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Autore: The queen of darkness    09/02/2013    3 recensioni
Questo forse inutile scritto nasce da una sola domanda: come può una principessa innamorarsi di un principe dopo averlo visto una sola volta?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La principessa vide arrivare le carrozze fuori, sul lungo viale che conduceva al castello.
Era ormai un anno che suo marito, il principe, si divideva fra la casa e il fronte, a combattere coraggiosamente contro schiere di demoni e mostri, considerati malvagi, li stessi che l’avevano rapita.
Suo padre non era riuscito ad impedirne la scomparsa, e aveva passato mesi nelle segrete del castello oscuro, abbarbicato su un colle sperduto e tetro. All’inizio l’avevano frustata, un totale di una decina di colpi di scudiscio, imprimendole orribili cicatrici, visibili in controluce.
Poi si erano fermati, in attesa. E alla fine, il principe dagli occhi blu era venuto a salvarla, avendo la sua mano come ricompensa.
Ma si poteva davvero amare un uomo senza conoscerlo? Sposarlo dopo un solo incontro sotto il castello di un malvagio nemico? Non ne era più tanto sicura.
L’aveva tirata fuori dall’incubo in cui viveva, l’aveva sottratta al trauma più grande della sua vita, e non avrebbe mai potuto ringraziarlo abbastanza per questo, ma non pensava fosse la degna base per un rapporto.
Il principe era una persona semplice, di molte e melliflue parole. Prima di dire ciò che voleva compiva immensi giri di frasi, fino a quasi dimenticarsi lui stesso cosa desiderava dire.
Sapeva eccellere nella spada e nell’equitazione, anche se in conversazione era un po’ carente, e il suo valore militare non aveva eguali.
Inoltre era estremamente bello, su questo non si poteva discutere: grandi occhi blu, capelli morbidi e biondi, viso sereno e labbra rosse, intense. Il fisico forgiato dall’allenamento, poi, si stagliava fiero sulla sua nobile cavalcatura, un cavallo bianco e possente dalla lunga criniera.
Tornava sempre più raramente, avvolto dal mantello turchino, e le narrava a tavola di quanto le truppe alleate fossero avanzate, guadagnando territorio di giorno in giorno.
A lei non sembrava stessero procedendo trionfalmente: la situazione di guerra perenne rimaneva stazionaria da quasi dodici mesi.
Ma lo lasciava parlare, e ascoltava ciò che diceva dissimulando la noia, la testa sorretta da una mano elegante; il suo sguardo vagava altrove, e quando si ritiravano lui asseriva che era la più bella del reame.
Trovava strano non sapere quasi nulla di suo marito, oppure avercelo a fianco ogni momento possibile, e dichiararsi felice mentre vagava fra i corridoi di pietra vuota del suo enorme castello fiabesco.
La verità, che negava persino a sé stessa, era che non riusciva a dimenticare gli occhi del suo aguzzino.
Spesso veniva nella sua cella, vestito con un’armatura elaborata, le si sedeva davanti e iniziava a leggere, con voce profonda. Chissà come aveva fatto a sapere che le piacevano i libri, si domandava, ma erano gli unici istanti in cui aveva sollievo.
Le torture si erano interrotte per suo volere; aveva stabilito che la principessa avrebbe dovuto avere un soggiorno tranquillo al castello, e tutti avevano rispettato la sua decisione. Ogni suo ordine si avverava senza nemmeno la minima insurrezione, ed era lì che stava il suo grande potere. Era un leader naturale, nessuno sentiva il bisogno di contrastare le sue decisioni perché erano sensate.
Il loro reame era stato sfaldato proprio dai continui disordini, sul fatto che ognuno contrastasse l’altro. Lui aveva invece capito dove stava il segreto di un impero stabile.
È tutta una questione di ordine e disciplina, le aveva confidato una volta. E aveva ragione.
Non riusciva a togliersi dalla mente quegli occhi di ghiaccio, diversi da quelli del principe perché erano quelli di un re. Mentre uno era solo un ragazzo superficiale dall’indole fanciullesca, l’altro era un giovane uomo solido e intelligente.
Ricordava il suono della sua voce: quando si svegliava con il principe al suo fianco, era dura non lanciare uno strillo sorpreso.
Non avrebbe mai potuto confessare a nessuno, però, queste impressioni; lei era la moglie del principe, che l’aveva salvata dalla prigionia nel castello nemico. Un nemico che non aveva opposto resistenza e l’aveva lasciato fare.
Perché, si domandava, l’aveva ceduta così facilmente, senza lottare?
Non sopportava il peso di questa domanda; lei aveva cominciato a nutrire qualcosa per il suo rapitore, e invece era stata solo un modo come un altro di passare il tempo.
Era solo questo che la legava al principe, solo e soltanto questo.
-Mia signora! – urlò un uomo nella sala, distogliendola dalla sua meditazione. Si voltò lentamente.
-Mia signora…porto sventurate nuove dal fronte…il vostro nobile marito, dopo aver combattuto strenuamente e con onore, è purtroppo caduto, assieme al regno, temo – mormorò. Nei suoi occhi stancati dalla veglia si vedeva un velo di lacrime.
La principessa non provò la minima reazione accogliendo la morte dell’uomo con cui era stata sposata per quasi un anno. Non lo conosceva, mai l’avrebbe conosciuto e la trattava come un trofeo. Come dispiacersi?
-Andatevene, per favore – disse, e il servo obbedì, probabilmente pensando che si volesse rifugiare nel dolore di vedova.
Piano, un corvo volò sul davanzale, posando le zampe artigliate sulla pietra. Aveva il piumaggio nerissimo e quasi splendente, in confronto alle nubi grigie nel cielo invernale.
Legato alla pelle rugosa e gialla della zampa c’era un foglietto minuscolo, arrotolato. Con dita tremanti, lo staccò dalla sua sede, per scartarlo lentamente.
Il reame era caduto, la terra in cui si trovava non apparteneva a nessuno ed era stata abbandonata al suo destino da chiunque avesse mai conosciuto. Quanto ci avrebbero messo gli schiavi del tiranno ad arrivare a lei?
Vorreste diventare una regina da semplice principessa?
Poche parole, vergate con cura. In realtà, non l’aveva mai davvero lasciata andare.
La principessa non si innamora mai del cattivo. Sposa il principe e vive felice, per sempre, nel suo castello.
Ma non questa volta.
-Sì! – urlò al vento.
E, prima che calassero le tenebre sulla sua servitù e il mondo intero, la principessa sorrise.  
  
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