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Autore: Ossadiaria    09/02/2013    4 recensioni
Laila è ebrea , e come tutti gli ebrei non può sedersi sulle panchine , non può camminare sul marcipiede e non può andare al suo amato conservatorio..
John è un ufficiale tedesco adetto ai campidi concentramento. Ma lui è diverso. Lui odia Hitler. Lui , non ammette un tale scempio. Vorrebbe fare la differenza ma lui è uno solo , e lo uccideranno se non obbedirà agli ordini.
Laila e John non potrebbero essere più diversi ma la guerra li farà incontrare in modo imprevedibile , dall'intreccio di due destini , raccontiamo la crudeltà delle leggi raziali e la storia di un paese devastato dalla guerra in cui l'amore sembra l'unica via di salvezza.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Polonia ,  Novembre 1938

Vietato l’ingresso agli ebrei” le parole erano incise su un cartello dorato a lettere cubitali , sulla vetrina del bar. Laila fece un passo indietro non appena le lesse e ,spostandosi i capelli all’indietro , lasciò passare una signora alta dai capelli biondi e ondulati.
Uno di loro era fermo sul marciapiede vicino al lampione e , guardando la fascia bianca sul cappotto di Laila , accennò uno sguardo disgustato. Odiava quando la guardavano così , si sentiva un essere immondo e lei non lo era. Non vedeva nemmeno la necessità di indossare una stella di riconoscimento , non era diversa .
Amareggiata prese la custodia del violino e si diresse verso casa .Le scarpe nere che colpivano asfalto provocavano un leggero ticchettio , di tanto in tanto Laila vedeva dei ciuffi ribelli di capelli rosso fuoco uscire dal capello di lana blu. Aveva nevicato molto quell’inverno a Lublino , le strade erano ricoperte da una coltre bianca , e i ciottoli rendevano i piccoli vialetti , scivolosi.
Il fumo delle macchine inebriava il cielo impedendo una più chiara visione del celeste maculato da nuvole candide.
Tra il tumulto di gente indaffarata scorse il portone verde di casa sua , rincuorata sorrise e accelerò il passo facendo dondolare il vestito nero a fiori rossi sotto il cappotto beige.
Sua madre era alla finestra con aria pensierosa , le rughe espressive del viso erano corrugate in una smorfia di preoccupazione , si girava parlando angosciata al padre di Laila che si trovava proprio accanto a lei. Poteva scorgere da sotto i lunghi baffi bianchi  il fumo provenire dalla pipa. Svelta Laila prese le chiavi le infilò nella toppa e con uno scatto si trovò nell’entrata che conosceva come le sue tasche. Salì velocemente i gradini che la portavano al 2 appartamento al 4 piano. Non appena entrò senti sua madre sporgersi dalla porta per guardarla
“Ah sei tu” disse distratta accennando un sorriso , poi le stampò un leggero bacio sulla fronte.
Dopo aver posato il cappotto Laila , percorse il lungo corridoio bianco fino ad arrivare alla porta di legno di fronte , la aprii e , quasi liberandosi di un peso , sciolse i lunghi capelli rossi e si stese sul copriletto a fiori.
“Come è andata oggi?” La voce della sorella le rimbombò nell’orecchio sinistro.
“Faticoso! come tutti i giorni , tu che stai facendo?” domandò curiosa mettendosi seduta sul letto e scrutando gli appunti scolastici della sorella minore
“Studio storia” Laila si lasciò scappare una smorfia di disgusto prima di alzarsi e guardarsi allo specchio , poi si tolse le scarpe e le gettò bruscamente ai piedi della scrivania
“Cosa è successo a mamma e papà?” domandò con aria seria
“Che vuoi dire?” disse Charlotte incredula , avvolgendo una ciocca di capelli biondi intorno al dito indice
“Li ho visti litigare” l’aria seria si fece ora preoccupata , e Laila fu costretta a sedersi per guardare il volto della sorella incerto e dubbioso
“Credo che sia per il lavoro di papà , sai per quella storia del licenziamento...” Charlotte aveva leggermente mutato il suo tono , poi aveva abbassato lo sguardo facendo spallucce
“Allora è vero? Come possono permetterlo? Un medico capace e stimato come papà ... non possono è inammissibile” agitando la testa Laila incrociò le braccia sul letto triste e amareggiata
“Forse lo manderanno in una clinica solo per ebrei” ora Charlotte si accarezzava dolcemente il vestito rosa battendo a ritmo cadenzato con i piedi.
“Non credo ... papà è vicino al pensionamento. Comunque credo che ad avere più svantaggi saranno loro... non possono chiedere ad un medico di lasciare il proprio lavoro solo perchè è ebreo.” Indignata Laila uscì dalla camera e si diresse in cucina , dove la madre era impegnata ad apparecchiare. Meditò molto sulla faccenda , così come aveva fatto sua madre quella notte. I soldi che ora li mantenevano sarebbero venuti a mancare , prima l’ingresso nei bar e nei parchi , poi il divieto di  uscire oltre una determinata fascia oraria adesso il lavoro , cosa gli avrebbero tolto ancora?
Pensierosa spalancò la finestra , l’aria di Lublino le riempì le narici di fumo. Dalla stessa finestra che aveva visto poco prima in strada , ora osservava le macchine e la gente camminare tranquille. Chiuse gli occhi. si sentiva come prigioniera quasi di un mondo che non era il suo. Ma Laila sapeva volare. Con l’immaginazione già librava nei cieli azzurri , attraversava le nuvole accompagnata da una dolce melodia , le stessa che tanto amava suonare.
Credeva che nessuno avrebbe potuto fermarla. Ma non conosceva ancora gli orrori dell’umanità , limpida e genuina pensava sempre che tutto si sarebbe svolto per il meglio.
“Oh , ciao Laila” la cupa voce di suo padre la riportò con i piedi per terra , chiuse la finestra e con un sorriso corse ad abbracciarlo






































Spazio Autrice
Allora , premetto che prima di pubblicare questa storia ci ho pensato e ripensato
un bel po di volte. Sicuramente il tema trattato non è tra i più facili
anzi è molto pesante e me ne prendo le responsabilità.
E' sostanzialmente una storia d'amore in cui le leggi razziali e le persecuzioni 
fanno da sfondo.
Che dire , spero sia gradita 
  
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