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Autore: Celeste9    09/02/2013    1 recensioni
Il vostro sogno è lavorare con gli One Direction? Leggendo le testimonianze di alcune figure professionali che hanno avuto a che fare con loro, cambierete idea. O forse no.
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Questa è una raccolta di OS umoristiche che ho scritto in una notte insonne in cui avevo bisogno di buonumore. ATTENZIONE: sono racconti leggeri, senza pretese, che contengono doppi sensi e allusioni sessuali. I fatti descritti sono di mia invenzione e non intendono dare rappresentazione veritiera del carattere di questi ragazzi, né offenderli in alcun modo.
Credits: i titoli sono versi delle canzoni degli One Direction.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Quando mi chiamarono per fare da autista agli One Direction, accettai con entusiasmo, avevo già lavorato con degli artisti e mi ero sempre trovata bene. Quella volta, però, fu ben diverso.

Innanzi tutto si accapigliarono per sedersi davanti e dovetti scegliere io per farli smettere. Scelsi Zayn. Mi sembrò di aver fatto una scelta felice, poiché i primi cinque minuti se ne stette zitto e fermo, ma in realtà stava solo elaborando la scorreggia più nauseabonda che fosse mai entrata in contatto con le mie narici. Si voltò dalla mia parte sorridendomi compiaciuto della propria impresa.

-Notevole, vero?- trovò il coraggio di dire, mentre sventolava la manina per indirizzare la puzza verso di me.

Lo fulminai con lo sguardo, ma fece finta di nulla e iniziò ad aprire ogni vano dell’auto alla ricerca di superfici in cui specchiarsi. Iniziai a tamburellare nervosamente le dita sul volante, ma m’ignorò di nuovo. Quando cominciò a controllare se avesse qualcosa tra i denti servendosi del mio sacro cd di The Cure, inchiodai: gli altri seduti dietro protestarono vivacemente e Zayn batté una zuccata colossale nel vetro laterale.

-Scendi subito- sibilai e guardai dietro alla ricerca di qualcun altro da far sedere accanto a me. Scelsi il dolce, rassicurante, innocuo Liam.

Cominciò a chiacchierare ancor prima di aver messo il culetto sul sedile e continuò a interrogarmi su ogni dispositivo dell’auto e su ogni cartello che vedeva.

-Sai, sto prendendo la patente- confessò candido.

-Taci!- gli intimai, così iniziò a giocherellare con le funzioni del suo telefono. Il picchiettare sui tasti irritava il mio sistema nervoso quasi quanto l’incessabile sgranocchiare che proveniva dai sedili posteriori: Niall stava sicuramente riducendo la mia auto come un porcile e non potevo tollerarlo.

A un certo punto a Liam venne in mente di scattarmi una foto.

-Fai cheese per le mie followers su Twitter!

Il lampo del flash mi abbagliò, persi il controllo dell’auto e solo grazie ad una brusca sterzata riuscii a ritornare in carreggiata. L’improvviso movimento fece dare un’altra capocciata a Zayn.

Consapevole di averla fatta grossa, Liam strisciò verso il sedile posteriore e al suo posto sedette Niall con il suo corredo di patatine, coscette di pollo untissime e panini grondanti di salsa.

Iniziò a parlare senza sosta con la bocca piena: a ogni parola gli usciva del cibo sminuzzato dalla bocca che si andava a depositare sul mio immacolato cruscotto. Provò anche a pulirsi le dita bisunte sui miei capelli con la scusa di toccarmi i riccioli perché Harry non glielo permetteva. Frugò in un cartoccio che aveva con sé e ne estrasse il panino più ripieno che avessi mai visto. Capii che se lo avesse addentato, gran parte della farcitura sarebbe andata a guarnire il sedile e probabilmente sarebbe pure schizzata della salsa sui vetri. Era troppo. Inchiodai, procurando a Zayn l’ennesima testata. Poi fissai torva Niall e gli chiesi.

-Quanti anni hai?

-Diciannove, perché?

-Se vuoi arrivare ai venti, metti via quel panino.

Obbedì e andò dietro scambiandosi di posto con Louis. All'inizio pensai che avessi finalmente trovato il passeggero ideale dato che taceva. Ma era silenzioso in una maniera inquietante e quando mi accorsi del suo sguardo azzurro fisso su di me, cominciai a sudare freddo.

-Gli altri dormono. Non ci vede nessuno- disse con voce suadente- non lo saprà nessuno se lo faremo- aggiunse, posando la sua mano sulla mia che tenevo appoggiata sul pomello del cambio.

Non so perché lo feci, ero come soggiogata, fatto sta che lo lasciai guidare. Eravamo appena usciti dall’autostrada e stavamo attraversando la sconnessa provinciale che ci avrebbe portati al loro albergo. Louis spinse al massimo la vettura che sembrava letteralmente volare tra una buca e l’altra. Andava velocissimo e soprattutto non aveva la più pallida idea di come si tenesse la destra. Avevo la mano bianca a furia di reggermi alle maniglie, ma decisi di intervenire se volevo impedire che quel pazzo sterminasse la band più popolare del momento. Tirai il freno a mano, la macchina sbandò e Louis tolse finalmente il piede dall’acceleratore, accostò docilmente e a testa bassa prese posto dietro. Gli altri si erano svegliati a causa del movimento brusco e del rumore provocato dall’ennesima testata di Zayn; Harry si sedette davanti.

In breve tempo arrivammo all’albergo, i ragazzi scesero, tutti, tranne Harry che mi disse.

-Posso chiederti una cosa?

-Basta che tu non voglia mangiare, specchiarti, farmi una foto o guidare.

-I sedili, sono reclinabili?

-Completamente!

E in una stradina isolata dietro l’albergo, scoprimmo che non solo erano reclinabili, ma anche incredibilmente comodi nonostante il tappeto di briciole lasciato da Niall.

  
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