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Autore: xUnbroken    09/02/2013    0 recensioni
Cosa succede quando Scott, Derek e il suo branco hanno a che fare con un nuovo lupo più forte e con caratteristiche di natura diversa?
Fan-fiction con le vicende della nuova serie di Teen Wolf (SPOILER PER CHI NON HA VISTO LE PUNTATE) più l'aggiunta di un nuovo personaggio e una serie di intrecci amorosi inaspettati.
Genere: Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Così decise di tacere finché non avrebbe trovato il momento giusto per parlarle, con calma. Se avesse perso la pazienza con lei non avrebbero risolto nulla. Avrebbero combattuto corpo a corpo per ore, sempre pari, senza che nessuno mettesse al tappeto nessuno, finché l’orgoglio di uno dei due non sarebbe riuscito a fermare lo scontro.
Jane si strinse a lui sulla soglia della porta per oltre cinque minuti, e poi lo baciò come mai aveva fatto prima. Isaac era sempre con lei, ma le mancava. Sentiva di averlo trascurato. Sentiva che aveva bisogno di dimostrargli il suo amore ogni giorno. Perché lui aveva bisogno di sentirsi amato più di chiunque altro.
Prima di lasciarlo scappare lo fermò, intuendo che doveva agire subito. Ma la sua mente si oscurò, non trovando le parole adatte ad affrontarlo. Così si limitò a guardarlo e stampargli un altro bacio.
Lui sorrise e le disse che l’amava tanto.
Appena entrò in casa lo Sceriffo era sobrio. E fortunatamente non aveva trovato le bottiglie che Jane aveva nascosto. Stava preparando la cena con calma e non molta serenità anche se Jane lo vedeva un po’ triste. Notò la sua espressione quando vide rientrare solo lei.
“Che si mangia?” chiese per spezzare un po’ la situazione di tensione che si era creata in quel primo minuto.
“Carne, patatine fritte e insalata.”
“Mmm che odorino!” fece lei, avvicinandosi alle pentole. “Vado a cambiarmi, allora.”
“Fai veloce, è quasi pronto.”
Jane salì di corsa le scale e si cambiò i vestiti alla velocità della luce.
Scese di sotto e la cena era già in tavola.
“Com’è andata a scuola?” le chiese.
“Bene, a parte l’insopportabile ora di chimica. Ma è andata bene.”
“Posso chiederti una cosa?” disse, dopo diversi minuti di silenzio. Lei annuì, con ancora il cibo in bocca. “Sei amica di Derek Hale?” proseguì poi. Quella domanda la spiazzò. Cosa voleva sentirsi dire?
“Qualcosa del genere.” Rispose lei, vaga. Ma come ingannare lo Sceriffo?
“Qualcosa del genere si, o qualcosa del genere no?”
“Si, sono sua amica.”
Esitò. “E che tipo è?”
Jane sorrise. “Vuoi sapere se Stiles è al sicuro con lui, non è così?”
Lo Sceriffo rispose ammettendo che era vero, sorpreso anche dell’intelligenza di Jane.
“Lo so che… ha avuto dei precedenti. Ma con me si è sempre comportato bene. E’ molto più... dolce di quel che sembra. Nel senso più puro del termine. L’ho conosciuto ancor prima della morte dei miei, e si è sempre dimostrato protettivo nei miei confronti e in quelli di Stiles. Credimi, è diverso da come sembra.”
“Mi stai dicendo che ho fatto la scelta giusta a lasciar andare mio figlio con lui?”
“No, non avresti dovuto. Questa è casa sua e tu sei la sua unica famiglia. E’ giusto che… ami chi voglia amare, ma non avresti dovuto negargli la sua famiglia.”
Lo Sceriffo abbassò lo sguardo e posò le posate nel piatto, portandosi le mani sul viso.
“Gli voglio troppo bene.” Disse poi. “Ma l’idea di perderlo per Derek Hale mi ha sopraffatto.”
“Non l’hai perso.” Si limitò a rispondere lei.
Lo Sceriffo sorrise. Era felice di avere la figlia che aveva sempre desiderato seduta di fronte a lui.
Jane poi sentì qualcuno salire dalla finestra della sua stanza e dal battito cardiaco capì subito chi era. Isaac.
“Stiles ha sempre avuto bisogno di una figura femminile nella sua vita.” Riprese poi lo Sceriffo. “E quando sei arrivata tu non potevo essere più felice. Finalmente aveva qualcuno su cui contare. Qualcuno a cui voleva bene. E so benissimo il legame che c’è tra di voi. So quanto vi vogliate bene. E onestamente… ogni volta che quella porta si apre spero sempre che sia lui.” Disse, con un velo di tristezza.
“C’è ancora speranza. Devi solo scusarti con lui e fargli capire quanto gli vuoi bene. Lui non aspetta altro, credimi.” Gli disse Jane, sfoderando uno dei suoi super sorrisi.
Lo Sceriffo ricambiò e la accolse tra le sue braccia. “Sono felice che tu sia qui. E io non sono la sua unica famiglia. Tu eri parte della famiglia ancor prima di divenirlo legittimamente.”
Jane sorrise felice. “Adesso aiutami a sparecchiare e poi vai a fare i compiti. E domani andremo a riprenderci Stiles.”
Così fece. Sparecchiarono e diedero una pulita in cucina. Poi Jane andò di sopra, e la prospettiva di fare i compiti si dileguò.
Isaac la prese tra le sue braccia e la scaraventò sul letto. Gli occhi di lei si illuminarono di un lieve rosso rubino mentre chiamava Isaac a raggiungerlo con la mano. Lui non se lo fece ripetere due volte.
Iniziò a sbottonarsi i pantaloni quando si voltò verso la porta, immobile, con gli occhi spalancati. Lo Sceriffo stava arrivando.
Jane si alzò di corsa dal letto e lo spinse dentro l’armadio, poi si sedette di nuovo sul letto con un paio di libri.
Bussò e Jane lo invitò ad entrare ma lui si limitò a stare sulla soglia della porta. “Ehi, io esco. Ho bisogno di prendere un po’ d’aria. Torno tra qualche ora.”
Jane annuì e lo Sceriffo richiuse la porta dietro di sé.
Quando sentirono la porta di sotto sbattere Isaac uscì dall’armadio.
“Non c’è mai un momento di pace con te!” esclamò.
“E’ per questo che mi ami.” Disse lei, con sguardo malizioso. Isaac aveva i pantaloni ancora per metà sbottonati e Jane lo stava ancora attendendo. Si alzò dal letto e lo raggiunse. Isaac la guardò da capo a piedi, la prese per la vita e la avvicinò a sé. Jane abbassò lo sguardo e sospirò prima di cominciare a parlare. Isaac avvicinò le labbra al suo collo. “Tutto ok?” sussurrò, prima di baciarla lievemente.
“Ti ho un po’ trascurato tra gli altri uomini. Stiles, suo padre, Derek, Jackson.” Rispose lei.
Lui sorrise e la baciò ancora. “Non è colpa tua, piccola. Stai facendo solo quello che devi. Anche se… un po’ più di attenzioni non dispiacerebbero.”
Jane sorrise. “Vorrei davvero che… per una volta non dovessi combattere qualche strana creatura, o scappare via da essa, o evitare che qualcuno venga ucciso per colpa mia, solo per passare le giornate con te.”
Lui si strinse a Jane senza dire nulla e le baciava il collo delicatamente. “Non ci pensare, ok? Finalmente abbiamo un po’ di tempo per noi, non sprechiamolo.”
Isaac la costrinse a guardarlo e poi la baciò. E senza dirsi nulla finirono a fare l’amore, con la naturalezza con cui qui si stringevano, si baciavano, si amavano.
Fuori iniziò a piovere lentamente, poi più forte. L’aria si era fatta gelida e l’odore pungente della pioggia filtrava attraverso la finestra aperta.
“Questi momenti con te sono perfetti.” Sussurrò Isaac.
Jane si sentì avvampare e lo baciò. Passarono la nottata insieme finché la pioggia non smise di sbattere violentemente sulle grigie strade di Beacon Hills. Isaac stampò un ultimo lieve bacio sulle labbra della sua amata e uscì dalla finestra, silenzioso come non mai.
Quando Jane si svegliò corse di sotto, ma il risveglio non era così dolce come si aspettava.
Lo Sceriffo era già uscito lasciando un biglietto molto vago e lei era in ritardassimo per la scuola.
Si affrettò a prendere lo zaino e uscì di corsa. Senza Stiles era difficile arrivare in orario.
Quella sera ci sarebbe stata la partita, e la loro giornata sarebbe stata strapiena di preparativi per l’evento. Scott non giocava per via dei suoi voti bassi e il coach non poteva tenerlo in squadra, ma la presenza costante di nonno Argent durante gli allenamenti la inquietava a tal punto da doversi mettere le cuffie nelle orecchie per evitare di sentire la sua voce glaciale dare ordini a destra e a manca.
Aveva sentito Isaac e Scott parlarne, Jackson avrebbe giocato la partita. Non potevano assolutamente perdersela. Probabilmente chiunque lo controllava adesso aveva architettato qualcosa. Voleva uccidere. L’aveva tramutato in un’arma vivente capace di uccidere soltanto infilzando le unghie nella carne.
Senza Scott in campo la partita procedeva male, mentre invece Stiles aveva preso il posto di un altro giocatore. Si vedeva lontano un miglio che non aveva mai messo piede in campo durante una vera partita. Poi partì la tattica a sorpresa. Isaac corse in campo e sbatté violentemente a terra diversi giocatori della squadra, finché il coach non ebbe altra scelta che mandare Scott.
Negli ultimi 30 secondi fino allo scadere del tempo rimase immobile in campo, in attesa di un attacco a sorpresa. Scorse Jackson al centro e d’un tratto le luci si spensero. All’inizio fu il silenzio più totale, finché non si scatenò il panico. La gente corse via il più velocemente possibile senza curarsi di sbattere contro gli altri. Jane si avviò verso il campo ma Isaac la trascinò via prima ancora che potesse vedere qualsiasi cosa o chiunque fosse steso in mezzo al campo. Dall’odore di abominio capì che si trattava di Jackson e non oppose resistenza. Al mattino dopo Scott e Isaac fecero delle terrificanti scoperte, dalle quali Jane rimase all'oscuro per diverso tempo.
Si svegliò a tarda mattinata di nuovo da sola, in quella casa silenziosa. Si aspettava di trovare l’ennesimo vago biglietto dello Sceriffo dove non specificava nulla di essenziale, ma appena varcò la soglia della cucina trovò Derek, Isaac, Scott e un altro tizio sconosciuto.
Appena li vide il suo viso non tradì alcuna emozione, a parte il fatto che c’era un tizio a lei sconosciuto e più grande di tutti loro in casa sua.
 “Buongiorno anche a voi. Ho come l’impressione che ci siano brutte notizie.” Si affrettò a dire, sarcastica. Sul viso dello sconosciuto apparve un lieve sorriso.
“Infatti.” Rispose Derek. Esitò un momento prima di vuotare il sacco. “Matt è morto.”
Di nuovo il viso di lei non tradì alcuna emozione, ma poi si trovò costretta a fare il punto della situazione per farsi capire. “Ed è una cattiva cosa?”
“No, ma non è lui che controlla la Kanima.” Una rivelazione di quel genere a ora di pranzo generò non poche paure dentro di lei.
“Mi stai dicendo che… il potenziale assassino della città è morto ma ce n'è un altro in circolazione che non ha perso tempo a prendere il suo posto?”
“Sostanzialmente si.” Rispose il tizio sconosciuto. Jane lo guardò incredula.
“Ah, lui è Peter Hale, lo zio di Derek.” Si intromise poi Scott. “L’anno scorso ha cercato di ucciderci tutti, ma poi gli ho dato fuoco e Derek gli ha aperto la gola.”
Jane non capiva ancora che significasse. “E... non dovresti essere morto?”
“Lo ero.” Rispose lui, con un tono quasi scherzoso. “Ma avevo un piano B. Mi stupisce che tu non ne abbia uno. Riesco a fiutare perfino l’odore della furbizia addosso a te.”
Jane spalancò gli occhi e poi scosse la testa fingendo che non fosse successo nulla. Troppe cose stavano accadendo. “Adesso vuole aiutarci.” Disse Derek. “Sa come salvare Jackson.”
Jane si rivolse nuovamente a lui e alzò le sopracciglia, in segno di quasi approvazione. “Davvero?” chiese.
“Si. Ma dobbiamo capire chi lo controlla. Per poterlo salvare bisogna sacrificare delle vite. Serve un piano B.”
“Ok, continuo a non capire tutta questa storia del piano B.” Insisté Jane per saperne di più.
“Jackson è diventato quello che è per un motivo. È orfano e secondo il mito la Kanima cerca un padrone non un capo. Qualcuno che la controlli. Per questo non è diventato un lupo. Ovviamente qualunque essere assetato di sangue sarebbe riuscito ad avere un legame con essa al solo sguardo. La Kanima percepisce il desiderio di vendetta, di sangue. Basta un semplice pensiero del padrone e la Kanima uccide. Ma adesso le cose sono cambiate. Qualcun altro la controlla e con il gesto di ieri sera potrebbe diventare anche più forte e cattiva.”
Jane era di nuovo incredula. “Fermi tutti. Il gesto di ieri sera?” chiese subito.
“Jackson si è ferito con i suoi stessi artigli ieri sera, e stamattina era avvolto nel suo stesso veleno come in una pellicola protettiva.” Disse Scott.
“Ma perché lei è parte del piano se è una di loro?” chiese poi Peter.
Jane ricordò le parole della voce. Se non si fosse schierata con Derek adesso sarebbe anche lei un’assassina sotto il controllo di qualcuno. Per genetica, da quanto aveva capito.
“Lei è parte del branco, non è un assassina.” Ringhiò subito Derek. 
  
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