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Autore: Johnlockistheway    09/02/2013    1 recensioni
Mia, e suo fratello Colin. Legati, da una terribile catastrofe, che li porta a doversi sostenere a vicenda. Ma quando Mia, arrogante, dicide di fare di testa sua, nemmeno Colin può fermarla. Ed ecco, che tutta la sua vita, le crolla addosso.
Iscritta al contest "A letter to" col pacchetto due.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia, seduta sulla scomoda sedia della sala d'aspetto, attendeva.

Si torceva nervosamente le mani, tormentando la maglietta sdrucidita.

I suoni le guingevano ovattati, distorti, ma i medici le avevano detto che era normale per colpa dell'esplosione provocata dall'incidente.

A quella parola, una miriade di ricordi espolsero sotto le palpebre della ragazza.

 

"Hei My, andiamo a casa?"

Suo fratello, che aveva trascinato alla festa sulla spiaggia, la chiamò leggermente, ma lei non gli diede ascolto.

"Che barba che sei Col! Lasciami divertire per una volta! Va a...bagnarti con le onde o...fare qualunque cosa fa un ragazzino di quattoridici anni. E lasciami in pace".

Lui l'aveva guardata, ferito, poi, aveva notato la birra che aveva in mano.

"My-l'aveva ammonita-Sta attenta con l'alcol. Devi guidare, dopo".

"Non rompere, stupido ragazzino! È solo birra. Vattene via, sciò!".

 

Il ricordo sfumò, in un singhiozzo della ragazza.

Se solo gli avesse dato ascolto.

Lei era maggiorenne, quindi toccava a lei badare al fratello.

"E grazie tante" pensava spesso, ogni volta che lui la faceva arrabbiare.

Ma quella volta, era stata una stupida, solo una stupida e arrogante.

E questo, Mia lo sapeva.

 

Nonostante la sfuriata di poco prima, Mia sapeva che il fartello aveva ragione, così posò la bottiglia di birra.

"Eh ma che pensi di fare My?-la riprese scherzosamente Demon, il suo ragazzo-Avanti...non vorrai dare ascolto a quella lagna di tuo fratello".

"Già-aggiunse Lasly-Non capisco nemmeno perché te lo sei poratata dietro" fece lanciando un'occiata al ragazzino, che camminava mogio mogio con i piedi nell'acqua.

"Beh...lo sai che non posso lasciarlo da solo".

"Ah sì, certo-fece teneramente Demon-Lo sappiamo. Però, non farti rovinare il divertimento da lui, almeno. Forza My! Questa è la tua festa, su col morale!"

E lei, stupida, aveva lanciato un'ultimo sguardo a Colin, prima di sorridere e prendere in mano un bicchiere contenente qualcosa che, di certo, non era solo birra.

 

Un suono alla sua destra la riscosse: un medico era uscito dalla sala e si dirigeva verso di lei.

Gli basto uno sgurdo per capire.

"NO!" urlò.

Poi, cercò di fiondarsi nella sala operatoria.

Il medico la trattenne, in un abbraccio quasi paterno, mentre lei urlava e piangeva.

"NO, COLIN NO! NON IL MIO FRATELLINO! TI PREGO SIGNORE, TUTTI MA NON COLIN! Tutti...ma non..Colin...".

Continuò a singhiozzare così, mentre il medico la conduceva in una stanzetta, dicendole poche parole di conforto e raccomandandole di restare lì fino a quando non se la sarebbe sentita di chiamare a casa.

Lei annuì, senza prendersi la briga di dire che a casa non c'era nessuno.

I sensi di colpa le attanagliavano le viscere, le lacrime non volevano uscire dai suoi occhi e il dolore...

Quello, straziava già da ore il suo cuore.

Lentamente, Mia si alzò e, senza chiedere il permesso a nessuno, prese dei fogli e una penna.

Doveva dire ai suoi cosa era successo.

Doveva dirglielo.

Ma non avrebbe potuto parlare e quindi, decise di scrivere.

 

"Cari mamma e papà,

sì, sono io, Mia.

Va bene, lo sappiamo tutti che non sono mai stata brava con i convenevoli, quindi passo dritto al punto.

Ho fatto una cazzata.

Una grandissima cazzata.

E adesso, devo subirne tutte le conseguenze.

Io...sono andata a una festa organizzata da Demon, sulla spiaggia.

Con Colin.

Ora so che sarete inorriditi, ma non volevo lascirlo solo per paura che si sentisse male o altro.

Come al solito, mi sbagliavo.

E sono satata io stessa a fargli del male.

Mi sono comportata da completa idiota, e, non ascoltando il mio dolcissimo fratello, ho bevuto un sacco di alcol.

E poi, visto che dovevo fare trenutno come al mio solito, mi sono messa alla guida.

Ho sbagliato, e lo so.

Colin...lui ha cercato di avvertirmi, ma come al solito io non ho ascoltato.

Lo dicevi, tu, mamma, che sono una testa di legno.

Ho trattato persino male il mio dolce fratellino per questo.

Solo che...non ero in me...era l'alcol a dettare le mie azioni.

Io...

Lui mi ha rimproverato, mi ha detto "Non guidare My. Aspettiamo qui".

Ma io ero stanca, e incazzata, e lui si era pure permesso di dirmi quello che dovevo o non dovevo fare!

Gli ho dato un ceffone.

Non avevo mai picchiato Colin, prima, ed è stato...orribile.

Lui mi ha guardato.

Ho visto i suoi bellissimi occhi blu rempirsi di lacrime, e mi sono sentita così in colpa, ma il mio orgoglio mi ha impedito di chiedere scusa.

Oh, mamma, quanto vorrei averlo ascoltato!

Mi sono messa alla guida, di notte, non essendo lucida, e con mio fartello a bordo.

Lui, che tu hai partorito con tanta fatica.

Che non ha mai avuto il tempo di dirti: "Ti voglio bene", ma che nel suo cuore ti ha sempre amato.

Lui, sempre così gioioso e pieno di vita...

Lui, che piangeva quando lo poratvo da papà, e mi chiedeva perché.

Non ho mai avuto la risposta.

Ma ora so, che, semplicemente, risposte non ci sono.

Tutte le domande sulla vita, si riassumono, infine, nella frase che Colin ha scritto sul libro che gli ho regalato a Natale.

"La vita, ora lo capiva, assomigliava ad una canzone. Al principio c'è il mistero, al termine la conferma, ma nel mezzo ci sono le emozioni che arricchiscono l'intera esperienza".

Non mi ha mai dettochi fosse l'auotore della frase, né io l'ho mai capita.

Almeno, non fino ad oggi.

Ora, invece, lo comprendo.

La vita, ora lo capisco, assomiglia davvero ad una canzone.

Al principio c'è il mistero.

Il mistero del perché Colin sia nato, sia vissuto.

Lui, così esile e fragile, con il suo pallido corpicino ossuto.

Però, sempre pronto a lottare, fin da quando è venuto al mondo.

Al termine, la conferma.

La conferma che lui ha sempre lottato, che l'ha fatto fino alla fine.

Fino a quando il suo cuoricino non ha smesso di battere.

Nel mezzo, ci sono le emozioni che arricchiscono l'intera esperienza.

La sua gioia, che mi contagiava, mentre mi guardava con il suo sorriso smagliante.

La rabbia, che mi ha fatto prendere, ma che alla fine mi ha inseganto sempre qualcosa.

La dolcezza delle sue piccole mani, strette alle mie.

La paura nei suoi grandi occhi, mentre saliamo in macchina con me ubriaca.

Dio.

Mi ci è voluta la sua morte per capire quanto realmente tengo a lui.

Per capire la mia sconsideratezza, e il disastro che è stata la nostra vita.

Io...avrei dovuto proteggerlo.

Avrei dovuto essere come uno dei cavalieri dei libri che gli piacciono tanto, quelli che proteggono le loro famiglie, e i più deboli.

Invece, mi sono ridotta ad essere il tiranno, onnipresente in essi, che spadroneggia, che non ascolta, che uccide.

Ho ucciso mio fratello, vostro figlio.

E so che mi porterò questa colpa per tutta la vita.

Mamma, papà, vi imploro.

Se potete, perdonatemi.

Ma fate in modo, che qualunque cosa accada, io non dimentichi.

Vi voglio un bene dell'anima.

Vostra figlia

Mia

Con delicatezza, mia ripegò il foglio e poi, silenziosamente, uscì dalla saletta.

Senza farsi notare, uscì dall'ospedale e, ignorando i taxi, proseguì a piedi verso la sua destinazione.

Mentre camminava, i capelli neri ingarbugliati, i vestiti sbrindellati e gli occhi verdi puntati a terra, Mia rifletteva.

Non poteva fare a meno di pensare alla notte appena passata.

 

"Col! Sbrigati! Vieni, andiamo a casa!"

"Sì" aveva risposto felicemente lui, mentre si avvicinava.

Poi, appena la vide barcollare con un sorriso da ebete, il suo sguardo si fece imapurito.

"My...hai bevuto, vero?"

Lei lo guardò.

"Che ti frega? Salta in macchina".

"No-si oppose lui, scuotendo la testa corvina-Sei ubriaca My. Aspettiamo qui. Poi quando ti passa..."

CIAF!

Il suono del dorso della sua mano sulla faccia di Colin.

La sua espressione spaventata.

E poi, senza dire nulla, il ragazzo si infilò in macchina.

 

Mia stinse forte la lettera, e si fermò davanti al cancello di ferro.

Abilmente, lo scavalcò, e riprese a camminare.

 

"My, accosta ti prego".

Dopo dieci minuti di guida tutta curve, sulla strada rettilinea, Colin aveva parlato di nuovo.

My non gli diede ascolto, e accese la radio.

L'adrenalina, provocata dall'alcol, la spingeva a premere sull'acceleratore, ignorando il terrorozzato Colin seduto al suo fianco.

"Adesso giochiamo alla Formula 1, eh, Col?"

Si era voltata verso di lui, che l'aveva guardata, sgranando gli occhioni blu.

"My, tieni gli occhi sulla strada, ti imploro".

E lei aveva riso.

 

Con lentezza esasperante, Mia si avviò lungo i sentierini di ghiaia, che conosceva fin troppo bene.

 

"My la strada!".

"Ma scemo, di che ti preoccupi?"

"My...my..." impolarava lui.

E lei rideva.

Poi, la sua espressione cambiò.

E divenne terrorizzata.

"MY ATTENTA!"

Dopo due minuti, la ragazza si fermò vicino a una piccola lapide, dove erano incisi due nomi.

Fece il segno di croce, e prese la lettera.

 

L'urlo di Colin.

Due fari, di fronte a lei, troppo vicini per essere evitati.

 

Mia la guardò, stingendola al petto, mentre pensava al suo dolce fratello.

 

Sempre più vicini.

La sua incapacità di fare qualcosa, mentre Col urlava, terrorizzato.

Poi, il fragore dello schianto.

 

I ricordi delle ultime ore, le facevano male.

La corsa in ospedale, la speranza e poi...tutto finito.

Colin, morto, e lei, ironia della sorte, viva.

Appoggiò la lettera sulla lapide di sua madre e suo padre, mentre una lacrima le scendeva lungo il viso.

Un pensiero l'attraversò.

"Prendetevi cura di lui. Addio...dolce fratellino".

 

PAMF!

 

E infine, solo il buio.


My corner

Em... salve! *saluta con la manina gli scrittori delle originali*
Allora... per la storia... non so cosa dire, mi è venuta di getto, ed è la mia prima originale quindi spero vi possa piacere.
Vabbè... spero che avrete voglia di farmi sapere cosa ne pensate
Baci 

Morgana


P.S. Il titolo sarebbe l'ultima frase in francese. Il personaggio di Colin è liberamente ispirato all'attore Colin Morgan.

 

   
 
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