Have you ever fed a lover with just your hands?
Closed your eyes and trusted, just trusted?
Have you ever thrown a fist full of glitter in the
air?
Have you ever looked fear in the face and said “I just
don’t care?”
It’s only half past the point of no return
The tip of the iceberg
The sun before the burn
The thunder before the lightning
The breath before the phrase
Have you ever felt this way?
Louis
se lo ricorda ancora quel momento, nella cucina del residence, ai tempi di
X-Factor. Tutti stavano in camera, a riposare. Ma la stanza, che di solito gli
sembrava stupenda, completa del macello di cinque ragazzini, quella sera non
andava proprio bene. I suoi pensieri ci stavano troppo stretti.
E
così era sceso di sotto, per riflettere un pochino, con la scusa che aveva fame.
Fu
solo una questione di attimi, e sentì i passi di qualcuno avvicinarsi. Quello
che lo lasciò più sconvolto, fino a quel momento, è che si rese conto di saper
riconoscere anche il rumore della camminata del riccio.
Lo
vide entrare e mettersi seduto vicino a lui, così, senza dire una parola.
Aveva
capito che non voleva mangiare, e così l’aveva seguito. Ed ora era lì, che lo
guardava.
“Posso
assaggiare, Lou?”, gli chiese, poggiando lo sguardo sul biscotto che stava
tenendo, e lui aveva semplicemente annuito, porgendoglielo.
Quel
ragazzino del Cheshire lo stupì quando prese la sua mano e se la portò alla
bocca, chiudendo gli occhi e facendosi imboccare. E in tutto ciò, Louis era
rimasto lì, a guardarlo masticare, con l’arto ancora a mezz’aria. E si era
spaventato, eccome se si era spaventato! Era terrorizzato da quei due occhi
verdi come i prati Irlandesi di cui Niall parlava sempre e da quelle labbra
belle, rosse e piene che ogni volta lo incantavano.
Quando
Harry riaprì gli occhi, sorridendogli gentilmente, sentì i suoi polmoni
bruciare per la mancanza d’aria, rendendosi conto, solo in quel momento, di non
aver respirato per un bel pò. Prese di nuovo fiato, per provare a parlare, ma il
sedicenne si era già alzato e, con tutta la tranquillità del mondo, gli aveva
detto: “Ci sono dentro, tanto quanto te. Ma sei quì, sei reale, e non vedo
nient’altro che te da quando ci siamo incontrati quel giorno, in bagno. Andrà tutto bene, Boo.”. E
così com’era arrivato, se n’era andato, capendo tutto quello che gli frullava
in testa, senza che lui avesse proferito parola.
E
fu allora che si convinse del fatto che Harry era effettivamente la persona che
l’avrebbe fatto andare avanti, fregandosene di tutte le paure.
Have you ever hated yourself for staring at the phone?
Your
whole life waiting on the ring to prove you’re not alone
Have you ever been touched so gently you had to cry?
Have you ever invited a stranger to come inside
It’s only half past the point of oblivion
The hourglass on the table
The walk before the run
The breath before the kiss
And the fear before the flames
Have you ever felt this way?
Si
odiava con tutto sè stesso.
Era
il 24 Dicembre, il suo compleanno, la Vigilia di Natale. E lui aveva passato
tutto il giorno a fissare il telefono, sperando di ricevere una chiamata, o un
messaggio. Ma alle 18.30 ancora non era arrivato niente, e non si era neanche
reso conto di aver iniziato a piangere, quando, per l’ennesima volta, sua madre
gli aveva chiesto di aiutarla a preparare le ultime cose. E Louis avrebbe fatto
di tutto pur di non dover passare quella serata con i suoi parenti! Jay gli
aveva spiegato che aveva invitato degli zii che lui non aveva mai visto, e che
era per quel motivo che aveva apparecchiato per tre persone in più, ma a lui
non importava più di tanto. Harry non gli aveva fatto gli auguri, non era con
lui e gli mancava da matti. E ciò che gli dava più fastidio, era il fatto che
avesse passato una giornata intera a guardare quell’apparecchio, senza ottenere
nulla. E la sua casa era già piena, e di auguri e regali ne aveva ricevuti
tanti, ma si sentiva comunque solo.
Quando
suonarono al campanello, neanche si voltò per controllare chi fosse. Quel
profumo familiare però, gli arrivò alle narici prima ancora della sua voce, e
allora si alzò di scatto, dimenticando le sue sorelle e sua madre e Gemma ed
Anne, lanciandosi direttamente tra le braccia del suo piccolino, che lo
abbracciò così delicatamente che gli venne ancora di più da piangere!
Quando
si staccarono, si asciugò le lacrime con la manica troppo lunga del maglione che
indossava. Era decisamente grande per lui, ma era di Harry, che tanto piccolo più
non era, visto che lo aveva superato in altezza. Lo guardò negli occhi,
sorridendogli appena, per poi abbracciarlo di nuovo.
“Grazie,
love. Grazie di essere qui, grazie
della sorpresa, grazie di tutto.”
“Non
ti avrei mai lasciato passare il compleanno da solo senza di me! Auguri, Boo!”,
gli disse in un orecchio, continuando a stringerlo e a cullarlo.
There you are, sitting in the garden
Clutching my coffee,
Calling me Sugar
You called me Sugar
Have you ever wished for an endless night?
Lassoed the moon and the stars and pulled that rope
tight?
Have you ever held your breath and asked yourself “Will
it ever get better than tonight?”
Affacciandosi
alla finestra, lo vide seduto in giardino, tutto serio, con il suo caffè in
mano, tutto intento a guardare verso l’alto.
In
quegli anni ne avevano passate tante, avevano fatto di tutto e sempre insieme,
avevano superato parecchi ostacoli, eppure Louis ancora non riusciva a credere
di essere riuscito a farsi amare da una persona bella come Harry. E sì, i suoi
ricci erano stupendi, così come la sua bocca, e le sue mani grandi e gentili, e
tutto il suo fisico, modellato da ore ed ore d’amore. Ciò che lo rendeva ancora
più bello ai suoi occhi, però, era il modo in cui gli sorrideva dolcemente
quando, per esempio, doveva aiutarlo a prendere una tazza che era troppo in alto,
a cui lui non arrivava. O quando, sdraiati sul letto, lo guardava come se fosse
la cosa più bella sulla Terra. O quando, dal nulla, e senza un motivo ben
preciso, gli diceva di amarlo.
Louis
si riteneva fortunato. Estremamente fortunato.
E
quando “Sugar!”, si sentì chiamare,
sobbalzò un attimo, scosso improvvisamente dalla contemplazione dell’essere
perfetto del suo uomo.
Si
affacciò sul giardino, ammirando l’ennesimo sorriso tutto fossette che lo
invitò a raggiungerlo. Gli si avvicinò, sedendoglisi accanto e poggiando la
testa sul suo petto, ascoltando il suo battito calmo e regolare.
Restò
in silenzio, prestando attenzione ai suoi racconti su quanto gli fosse piaciuto,
ai tempi della scuola, studiare la Luna e le stelle, di come le avrebbe prese
tutte e gliele avrebbe regalate, se solo avesse avuto una corda abbastanza
resistente da tenerle insieme. Quando non ricevette risposta, si allontanò di
poco per riuscire a guardarlo in viso. Visti gli occhi lucidi, gli chiese se
andasse tutto bene.
E
l’unica risposta che ricevette fu un bacio a fior di labbra e: “Potrà mai
andare meglio di questa sera?”, rendendosi conto subito dopo che con Harry ogni
giorno sarebbe stato sempre più bello del precedente.
Mmmh, ok! Credo di essere arrivata alla frutta, dato che ascolto
canzoni e penso ai Larry!
Madre mia!
Anyway, il testo è “GLITTER IN THE AIR”, di P!nk (ah, l’amore per
quella donna!) e il resto è…boh! Non lo so neanche io cosa possa essere!
Un bacino alla mia Cuppycake/Harreh e alla mia piccolina per gli scleri
che sopportano ogni giorno: vi adoro *-*
Alla prossima (: xx
Rilletta_