Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Subutai Khan    10/02/2013    2 recensioni
E alè.
Dentro tutto da queste parti: storie brevi di varia foggia e contenuto.
Incentrate principalmente su Ranma, Akane, Ryoga e Ukyo. Ma non si escludono incursioni dentro le teste di altri personaggi.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La mia vita è una merda.
Solo, ignorato, spesso preso a calci. Mai una parola gentile, un sorriso, una pacca d’incoraggiamento.
Niente. Il disinteresse più totale.
E dire che sarei così pieno di storie curiose e divertenti da raccontare.
Tipo quella volta che ho visto Ranma e Akane guardarsi attorno con tutte le antenne rizzate. Volevano assicurarsi di essere soli, gli illusi. E quando sono sprofondati nella loro falsa sicurezza ci hanno dato giù pesante.
In che senso? Non ve lo dico. Così imparate a ignorarmi, stronzi.
O ancora quando Ryoga si è rotolato per terra piangendo come una mammoletta con le sue cose perché Akane lo aveva trattato male, o qualcosa del genere. Non so, non ricordo bene. Quel tizio cade in depressione per qualsiasi sciocchezza. Poteva essere anche perché, che ne so, gli avevano detto che sarebbe morto in mezzo a un bosco senza nessuno vicino. Una cagata del genere, ecco.
Uno spettacolo patetico.
Ma quello che mi sta venendo in mente è invece un aneddoto così carino che quasi quasi, anche se voi bastardi non ve lo meritereste, potrei persino condividerlo.
A una condizione: promettetemi che non mi lascerete più così terribilmente ignorato. Mi farebbe male alla prostata, se ne avessi una.
Siamo d’accordo? Promesso?
Rimangiatevi la parola e il modo di farvela pagare lo trovo.
Ok allora, eccovi la news succulenta del giorno.
Era una mattina come tante altre, all’apparenza. Solo che Ranma Saotome, al solito impegnato nei suoi kata giornalieri, non aveva pensato di poter essere colto di sorpresa.
Qualcuno l’ha beccato. Qualcuno che non fossi io, chiaramente. A me non sfugge nulla.
E così, quel giorno, Ranma Saotome si è fatto beccare mentre praticava fischiettando una canzone.
Cosa c’è di male in questo, potreste chiedervi. Di principio nulla, ci mancherebbe. Uno potrà fischiettare quel cazzo che gli pare mentre danza come una scimmia ubriaca, no?
Il fatto non è il cosa, ma il chi.
Chi l’ha beccato.
Oh sì, manica di Sherlock Holmes dei poveri. È chiaro che mi riferisco alla sua fidanzata. Quella con cui condivide il tetto, dico. Il nostro dongiovanni non ha mai avuto le palle di tagliare con le psicopatiche che gli ronzano attorno tipo mosconi tzè-tzè. Ma dico io, si può essere tanto dementi da non sapersi neppure accorgere di come stanno davvero le cose fra te e il tuo adorato maschiaccio senza sex appeal?
Tsk. Ci sono arrivato io. Io. E non sono propriamente un maestro di intuito.
Vabbè, non divaghiamo.
La porta si è aperta e, come anche la più cretina delle amebe avrà capito, ne è entrata Akane. Un’Akane con uno sguardo meravigliato come raramente l’ho vista, almeno nei suoi confronti. Era palesemente stupita da quanto aveva appena assistito, o per meglio dire sentito.
“Fischietti durante gli esercizi? Non è da te” gli ha detto con innocenza.
“A-Akane? Che ci fai tu qui? Non sono neanche le sette”.
“Dormito male. Sono scesa a bere un bicchiere d’acqua e ho sentito dei rumori provenire da qui, dalla palestra. Allora, cosa canticchiavi con tutta quell’allegria?”.
“N-Niente che ti riguardi”.
“Pffff. Figurati se per una volta puoi essere gentile con me”.
Mi intrometto un attimo per una nota autonoma: fai solo bene a suonargliele, ragazza. Quel deficiente ha la sensibilità di un pezzo di granito. Personalmente, se ne fossi provvisto, gli avrei piantato cinque dita in faccia da non so quanto tempo. Dove trovi la pazienza per non defenestrarlo dalla tua vita non lo so, ma in ogni caso complimenti.
“È che tanto non conosci, quindi posso pure evitare di star qui a perdere tempo”.
“Ma cosa vuoi saperne, tu? Comincia a dirmelo e vediamo se conosco o no”.
Qui è stato evidente come lui abbia portato la conversazione a uno stop forzato nel tentativo di prendere tempo. Vai a capire per cosa, visto che sappiamo tutti come funziona e che se lei si era messa in testa di estorcergli quell’informazione lo avrebbe fatto, in un modo o nell’altro.
Il prolungato sguardo di lei, che se avesse lanciato delle saette lo avrebbe incenerito, alla fine l’hanno fatto desistere.
“Canticchiavo Thundersteel. Contenta?”.
“Thundercosa?”.
“Ecco. Che cavolo parlo a fare, io?”.
“Senti, non sei divertente quando ti atteggi a Cassandra dei bassifondi. Era mio diritto chiedere. E poi ho una cultura musicale non indifferente. Anzi, mi è suonato strano non riconoscerla da me”.
“Tu? Cultura musicale non indifferente? So perfettamente che non ascolti altro che Always di Bon Jovi. E che ci piangi sopra litri e litri di lacrime ogni volta”.
SCATATOTRONK.
No, cos’è successo esattamente non lo so. So solo che, alla fine, di Ranma rimaneva molto poco di integro. E lei, come spesso succede umiliata dalla cafonaggine imbizzarrita di quella sottospecie di uomo, se n’è andata per non farsi vedere mentre scoppiava a piangere.
Ringrazia che non abbia delle gambe, asino che non sei altro. Altrimenti ci avrei goduto a prenderti a calci mentre eri ancora lì, steso come una pelle di daino.
Coglione. Coglione. Coglione. Non puoi trattarla sempre come una pezza da piedi. Ti rendi conto o no, decerebrato, che più calpesti i suoi sentimenti e più vi allontanate? Da parte mia è stupido sentirmi in pena per un rivale d’amore, ma nella mia disgraziata situazione non posso ambire a nulla. E poi, al contrario di quegli altri pagliacci che gravitano intorno a voi due, io so vedere la realtà per come si presenta se la guardi senza una tonnellata di prosciutto sopra gli occhi.
Vi amate, cazzoni che non siete altro. Perché non ve lo confessate una buona volta e gettiamo nel cesto dell’immondizia ‘sta fottuta UST, che poi nel vostro caso più di Sexual è Idiotic?
Poi succede quello che il sottoscritto non si aspetta: quell’essere si alza, si aggiusta artigianalmente la notevole quantità di ossa fuori posto, si avvicina a me e mi rifila uno sganassone a piena potenza.
CRONCK.
Così. Giusto per fare.
Brutto figlio di una cagna, come ti permetti di percuotermi in questo modo? Lo sai che poi mi lasci buchi grossi come meteoriti?
Vaffanculo, eh.
Cosa cosa cosa? Stava... oh porca troia, non ci volevo credere. Aveva gli occhi lucidi.
Ranma Saotome. Il fesso che non deve chiedere mai perché non gli hanno insegnato come si fa. L’uomo davanti al quale la personificazione della boria sembra un dilettante. Colui che non chiederebbe scusa neanche se ne andasse della sua vita. Quello stesso imbecille era lì lì dal lasciarsi andare.
Ecco perché dico che quella mattina è stata materiale da annali. Una cosa del genere, se sei estremamente fortunato, puoi osservarla una volta ogni quindici orbite della Terra attorno al Sole.
“Perché deve sempre finire così? Perché non riusciamo a parlare come due persone normali senza che io debba massaggiarmi il bozzo dell’ultimo pugno? E perché non sai dove sia di casa la comprensione, mammuth con la grazia di un elefante? Io... io non ne posso più... un giorno di questi scoppio...”.
Guardalo, l’imperatore delle arti marziali di ‘stocazzo. Il boss delle torte. Il ras del circondario.
Ridotto a una larva incoerente. Incapace di prendersi gli attributi in mano e di farsi valere dove davvero conta. Perché a fare i ganassa a suon di “ti spacco la faccia” son capaci tutti. Ma quando c’è da rosicare sul serio ti tornano gli artigli dentro le nocche, sfigato. Logan tu non sei, giovane padawan.
E niente. Ho avuto l’immensa sfortuna di sentirlo auto commiserarsi per i successivi quindici minuti, in un tripudio di “Me tapino, chi me lo fa fare?”, “Sei proprio rozza nel cervello, tu” e altre amenità senza senso.
Che qualcuno, prima o poi, partorisca la geniale idea di munirmi di arti. Non andrei da nessuna parte, ma perlomeno potrei servirmene per insaccarlo di botte.
L’ho visto andarsene con le pive nel sacco, la faccia di un pulcino a cui hanno appena schiacciato la madre. Povero mentecatto. Volevi che ti dicessi che sei penoso, per caso? Non attacca.
Mi fai sinceramente schifo, altroché. Non ne posso più di vedervi azzuffarvi come due gatti in calore.
Tsk, guarda te cosa mi tocca dire. Preferirei di gran lunga il rivoltante spettacolo di voi due che vi ficcate sedici metri di lingua in gola piuttosto che continuare ad assistere a siparietti tanto penosi, visto che basterebbe un milligrammo di buonsenso per evitarli.
Cazzo. Mi fate dar fuori di matto, stupidi adolescenti troppo timidi e troppo orgogliosi per poter dire due minchia di parole. Sapete, l’infarto dopo aver pronunciato “Ti amo” non è assicurato.
Bof. Povero me. Costretto nell’immobilismo della mia posizione.
Quando mi abbatteranno non proverò altro che riconoscenza verso l'operaio obeso che mi farà questo piacere.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Subutai Khan