Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Saradream    29/08/2007    1 recensioni
In un futuro indefinito, dove la cultura e il pensiero non esistono più, Jules,un ragazzo solitario, sembra essere l'unico a conoscere il valore dei libri e della poesia, la sua vita trascorre triste e monotona, fino al giorno in cui scopre di non essere l'unico "Diverso", ma che esiste un luogo dove si sono rifugiati i suoi simili, per sfuggire ad un mondo che non li capiva più. Così Jules comincia un lungo viaggio alla ricerca del misterioso nascondiglio delle Anime Affini...Leggenda o verità? anche Jules troverà il suo posto nel mondo?
Genere: Commedia, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IL MONDO CHE NON C’E’

 

 

CAPITOLO I

 

 

 PARTE PRIMA

Jules osservava il mondo avvicendarsi al di fuori del vetro della finestra della sua stanza. Il tempo,  grigio e ventoso, non sembrava promettere nulla di buono e forse, se fosse stato un giorno come tutti gli altri, anche quelli che correvano là fuori sarebbero rimasti rintanati in casa davanti alle loro telepareti, o sotto le radiocoperte, a rintontirsi come al  solito.

Ma nessuno avrebbe mai potuto pensare che il 16 raggiodoro fosse un giorno come tutti gli altri.

Il 16 raggiodoro infatti era l’avvenimento più importante dell’anno, una festività interplanetaria, un momento di gioia e di festa che ogni 365 giorni rallegrava il mondo intero, la ricorrenza di un fatto importantissimo che aveva cambiato in meglio la vita sulla terra.

 

Certo era buffo che nessuno più ricordasse questo fatto, dal momento che era così importante, ma del resto i più anziani ricordavano che i loro nonni dicevano che nemmeno i nonni dei loro nonni ricordavano il perché si festeggiasse il 16 raggiodoro, tuttavia, pensava la gente, se ogni anno la televisione, i fotogiornali e le radio insistevano tanto sull’importanza di questa festa, sicuramente una qualche importanza doveva averla.

Perché non festeggiare il miglioramento della vita degli uomini?E’ vero che nessuno sapeva con precisione come vivessero gli uomini prima della vita come la conoscevano loro, ma se la loro esistenza era  serena e priva di qualunque privazione questo significava che prima non poteva certamente essere migliore.

in effetti a nessuno serviva un valido motivo per festeggiare il 16 raggiodoro, lo si festeggiava e basta.

 

Il vento non accennava a placarsi e questo sembrava irritare tremendamente le signore del quartiere che, radunatesi con le loro impeccabili acconciature e con torte dai mille colori tra le mani sulla via principale, fissavano i nuvoloni neri con aria sdegnata, forse chiedendosi come osasse la natura ostacolare i loro organizzatissimi e perfetti preparativi.

 

Jules sospirò pesantemente distogliendo lo sguardo dalla finestra.

Era probabilmente l'unico ragazzo in tutta la contea a trovare ridicolo festeggiare senza un valido motivo, ed era probabilmente anche l'unico ragazzo che non avrebbe avuto niente da fare per tutta la giornata.

La cosa in realtà non dispiaceva affatto a Jules, anzi era contento di potersi immergere totalmente nel suo mondo, dimenticando tutto il resto.

Jules, a differenza dei suoi coetanei, non aveva alcun ruolo o compito particolare, non partecipava alle gare di atletica, non faceva parte del comitato dei festeggiamenti, non aveva preso parte ai ferventi preparativi che animavano la scuola da mesi.

Jules era un ragazzo strano.

 

Lo si notava subito, certo non era un crimine essere di corporatura esile e avere i capelli scuri, tuttavia agli abitanti della contea era qualcosa che appariva perlomeno insolito.

I ragazzi della scuola erano quasi tutti biondi, e sicuramente allegri e solari, Jules invece era pensieroso e serio, rideva poco, perché  non trovava divertente quello che la maggiorparte dei suoi coetanei considerava tale.

 

Anche i suoi passatempi erano alquanto atipici: a Jules non piaceva lo sport, compativa quella autocompiaciuta ed esagerata esibizione della propria abilità in vista di prestigio sociale, non aveva il benché minimo spirito di squadra e non comprendeva perché dovesse averne.

Non amava nemmeno guardare la televisione, né ascoltare la musica, nè vagare per i CDS, I centri divertimento speciale, dove i suoi coetanei passavano la maggior parte del loro tempo.

A dire il vero una volta sola era stato in un CDS, quando la scuola ne aveva scelto uno come meta della gita annuale.

Ricordava come in un incubo la stanza in cui delle perfette casalinghe vestite di rosa da cima a fondo insegnavano alle ragazze come cucinare cibi dall’aspetto allegro e colorato, i negozi sfavillanti, le sale cinema che proiettavano ogni giorno gli stessi film d’amore, i giochi in gruppo, i canti dell’amicizia, i concorsi di bellezza e le discoteche che intontivano i suoi compagni con la realtà virtuale e il magico drink della felicità.

Dovette fingere un attacco di appendicite per poter essere rispedito a casa dopo soli tre giorni.

 A Jules non piaceva dunque niente di niente, certo, a parte i libri.

 

Nella contea non era raro trovare libri, talvolta se ne vendevano anche nei palazzi del dei divertimenti, ogni tanto persino a scuola qualche professore all’antica ne faceva usare qualcuno, certo di quelli con poche e semplici scritte che si illuminano leggendo, niente di complesso.

 

I libri che leggeva Jules però erano diversi, innanzitutto erano lunghi, complicati, a volte anche tristi o noiosi, ma poi erano fitti di parole, parole stampate sulla carta, che non si illuminavano.

Per leggerne uno potevano volerci giorni interi, e nessuno capiva come Jules potesse trovarli interessanti, come potesse leggerli in ogni momento libero, standosene in un angolo senza rivolgere la parola a nessuno, come se non gli importasse di nient’altro.

Jules, com’è facile intuire, non aveva amici, non che non avesse provato a farsene, ma, dopo qualche minuto di chiacchiera con qualunque ragazzo del vicinato, si ricordava del perché i libri erano meglio delle persone, e così ritornava nel suo mondo senza troppi rimpianti.

 

Jules viveva in una casetta a schiera, era solo ma non era orfano, i suoi genitori li aveva visti per l’ultima volta quando era molto piccolo, erano partiti per un lungo viaggio e forse un giorno sarebbero tornati a prenderlo per portarlo con loro, questo era tutto quello che sapeva

L’unica persona con la quale Jules aveva un vero e proprio rapporto era lo zio Cervantes, che in realtà suo zio non era, ma che aveva avuto il compito di vegliare sul quel  ragazzo che ormai considerava quasi un figlio.

 

Anche Cervantes era un “diverso”, si vestiva in modo strano, leggeva molto, e viaggiava,  ma sapeva mascherare bene la sua diversità, aveva saputo inserirsi nella contea, farsi anche qualche conoscente, se non proprio degli amici, e forse l’attaccamento nei confronti di Jules era dovuto ad un latente senso di colpa per la condizione del ragazzo.

 

Era colpa di Cervantes se Jules era così diverso e così solo.

L’incontro di Jules con i libri avvenne quando Jules era ancora piccolo, ma fu un incontro casuale, che lo zio non vide di buon occhio, conoscendone i rischi.

Nella casa di Cervantes esisteva infatti una biblioteca enorme e ricchissima, nella quale a Jules non era permesso l’accesso, ma ovviamente per un bambino ogni divieto è una sfida, e così, Jules aveva tentado in ogni modo di accedere alla stanza proibita.

Infine, approfittando di un viaggio dello zio, Jules entrò nella biblioteca, facendosi letteralmente risucchiare dal fascino di quel nuovo mondo da scoprire.

Jules rimase chiuso nella biblioteca fino al ritorno dello zio, che lo trovò seduto per terra, con le gambe incrociate, totalmente immerso nella lettura di un volume enorme  e con il pavimento cosparso da pile di libri.

Cervantes sospirò pesantemente ma non si arrabbiò, egli infatti sapeva che sarebbe arrivato quel momento, non avrebbe potuto rimandarlo per sempre, ma era ormai chiaro che il destino di quel bambino era ormai segnato.

La sua indole riflessiva e sveglia non avrebbe certo potuto trarre giovamento dalla conoscenza nascosta nei libri, almeno non in un mondo dove la peggiore malattia che si possa contrarre è l’intelligenza.

“Jules” si limitò a dire con solennità quel giorno “Ormai non è più possibile tornare indietro, lo so bene, ma come tuo tutore mi sento in dovere di avvisarti e metterti in guardia.”

Jules sollevò interessato la testa dal libro in cui era immerso per prestare attenzione alle parole dello zio.

“La coscienza aumenta la sofferenza, ricordatelo sempre, e poi decidi come meglio credi”

Jules non capì subito le parole dello zio, ma non ci volle molto prima che la loro veridicità si mostrasse in tutta la sua forza.

 

Ma Jules scelse come gli sembrava più opportuno, e tutto sommato la sua vita scorreva tranquilla, noiosa, solitaria e forse un po’ opprimente, ma tranquilla.

 

Jules scrollò le spalle, mentre il tempo continuava a sfidare il 16 raggiodoro, afferrò il primo dei libri che erano accumulati sulla pila accanto al letto, vi ci saltò sopra e rigirandosi tra le coperte si sistemò comodamente per riprendere la lettura che aveva interrotto la sera prima, e si immerse in un mondo che era immensamente più interessante di quello che si trovava al di là della finestra.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Saradream