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Autore: notmeanymore    09/02/2013    0 recensioni
Si girò, vide Harry e non poté fare a meno di guardarlo in un modo non del tutto dolce.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È come se ti avesse rubato il cuore, non è vero? Come se avesse allungato la mano e te l’avesse strappato via. E scommetto che sorride come se non lo sapesse. Come se non lo sapesse. Era la sua citazione preferita, ricorda che la trovò scritta nel vecchio diario di sua madre, che qualche tempo prima aveva trovato in soffitta tra uno scatolone e l’altro, e che aveva rimpiazzato subito delle orribili, passate frasi su qualche amore impossibile, in cui lei si rispecchiava benissimo. La bellezza non è niente, la bellezza non dura. Non lo sai quanto sei fortunato, tu, a essere brutto.Perché se a qualcuno piaci, sai che è per qualcos’altro. Si ripeteva costantemente tutti i giorni, la mattina quando guardandosi allo specchio si preparava per una lunga giornata e la sera quando ritornando a casa si riposizionava davanti a quell’orribile arma riflettente e si toglieva il poco trucco rimasto. Inconsapevole di essere considerata la ragazza più bella e naturale di quel piccolo paese dove si era dovuta trasferire con il padre. Holmes Chapel. Ma chi gliel’aveva fatto fare? Troppo piccola per capire, troppo piccola per decidere, troppo piccola per contestare. Qualcosa non va?l’interruppe la voce di un ragazzo mentre si stava incamminando verso la scuola che si trovava a pochi isolati da casa. Tutto! Non va bene niente. Rispose secca, incurante di sapere chi le avesse fatto quella domanda. Non ho nulla da perdere. Continuò tenendo lo sguardo basso. Tutti noi abbiamo qualcosa da perdere.Rispose sempre quella voce sicura. Decise di alzare i suoi occhi azzurro ghiaccio a quel punto, per guardare la persona che stava cercando di avere una stupida conversazione con lei. Sono Harold, piacere. Disse. Ma preferirei che mi chiamassi Harry. Specificò. Sono Sunshine, piacere. Chiamami pure Sun. Rispose. Bel nome. Commentò. Non ti ho mai visto qua, sei nuovo?s’informò la bionda. In realtà vivo qui da sempre, frequento la quarta alla Holmes Chapel Comprensive School. Tu invece che ci fai qui tutta sola e malinconica? Sorrise. Sto andando a scuola. Seconda classe nella tua stessa scuola. Rispose con un filo d’ironia.Quindi se oggi facessimo il tragitto insieme terresti per tutto il tempo quel muso lungo? Chiese il riccio. Forse cercherei di sembrare almeno contenta. Rise.

Così, io sono arrivata.Fece una pausa, mise le sue mani, ormai congelate, nelle tasche dei suoi jeans stretti e continuò imbarazzata. Questa è la mia classe.Lui accennò un sorriso. Quindi ci vediamo. Disse non molto meno imbarazzato. Prese coraggio, quello che non aveva mai avuto, fece un passo avanti, le baciò la guancia, la ammirò arrossire e se la svignò con un: è stato un piacere conoscerti. Era stupita quanto incredula di quello che era appena accaduto, tanto da non riuscire a dire una parola per le ore successive, persino nell’ora d’inglese in cui normalmente aveva infinite cose da chiedere e da spiegare.

La campanella suonò, erano passate già cinque ore, sistemò la sua tracolla, mise tutti i quaderni al loro posto ed estrasse il suo amato libro che la mattina non aveva avuto occasione di leggere per l’incontro con Harold  Harry.

–Vorrei tanto sapere se, guardando una mia foto, hai mai pensato ‘Dio, quant’è bella. Si fece scappare ad alta voce quella frase del suo libro, non notando che già da un paio di metri qualcuno le stava accanto come per proteggerla. –Questa mattina. Sentì dire Sun dalla persona che le stava accanto. Si girò, vide Harry e non poté fare a meno di guardarlo in un modo non del tutto dolce. –Scusa, non ho mai avuto occasione di guardare una tua foto. Rispose come se lo sguardo che lei le aveva rivolto gli avesse posto una domanda. –Mi hai fatto prendere un colpo, non puoi piombare e iniziare un discorso con me sempre in questo modo, mi verrà un infarto prima o poi. Disse mantenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi verdi che non aveva notato prima d’ora. –Ma se vuoi te ne scatto una ora e domani mattina ti dirò se guardandola lho detto. Insistette come lei non le avesse ancora risposto. –Non voglio farmi scattare una foto Harold. –Per quale motivo Sunshine? –Perché son sicura che guardandone una non penserai nulla del genere. –Penso che tu debba credere di più in te stessa. –Equello che penso io dal età di dodici anni. –Su, una foto, solo per me. Non ti fidi? –Eperché mi fido di te che non voglio farla, poi finisce che mi affeziono e quando domani mattina sulla strada per la scuola non ti vedrò penserò di non esser stata allaltezza di uno come te. –Domattina sarò qui in questo preciso punto.Disse il ragazzo indicando con il dito indice il posto dove la mattina avevano iniziato quella strana conversazione da perfetti estranei e che ora stavano ripercorrendo parlando come sei vecchi amici che non si vedono da un’estate.

 –non milludere, non farlo, almeno tu. Insistette. –Sarò qui. Alla fine scattò quella foto, che era stato l’argomento di tutto il viaggio di ritorno da scuola, rassicurandola di nuovo che non l’avrebbe illusa e con occhi lucidi e sorriso smagliante la lasciò sotto casa per poi percorrere la strada a ritroso, e ritornare a casa sua che da un pezzo aveva sorpassato. Non fece altro che guardare quella dannatissima sua foto. Sunshine Sun. Il nome diceva tutto. La guardò talmente tanto da notare le sue lentiggini, che non aveva avuto modo di vedere a causa del fondotinta che le copriva, e di quanto in realtà le stessero bene. Aveva notato la sua collana a forma di cuore con incisa una lettera troppo piccola da capire, che fece nascere in lui la voglia di conoscere la sua storia. Notò anche il suo sorriso, finto, stampato con un buon inchiostro sulla sua faccia delusa e triste. Alla fine prima di addormentarsi, a tarda notte, bisbigliò quelle quattro parole che lei sempre aveva voluto sentirsi dire Dio, quant’è  bella.

Erano le 7.35 in punto quando lei si ritrovò in quel luogo magico, a parer suo, che l'aveva fatti incontrare, ma di lui nemmeno l'ombra, nemmeno la quantità minima del suo buon profumo per renderlo percettibile. Ne era sicura, più che sicura. Non le importava. L'aveva illusa terribilmente. Non si fece vedere per le tre mattine successive.

Lei cadde in quello che chiamò periodo-depressivo-post-infatuazione. Non voleva vedere nessuno, tanto meno se stessa, evitò di parlare con suo padre, che preoccupato la sera le portava la cena in camera, che veniva accettata e poi buttata nel gabinetto.

L'aveva incantata per bene quell'Harry, con il suo fascino da tipico inglesino perfetto.

Non poteva negare di essersi innamorata a prima vista di lui, sapeva benissimo di essere capitata in una di quelle situazioni simile hai libri che leggeva, ma questa volta la protagonista era lei.

Lei doveva sopportare cuori a pezzi, cervello a strisce, delusioni infinite.

Lei provava queste cose sulla sua pelle da ora, non leggeva più tra le righe per sapere, le bastava ascoltare il suo cuore. Le bastava contare le lacrime che le tagliavano il bel visto. Le bastava sentire cosa il suo cervello aveva da dirle. Più nessuno libro l'avrebbe salvata dal male e la tristezza, ora.

 

Si preoccupò quando la mattina seguente, ancora, non lo vide e decise di lasciar da parte la timidezza per andare ad informarsi su di lui.

Si avvicinò con la sua grazia a quei pochi ragazzi con cui aveva visto di sfuggita il riccio.

–Hey scusate cercò di attirare l'attenzione, e ci riuscì, tutti e quattro si girarono, contemporaneamente.

Mai visto niente di più bello, ora capiva perchè erano amici di occhi-smeraldo. Ma bando ai pensieri di Sun.

Riprese a parlare quando si accorse che i ragazzi la stavano guardando con un punto di domanda tanto grosso, sul viso. –Sono e si bloccò, cosa era lei per Harold? Azzardò la prima cosa che gli venne in testa –Un'amica di Harold respirò  –Sapete perchè non c'è a scuola? Sorrise finita la frase. Forse per imbarazzo o forse perchè era riuscita a chiederlo.

–Oh, tu devi essere Sun, quella Sun! urlò un biondo.

–Si, Sunshine! lo interruppe un ragazzo alto con una sigaretta tra le labbra.

–Sono io.rispose tutta rossa. –Piacere di conoscerti dolcezza. Dissero Niall, il biondino e Zayn il ragazzo Marlboro. –Piacere Sun, io sono Liam. Si fece spazio una mano delicata di un moro rasato con occhi scuri. Si mise a ridere contenta del fatto che loro sapessero chi era e del fatto che con lei fossero così gentili.

–E comunque Harry è rimasto a casa per l'incidente sai... prese una pausa. –Io sono Louis, Louis Tomlinson. Concluse. –Non sapevo... disse rattristandosi la bionda. –Tranquilla lui sta bene, deve solo stare un po' a risposo. Crede che gli farebbe piacere se andassi a trovarlo. Gli disse Liam mettendole una mano sulla spalla per rassicurarla.

–Si dovresti andare, a fine lezione ti ci posso accompagnare in macchina se ne hai voglia. Le propose Louis. –Sarebbe davvero gentile da parte tua. –Se questo farà felice Harry, farà felice anche me. La campanella suonò e fu costretta ad entrare in classe.

 

Quando, finalmente, passarono cinque ore uscì da scuola. Louis le fece cenno con la mano e lei insicura come era si avvicinò alla macchina e salì. –Harry mi ha parlato molto di te in questi giorni, quando sono andato a trovarlo. Cercò di aprire una conversazione. –Dici davvero?Riuscì solo a chiedere Sun. –Dico davvero. Rispose Lou. –Era così dispiaciuto di non averti visto sulla strada per la scuola. Lei non rispose, si creò un silenzio imbarazzante, ma poi le venne una curiosità. –Come è successo? Si sistemo i capelli e chiarì –l'incidente intendo. Vide Louis deglutire turbato. –Un semplice tamponamento in macchina, era mattina presto e stava andando a prendere sua sorella Gemma a casa del fidanzato. Si fermò. –Ma comunque non è nulla di grave, ha una frattura al bracci, tutto qui. Non parlarono per i seguenti due minuti. –Ecco, siamo arrivati. Esclamò Louis. Entrando in casa vennero accolti da una bella donna sulla quarantina, che salutò calorosamente il ragazzo e indicò la stanza di Harry alla bionda. –Ciao amico. urlò il riccio per niente stupito di rivedere Louis. –Ti ho portato una sorpresa. Disse, per poi farsi largo e far passare Sun.I due si sorrisero così il terzo imbarazzato decise di lasciarli soli. –Quindi hai conosciuto il mio migliore amico! –Si, sono stati tutti gentilissimi con me, Niall, Zayn e... Si era di nuovo dimenticata il suo nome. –Liam. Concluse Harry, che sdraiato sul suo letto l'ammirava felice. –Proprio lui! Esclamò ridendo. Ora Harry non era più sdraiato, si era alzato leggermente per appoggiarsi allo schienale del letto e per fare segno a Sun di sedersi pure vicino a lui. Lei impaurita e smarrita si avvicinò esitando vicino a lui cercando di accomodarsi con più delicatezza possibile. Restò per un po' a fissare il suo braccio ingessato e quando il ragazzo se ne accorse iniziò a parlare ancora un po' frastornato per l'incidente. Parlarono per circa un ora. Lui le chiese persino il significato della sua collana e lei gli raccontò la sua storia, della morte di sua madre e di come fu costretta a trasferirsi lì, in quel posto che non aveva mai apprezzato e che per dirla tutta nemmeno conosceva.

–E comunque avrei dovuto chiamarti. Disse Harry. –Quella mattina e le successive, per dirti che mi dispiace se non mi sono presentato, se ti ho fatto sentire non apprezzata, se ti ho illusa. –Non devi scusarti! L'interruppe lei, ma lui continuò. –Davvero, non era mia intenzione, tengo a te, penso che tu sia davvero incredibile. Respirò e poi concluse. –Ah si, l'ho detto! –Come scusa? –L'ho detto. Disse di nuovo. –Dio quant'è bella. Arrossì di santa ragione, lo fece senza accorgersene. Non riusciva nemmeno a spiegare a se stessa come si sentiva alla sola compagnia di quel ragazzo.

 

Poi lei lasciò parlare Louis e Harry e andò dalla madre del ragazzo, in cucina. –Salve signora, è un piacere conoscerla, io mi chiamo... –Si Sun, Harry voleva disperatamente venire a scuola per vederti, in 17 anni non ha mai avuto voglia di andare a lezione. Rise mentre lo diceva.–Comunque sono Anne, piacere! Le sorrise Sun, come solo lei sapeva fare. –Vieni più spesso a trovarci, a Harry farebbe davvero piacere, e anche a me. –Certo, lo farò! Rispose. –Quando tornerà a scuola Harold? –Probabilmente tra un paio di giorni. Le rispose Anne versando il tè, che aveva preparato, in una tazzina. –Gradisci del tè cara? Le domandò quando Louis spuntò all'improvviso dalla porta dicendo di dover andare. –No grazie, credo di dover andare pure io ora. Sorrise. –Ti aspetto un altra volta allora! –Certo!

 

–Vuoi un passaggio a casa Sun? –Grazie Louis. –Nulla, ma prima corri a salutare Harry o nella mia macchina non ci metterai nemmeno un piede! Urlò ridendo. Entrando si accorse che Harry s'era addormentato ma decise di volergli lasciare un saluto, non sapeva quando l'avrebbe rivisto, così prese un pennarello nero e si mise a scrivere sul gesso bianco panna.

 

Passò la notte e al mattino, svegliandosi, Harry si accorse di una particolare scritta sul suo gesso. Cerò di girare disperatamente il braccio per riuscire a leggere e quando finalmente trovò la giusta posizione riuscì a decifrare la scrittura. Dio quanto sei bello.-S Non poté fare a meno di sorridere, pensando a quanto ingenuamente, quella ragazza, era entrata nella sua vita, e come piano piano, ora lo stava rendendo davvero felice. Pensare che fino a qualche giorno prima era lei quella triste, e ora lo stava facendo sentire un re, regalandogli tutti quei preziosi sorrise splendenti.

 

–Vorrei che venissi di nuovo con me da Harry oggi! La fermò Louis nel mezzo dell'affollato corridoio. –Non vorrei disturbarti. Disse a mezzo tono.  –Nessun disturbo Sun.

 

–Hey! Sentì la sua voce calta attraversare la stanza fredda, dove lui stava da ormai quattro giorni, riscaldandola.

–Speravo nel tuo ritorno! Sorrise, lei arrossì. Non disse nulla. –Siediti pure! La incitò il riccio. Si mise vicino a lui, per la seconda volta, come poteva farle quell'effetto? Non era a casa sua, era in casa di quasi-estranei, eppure con lui si sentiva a casa in qualunque posto si fossero trovati.

–Hai degli occhi splendidi. Confessò Sun. –Tu sei splendida. Ribatté.  –Credevo che mai nessuno me l'avrebbe detto, lo pensi davvero? –Lo penso con tutto me stesso. E poi sdrammatizzò –Hai proprio una bella scrittura. Mostrando il suo braccio avvolto da quell'arma che gli impediva di prenderla e stringerla a se. Risero entrambi. Le fissò le labbra per tutto il tempo e ora le si stava avvicinando, aveva colto la sua occasione. Le spostò i capelli biondo cenere dietro l'orecchio e delicatamente le accarezzò la guancia rosea. –Posso baciarti? Le chiese dolcemente, annuì, e subito annullò la distanza fra i loro visi. Chi l'avrebbe mai detto? Si completavano loro due, si completavano come nessun'altro al mondo si completa. Erano energia loro, energia pura.


 

  
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