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Autore: LiquidScience    10/02/2013    6 recensioni
[Minecraft]
Steve è costretto a vivere sottoterra, per molti anni, quasi interminabili, dopo che il villaggio in cui viveva fu spazzato via da un'esercito di mostri.
Almeno finché, un giorno, non trova il coraggio di riabbracciare il torpore della luce solare, ma la sua nuova vita all'aria aperta non sarà così tranquilla come pensa: una strana e inquietante presenza lo tiene d'occhio, minacciosa dal buio in cui si nasconde...
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Steve si mise a sedere accanto a una chest di legno, all’interno di quella specie di bunker sotterraneo che aveva imparato a chiamare ‘casa’. L’odore di terra bagnata impregnava l’aria, ma con il tempo se n’era abituato tanto da non sentirlo più.
Aprì la chest e tra gli oggetti vari prese una vecchia foto, un po’ ingiallita.
La osservò, quasi come un rituale portafortuna. In quello scatto c’erano sua madre, suo padre, lui e suo fratello più grande.
Gli mancavano terribilmente. Chiuse gli occhi, ricordando l’ultima volta che li vide.
 
***
 
La luna quadrata si levava in alto all’orizzonte, delineando con la sua debole luce i sottili contorni di quell’oscuro paesaggio. Il giovane Steve stava guardando con crescente angoscia al di fuori del blocco di vetro che costituiva la finestra.
“Stanno arrivando!” disse il fratello, facendo improvvisamente irruzione nella stanza dall’ingresso principale.
“Oh, no!” esclamò la madre, abbracciando il marito, preoccupata.
Il padre fece cenno ai figli di aiutarlo a serrare le porte, lui avrebbe chiuso quella posteriore, il figlio maggiore quella che conduceva alla terrazza mentre il minore quella principale.
Steve uscì per prendere qualche blocco di terra, ma degli strani e continui rumori provenienti dalla foresta lo costrinsero a rinunciare in preda alla paura. Tornò davanti all’uscio e osservò anche le altre case del villaggio. Nessun altro aveva serrato le porte.
Ingoiò un po’ di saliva e ritentò la sua impresa, invano. Questa volta, però, fu spaventato dall’improvvisa apparizione di uno zombie. Assomigliava a una persona normale, ma aveva la pelle completamente verdastra, occhi spenti ed emetteva strani mugolii.
Terrorizzato, Steve abbandonò tutto e si rifugiò in casa, al sicuro tra le braccia della sua famiglia.
“Mamma, mamma, ho paura!” disse Steve, tenendo stretto il vestito della madre.
“Su, vedrai che si sistemerà tutto”
Un colpo alla porta mise tutti sull’attenti.
“Steve, hai serrato la porta, vero?” chiese il fratello, con un tono frustrato.
Steve ciondolò la testa, trattenendo a stento le lacrime.
Il fratello si fiondò alla porta, tenendola chiusa di peso, mentre le creature dall’esterno spingevano per aprirla.
“Via! Mettetevi in salvo!” gridò.
“No!” protestò la madre, lasciandosi sfuggire delle lacrime.
“Via!” gridò l’altro, con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
Gli altri tre raggiunsero la cantina e il padre richiuse la porta alle loro spalle.
Si sentirono altri colpi provenienti dall’uscio, poi un sibilo e un boato enorme.
“No!!” gridò la madre, in lacrime, cercando di raggiungere il figlio.
Il padre la trattenne e la strinse in un abbraccio, mentre la donna piangeva disperatamente la sorte del figlio maggiore.
Steve era terrorizzato. Se ne stava immobile nell’angolo, troppo spaventato per fare qualcosa.
Il padre lo prese in braccio e lo calò nella dispensa, una stanza scavata sotto terra contenente tutte le loro provviste. Questa stanza era collegata con quella sovrastante da una botola, che il padre richiuse una volta che Steve fosse a terra, con una lacrima che gli rigava il viso.
 
Fu l’ultima volta che Steve vide i suoi genitori
 
Da quel giorno, non aveva mai avuto il coraggio di aprire quella botola. Aveva cominciato a scavare prima la terra e poi la pietra a mani nude, cibandosi dei viveri della dispensa o di ragni delle caverne quando i viveri finirono. Avevano un sapore orribile e gli veniva sempre la nausea, ma l’alternativa sarebbe stata la morte.
Una volta aveva trovato una miniera abbandonata, con delle impalcature in legno che sembravano sostenere il soffitto per miracolo. Riuscì a ricavare del legno con cui farsi degli attrezzi e trovò una chest con un po’ di pane secco all’interno.
Sebbene avesse un vago odore di muffa, lo assaggiò comunque.
Decisamente migliore della carne di ragno.
 
***
 
Steve ripose la foto nella chest della dispensa sotterranea, sospirando. Quanti anni erano passati da allora? Non lo sapeva per certo. Era cresciuto molto, questo era sicuro, non era più un bambino.
Chissà, magari aveva la stessa età di suo fratello, quando scomparve.
Osservò i raggi del sole filtrare dalla botola.
Un velo di coraggio si posò su Steve, ormai stufo di vivere sottoterra cibandosi di ragni.
Aprì la botola e uscì. Un’ondata di luce lo invase, accecandolo per un istante, ma quando si abituò alla luce poté vedere il paesaggio innanzi a lui.
Non c’era più nulla di ciò che ricordava, se non lo scheletro: del villaggio in cui viveva rimanevano solamente le fondamenta di pietrisco, ricoperte di muschio, che delineavano i contorni delle case come il gesso i contorni di un cadavere nella scena del crimine.
Steve percorse i contorni della sua casa, accarezzando con la mano il muschio vellutato.
Quando il suo sguardo si posò dove un tempo c’era l’uscio, ebbe un tuffo al cuore.
Non c’era più nulla, nemmeno le fondamenta. Tutto era stato brutalmente cancellato da una voragine enorme.
 
Cominciò a buttare giù qualche albero, procurandosi un po’ di legna per costruirsi una casa. Cominciò a mettere le fondamenta, poi i muri, infine il tetto con una piccola terrazzina.
Stava finendo la casetta quando avvistò un maiale. Quel simpatico animaletto rosa voleva dire una sola cosa: carne. Cibo.
Scese immediatamente, lo catturò e ne fece qualche bistecca di maiale.
Stava tornando indietro costeggiando la spiaggia, quando si fermò di colpo, osservando l’orizzonte.
In lontananza, sopra un promontorio che si affacciava sul mare, c’era una strana figura. Dai contorni delineati dal sol calante sembrava un essere umano.
La strana figura si mosse lievemente voltando il capo qua e là.
Steve era immobile, incredulo. Chiuse gli occhi e se li strofinò, credendo a un miraggio.
Quando li aprì, la figura era scomparsa.
  
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