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Autore: marwari_    08/02/2013    9 recensioni
[ traduzione dalla fanfiction I Never Told You - B of Ericaland ]
Si mise comoda, poi tirò fuori la chiave dalla tasca, riaprendo la scatola.
Rimosse il piccolo libro di cuoio e lasciò la scatola da parte.
Aprì di nuovo la copertina, facendo scorrere le dita sul titolo impresso in inchiostro nero sulla prima pagina, con la calligrafia di Emma.
Il Diario di Emma, per Regina.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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TRADUZIONE - I NEVER TOLD YOU (di B of Ericaland )) )) )


Non te l'ho Mai Detto
 
Emma Swan stava di fronte al'ingresso della stazione di polizia, il suo turno era terminato da tempo, ormai, ma lei non aveva ancora siglato la sua uscita da lavoro. Guardava la pioggia, veniva giù così fittamente che non riusciva a guardare a due passi da lei, sapeva che non sarebbe dovuta uscire. Non aiutava il fatto che fosse buio, la tempesta era potente, tanto da non lasciare luci nella città per illuminare le strade.
Pensava seriamente di non riuscire a fare il miglio che divideva la stazione dalla casa di Mary Margaret.. e le due miglia della villa del sindaco Regina Mills non sarebbero state nemmeno pensabili. Nemmeno lontanamente. Ed era per questo che si stava preparando ad affrontarle.
 
Lanciò un'occhiata verso l'interno della stazione di polizia, buia, vuota e la scritta del dipartimento sulla scrivania. Uscì, lasciando che le gocce di pioggia le scivolassero addosso, chiuse la porta con la chiave.
Alzò il viso ai fiumi che cadevano dal cielo,  si tirò su il cappuccio, prese un profondo respiro e si lanciò sotto la pioggia, in direzione della serratura. Il tempo non stava per niente aiutando, il freddo penetrava sotto l'impermeabile con l'acqua, fii sotto la camicia. Trafficò con le chiavi per alcuni istanti prima di riuscire, finalmente ad aprire la porta e sedersi all'asciutto, nell'interno del suo maggiolino.
Si tolse il cappuccio, lasciando che delle gocce scivolassero via dall'impermeabile, e prese diversi respiri per stabilizzare la temperatura del suo corpo: il freddo le era entrato fin nelle ossa. Perché il Maine? Con tutti i posti al mondo in cui suo figlio e sua madre adottiva potessero vivere, perché il Maine? Non potevano essere le Hawaii? No, stava chiedendo troppo.. cieli assolati, spiagge dalla sabbia bianca, le case sulla riva. Invece lei vedeva grigio infinito, acquazzoni che non finivano più, e la fredda e moderna mini-mcmaison.
 
Girò le chiavi e ringraziò il cielo che la macchina, dopo un breve silenzio, diede un lieve ruggito di vita, un lieve ruggito che faticava a sentire oltre la pioggia. Guidò con molta attenzione sulle strade, andando piano, i suoi occhi che vagavano nell'oscurità e si fermavano, ogni tanto, sulle strade deserte. Gli ordini erano stati quelli di rimanere in casa. Era stata data come la peggiore tempesta mi abbattuta sul Maine.
Lei aveva dormito nell'ufficio per le due notti passate, su di un piccolo materasso che tenevano nella stazione in caso lo sceriffo lo ritenesse opportuno ed era talmente scomodo che si rialzava più stanca di prima, ogni volta che tentava di farci un sonnellino sopra.
La tempesta era stata considerata instabile e pericolosa ed erano passati tre giorni da allora.
Erano passati tre giorni da quando aveva visto Mary Margaret, tre giorni da quando aveva visto Henry, tre giorni da quando aveva visto Regina.
 
Regina. Sembrava così surreale che fossero passati due anni da quando era arrivata a StoryBrooke, con suo figlio nel rimorchio, riportandolo dalla sua madre adottiva dalla quale lui era scappato. La Regina Cattiva. Alzò gli occhi al cielo al solo pensiero. Per due anni, ebbe molto tempo per osservare Regina Mills. E non l'aveva mai vista come la Regina Cattiva, nemmeno una volta. A volte la vedeva come una stronza schizzata, altre vedeva una donna fragile e spezzata, altre infine come una madre che voleva solo amor da un figlio che amava e che si fidava più di una sconosciuta che di lei.
La sua posizione di rispetto le impediva di fondare relazioni con ogni abitante di quella città, che non fosse solo una relazione di lavoro, ma Emma riuscì ad entrare nella sua vita, seppur lentamente.
Nei primi tempi, erano solo due malate che si contendevano un figlio, probabilmente l'unica cosa che avessero in comune, e la cosa che avessero mai fatto di giusto nella loro vita da adulte; Emma dandogli vita e avendo il senno per capire che lei non avrebbe mai potuto dargli una vita rispettosa -come meritava- e Regina dandogli ogni cosa che una madre deve dare.
Ma non era più l'unico motivo.
 
Era a metà strada, ora, attraversava il quartiere delle ville residenziali, al centro del quale si trovava il suo obiettivo.
 
Non era più sicura di quello che avesse decretato la tregua tra le due. Non era nemmeno sicura di poter ricordare, ma non le importava veramente. Il punto era che quando le cose cambiarono, era lì, che cominciò tutto. C'era ancora un intero fortino da abbattere attorno a Regina Mills, ma lei aveva già fatto braccia, e molto più di chiunque, a StoryBrooke. Ora, lei poteva cenare con suo figlio e sua madre adottiva per tre sere alla settimana, pranzava con Regina ogni volta che riuscivano ad organizzarsi. Il tempo non era molto, a causa degli impegni di entrambe, ma era sufficiente per coltivare la loro amicizia.
A volte discutevano ancora, non si poteva pretendere molto, ma non erano battaglie quasi fatali come all'inizio. Era quasi diventato un gioco, per loro. Si insultavano spesso, ma non c'era cattiveria in quello che dicevano. E tutta la città lo sapeva; si sentiva un dinamico cambiamento. Lo sceriffo e il sindaco erano diventate quanto di più unito ci poteva essere, qualcosa più vicino alle migliori amiche che una donna abbia mai avuto.
 
Ma Emma voleva diventare qualcosa di più dell'amica di Regina. Voleva cenare con quella che considerava ormai la sua famiglia più di tre volte alla settimana. Voleva di più. Ma per essere qualcosa di più, Regina doveva conoscere la verità, tutta la verità. Emma non poteva più tenere segreto ciò che nascondeva da un anno e mezzo, ormai. E fu a quel punto che realizzò. Spinse forte sull'acceleratore, improvvisamente ansiosa di arrivare.
Era arrivato il momento di dire a Regina che l'amava e che lei stava per...
 
Non c'era stato un indizio, né tempo per notare la macchina, le luci dei fanali spenti quando arrivò all'incrocio, facendo girare l'intero veicolo per sterzare in tempo. Ma le strade erano troppo bagnate per permetterle di riuscire nel suo intento. Sentiva dolore alla spalla e il suo corpo sobbalzò sul sedile, la sua carne che gridava nell'agonia, stretto nella cintura di sicurezza. La macchina scivolò sull'acqua, mentre la sua mente si annebbiava e il veicolo viaggiava sulle strade allegate. Le case, tutt'intorno e nel vicinato, erano a luci spente e lei era sicura che nessuno avesse sentito le macchine che impattavano,, dato che nemmeno lei poteva riuscire a sentire solo la tempesta che infuriava.
 
Se questi fossero stati 18 mesi o anche un anno prima, sarebbe stata spaventata di perdere la vita, sarebbe rimasta lì a mandare preghiere a Dio o a qualsiasi altro potere superiore che le potesse permettere di sopravvivere. Ma non era per quello che stava pregando. Invece, pregava perché Regina ed Henry stessero bene, che Henry non ci stesse troppo male e che potesse essere ciò che lei non era mai stata, sotto la giuda di Regina e che Regina avrebbe finalmente trovato qualcuno in grado di darle la felicità che lei così disperatamente aveva sospirato e che meritava. Il suo unico rimpianto nella vita era quello che non poteva essere lei a potergliela dare.
 
Il maggiolino si scontrò contro un palo, finendo la sua folle corsa. Il metallo avvolse la macchina, facendo esplodere l'airbag contro di lei. Sentiva un morso di plastica e metallo che le intrappolava le gambe. Probabilmente era bloccata, ma non poteva dirlo con sicurezza. La cintura che le correva sul dorso era ormai il suo unico sostengo contro l'airbag ed era stata l'unica cosa che non le aveva permesso di essere sparata fuori dalla vettura. Si abbandonò sul sedile, incollando la schiena al cuoio, spaventata ed esausta.
Il suo corpo doleva in centinaia di parti differenti. Provò a muoversi, cercando di uscire, sapendo che era la cosa migliore da fare.. ma provocò solo maggiori danni.
Qualcuno doveva aver sentito quel terribile botto, giusto? Qualcuno sarebbe venuto.
 
Il parabrezza era sfondato, l'acqua penetrava liberamente nella macchina, l'airbag la proteggeva dalla maggior parte dell'acqua ma non da tutta. Si mosse leggermente, cercando la posizione migliore per soffrire di meno. Passarono lunghi minuti senza alcun rumore, nessun movimento tranne quello della pioggia.
 
E poi, lentamente, riuscì a sentire qualcosa che attraversava il suo corpo malmesso. Solo allora provò a muoversi sul serio. Ma le sue gambe non rispondevano. Il suo braccio sinistro sembrava bloccato, provocò una fitta di dolore, ma si disse che non era niente di irrecuperabile. Il suo braccio destro però, sembrava capace di muoversi liberamente. La sua testa doleva e la sua vista lavorava ad intermittenza.
Provò a gridare aiuto, ma la sua voce non sembrava voler funzionare.
Il suo copro sembrava pronto a ricevere direttive, ma quando ci provava era sempre un dolore e non riusciva a comandarlo. Stava ormai perdendo le speranze di riuscire a salvarsi da sola.
 
E poi Emma Swan vide qualcosa che non credeva poter vedere in tutta la sua vita. Regina si palesò di fronte ai suoi occhi, e lei li sbatté più volte per focalizzarla. Ma non era la Regina che conosceva lei. Quella Regina aveva lunghi capelli ed era tutta vestita di nero. Sembrava.. beh, sembrava una regina. La Regina Cattiva per essere precisi.
"Principessa.." la voce era quella di Regina, ma aveva qualcosa di differente
"Mia Regina."
 
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
Regina Mills era il sindaco di StoryBrooke da ormai trent'anni. Normalmente, avrebbe celebrato come nel vecchio regno, ma il tempo non glielo permetteva. Il cielo sembrava distruggerle tutti i piani. La comunicazione al'interno della cittadina era al minimo. L'elettricità era fuori uso da due giorni. Fortunatamente però, alcune torri erano ancora in uso, permettendo di mantenere i contatti.. beh, principalmente con Emma Swan. Ma non importava, era la persona con cui Regina voleva parlare in ogni caso.
 
Non era sicura di come Miss Swan, Emma come la chiamava ora senza esitazione,  avesse lavorato così duramente per il bene della città e allo stesso modo per entrare nel so cuore. Aveva imparato a tollerarla, in principio, per il bene di Henry. Era estremamente fastidioso vederla ronzargli attorno, e come le cose si erano evolute con loro figlio. Era tutto quello di cui parlavano, in principio.
 
E poi un giorno, aveva guardato negli occhi di Emma e aveva visto qualcosa di.. diverso.
Non c'era accusa, nessun inganno in quegli occhi verdi, solo rispetto, accettazione e qualcosa d'altro che Regina non aveva mai visto negli occhi di nessuno, prima di allora. La guardò a lungo e le ci vollero parecchi istanti per capire che Emma teneva a lei, ci teneva davvero.
 
Un'amicizia instabile era quella che condividevano. Non aveva mai avuto una vera migliore amica, o nessun amico. Nei giorni di Daniel, era stata troppo serena, trattenuta fuori dal mondo da sua madre. E dopo aver sposato il re, non cambiò molto, differente incarceratore, stessa prigione. E una volta che lui se n'era andato, nel suo cuore era rimasto talmente tanto odio da non poterle permettere di esprimersi diversamente. Kathryn era stata la prima eccezione e anche se pensavano di essere ancora amiche, non si consideravano tali, nemmeno lontanamente.
 
Ma Emma era diventata la sua migliore amica. Preferiva la sua compagnia a chiunque altro in quella città che aveva costruito per i suoi abitanti. Avevano molto più in comune di quanto avesse mai immaginato, e si divertivano troppo a stressarsi a vicenda su faccende anche inutili. Emma la stressava per il suo amore verso i classici come Casablanca o Breakfast at Tiffay's e lei, di rimando, la stressava con la sua riluttanza verso le commedie come America Pie o Old School.
 
Ed Henry stava così bene da un anno a quella parte. La stava lasciando rientrare nella sua vita, anche se continuava a pensare che fosse la Regina Cattiva, ma visto che Emma si stava avvicinando a lei, permise a lui di avvicinarsi a sua volta. Se ad Emma piaceva passare tempo con Regina allora lui era costretto a far lo stesso.
 
Aprì la porta e guardò nella stanza, poi lui. Non aveva idea di come riuscisse a dormire così pacificamente con la tempesta che infuriava fuori dalla sua finestra. Ma sembrava così sereno, lontano nella terra dei sogni. Sorrise a sé stessa, indietreggiò uscendo dalla stanza e chiuse la porta delicatamente per poi proseguire nel corridoio, dirigendosi verso la sua stanza.
 
C'erano diverse candele che tremolavano su diversi pieni per permetterle di vedere. Chiuse la porta e guardò direttamente sul tavolino. Il cellulare con cui comunicava con Emma -solo pochi messaggi- era ancora bloccato e spento. Lo prese, lo sbloccò e riesumò la conversazione. Emma prometteva di tenere lei ed Henry al sicuro e lei le rispondeva di non lasciare la stazione e di dormir là per un'altra notte, senza rischiare per raggiungere la casa di MM.
 
Non era veramente preoccupata. E nemmeno lo era Emma, nessuna di loro aveva in mente di rischiare la sicurezza per andare in mezzo alla pioggia, nessuna di loro aveva desideri suicidi.
 
Appoggiò dilato il cellulare e pese alcuni indumenti per la notte dal suo armadio, li appoggiò da un parte del letto e prese a sbottonarsi la camicia. Era soltanto al terzo bottone quando lo sentì. In un primo momento pensò si trattare di un tuono, ma il secondo pensiero scacciò il primo. Era un rumore troppo diverso, ma la pioggia lo copriva, era qualcosa di indecifrabile. Forse delle ruote. Ma chi era tanto folle da guidare in quell'inferno? Agguantò il telefono, correndo giù per le scale. Indossò l'impermeabile.
Era da pazzi uscire là fuori, ma qualcuno poteva essere ferito e lei era ancora il sindaco. Le persone di quella città erano sotto sua responsabilità.
 
Indossò l'impermeabile blu sopra i suoi indumenti e digitò un veloce messaggio ad Emma, informandola dell'incidente. Infilò il telefono nella tasca interna per mantenerlo più asciutto possibile e tirò su la zip. Afferrò le chiavi, aprì la porta e si precipitò fuori.
 
Vide una macchina incastrata sotto il palo e un'altra abbandonata al centro della strada. Non riusciva ad identificare la seconda macchina, nemmeno quando fu vicina, non l'aveva mai vista e questo la diceva lunga. L'altra era quasi distrutta, quindi era difficile da identificare, ma vedeva che qualcosa si muoveva, all'interno. C'era qualcuno là dentro.
 
Non appena raggiunse la destra del veicolo, la parte meno danneggiata, vide una scritta sulla fiancata, capace di farle salire il cuore in gola. Dipartimento dello Sceriffo di StoryBrooke.
"Emma?" la pioggia assottigliò ancora di più la sua voce. Pregò perché la porta destra si riuscisse ad apre e, fortunatamente, ci riuscì.
 
Il braccio destro di Emma era pressoché intatto, ma Regina notò il cruscotto, per prima cosa, che le fasciava completamente le gambe. Le impediva di vedere il danno, ma probabilmente ne era consapevole, da come il suo viso, tra i boccoli biondi, cercava di tenersi cosciente.
 
Regina raggiunse di fretta il sedile del passeggero, allungò il viso vicino a quello della bionda, doveva vederlo urgentemente
"Emma..."
 
Occhi verdi trovarono i suoi, focalizzando, ma qualcosa di loro appariva distante. La stava guardando come dopo una separazione durata troppo a lungo, ma almeno era felice di vederla.
"Mia Regina."
Regina si accigliò "Emma, sono io!"
"Sei qui." Gli occhi della bionda si chiesero un istante, prima di riaprirsi di scatto.
 
Regina sentì il viso bagnato e sapeva che quello aveva nulla a che fare con la pioggia. Le lacrime non erano esattamente le benvenute, ma ci avrebbe pensato in seguito.
"Ti tirerò fuori di qui, Emma. Non te ne andrai via così." Realizzò che la cintura di sicurezza era facilmente removibile. Afferrò il braccio destro di Emma, mettendoselo attorno alle spalle, avvolgendo in vita la bionda con il suo, la sollevò.
 
Emma urlò di dolore, indicando il suo braccio sinistro. I suoi occhi si fecero più limpidi e vide Regina vicino a lei. "Regina?"
 
Regina guardò intensamente in quegli occhi verdi. Del sangue sporgeva lievemente tra le labbra asciutte in un terribile fiume rosso. "Ti tirò fuori di qui, Emma. Riesci a muovere le gambe?"
 
Ci fu un momento di pausa in cui la bionda provò a muoversi. Scosse la testa. "Sono bloccata."
 
"Niente da fare, Miss San! Ti tirerò fuori da questa macchina!" Regina strinse la presa sulla vita della bionda
"Regina..."
Regina ascoltò il tono della voce di Emma. Si stava abbandonando. "No! Ti tiro fuori. Hai un figlio, Emma,
hai me. Non puoi arrenderti!"
 
"Devo dirti una cosa. È importante."
 
"Me lo dirai quando ti avrò tirata fuori." Regina la sollevò un'altra volta.
Caldo e bianco dolore si insinuò nel corpo di Emma e urlò di nuovo, prima che l'oscurità prendesse il sopravvento.
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
Regina Mills guardava il ventilatore che si espandeva e si ritirava, espandeva e ritirava. Le ricordava una fisarmonica. Odiava le fisarmoniche. Ma quella in particolare, poteva anche piacerle. Quella fisarmonica teneva in vita Emma Swan. Odiava anche quelle macchine attaccate al suo copro, ma poteva tollerarle fin quando tenevano in suo cervello attivo, di quando tenevano regolare il respiro della bionda. Si espandeva, si ritirava. Su, giù. Dentro, fuori. Era quasi una ninnananna. Emma era viva fin quando quella musica suonava.
Erano passate ormai tre settimane. Tre settimane senza quegli occhi verdi vagassero su di lei, senza quella voce che la chiamava sempre con un certo sarcasmo, tre settimane senza i suoi movimenti, senza i suoi jeans attillati, senza quelle irritanti giacche di pelle. Tutto quello che più odiava di Emma Swan, era tutto ciò che le mancava. E non se n'era mai accorta, mai prima di quando li aveva perduti.
Nessuno sapeva cosa ci facesse in strada durante la tempesta. Non c'erano spiegazioni. A tutti era stato ordinato di rimanere all'interno. Emma doveva rimanere ala stazione. Lo sapeva, perché le aveva mandato un messaggio. Emma le aveva fatto promettere di tenere dentro Henry, al sicuro, finché la tempesta non sarebbe cessata. Regina le aveva fatto promettere la stessa cosa! Lei aveva acconsentito di rimanere al dipartimento, aveva promesso di uscire solo in caso di emergenza. Ma Regina aveva chiesto a chiunque, nella città. Non c'erano state emergenze inusuali, nessuna telefonata all'ufficio dello sceriffo, nessuna telefonata al cellulare di Emma. Perché era uscita? E che fine aveva fatto quel guidatore spericolato proveniente da Augusta?
Nessuno aveva assistito all'incidente. Nessuno lo aveva sentito tra la pioggia. E lei sarebbe stata anche a posto se non avesse urtato quel palo. Era crollato al centro della sua macchina e l'aveva stroncata. Fortunatamente o sfortunatamente era accaduto vicino alla casa di Regina.
Era tutto troppo incasinato. E se l'altro guidatore, ancora perduto e non identificato, l'avesse aiutata? E se qualcuno avesse sentito e avesse fermato l'altro guidatore dall'andarsene? Nessuno aveva visto, nessuno sapeva. E le domande tormentavano Regina in ogni momento in cui era sveglia. Riguardava la conversazione, cercando di ricordare se lei o Henry avessero avuto delle improvvise necessità, ma c'era il vuoto.
"Signor Sindaco?"
Si girò, guardando verso il Dr.Whale "Lo sceriffo Glass è al telefono, chiede di lei."
Fece roteare gli occhi, e si alzò dalla costa del letto. Riusciva benissimo a ricollegare il perché non voleva Sidney al posto di Emma, come sceriffo, ma aveva dovuto provvedere ad un sostituto e lui era stato il primo disponibile. Emma lavorava d'istinto, Sidney invece chiamava costantemente Regina su cosa doveva o non doveva fare, chiedendole suggerimenti. Regina sospirò. Si abbassò e le baciò la fronte "Torno subito."
Dr. Whale le porse il ricevitore e lei lo prese quasi subito "Due e cinque, sceriffo Glass. Che cosa avevo detto del periodo di tempo tra le due e le cinque?"
La voce dall'altra parte non cedette "Non devo disturbarla. Non se non ci sono emergenze."
 
Regina sospirò "Che tipo di emergenza?"
 
"Se Henry è ferito, se la città è sotto un attacco fatale o se io non trovo qualcosa sul perché Miss Swan fosse fuori quella notte dell'incidente."
 
"Quindi devo dedurre che stia chiamando per qualcosa che ricade in una delle tre categorie." Sapeva che non era così.
 
"Forse."
 
"Forse?"
 
"Ci potrebbe dare un indizio sul perché Miss Swan abbia lasciato la stazione." Il cuore di Regina sobbalzò nel petto.
 
"Sarò subito lì."
 
"Forse ci sarà bisogno.. che porti qualcosa con sé."
 
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
Quando arrivarono all'ospedale, Regina chiese di avere tutti gli effetti personali di Emma. Henry era l'unica cosa che Emma le aveva lasciato, l'unico parente (dal punto di vista legale, almeno). Dal momento che Henry era minorenne e la sua guardiana legale, le responsabilità su di lui, ricadevano su Regina. Nessuno sembrava voler discutere i suoi diritti, come avrebbe voluto Emma, questo lei lo sapeva. La scatola conteneva ben poco: il distintivo, le manette, un pacchetto mezzo vuoto di gomme alla frutta una chiave antica, la sua collana, e una foto di loro tre al dodicesimo compleanno di Henry, tre mesi prima.
Stringeva la chiave nella suo mano, ora, in piedi di fianco a Sidney nel piccolo ufficio dello sceriffo. Stavano entrambi a fissare la piccola scatola di legno inciso, posta sulla scrivania. Era piccola e perfettamente squadrata, circa sei pollici. La parte superiore era intagliata in una raffigurazione del castello di Snow e Charming, sulla sponda del mare. Era elegante, sicuramente intagliata a mano, e talmente ben fatta che poteva essere stata creata solamente da qualcuno che aveva visto quel castello tante volte. Doveva essere stata incisa prima della maledizione. Ma come? Come poteva Emma esserne in possesso?
"Dove l'hai trovata?" lo guardava di sbieco
"C'era un mattone strano, nel muro laggiù. Era nascosta lì dietro. Ho capito nel secondo in cui l'ho vista che quella chiave l'avrebbe aperta perfettamente."
Regina guardò la chiave nella sua mano. Era quasi impaurita da cosa potesse contenere quella scatola. Se Emma si era data tanto disturbo per nasconderla, doveva esserci qualcosa di importante. Prese un profondo respiro ed infilò la chiave nella serratura. Ci volle un momento per capire che la serratura era scattata, facendo aprire l'ingranaggio. Aprì la scatola lentamente. L'interno era ricoperto da un velluto verde quasi consumato. C'era una sola cosa, lì dentro. Qualcosa che sembrava un piccolo libro di cuoio. Regina lo prese in mano con attenzione, rigirandolo tra i palmi. Non sembrava nulla di particolare, solo un vecchio libro. Aprì la copertina e guardò la prima pagina e trasalì.
"Cos'è?" Sidney cercò di sbirciare, il suo istinto di giornalista gli suggeriva di impicciarsi.
Regina richiuse subito il libro, prima che lui potesse vederne anche solo un pezzettino. "Grazie, Sceriffo Glass." Rimise il libro nella scatola e la richiuse, serrandola con la chiave. Fece scivolare la chiave nella tasca e prese la scatola.
Uscì tranquillamente dall'ufficio, sapendo che quel giornalista non avrebbe fatto troppi danni. Guardò l'orologio, Henry doveva già essere uscito da scuola, ma gli aveva permesso di passare i pomeriggi all'ospedale con August, per stare con Emma. Stava seduto lì accanto a lei, faceva i compiti e le parlava della sua giornata, poiché il Dr. Whale insisteva perché ci fosse qualche possibilità che lei potesse sentirlo. Regina glielo aveva permesso. Come poteva probirgli di passare del tempo con una donna con cui lei stessa passava tre ore ogni giorno? Quindi decise di andare in un posto in cui la bionda aveva passato del tempo, molto prima che diventassero amiche, aveva sempre odiato quel posto, ma dopo l'incidente, le appariva come un piccolo paradiso sicuro.
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
La maestra bruna non era sorpresa, dopotutto, di vederla dal'altra parte della porta. Si fece da parte, permettendo a Regina di entrare nell'appartamento. Appena chiuse la porta, guardò il sindaco, una certa curiosità le riempiva gli occhi, guardando quella scatola che la donna custodiva al livello della vita, tra le braccia "Gradisci del thè?"
Regina scosse la testa "No, grazie. Vorrei andare di sopra per un po'."
Mary Margaret annuì.
"Grazie." Regina si affrettò a superare la brunetta, dirigendosi velocemente su per le scale. Si fermò sulla soglia della piccola stanza di Emma.
Era minuscola, anche più piccola del suo bagno adiacente alla camera da letto. Camminò lentamente verso il letto, le sue dita scorsero sulla coperta consunta, con i bordi poco rifiniti. Anche dopo due anni, quella piccola stanza era la prova che Emma aveva qualche problema con il volersi stabilizzare. Quella stanza urlava "MM" da tutte le parti, non c'era veramente traccia di Emma da nessuna parte, anche quando era ovvio che la sua permanenza si sarebbe protratta a lungo. Si sedette sul bordo del letto, prendendo il cuscino e premendolo in viso, una piccola traccia di Emma, dopotutto, ancora rimaneva. Inspirò lentamente, per calmarsi, poi rimise il cuscino al suo posto.
Si mise comoda, poi tirò fuori la chiave dalla tasca, riaprendo la scatola. Rimosse il piccolo libro di cuoio e lasciò la scatola da parte. Aprì di nuovo la copertina, facendo scorrere le dita sul titolo impresso in inchiostro nero sulla prima pagina, con la calligrafia di Emma.
 
Il Diario di Emma, per Regina.
 
2 Novembre 2011
Non sono capace di parlare con te senza iniziare a combattere. Magari è il modo con cui la mia testa tappa la bocca prima che dica qualcosa di stupido. Certo, conoscendoti, diresti che io dico sempre cose stupide, cessando l'esistenza dell'intero problema. E poi io farei qualche intelligente commento da cretina - un'altra battaglia. Sono qui da soltanto un paio di mesi e sono già diventata parte della monotonia di questa piccola città, prevedibile, ogni giorno.
 
Questo libro, agenda, diario, qualsiasi cosa sia, dovrebbe essere un regalo. Non ho idea da parte di chi. Ho chiesto a chiunque.. si beh, "chiunque" sono MM, Henry e Ruby, ma chi altri avrebbe potuto mandare qualcosa di così.. formale? È un regalo carino, ma chi mai penserebbe che sia nel mio stile? Non che lo voglia buttare via da qualche parte, con tutto il rispetto, ma non è che mi vada a genio l'idea di scrivere ad un libro. Caro Diario.. chi è questo elusivo Diario? Non l'ho mai conosciuto/a. Preferisco scrivere a qualcuno, a qualcuno che mi abbia... toccata. È il mio qualcuno che mi abbia toccata.. sei tu, Regina. Questo diario è per te.
 
Regina sentiva il fiato intrappolato in gola. Scorse il libro, sfogliando velocemente le pagine in rapida successione. Alcuni paragrafi era lunghi, la maggior parte drabbles. Emma Swan.. aveva scritto, per lei? Da quasi un anno? Ma perchè? Erano ancora acerrime nemiche, allora. Tornò al secondo scritto.
 
5 Novembre 2011
Non so davvero se mi abituerò mai ad essere sceriffo. Lo so, sono solo temporanea, ma devo coprire il posto vacante, quindi.. suppongo che sono dentro. Non ho mai avuto una tale responsabilità sulle spalle, prima ora. È questo con cui fai i conti ogni giorno? Perché se è così, hai guadagnato un pochino il mio rispetto. Non credo poter sopportare quello che fai tu. No, cancella. Non penso che nessuno a StoryBrooke potrebbe fare quello che fai tu.
 
8 Novembre 2011
Elezioni? Seriamente? Sei una malata del controllo, sei insopportabile! Eppure.. hai lasciato bassa la guardia, con me. E io non ne ho approfittato. Davvero questo non ti dice niente? Suppongo di no. Avevi paura di me, mi hai lasciato capire che eri spaventata, e io ti ho protetta.
Ammetterò che mi sono sentita bene, molto più di quanto avrei dovuto, salvandoti. Diventando il tuo eroe, anche se tu ti rifiuterai di considerarmi tale. Ho quasi fatto valere qualcosa la tua inutile campagna. Penso che potrei anche essere una salvatrice, come dice Henry, se devo salvare anche te.
 
Regina prese un profondo respiro per calmare le sue emozioni e abbassò il diario. Miss Swan le aveva scritto da quando era diventata lo sceriffo di StoryBrooke. E quello era successo anche più di un anno e mezzo fa. Si mise comoda e sfogliò le restanti pagine, ancora una volta. Ci dovevano essere almeno cento paragrafi, e davvero pochissime pagine erano rimaste vuote, alla fine. Non sapeva che Emma avesse avuto così tanto da dirle. Certamente, non per riempire un intero diario. Infatti aveva parlato con Emma praticamente ogni giorno. Perché non le aveva semplicemente detto prima tutto quello?
 
Qualcuno si schiarì la voce, sulla porta, e Regina sobbalzò. August Both era sullo stipite, la guardava come se volesse accusarla di non essere accanto al letto di Emma.
 
"Mr. Booth."
 
"Signor Sindaco." I suoi occhi caddero sul libro che stringeva fra le mani "Che sta facendo nella stanza di Emma?"
 
Il disappunto si fece spazio sul volto della donna "Volevo privacy. Ma vedo che non serve a molto, vista la sua presenza." Cercò la scatola e rimise a posto il diario, la chiuse e la serrò. "Dov'è mio figlio, Mr. Booth spero  non l'abbia lascato vagare per la città da solo per venire qui a giudicare me!"
 
"Henry è di sotto. Lo stavo riaccompagnando a casa quando ha notato la sua Mercedes. Se voleva privacy, forse non avrebbe dovuto parcheggiare la macchina sotto la casa della signorina Blanchard." Sospirò, quando la donna alzò gli occhi al cielo. "Ha avuto un pomeriggio pesante, ci vada piano con lui, d'accordo?"
 
"Perché, che è successo?"
 
"Mentre eravamo in ospedale è andato al bagno e quando è tornato ha sentito il Dottor Whale che discuteva sulle condizioni di Emma." August abbassò lo sguardo "Stavano decidendo sulla possibilità di ...staccare la spina. C'è stata una discussione tra suo figlio e il dottore nella sala d'aspetto. Henry era piuttosto sconvolto.. ha riposto così tante speranze in Emma e.. ed è sua madre." L'uomo scambiò il peso da un piede all'altro "Beh, una delle sue madri."
 
Regina non era sicura di cosa facesse più male, il fatto che Henry avesse sentito la conversazione o il fatto che Whale stesse considerando l'ipotesi di lasciar morire Emma. "Grazie Mr.Booth, per avermelo riportato."
 
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
"Cos'è?" Henry osservò la scatola che le aveva chiesto di tenere per il tempo che necessitavano per arrivare a casa. Le sue piccole dita percorrevano gli intarsi del legno.
"è una cosa che Emma voleva che avessi." Che falsità. Emma le aveva scritto il diario, non doveva necessariamente darlo a lei. Henry la guardò con sospetto, non bevendosi del tutto la storia. Ma l'aveva accusata di tenerlo all'oscuro di così tante cose, ormai, che non valeva davvero la pena, discutere.
Regina sorrise a suo figlio "Mi spiace per quello che hai sentito all'ospedale, oggi, Henry."
Il ragazzino si oscurò in volto, le nocche delle sue mani si fecero presto bianche per quanto stringesse la scatola. "Il dottor Whale è uno stupido e non sa niente. Emma starà bene."
Regina allungò la mano sui suoi capelli, scompigliandoli "Anche io voglio che stia bene, Henry, ma il dottore sta guardando le cose da una prospettiva medica. Considerare le opzioni è il suo lavoro.. e deve considerare anche quella.. in cui Emma non si svegli più." Le sue guance sbiadirono appena, mentre con la mano gli accarezzava la testa, più lentamente "Ma non preoccuparti. Non lacerò che stacchino la spina, chiaro? Guarda quanti anni David è stato in coma prima di svegliarsi.. Emma farà lo stesso."
 
Henry la guardò, gli occhi pieni di speranza "Lo credi veramente?"
 
Regina annuì "Sì, lo credo." Fu grata che il suo volto non tradisse il dubbio del suo cuore.
 
 
 
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
 
Regina si raggomitolò nel letto. La sua sicurezza sembrava affievolire le paure di Henry, e le era sufficiente. Ma.. il dottor Whale aveva preso in considerazione che Emma non potesse svegliarsi più e il solo pensiero era.. terribile. Spaventoso. Cosa poteva succedere ad Henry? Lui aveva riposto le sue speranze in lei, la sua salvatrice giaceva in coma in un letto di ospedale, il suo futuro incerto. Se fosse morta, come sarebbe riuscito a relazionarsi con l'esterno, con la sua cittadina da salvare?
Come avrebbe salvato tutti?
Cosa avrebbe lasciato?
Se c'era una cosa che Regina aveva imparato nelle tre settimane passate era che la vita era più bella con la sua migliore amica che le gironzolava attorno.
 
Afferrò la scatola, la trascinò vicino e aprì la serratura. Prese il diario e ripose la scatola. Aveva già letto la maggior parte dei paragrafi, da quando erano ancora nemiche, pensando di essere sorpresa dal fatto che Emma non era mai stata poi così tanto ostile come si mostrava. Ora, aveva appena letto del momento in cui August aveva applicato la serratura alla porta di MM per tenerla fuori, per tenerla lontana da Henry. Se lo ricordava bene. Passò al paragrafo successivo. Doveva essere circa del tempo in cui le cose.. cambiarono. Se non poteva parlare con quella donna, almeno, avrebbe fatto un viaggio tra I suoi pensieri.
 
19 Marzo 2012
Sono andata a vedere il dottor Whale, stasera. Ti ricordi di quella tosse di cui ho parlato? È venuto fuori che è un pochino più di una tosse. Un bel po' di più, in effetti. È.. grossa Regina. È brutta. Non te l'ho detto per non farti preoccupare, lo so come sei fatta. Quindi saprai di questa storia quando sarà tutto finito. Sarebbe una bella cosa, far pendere la bilancia a tuo favore, lasciandoti tenere Henry. Bene, sto per esaudire i tuoi sogni. Henry è tuo. Tutto tuo. Che razza di vita sarei in grado di dargli? Tu sei sempre stata una madre migliore di quanto io lo possa mai essere. E so che farei tutto il meglio per lui. Io rimarrò in giro fin quando riuscirò.. fin quando           questo me lo permetterà.. e poi.. andrò.
 
27 Marzo 2012
Ho avuto del tempo per pensare alle opzioni e sul dove andrò una volta uscita di qui. E qualsiasi cosa a cui pensi.. torna da te. Ho cercato di negarlo per tutta la settimana, prima di quando abbia immaginato.. è quasi buffo quanto tu creda che raggelare il tuo cuore ti possa salvare dal'amore. Non ha mai funzionato e non lo farà mai. Alcuni trovano la propria strada guardando il passato sulle pareti. E chi pensavo che fossi.. l'unica ad essere risparmiata da questo dolore di un amore inquieto? Non posso cambiarti e non posso cambiare quello che senti. Desidererei poterlo fare.
 
Il piccolo diario le cadde in grembo. Sbatté gli occhi per la sorpresa. Emma l'amava? E cosa c'era che non andava nella sua salute? Doveva scoprirlo. Prese il diario e continuò a leggere per tutta la notte, niente le dava la risposta che tanto sospirava, ma solo quanto l'amore di Emma per lei.. cresceva.
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
"Signor Sindaco, non è un po' presto?" dr Whale alzò lo sguardo da dietro la sua scrivania. Regina assottigliò lo sguardo e si chiuse la porta dietro di sé "Devo sapere quale male ha inflitto la signorina Swan." La sua voce era bassa ma determinata.
Whale sembrava confuso "Non lo chiamerei male.. è in uno stato di coma ma.."
 
"Poco più di un anno fa la signorina Swan è venuta.. le ha digagnosticato qualcosa.. cosa?" deglutì a vuoto.
 
Lui impallidì. "Mi.. mi spiace signora Mills, tutte le diagnosi passate, presenti e future cadono sotto il rapporto paziente-dottore."
 
"Sono una parente." In un certo qual modo.. era vero.
Lui sembrava solo impallidire di più, e anche qualche balzo di ira si faceva strada sul suo volto "Quasi. Il che le consente di andarla a visitare. Ma, in questo caso, non le permette di più. Glielo assicuro, il suo coma è il risultato delle ferite che il suo corpo ha dovuto sopportare nell'incidente tre settimane fa.. e non conseguenza della precedente diagnosi."
Regina si protese sulla scrivania, facendosi vicina "Sono a conoscenza di tutte le sue attività extrascolastiche che prevedono flessioni del corpo e a meno che lei non voglia fornire a Mr. Glass una nuova prima pagina, le conviene dirmi quello che voglio sapere." La guardò come se fosse stato colto con le mani nel sacco "I..io. Lei.. mi ha fatto promettere che lei.. non lo venisse mai a sapere. Che nessuno lo fosse mai venuto a sapere!"
 
"Si rilassi Whale. La signorina Swan sa come far mantenere un accordo. Io ho altri metodi per ottenere quelle informazioni. Dovreste saperlo. Ora, sono l'unico individuo che sa, ma ciò può cabiare in fretta.. Ora, parla lei.. o devo parlare io con Sydney?
 
La fermò appena in tempo, alzandosi dalla scrivania e scuotendo le mani "No, non lo faccia." Ricattatrice. "La signorina Swan venne per la sua tosse persistente. Credeva fosse bronchite, o comunque qualcosa di guarbiile facilmente.. con qualche cure antibatteriche."
 
Regina snetì il petto ocme sotto una morsa "Ma non lo era?"
 
"La signorina Swan aveva un tumore nei polmoni, riconducibile facilmente agli anni in cui fumava accanitamente."
 
"Cancro?" Regina non riusciva a respirare.
 
"..Sì. Abbiamo fatto una biopsia e le celle erano cancerose. Emma ha rifiutato il trattamento. Aveva cinque anni dal giorno della diagnosi prima di.. soccombere."
 
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
12 Giugno 2012
Indovina un po'? Mi sono innamorata. Lo sono dal momento in cui I nostri occhi si sono inontrati. Il suo nome.. è Regina. E comincio a credere che forse potremmo avere una possibiltà, tu ed io. Forse. Se solo potessi, ti direi come mi sento e coa provo. Ma non posso.. non ti farei mai una cosa del genere. Non ti darei mai un assaggio del tuo lieto fine soltanto per strappartelo via. Chi sarebbe la Regina Cattiva?
 
14 Giugno 2012
Ogni giorno ti ho qui con me, devo essere benedetta.
 
18 Giugno 2012
L'altra notte, o meglio, questa mattina presto, ho deciso he non potevo aspettare fino al giorno in cui ci vedevamo e mi sono presentata alla tua porta, sena spiegazioni, niente. Ma non ti è importato. Eri felice di vedermi ed era nuovo, per entrambe. Forse non potevi aspettare di vedermi nemmeno tu.
 
Essere innamorati, è la più bella sensazione di sempre, e la sto vivendo. Non credo tu stia sentendo la cosa come la sento io.. ma penso che tu ci tenga a me. È un vero sollievo sapere che iol mio tempo non va sprecato, specialmente quando il tempo è diventato così prezioso. Potrebbe essere il punto di svolta per noi, sai? Abbiamo fatto molta strada, considerando da dove siamo partite, Regina Mills.
 
Regina sentiva le lacrime riempirle gli occhi. Emma non ne aveva mai fatto parola. Ricordava di quella mattina come si fosse trattato di ieri. Non era riuscita a dormire, il che non era inusuale per lei, a considerando le circostanze dei suoi giorni era strano per quella particolare notte. Aveva avuto uno stress niente male, quel giorno. Era stato un giorno pieno e pesante, l'unica cosa che le mancava era la presenza di Emma. E quello le era bastato per levarle il sonno. Quando la biondina si presentò alla porta, rimase così felice di vederla. Qualcosa si era appena messo a posto. Si erano accomodate sul divano, acceso un vecchio film e si erano addormentata entrambe dopo pochi minuti. Si erano svegliate solo quando avevano sentito i piedini di Henry fare le scale. Ed Emma balzò in piedi, come se non fosse successo nulla, come se il dormire l'una sull'altra fosse un crimine.. e abbracciò e salutò suo figlio come se fosse appena arrivata.
 
A quel tempo fingeva di non vedersi con Emma. E quando lo faceva... era da semplice amica. Ora avrebbe voluto poter dire qualcosa, fare qualcosa. Forse se l'avesse fatto, le cose sarebbero andate diversamente.
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
6 Novembre 2012
So che il dottor Whale mi ha detto che ho ancora 4 o 5 anni, ma penso che potrebbe essere il momento. Non mi piace parlare della malattia, più che altro perché non voglio che tu mi ricordi così quando leggerai questo diario. Ho contattato un avvocato, a Boston, così tu non l'hai scoperto, per scrivere le mie volontà. Non ho molto di valore, np sentimentali né monetari, ma quello che ho.. voglio che lo abbia tu. È tutto pronto, ma se lo trovi [il diario], questo è il memore del fatto. Lo so che qualcosa sta succedendo. Forse ho sopravvalutato il mio benvenuto alla vita. Sento sempre dolore, costantemente. Non riesco a dormire e questo peggiora le cose. Voglio solamente dormire. Voglio dormire così tanto. Voglio chiudere gli occhi e riposare, prendermi una pausa dal dolore. Voglio che finisca. Non posso immaginare di andare avanti così. Non ho più le forze. Non ho nessuno che mi aiuti a superare le notti. Voglio che finisca. Salvare te ed Henry.. pagherei qualsiasi prezzo. Solo tu, Henry e guarire. Posso vivere senza soldi e senza cianfrusaglie; solo tu, Henry e la salute. Notti normali, Henry, tu.. non potrei mai dimenticarmi di includere te. Tu ed Henry siete le ragioni per cui sono ancora viva, la ragione per cui respiro. Combatto per voi. Se sapeste che sto scrivendo questo.. ma è la realtà. Siete entrambi la mia forza, il mio coraggio. Mi tirate via dal baratro ogni momento di ogni singolo giorno. Henry è mio figlio e tu.. tu sei la mia migliore amica e molto di più. Le cose migliori di me, tutto quello che sono io un milione di volte in meglio e tutto quello che io potrei sognare di essere. Se mi chiedessi di sposarti, ti direi di sì. Se mi chiedessi di scappare con te, verrei, non importerebbe la destinazione. Potrei passare tutti i giorni, tutti i giorni della mia vita, ascoltando il tuo cuore che batte dolcemente nel tuo petto. È il suono del mio mondo. E tutto quello che mi spaventa maggiormente.. è il fatto che tu non lo saprai mai, se non quando sarà troppo tardi.
 
7 Novembre 2012
Ho passato la notte.
 
Regina stava sulla porta, guardando la figura che giaceva nel letto. Aveva imparato ad eliminate tutti i cigolii e i 'bip' che provenivano dai macchinari. Prima, era tutto quello che riusciva a sentire. Ora, dopo tre settimane, facevano solo un tenue rumore, una monotona colonna sonora a  quella stanza, in cui si recava ogni giorno.
Entrò, dirigendosi alla sedia. Andò vicino, ma non riuscì a sedercisi, preferendo rimanere in piedi vicino al letto a guardare quel pallido viso. Alla stessa persona con cui avrebbe potuto passare i giorni, lo stesso viso sul quale avrebbe potuto posare dei delicati baci, ogni giorno. Le sue sopracciglia, le sue labbra, il suo naso. Solo un rapido pensiero sul baciare Emma Swan e le sembrò oltremodo giusto.. ma non poteva pensarci: non le era mai passato di testa prima di allora.
"Ho perso la mia occasione, Emma? Ero davvero così perduta da non riuscire a vedere il mio lieto fine, nemmeno quando era lì, di fronte ai miei occhi?"
 
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
14 Gennaio 2013
Continuo a sognare la stessa cosa: sono seduta sul bancone della cucina, vicino a te, mentre cucini la colazione per Henry.. e poi tu ti insinui tra le mie gambe e mi baci.
È delicato ma appassionato, niente di quello che mi sarei aspettata da te, ma in qualche modo perfetto nella sua imprevedibilità. Vorrei tanto che fosse reale, un giorno, ma non penso sia possibile.
 
Il dottor Whale mi ha suggerito uno specialista a Boston. Dovrebbe essere molto brava con la mia forma di.. Cristo, non riesco nemmeno a scrivere la parola.. cancro, ecco l'ho detto.
Mi ha dato delle referenze. Le concedo un tentativo. Ho un appuntamento tra tre giorni, di giovedì. Ora devo solo pensare a qualche scusa da rifilarti per partire per Boston.
 
15 Gennaio 2013
Life is what happens when you're busy making other plans.[La vita è cosa accade quando sei impegnata ad organizzare altri piani.] Grazie John Lennon, i miei sentimenti esatti.
 
18 Gennaio 2013
Le cose sono peggiori di quanto avessi pensato. Questa oncologa che Whale mi ha suggerito, la dottoressa Maters, vorrebbe fare un'operazione. Crede di poter rimuovere tutte le celle cancerose. Mi sta dando speranza. E anche se apprezzo il gesto, non voglio. Ho troppa paura. Penso di rifiutare. So che può sembrare egoista, se penso a te o ad Henry,ma voglio tutto il tempo possibile con voi.. non posso. Siete le mie rocce, le mie ragioni di vita. Come posso raggiungere una decisione del genere senza di voi?
 
19 Gennaio 2013
Scusa del messaggio che ti ho spedito la scorsa notte. Non avevo intenzione di rimanere a Boston nemmeno una notte, ma la dottoressa ha detto che dovrei fare una decisione ASAP. Non posso tornare e guardarvi negli occhi. Devo schiarirmi le idee. È il motivo per cui non ho risposto quando mi hai chiamata. Per sentire la tua voce.. ho troppa paura di dirtelo. La tua amicizia mi è sta donata.. ciò vuol dire che mi può essere tolta in qualsiasi momento. Vorrei solo che noi due fossimo state meno.. scontrose, fin dall'inizio. Ma mi rifiuto di rimpiangere ogni momento passato con te. L'ultimo anno è stato il più bello della mia vita. Grazie a te e a mio figlio. E penso ancora che potremmo avere il nostro 'per sempre'. Ecco perché ho acconsentito a fare l'operazione. Ti amo, Regina.. ti amerò per sempre.
 
20 Gennaio 2013
Non ho molto da dire. Mi sono svegliata e stavo davvero male, ho dormito solo tre ore. Sembra, quando sono esausta, che il dormire sia più difficile senza di te. Ti risparmio i dettagli sanguinolenti, non p stato molto carino. Mi manca la tua voce. L'operazione è fissata per lunedì. Ti chiamo domani sera, anche Henry.
 
Regina ricordava bene quella conversazione.
Sobbalzò per il suo telefono, quando quello squillò. Erano passati quattro giorni da quando non aveva più notizie di Emma, a parte qualche scarno e vago messaggio. "Pronto?" era senza fiato.
"Hey, sono io."
"Sei ancora a Boston?"
"Già. Starò qui per un paio di settimane ancora.. da un amia amica."
"Due settimane? Perché?"
Ci fu una pausa "La mia amica sta male. Deve operarsi e.. uhm.. vive da sola, quindi ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lei mentre si rimette in forze."
"Pensavo avessi detto di non avere amici."
"No.. ho detto di non avere molti amici..Non sono una sociopatica come te, Regina."
Non c'era niente nella voce della bionda che dava a Regina una piccola pausa. Sembrava quasi.... spaventata. "Potrei venire a Boston per un paio di giorni."
Ci fu una pausa estenuante "I..io non credo sia una buona idea, Regina. Non voglio allarmarla, portandole sconosciuti in giro per casa."
Regina provò a nascondere il suo disappunto "Molto bene, Miss Swan"
Emma sospirò "Se non fossi sicura di metterla a disagio avrei detto di sì, Regina. M-mi manchi."
Gli occhi dela dona si chiusero e sulle sue labbra si formò un sorriso "Mi manchi anche tu, Emma."
"Dovrei dirlo ad Henry."
"Vado a chiamarlo."
"Aspetta.. Regina!"
La moretta si fermò, portando il telefono di nuovo all'orecchio. Emma sembrava disperata "Sì?" sentì solo il silenzio dall'altra parte, e un suono che sembrava l'inizio di un singhiozzo "Emma? Parlami."
"S-sei la mia migliore amica, Regina e io.." ci fu un'altra lunga pausa in cui la bionda sembrava cercare le giuste parole " Io voglio.. insomma io ti... Sono contenta tu ed Henry vi site ritrovati, e che mi abbiate permesso di essere parte delle vostre vite dallo scorso anno in avanti. So che non è stato sempre facile per te."
"Emma.." Cerco nella mente le parole giuste. Quei quattro giorni erano stati un inferno, come avrebbe fatto per due settimane? "Torna presto a casa da noi." Sembrava fin troppo vulnerabile da dire ad una migliore amica "Ad Henry manchi molto. Te lo vado a chiamare."
 
5 Febbraio 2013
Sto tornando a casa da te. Sto tornando a casa da te.. senza cancro. Ma la parte migliore tesoro.. io ho tempo. Molto tempo.
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
Fissò alla penultima pagina scritta del diario. Era tutti lì. L'ultima cosa che aveva era l'ultimo paragrafo, datato con il giorno dell'icncidente. Era bello lungo, ma Regina sperò che le dicesse qualcosa del motivo per il quale quel giorno era uscita nella tempesta. Eppure, una parte di lei era terrorizzata. Voleva davvero saperlo? Certo. Ma era davvero pronta a leggere quelle ce potevano esere le ultime parole che Emma le aveva lasciato? Per niente. Il solo pensiero le fece rigirare lo stomaco. Prese un profondo respiro e girò l'ultima pagina.
 
22 Agosto 2013
Oggi è il mio trentesimo compleanno, e so cos'è l'unica cosa che voglio. Due anni fa ho desiderato di non essere mai più sola al mio compleanno e Henry bussò alla mia porta e mi cambiò la vita, per sempre. Oggi esprimo lo steso desiderio, ma un po' più dettagliato. Desidero non essere da sola, ma con te. Ti amo Regina. Sono finalmente non spaventata. Voglio stare con te. Voglio essere tutto per te. Ti amo. Non posso aspettare un altro minuto. Devo dirtelo. Ti amo. E ora, farò il primo passo, prenderò la macchina e guiderò le due miglia per arrivare da te, di fronte alla tua porta, starò sotto il tuo portico tra la piogga.. e quando aprirai, ti bacerò e te lo dirò. Ti amo. Lo so, adesso. E tra pochi minuti, lo saprai anche tu.
 
Regina sentì il suo cuore fermarsi. Stava andando da lei. Ecco perché era uscita nella tempesta. Stava venendo da lei. Perché l'amava, e voleva farglielo sapere. Stava venendo da lei.
Il grido che provenne dalla gola di Regina, per conto suo, portava troppo dolore, troppo risentimento.. che chiunque l'avesse sentito non avrebbe avuto dubbi della sua desolazione.
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
Mary fu sorpresa di vedere Regina alla sua porta, così tardi, ma ancor di più nel vedere quanto trasandata fosse. L'usuale sindaco perfettamente vestito era un casino totale. I suoi capelli spettinati e informi, la maglia e la giacchetta entrambe stropicciate. Sembrava proprio che avesse indossato la prima cosa capitata a tiro.. forse l'aveva fatto.
"Signor.. sindaco?"
"Lo sapeva?" Regina sollevò il diario nella sua mano
Mary Margaret non aveva notato il piccolo libro di cuoio, prima di quell'istante. Sembrava familiare, ma non riusciva a ricordarsi dove l'avesse visto prima di allora. Cercò di calmare la brunetta, la fece entrare e poi richiuse la porta, stringendosi del copri spalle. "Sapere cosa?"
Regina sembrava intrappolata tra la rabbia e la desolazione "Sapeva di questo?" lo sollevò di nuovo.
"Dipende."
"Da cosa?"
"Da cosa sia" Mary Margaret sembrava incuriosita dal libricino
"..è il diario di Emma."
Mary Margaret sollevò le sopracciglia "Uh." Era pensierosa "Emma non mi ha mai dato l'impressione di essere tipa da diario, ma può avere un senso. Era una persona molto.. chiusa; doveva pur avere qualche modo di esprimere i suoi sentimenti. Ma per rispondere alla sua domanda.. no, non lo sapevo. Come l'ha trovato? L'ha preso dalla sua stanza l'ultima volta?"
Regina ignorò la domanda "Sapeva che era malata?"
"Malata?" la donna si spostò nella cucina. Se Regina non l'avesse lasciata tornare a dormire, avrebbe avuto bisogno di un the. Versò un po' d'acqua nella pentola e la ripose sul fornello.
"Emma aveva un cancro al secondo stadio."
Mary Margaret fu grata di aver già lasciato la pentola sul fornello, se l'avesse ancora tenuta tra le mani sarebbe finita sul pavimento. "Cosa?!"
"Le è stato diagnosticato due anni fa."
"Perché non me l'ha mai detto?" la maestrina aveva parlato più con sé stessa che con Regina, ma la moretta schiuse le labbra e le rispose "Come ha detto, miss Blachard, Emma era una persona chiusa. Il diario doveva essere una forma privata di esprimere le sue paure, evidentemente. Lo dica a qualcuno, a chiunque in questa città e nel giro di una settimana lo sapranno tutti.. compreso Henry. Nostro figlio ha slo 12 anni. Guardi come ha reagito all'incidente, ora immagini se avesse dovuto assistere alla sua lenta dipartita. È forte, ma non indistruttibile." Si pettinò i capelli con una mano "Era.. a conoscenza dei suoi sentimenti.. per me?"
"Chiunque avesse prestato un minimo di attenzione, saprebbe che era innamorata di lei, Regina. Se foss..i in grado di vedere più in là del tuo naso, lo avresti saputo anche tu." La pentola sobbollì e la maestra la rimosse dal fornello. "Sapevamo che era.. un problema."
Regina sospirò. Era stata l'unica cieca? "Sì.. bene. Si vede che le mie possibilità si affievoliscano sempre di più. Non sembra migliorare."
Mary Margaret scosse la testa. Propose a Regina di prendere qualcosa di caldo con lei, ma la donna rifiutò con un cenno del capo "Peccato che Henry non avesse ragione.. riguardo a noi e a tutte quelle fantasie sui personaggi delle favole. Se fosse così.. risolvere il problema sarebbe facile: il bacio del vero amore." Sorrise malinconicamente.
Gli occhi di Regina apparvero spiritati. Ma certo! "Miss Blanchard, per una volta.. ha ragione."
SWAN QUEEN SWAN QUEEN SWAN QUEEN
Il dottor Whale la guardò preoccupato "Si rende conto del rischio che corre.. se non funziona?"
"Funzionerà." Regina siglò le carte. Doveva funzionare. Non c'erano altre speranze per lei.. per loro. Emma l'amava. Lei amava Emma. L'acuto dolore nel petto era la prova. Avrebbe avuto Emma Swan. Avrebbe fatto qualsiasi cosa, rischiato qualsiasi cosa. Anche quello. Era destino; loro erano destinate.
L'uomo sospirò "Un'ultima firma qui." Sollevò le carte per l'interruzione dei sostegni vitali. Regina prese un profondo respiro e firmò su ognuna delle copie, mentre continuava a ripetersi, fino alla nausea, che avrebbe funzionato. Il vero amore funzionava sempre: anche in un posto senza magia; doveva. La vita di Emma dipendeva da quello.
Whale prese le carte e si rivolse ad un'infermiera."Okey, è il momento."
Regina rimase al suo fianco quando spensero i ventilatori, e tolsero il tubo conficcato nella sua trachea.
Il petto di Emma diedero qualche debole tentativo di alzarsi ed abbassarsi normalmente prima di cessare ogni attività. I monitor trasmisero un suono continuo prima che il dottore decidesse di spegnerli.
Regina respirò profondamente. Poteva farcela. Pose delicatamente una mano sulla guancia di Emma e si abbassò. Lentamente, le sue labbra incontrarono quelle morbide, indifferenti, della donna che giaceva sul letto.
Anche se non ci fu risposta, Regina si rese conto che quel bacio fu diverso. Li era fatta per baciare Emma Swan, e Emma Swan solamente. Quel fatto le diete speranza e, nel momento in cui le lacrime cominciarono a cadere, la baciò di nuovo.
Pura energia scaturì dal loro tocco, passò nel copro di Regina come uno scoppio di puro calore e poi continuò in tutte le direzioni. Sapeva che.. la maledizione era stata spezzata; la salvatrice aveva finalmente raggiunto lo scopo che le era stato affidato alla nascita.
Immagini scattarono davanti agli occhi di Regina e fu costretta a chiuderli per la troppa luce. Guardò al futuro, le immagini che si rincorrevano, visioni di Emma nella foresta Incantata, dei loro corpi che si giravano nel letto, di Henry che cresceva e di bambini che saltavano.. avevano gli occhi di Emma e tutti i suoi tratti somatici. Il futuro che dovevano avere, il loro lieto fine, che si susseguiva come un veloce cortometraggio.
Costrinse i suoi occhi ad aprirsi e si scontrarono subito con il verde chiaro. Emma stava guardando anche lei; poteva dirlo dalla sua faccia. Regina sentì i suo cuore sollevarsi "Ti amo."
Un barlume si fece spazio sul pallido viso di Emma mentre esalava un delicato respiro. I suoi occhi si chiusero.
Regina scosse la testa. No, non era così che doveva andare. "No, Emma, piccola, no, no, no. Svegliati. Emma, tesoro, apri gli occhi." Si guardò disperatamente attorno e gridò verso il dottor Whale "La aiuti!"
Lo staff medico si riprese dal disorientamento e, dopo pochi istanti i suoi ordini li fece muovere, spintonarono via Regina.
Lei guardò impotente mentre cercavano di riportare in vita la bionda, mentre imparivano ordini. Il mondo scomparve, per Regina. Emma aveva visto il loro futuro. Sapeva che Regina l'amava. Era ...il Cavaliere Bianco. Doveva tornare, giusto? Giusto?
 
 
Henry corse giù per le scale, felice di essersi liberato di quei vestiti stropicciati ed aver indossato il suo pigiama con Batman, il preferito di Emma. Passò per la stanza buia fino al salottino, l'unica stanza che aveva ancora le luci accese. Sua mamma doveva essere ancora sveglia. Entrò e la vide addormentata sul divano, le sue scarpe con tacco buttati sul tappeto, lì accanto, un piccolo libro di cuoio aperto, le mani congiunte sul grembo. La superò, raggiunse il libricino e andò alla prima pagina: Il Diario di Regina per Emma. Lo prese delicatamente con la mano, lo aprì e lo resse con una mano, cercando la prima pagina scritta. Guardò sua madre, prese il plaid e la coprì fin sopra le spalle, indossava ancora il suo vestito nero. La baciò in fronte. Stava per chiudere il libro e sedersi sul tavolino quando la sua curiosità lo travolse. Sfogliò la pagina.
Sotto la data del giorno, c'erano solo quattro parole, scritte con la mano attenta ed elegante di Regina
 
29 Settembre 2013
Oggi ti abbiamo sepolta.
 
   
 
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