Quando mi girai a guardarla, seduta su di una panchina della chiesa, il suo viso era sorpreso e dispiaciuto.
“ Come hai fatto a sapere che ero io? “
Incrociò le braccia. Io sorrisi da sola.
“ Come potrei non saperlo, Britt? “
Lei mi prese e mi abbracciò, come facevamo sempre, quando ci rivedevamo. Le accarezzai la schiena, riappropriandomi di lei, anche se per pochi inutili secondi. Dovevo ricordarmi di respirare.
Dignità, un po’ di dignità.
“ Ciao “ mi sorrise e poi si sedette con me.
Aveva già salutato tutti. Quando alzai gli occhi sugli altri, Kurt mi guardò con l’ espressione tipica del “ come stai? “ . lo ignorai, in quel momento non volevo pensarci, in quel momento tutto quello che importava, era che lei era lì vicino a me. E sapevo anche che dall’ altro fianco di Brittany c’ era Sam, ma per quel giorno volevo cancellarlo dai miei ricordi.
Ripensando ai due mesi passati, mi accorsi di quanto fossi grata a Rachel e Kurt, dovevo ammetterlo, senza di loro sarebbe stato difficile affrontare quel mio particolare momento. Non era passato, ma loro erano riusciti a farmi aprire, a rendere il mio dolore vero e ogni giorno a farmi sentire più viva. Non li avrei mai ringraziati abbastanza. Rachel appunto mi sorrise, seduta vicina a me, e mi prese la mano piano. Me la lasciò in pochi secondi, consapevole della mia solita freddezza. Comunque riuscì a stringerla un po’, prima di spezzare il contatto.
Quando la musica si fece viva e la Pillsbury cominciò ad attraversare la navata, per pochi istanti non potei fare a meno di guardare Brittany. Lei se ne accorse e con sguardo serio non smise di fissarmi. Non capì a cosa stesse pensando, non subito almeno.
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La cerimonia fu veloce e in poco tempo finimmo in un posto davvero carino, arredato per il matrimonio. La stanza era grande, con un palco e una pista da ballo. La musica già intonava le prime note, mentre le persone si abbuffavano ai buffet, forniti di ogni tipo di cibo. Io non riuscivo a mangiare, sentivo lo stomaco in subbuglio e tutto quell’ entusiasmo e quella voglia di vivere di tutti i miei compagni mi fece sentire ancora meno affamata: mi sentivo l’ unica a star male. Era così stupida come cosa, ma tutti cercavano di far finta di niente, quando la maggior parte di loro non provava certo delle sensazione di felicità. Finn aveva ancora il cuore spezzato da quando Rachel aveva preso la sua prima vera decisione da donna. E non riusciva a dimenticarla. Quinn, appoggiata al bancone del bar che gestiva i drinks, sembrava fuori dal suo mondo, ma sapevo che il professoretto non la rendeva certo felice. Rachel, per quanto sentisse di provare qualcosa di forte per Brody, che personalmente non adoravo, era continuamente combattuta. Tina, delusa dall’ amore inesplorato con Blaine, osservava lui e Kurt ballare un lento. Poco dopo vidi arrivare Mike da lontano, prenderle la mano ed afferrarla dalla vita, trascinandola con sé in pista.
Avrei veramente avuto bisogno di un gesto del genere.
Ma quando mi girai e vidi Sam e Brittany stretti tra loro, ballare, mi resi conto che potevo fare tutte le fantasie che volevo, ma lei non era più mia. Lei era la mia felicità e l’ avevo lasciata andare, come sabbia che ti sfugge dalle mani. Mi sentivo così debole.
Mi sedetti su di una sedia dei tavoli rotondi posti vicino alla pista e bevvi il mio Martini, cercando di non esagerare: ubriacarmi non mi avrebbe aiutato.
“ Ehi Bellezza, non sei certo l’ anima della festa, eh? “
A sentire quella voce, scossi la testa e neanche guardai la persona a fianco a me.
“ Cos’ è Fabray, il tuo professorino non ti soddisfa abbastanza? Sprizzi acidità da tutti i pori “
La sentì ridere, leggera. Sperai non avesse bevuto troppo.
“ Io e lui non stiamo più assieme, mi aveva già stancato “
Quinn e le sue difese. Potevo capire che mentiva dai suoi occhi, decisi ma non troppo, che emanavano una piccola luce di tristezza. Decisi comunque di far finta di crederle: certo non avevo voglia di altri schiaffi.
“ Buon per te “
Restammo ancora in silenzio, senza imbarazzo. Io e Quinn non eravamo delle grandi chiacchierone.
“ Che ti succede Santana? Sei così diversa da quando ti ho vista l’ ultima volta “
Ed ecco la mia amica, la mia vera amica che si preoccupava per me. Lei era la vera Quinn Fabray. Ma quella sera avevo deciso che niente era successo, quindi non le risposi.
“ Balliamo “ le dissi semplicemente, scolandomi il bicchiere di Martini. Sarebbe stato strano ballare un lento con lei, ma almeno non avrei dovuto parlare, con nessuno.
Mi mise le mani sui fianchi e io poggiai le mie sulle sue spalle. Non sentivo imbarazzo, ne avevo visto di brutte con lei, quella era forse la cosa più dolce che ci fosse successa. Il mio sguardo continuava a cadere sulle due figure bionde attorcigliate tra loro che muovevano dei semplici passi di danza. Cercavo di non guardarli, di  far finta di niente, di non farli entrare nel mio campo visivo, ma mi resi conto di quanto fosse difficile. Difficile.
Quinn si dovette accorgere di quell’ insistenza e mi capì all’ istante.
“ Non l’ hai ancora dimenticata? E’ per questo che sembri così .. vuota? “
Colpita e affondata. Avrei voluta maledirla, per quella scelta di parole così vera e autentica. Ero vuota. Vuota di lei, che prima mi rendeva così viva e piena d’ amore.
“ Ti ho chiesto di ballare per non parlare, Fabray “
Non avevo voglia di rispondere, non volevo ricordare niente, non volevo sentire rabbia, e discutere di quello in quel momento mi avrebbe resa così arrabbiata. Non avevo accettato niente, niente. Ma come potevo accettare che lei fosse di qualcun’ altro?
“ Vieni con me “
Il nostro momento “ romantico “ durò poco. Mi prese la mano e mi portò fuori. Prima di uscire del tutto, potei notare la testa di Brittany rivolgersi verso di noi, insistente. Quando fummo fuori, non resistetti più.
“ Cosa vuoi Fabray? Ho detto che non voglio parlare! “
Lo urlai, cercando di sfogare quel po’ di rabbia che mi era rimasta di quei due mesi.
“ Santana, devi superarla, da quant’ è che ormai non state più insieme? “
Cercai di calmarmi, mi appoggiai sul muro, con le braccia incrociate, ma era così difficile, così difficile pensare che fosse facile respirare senza di lei.
“ E a te cosa cazzo te ne frega? “
Lei, con la schiena appoggiata sulla macchina di non so chi, mi guardava fissa.
 “ Perché nonostante tutto sei mia amica Santana e non posso vedere una MIA amica in questo stato! “
“ In questi due mesi non ci sei certo stata al mio fianco, amica
Lei abbassò questa volta lo sguardo.
“  Non pensavo ci stessi ancora male “
Io feci un ghigno.
“ Questo perché non ci siamo più sentite, Fabray “
Lei si staccò dalla macchina e mi venne incontro.
“ E questo che c’ entra ora? Noi possiamo recuperare, con lei hai lasciato che tutto finisse “
In quel momento, la rabbia si scatenò come non mai. Presi Quinn per il vestito e la sbattei contro la macchina.
“ Che cazzo ne sai te? Eh? Cosa ne sai cosa vuol dire vedere la persona che più ami su questa dannata terra baciare ed abbracciare uno stupido biondo? Cosa ne sai cosa vuol dire combattere con qualcuno che ha comunque qualcosa che tu non hai? Pensi che sia facile? Ho cercato di farle capire che per me tutto era ancora in gioco, ma lei aveva già Bocca da Trota, e mi ha detto che sarebbe sempre stata la mia migliore amica. E piuttosto che non averla, ho accettato anche questo. Cosa potevo fare? Dimmelo, oh Santa Fabray, cosa potevo fare? “
Cercai di fermarmi, più volte, ma le parole scorrevano come un fiume in piena, scatenandosi contro la figura esile di Quinn, che aveva stampato in faccia un sorriso soddisfatto. Cominciai a sentire lacrime  calde scendermi sulle guance, ma ero troppo incazzata per anche solo sentirle. Dopo un po’ che soffri non ti accorgi neanche più delle cose più ovvie, delle cose più vive.
“ Che cazzo ridi? Lei non è più mia .. e io non so più cosa fare. E tu mi ridi in faccia come una fottuta stronza! “
Le diedi un lieve spinta per far aderire il suo corpo ancora contro la macchina. Mi ritrovai affannata, il viso caldo dalla rabbia, le mani tremanti sopra le spalle della mia amica bionda.
“ Ora stai meglio? “
Sbuffai un attimo, liberandomi dell’ ultimo respiro rarefatto della sfuriata.
“ Un po’ “
Mi arresi sul suo corpo, facendomi avvolgere dalle sue braccia. Restai un attimo così, con il respiro ancora affannoso, quasi come avessi fatto una corsa e delle lacrime veloci che mi attraversavano le guance. Sembrava che proprio non volessero far parte di me.
In quel momento, sperai che tutto quello sarebbe finito al più presto, tutto quel dolore e quella rabbia.
“ Avevo quasi paura mi avresti ripreso a schiaffi “
Scherzò quell’ amica ritrovata, scoppiando in una piccola risata.
“ Per questa volta ti sei salvata “
La mia voce era rotta, ma sentì sulle mie labbra un sorriso.
“ Meno male allora “
Le risi addosso, spostandomi piano dalla posizione che avevo assunto, che dopo tutto era comoda.
“ A quanto pare dividiamo la stanza “
Lei annuì piano, asciugandomi velocemente le lacrime e il trucco.
“ Vedi di non molestarmi Lopez, sono ancora dell’ altra sponda “
Risi ancora, quando ci staccammo e cercai di recuperare un po’ di dignità. Mi specchiai nello specchietto di quella macchina su cui eravamo e vidi riflessa un’ immagine di me. Era la Santana vera quella, quella debole e estranea al mondo del Mc Kinley, che l’ aveva vista così forte e fiera.  Si aggiustò e Quinn la aspettò prima di rientrare. Prima di mettere piede in quella sala da ballo, dove l’ amore era pieno e forte, lei mi lasciò con una frase.
“ San, non ci sono momenti persi, persone perse, ci sono soltanto momenti e persone da riprendersi “

La guardai un attimo, capendo che volesse farmi sentire tutta quella situazione più leggera, e varcammo la soglia, mano per mano. Sentivo un peso in meno sullo stomaco e quella voglia di spaccare qualcosa si era placata: dopotutto quello era uno dei giorni più importante di due persone a cui tenevo .. non avrei sprecato altro tempo.

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BRITTANY.


Quando vidi Quinn trascinare Santana fuori, non capì cosa stessa succedendo. Sapevo che mi sarei dovuta fare i fatti miei, ma lasciai un attimo Sam, mentre la canzone finiva, chiedendogli di andarmi a prendere da bere. Lo vidi attraversare la pista prima di scontrarsi in Mercedes. Almeno si sarebbe intrattenuto con lei.
Volevo capire cosa stesse succedendo. Insomma, sapevo che non avrei dovuto, perché non si spiano le persone, ma Santana mi aveva sempre detto che quello non voleva dire farsi gli affari degli altri, ma preoccuparsi di loro, prima che potesse succedere qualcosa di male, e io le davo sempre ascolto.
Santana. Erano due mesi ormai, due mesi senza vederla e sentendola a sprazzi. Insomma, speravo potessimo restare veramente migliori amiche, ma avevo capito che per lei ancora non potesse essere realmente così. E quindi, dopo i primi giorni, da quando poi si trasferì a New York, la sentì più distante e cercai di non chiamarla, o di non scriverle più. Era difficile e molte volte Lord T. nonostante sapevo non la adorasse, selezionava il suo nome nella rubrica e mi obbligava a sentirla, e non potevo certo rifiutarmi di farlo, poteva essere pericoloso quando voleva.
E in quei momenti, la sentivo così diversa. Me la ricordavo la mia Santana, perché la mia era differente da quella che mostrava agli altri. Era dolce, a volte insicura di sé e mi voleva così bene da sopportare e supportare ogni mia decisione. Lei pensava che io fossi un genio e questo mi rendeva così felice. Insomma mi stavo rendendo conto che essere più intelligente di Sam non mi bastava totalmente. Certo, lui era così carino e capiva quello che gli dicevo in poco tempo, anche se a volte succedeva che ci mettesse un po’ di più, però ultimamente stavo capendo che non era abbastanza. E Santana mi mancava, mi mancava terribilmente. Ogni cosa mi ricordava lei. Pochi giorni prima per caso avevo tirato fuori un vecchio libro che dovevo leggere per la scuola, l’ avevo sfogliato e avevo trovato un bigliettino che probabilmente segnava a che punto di pagina io fossi.
Il bigliettino diceva: “ Ricordati, gira pagina e troverai altre parole “
Insomma, non era mai stato facile per me leggere i libri, mi perdevo e non andavo mai avanti, ritrovandomi allo stesso punto per mesi. E quel biglietto serviva per indirizzarmi, e quella era la scrittura di Santana, perché sotto quelle parole c’ erano le sue labbra stampate. Le andai ad odorare e c’ era il suo profumo ancora. Di nascosto le baciai, per poi riporre il mio bacio nel libro, che mi ripromisi di leggere.
E così fu semplice ritornare con la mente a tutte quelle cose che avevamo fatto insieme, tutti gli attimi condivisi, tutto ciò che ci aveva riguardato in quegli anni. Ero stata così felice, anche nei momenti peggiori, solamente perché lei mi era vicina. Perché sapeva cosa volevo e, per quanto tutta la definissero una stronza, per me era una delle persone più buone a questo mondo.
E così quel sentimento di perdita che pensavo di aver lasciato andare dopo che aveva chiuso con me, o preso una pausa, insomma dopo quell’ avvenimento, ritornò su, a galla, come se l’ avessi represso per mesi e mesi. Mi sentì in colpa, in colpa perché avrei voluto amare così tanto Sam da scoppiare e non potevo, perché non c’ era nessuno che avrei mai amato come Santana.
Era così semplice: Santana uguale amore.
Insomma, in matematica mi avessero mai proposto quell’ operazione non avrei certo preso una F. Ne ero sicura. Ma non sapevo come comportarmi, non sapevo se sarebbe stato giusto riprendermela, o cercare di dimenticarla. Non sapevo come farlo capire a Sam, che mi voleva così bene. Mi sentì così confusa che l’ unica cosa che provai, quando la vidi uscire dalla sala, fu la voglia di sentirla sempre sotto il mio sguardo, come avevo fatto in tutta quella serata, sperando che lei non se ne accorgesse.
Scostai piano la porta, cercando di non fare casino. Non volevo che mi vedessero, lei e Quinn. Chissà poi perché era uscita con lei, non pensavo fossero più amiche da un po’. Sola nei miei pensieri, cercai di trovare un modo per sentirle meglio e mi nascosi dietro ad una macchina, proprio quella di fronte alla quale si era appoggiata Quinn.
Quando sentì Santana urlare, mi spaventai non poco. E lì rimasi solo ad ascoltare.
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Quando Santana e Quinn ritornarono dentro, mi sentì risucchiata da mille sensazioni. Mi accorsi di avere la bocca spalancata e la richiusi. Mi alzai, togliendo  piccole pietroline dalle ginocchia e questa volta fui io ad appoggiarmi alla macchina.
Lei mi amava ancora.
Mi amava ancora ed era stata male, era sempre stata male per questa situazione. Speravo non fosse più così, speravo stesse meglio, pensavo che il fatto di non cercarmi più fosse un aspetto positivo. E invece ora mille schiaffi mi colpivano il viso, rendendomi capace di capire.
Di capire che lei mi amava ancora, lei mi voleva ancora, lei non mi aveva ancora dimenticata.
Piccole lacrime, non sapevo se  di gioia o di frustrazione, o di tristezza, presero possesso delle mie guance, rendendole bagnate. Non avrei mai capito la loro funzione: odiavo che non mi facessero vedere più niente, come quando eri in macchina, pioveva, e non azionavi i tergicristalli. Era una sensazione brutta, di confusione e io non volevo non sapere dove andare, soltanto per delle stupide lacrime.
Me le asciugai subito, cercando di farle svanire, un po’ arrabbiata con loro. Sperai che le Fatine le facessero andar via presto. Ma più le cancellavo, più continuavano a scendere copiose, non sapevo più come fare. Mi sentì così male. Sapevo perché stavo piangendo, perché la volevo indietro e non ce la facevo più a stare in quella situazione, che dopotutto avevo voluto io.
A volte si fanno scelte così stupide. Per la prima volta nella mia vita mi sentì stupida, senza che nessuno me l’ avesse detto per primo.
Mi coprì il viso con le mani, singhiozzavo. Sperai che nessuno mi sentisse, ma quella sera gli orchetti furono cattivi. O forse mi salvarono.
“ Britt “
La voce di Sam arrivò alle mie orecchie come un trapano fastidioso. Non volevo mi vedesse in quel modo, così atterrita e triste. Cercai di togliermi le lacrime che inumidivano il mio viso. Ma lui mi notò.
“ Britt, che succede? “
Mi prese tra le sue braccia e mi strinse forte. Le sue mani circondarono poi le mie guance, tenendomi come se fossi stata il più prezioso diamante.
“ Ehi, perché piangi? Qualcuno ti ha fatto qualcosa? “
Si guardò intorno, cercando la presenza di qualcuno, ma non c’ era nessuno lì. Nessuno.
“ N-no “
Non la smettevo più, non riuscivo a smetterla di piangere. Era più forte di me, ogni parola, ogni silenzio di Sam, in quel momento, mi faceva cadere ancora più lacrime.
“ E allora che è successo? Sembri sconvolta! “
Non riuscivo neanche a parlare, non sapevo cosa dirgli. Quella sera mi ero resa conto in meno di un’ ora che quello che provavo per Santana era troppo forte e non ero riuscita a dimenticarlo. E probabilmente covavo quel pensiero da tanto, perché non era possibile che tutta quella pioggia mi rendesse così appannata.
“ S-santana! “
Riuscì solo a dire. Il suo nome. Sapevo l’ avrei ferito, ma non sapevo come fare. Era così difficile.
Ma lui non capì subito.
“ Santana? Ti ha fatto qualcosa? “
Mi scrollò un attimo, preoccupato. E come poteva non esserlo?
“ N- no “
E quando gli dissi quell’ unica parola, e lo guardai negli occhi, lui capì.
“ Oh “
Disse soltanto. Non sapevo come avrebbe reagito ed ero terrorizzata perché egoisticamente non volevo perderlo, perché gli volevo così bene. Ma sapevo che avrei dovuto affrontare le conseguenze: se anche Santana non fosse voluta tornare con me, dovevo essere sincera. Lui non meritava bugie.
“ Tu .. la ami ancora? “
Penso che lui non avesse bisogno di una risposta vera e propria, perché sapeva già cosa gli avrei potuto dire. Ma forse in quel momento voleva sentire semplicemente la mia voce.
“ L’ ho capito solo oggi “
Fui sincera, anche se pronunciare quella frase mi fece star male.
“ Lo immaginavo sai .. ultimamente eri più distante e poi durante la notte ti ho sentita più volte dire il suo nome, e tu non avevi mai parlato nel sonno “
Non me ne ero mai accorta e non mi sarei mai aspettata di sentire quelle parole da lui. Non sembrava arrabbiato, forse solo sconfitto.
“ Io giuro Sam, non ti ho mentito in questi due mesi, solo non l’ avevo ancora capito del tutto. A volte mi mancava, ma è normale, è Santana. Io non lo sapevo Sam, lo so che è stupido da dire, ma è così “
Lui mi accarezzò lievemente la guancia, dove le lacrime cominciavano a dileguarsi: avevo incredibilmente smesso di piangere dopo le sue parole.
“ Lo so Britt, so che non mi faresti mai del male, lo so “
Non sapevo più cosa dire, né cosa fare. Ero così dispiaciuta, ma l’ idea di stare con lui senza avere Santana, mi faceva stare peggio.
“ Posso avere almeno l’ ultimo ballo? “
Sbalordita per la comprensione che mi stava dedicando, annuì con un timido sorriso. In lui vidi una smorfia di dolore, proprio quella che mi sentì addosso quando Santana mi aveva lasciata. Lo capivo, capivo cosa stava provando.
Piano raggiungemmo la pista e muovemmo piano piccoli passi, stretti l’ uno all’ altro. Gli dedicai quel ballo, concentrandomi solo su di lui e su nessun’ altro.
Quando la musica si spense, mi accorsi che la serata era passata e che la gente si stava preparando per tornare a casa. Vidi Santana prendere il copri spalle, mentre stava battibeccando probabilmente con Kurt, visto il suo solito ghigno.
“ Vai da lei “
Sam mi lasciò con queste ultime parole, accompagnandole ad un bacio a fior di labbra, come a chiudere tutto ciò che c’ era stato. Gli sorrisi piano e lo vidi allontanarsi, prendendo anche lui la giacca, uscendo velocemente dalla sala.
Era ora di andarsi a riprendere l’ amore.


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SANTANA.


Notai Brittany e Sam baciarsi, prima di uscire da quella sala.
Avevo passato gli ultimi momenti con i miei amici, che ne avevano da raccontare di belle. Spesi buona parte del tempo a prendere di mira Rachel, che mi tirava piccoli schiaffi sulle spalle e rideva, ormai troppo abituata a quegli insulti che non ci faceva quasi più caso. La vidi più volte tenere per mano Finn e mi chiesi come sarebbe andata a finire. Poi mi risposi da sola che Rachel non si sarebbe fatta scappare nessun dettaglio, di quello potevo starne certa. Quando la festa finì e tutti se ne stavano andando, vide ritornare veloci Kurt e Blaine, decisamente spettinati. Risi tra me, perché il pomeriggio dopo, quando saremmo stati in viaggio per New York, mi avrebbero dovuto raccontare parecchie cose.
Non vedevo l’ ora di mettermi nel letto, e dormire. Farmi una bella dormita insieme a Quinn, cancellare quelli occhi celesti dai miei pensieri almeno per 8 ore, me lo meritavo.
Quando andammo in albergo, fu tutto rapido. Prendemmo le chiavi della camera, entrammo e ci cambiammo veloci. Quel letto era comodo e mi stava tirando a sé in ben poco tempo.
“ Vado un attimo a chiedere di sotto a che ora c’ è la colazione domani, vedi di non addormentarti che non porto le chiavi con me “
Io annuì, già spaparanzata sul letto, con i piedi dolenti dai tacchi e il respiro tranquillo. Dopo pochi secondi sentì bussare alla porta. Sbuffai mentre mi alzavo da quella comodità e andai ad aprire.
“ Fabray, come diavolo puoi esserti dimentic- “
Ma non riuscì a finire la frase, perché davanti a me non c’ era Quinn, ma c’ era un’ altra bionda.
“ Britt .. “
Lei mi sorrise piano e sembrava un po’ imbarazzata.
Quando la vidi, il mio cuore sembrò voler esplodere con piccole scosse che mi chiesi come potessero non essere evidenti e concrete da quanto erano forti.
“ San .. ti disturbo? “
Che domanda era? Come avrebbe mai potuto disturbarmi? Neanche un pizzico di rabbia si fece possesso di me, incontrando quella pelle bianca, quegli occhi azzurri, quelle labbra soffici. Quanto avrei voluto baciarla di nuovo.
“ Entra “
Risposi semplicemente, non capendo bene perché fosse lì. Aveva un’ altra stanza prenotata con Sam, lo sapevo.
“ Come mai sei qui Britt? “
Ma lei non sembrava volesse rispondere subito. Si sedette sul letto e cominciò a giocare col copriletto.
“ Ti ricordi la prima volta che abbiamo dormito insieme San? Io avevo paura degli orchetti, che mi portassero via durante la notte, al buio. Eravamo piccole. Così tu decidesti di tenere la luce accesa, anche se sapevi che tua madre non voleva. “ Adesso nessuno ti può far male Britt “ mi dicesti, e io ti credei, senza che tu avessi bisogno di dire altro. Mi sono sentita così protetta quella notte, che non mi servì più la luce accesa, perché al buio mi ricordavo di te e mi sentivo al sicuro “
Mi sentì per un attimo stralunata per quel ricordo. Ritornarono alla mente quelle immagini un po’ sfocate, e un sorriso dolce mi coprì il viso. Mi ero sentita grande in quel momento, mi ero sentita di poterla proteggere sempre, mi ero ripromessa che l’ avrei sempre fatto, perché era quello che un’ amica doveva fare.
Eravamo piccole.
“ Mi ricordo “
Annuì. Ero seduta come lei sul letto, con la schiena appoggiata al muro. Non capivo dove volesse arrivare. Lei intanto continuava a giocare con un filo, senza guardarmi.
“ E poi c’ è stato il nostro primo bacio. Mi avevi trattata male tutto il giorno e non capivo il perché. Ero stata così male. Poi la sera venni a casa mia. Eri ancora incavolata, ma ad un certo punto mi avevi presa e mi avevi baciata. Poi eri scappata via. Da quel giorno tutti le volte hai fatto così, finché non hai capito che non c’ era bisogno di scappare “
Non potevo scordare il nostro primo bacio, le mie prime incertezze, quella paura profonda che avevo nel mostrarmi debole. Lei mi aveva aiutato, forse inconsapevolmente, ad affrontare tutto quello.
“ E’ stata dura capire .. “
Ma non finì la frase.
“ E poi la prima volta in cui abbiamo fatto l’ amore “
Dei brividi mi percorsero la pelle, che da liscia venne cosparsa da piccoli puntini. Il pensiero ritornò vivo in me.
“ Stavamo dormendo e io ti avevo svegliato perché avevo fatto un brutto incubo. E tu mi avevi coccolata un po’, tranquillizzandomi. E quella notte, in quel momento, mi sentivo così viva, sentivo di amarti così tanto, che fu naturale per me baciarti e farti mia. Fu una delle notti più belle della mia vita “
Cercai di non far vedere una piccola lacrima che al ricordo solcò la mia guancia. Come avrei voluto riavere quei momenti indietro: nella loro semplicità, nonostante non fosse stato per me un periodo bello, avendo dovuto affrontare ciò che ero diventata, avrei voluto ritornare a quei momenti, perché erano puri, ed erano nostri.
“ Perché mi stai dicendo queste cose, Britt? “
Volevo che arrivasse al punto, ero così stanca di aspettare.
E lì mi guardò. Si avvicinò a me e prese le mani tra le sue.
“ Perché questa per me è una prima volta. Sei sempre stata te a rivolermi indietro, sei sempre stata te a riprendermi. Oggi voglio chiederti Santana, di ritornare con me, per la prima volta voglio che tu mi dia una risposta. Perché io ti voglio, perché mi sento così stupida. Ti rivoglio indietro come non voglio nient’ altro. Giuro, farei di tutto. E forse è tardi, anche se non credo perché ho sentito la sfuriata che hai fatto a Quinn .. sai mi sono nascosta dietro la macchina e vi ho ascoltato, vi ho spiato. Tu mi hai sempre detto che non è una brutta cosa, così l’ ho fatto. E ti ho sentito dire quelle cose, e mi sono sentita morire San. E non so cosa voglia dire perché non sono mai morta, ma la sensazione che ho provato è stata così dolorosa che mi sentivo vuota. Io ti amo San, e non voglio nessun’ altro. No, è deciso, nessun’ altro. Voglio solo te. “
Si trascinò il discorso con sé, che non so quanto durò ,e quando finì prese un respiro profondo, affannata.
Sapevo che stavo piangendo. Sicuramente. Lei, Brittany, mi stava chiedendo di ritornare con sé, mi aveva appena detto che mi amava, che voleva ritornare con me, che ero importante per lei.
Non sapevo identificare il sentimento che stava scalciando per uscire fuori. So solo che scoppiai a ridere. Piangevo e ridevo contemporaneamente e non riuscivo a trattenermi. Quello che volevo era lì davanti. Lì e poteva essere mio. Continuavo a ridere.
“ San..? “
Sapevo non avrebbe capito, ma non riuscivo, per quanto lo volessi, era più forte di me. Avevo male alla pancia dal ridere e non riuscivo a rispondere niente, nonostante volessi urlarle che la volevo, la volevo da impazzire.
“ Beh .. non devi rispondermi adesso .. ti posso aspettare nella mia camera, anche se mi sono già scordata qual’ è. Andrò a chiedere a Rachel, era fuori che parlava con Quinn e mi era venuta a trovare poco prima e- “
E non la smetteva più di parlare e io non volevo che se ne andasse, e non volevo aspettare. Cos’ avrei dovuto aspettare? La mia risposta era sempre stata e sarebbe sempre stata si.
Le presi il viso tra le mani e interruppi le sue parole con un bacio. Le nostre labbra, che dopo mesi non si sfioravano dignitosamente, erano bramose e dolci allo stesso tempo. Quando mi staccai e il cuore esultava ed ogni fibra del mio essere era pieno, pieno di gioia, di amore, pensai che se Rachel Berry fosse entrata nella stanza e mi avesse detto “ ti voglio bene “ io le avrei risposto “ Anche io Rachel “ e l’ avrei abbracciata.
Sentivo che avrei potuto fare qualsiasi cosa. E penso che Brittany fosse del mio stesso parere, perché aveva il sorriso più bello che le avessi mai visto.
Si rituffò sulle mie labbra, e io la accolsi, facendole capire che avevo bisogno di lei, che le avrei sempre acceso la luce se avesse avuto paura la notte, che non sarei mai scappata dopo un nostro bacio, che l’ avrei sempre coccolata se avesse fatto un incubo, che avrei sempre fatto l’ amore con lei proprio come quella notte.
E che me la sarei sempre ripresa, che fosse lei a volerlo, o che fossi io o l’ intero Universo. Ad un certo punto si staccò dalle mie labbra che erano diventate di fuoco, e che volevano le sue ogni secondo di più e mi guardò.
“ Ti ricordi il film di Peter Pan che abbiamo visto insieme? “
La baciai prima di rispondere, non volevo parlare, ma se per lei era importante, le avrei risposto.
“ Si Britt “
Sorrise.
“ E ti ricordi quel momento in cui lui sta per morire e Wendy gli dà il suo ditale*? “
Risi appena annuendo.
“ Ecco, e poi il suo viso era diventato tutto rosso e sembrava volesse scoppiare, e poi cominciò a volare di nuovo? Era esploso! Era esploso perché si era accorto di provare amore! “
Annuì ancora.
“ E’ quello che provo io adesso, insomma diventerei tutta rossa e comincerei a volare se fosse possibile. Mi sento esplodere, San “
La accarezzai piano, così grata di averla con me, così serena. Le  sensazioni di poche ore prima si erano dissolte. Pensai che avrei dovuto raccontare tante cose anche io, l’ indomani, a Rachel e Kurt.
“ Però vedi poi Peter lasciava andare Wendy, perché non voleva crescere, voleva restare bambino. Tu ti senti esplodere, ma io non ti lascerò mai Britt, mai più. “
Suggellai quel patto con un bacio.
Quella mattina, quando mi svegliai, e sentì un peso addosso a me, vidi quei capelli biondi e sulle sue labbra un sorriso, mi dissi che quella non poteva altro che essere una magia, e che tutto ciò che volevo era lì, tra le mie braccia, come nei miei più ricorrenti sogni.
 
 
 
ANGOLO DELL' AUTRICE.

Un parto. Questa one shot è stata un parto, lo ammetto. Avevo voglia di scrivere qualcosa, dopo aver visto la puntata di ieri, perché ero un po' sconfitta. Mi sembra tutto sbagliato, ma dopotutto è una serie tv, e quindi il mondo va avanti.
E' pazzesco quanto uno si possa affezionare a dei personaggi no? 
Beh spero che questa versione vi sia piaciuta! 
Grazie di cuore a chi leggerà e recensirà questa storia! 
Un bacione a tutti, Giulia!
  
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