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Autore: gealach    29/08/2007    11 recensioni
SPOILER VII LIBRO. ATTENZIONE.
Dalle labbra del fantasma di Corvonero, una storia di amore e morte.
Genere: Romantico, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Corvonero, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Oggi c’è la luna piena. E’ il momento ideale, adatto ad una storia di fantasmi, di amore e di morte.
Stanotte la passerò sulla torre di Astronomia, lo sguardo perso a sud-est, lontano, lontano nel tempo e nello spazio, nel luogo e nel momento in cui sono morta e alle circostanze che mi ci hanno portato.
Io sono Helena Ravenclaw, figlia di Rowena Ravenclaw. Sono la Dama Grigia, fantasma della casa di Ravenclaw di Hogwarts. E stanotte voglio raccontare la mia storia.
E’ una storia di tradimento, gelosia e assassinio. Nonché suicidio. E dannazione. Una storia di fantasmi, insomma, adatta a questa notte.
E’ tutto molto semplice, in realtà. Io invidiavo mia madre. Invidiavo la sua bellezza e la sua tanto decantata intelligenza. Certo, anch’io ero bella ed intelligente. Ma lei di più. Quando eravamo vicine, io diventavo semplicemente carina e acuta.
Certo, avevo egualmente dei corteggiatori- tra cui un barone della famiglia degli Slytherin; ma non sopportavo la continua disparità con mia madre…
Sapevo che tutto quello che ci differenziava stava nel diadema che portava sempre sulla fronte: era quello la fonte della sua grande intelligenza e dell’aura di bellezza che perennemente la circondava. Se gliel’avessi sottratto, saremmo state pari.
Sapevo dove lo nascondeva quando andava a dormire, così una notte lo rubai e fuggii. Mi diressi il più lontano possibile, dove ero certa che non sarei mai stata trovata: in Albania. E lì, nel tronco cavo di un albero, nella radura di una foresta che non aveva nome nella mia lingua, nascosi il diadema; e mi accinsi a tornare in patria e rivaleggiare finalmente con mia madre. Senza più gingilli magici ad aiutarla, ero certa che sarei risultata io la migliore.
Io, Helena Ravenclaw, avrei superato mia madre in bellezza ed intelligenza, le uniche due cose che contavano, per me.
Ma fui trovata prima di attuare il mio piano, prima ancora di lasciare la foresta. Fu il Barone a trovarmi, quel Barone Slytherin che mi aveva corteggiato per mesi. Mi disse che mia madre stava male, stava morendo: dovevo tornare con lui, portando il diadema.
Mai! Mai l’avrei fatto! Piuttosto sarei morta! Sapevo bene cosa mi aspettava, sapevo perché mia madre aveva mandato proprio lui: una volta che io fossi tornata in Inghilterra e che lei si fosse riappropriata del suo tesoro, mi avrebbe data in sposa al Barone e mandata via, lontana da lei, lontana dalla ricchezza e la fama, segregata in un castello a scodellare eredi per quell’uomo viscido.
Bè, non l’avrei fatto. Non intendevo farlo. Così mi rifiutai di seguirlo, mi rifiutai di dirgli dove fosse nascosto il diadema, e sprezzante urlai che mai, mai l’avrei sposato.
Fu un errore.
Folle di gelosia, urlando incoerente che io ero sua, e soltanto sua, mi colpì al seno con il pugnale, più e più volte, finché non giacqui morta tra le sue braccia.
Folle di lussuria, o di qualche specie di malato amore, violentò il mio cadavere in mezzo alle sterpaglie.
E infine, folle di terrore, si avvide di ciò che aveva fatto- assassinato chi professava essere il suo amore e profanatone il corpo- e compì un ultimo, estremo gesto: si tolse la vita con il pugnale che ancora grondava il mio sangue.
E… ah, ironia della sorte che tutto governa con mano implacabile! Riderei se potessi, ma il suono delle mie risa avrebbe un suono stridule, malato.
Sono rinchiusa in un castello con lui, esattamente come aborrivo accadesse! E sono condannata ad udire sempre il suo cordoglio: perché lui porta le catene del rimorso, e se le trascina dietro sempre, sempre, per espiare le sue colpe nei miei confronti.
Come se il suo eterno sacrificio potesse servire a qualcosa! Non mi ridarà la vita, non mi ridarà la verginità, non mi ridarà la soddisfazione di battere mia madre sul suo stesso campo.
Quel suono di catene mi rende solo triste. Triste e… colpevole, sì.
Odo catene scosse pesantemente. Odo gemiti.
Sta arrivando.
Come ogni anno, sempre lo stesso giorno- quello della nostra morte, ovviamente- ovunque io sia, lui mi trova. E mi implora.
Implora il mio perdono. Chissà, forse se lo facessi sparirebbe, andrebbe avanti. Non lo sapremo mai. Perché io ero una donna egoista- oh, sì- e sono un fantasma egoista.
- Helena…
E anche piuttosto masochista, in effetti.
- Helena, ti prego…
Spiacente, Barone. La mia capacità di perdonare se n’è andata insieme al mio sangue.
Siamo bloccati qui, Barone. Insieme.
Per sempre.
E di nuovo, appena in tempo, la risata folle mi si blocca in gola.

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Ho utilizzato i nomi originali- nonostante non sia solita farlo- per scelta stilistica: trovo la traduzione Priscilla per Rowena abbastanza ributtante.
In questa fan fiction ho messo più sentimento del solito, e questo è abbastanza strano dato che non tratta di Severus Piton; ma è una storia che sentivo di dover raccontare. Quel passaggio, durante il quale la Dama Grigia racconta a Harry del su terrificante passato... mi ha fatto rabbrividire e riflettere al contempo.
L'avvertimento Non per stomaci delicati ed il rating arancione sono stati messi in quanto non ero abbastanza sicura di come segnalarlo; dopo due anni passati a scrivere rating prevalentemente verdi ero un po' impacciata. Se trovate che non siano coerenti per il testo, per favore segnalatemelo e correggerò immediatamente.

E naturalmente vi prego di recensire. Grazie.
gealach

  
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