Fanfic su attori > Josh Hutcherson
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Autore: j3yinlove    10/02/2013    1 recensioni
quella sera non dovevo lavorare, ma Margaret aveva il figlio con la febbre alta e mi chiese di sostituirla!
Io non conoscevo ancora molta gente nella "grande mela", vivevo lì da soli 4 mesi; quindi non avevo di meglio da fare!
Fare una sera in più da barista non mi avrebbe sconvolto la vita, almeno non quanto quell'inaspettato incontro.
Lui era scontroso, impertinente e fin troppo affascinante per permettermi di dargli corda. Ero una barista squattrinata che viveva in un monolocale in un piccolo quartiere che avrebbe fatto ribrezzo persino agli scarafaggi, e dai suoi vestiti lui sembrava di un altro mondo! Feci finta di niente e continuai il mio turno! Ma lui aspettò a quel tavolo per tutta la sera prima di rivolgermi la parola!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
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<< Ti prego Jiulia solo questa sera! Matty sta male e io e Jonathan dobbiamo stare con lui. Ti scongiuro sostituiscimi!>> mi disse con il fiatone al telefono. Sicuramente aveva Matty in braccio e stava correndo a casa di Jonathan. Erano separati da due mesi ma stavano praticamente sempre insieme per via del figlio.
Guardo verso il divano, dove Jas, la mai coinquilina stava bevendo l’ennesima bottiglia di wodka e stava per vomitare l’anima! Dopo mi toccherà pulire se resto a casa.
<< Non ho di meglio da fare, e poi tu sei l’unica amica che ho qui, se non consideriamo la mia coinquilina perennemente ubriaca, come potrei dirti i no?>> risposi sorridendo.
Era vero, non avevo ancora avuto il tempo di fare “nuove amicizie”  nei quattro mesi a New York.
Passavo tutto il mio tempo tra il lavoro al pub alla sera e la scuola di recitazione durate il giorno, praticamente i miei genitori dall’altro lato dell’oceano non sapevano nemmeno più se mi ricordavo come respirare.
Li sentivo così raramente e m i mancavano tantissimo!
A 19 anni ho preso il mio diploma e il primo aereo per New York.
Li ho salutati dicendo che avrei seguito la vita che volevo qui e che l’Italia era troppo stretta per me.
Mi infilo un paio di jeans blu chiaro a sigaretta, metto la cintura con le frange che amo tanto, mi da un tocco hippy, e metto la maglia del pub dove lavoro quasi tutte le sere. Questa doveva essere la mia serata libera.
Ma mi piace lavorare da “Jole’s”, incontri sempre persone interessanti, puoi vedere donne che vengono abbordate con un semplice sorriso, altre che si fanno trascinare sul palco dalle amiche (sicuramente) meno ubriache di lei, ma abbastanza da inventarsi quella forma di umiliazione anche chiamata “karaoke”; uomini troppo soli per sedersi a un tavolino, che quindi preferiscono stare al bancone sperando di portarsi a casa la barista.
È quasi divertente alle volte.
Allaccio le mei vecchie All Stars una volta azzurre, e esco di casa. Mi infilo gli auricolari alle orecchie e alzo al massimo il volume della musica.
Nelle miei orecchie va al massimo la canzone Determinate dei Lemonade mouth.
Adoro questa canzone. Fortunatamente il pub non è troppo lontano dal mio minuscolo appartamento.
Apro la porta e Jole è già lì che prepara i tavolini e Lory porta delle casse piene di alcolici dietro il bancone.
<< Ciao a tutti!>> dissi agitando la mano sinistra, mentre con la destra mi stacco gli auricolari. Chiudo la porta dietro di me e vado dietro il bancone a prendere il mio grembiule.
Sento Jole imprecare contro un tavolino, sghignazzo un po’ e poi decido di aiutarlo.
<< Lascia fare Jole, ci penso io ai tavoli, vai ad aiutare Lory con le casse>>dissi dolcemente. Jole mi fa un tenero sorriso, poi mi da un bacio sulla fronte e si precipita a fare quello da me suggerito.
Finalmente stiamo per aprire, adoro quel momento di ansia quando giri il cartello con scritto “open” e non sai se la gente quella sera si presenterà o meno. Ovvio noi abbiamo i nostri clienti abituali, che sono anche i primi ad arrivare.
Con il tempo il pub inizia a riempirsi, quindi il mio lavoro aumenta e noi delle ordinazioni impazziamo. Vado a sbattere più volte contro i clienti in piedi sotto il palco del karaoke e chiedendo scusa mi faccio largo per arrivare al tavolo con le loro ordinazioni un po’ fuoriuscite dal bicchiere. Mi scuso ulteriormente e proseguo con la routine.
Queste sono le mie serate.
Poso il vassoio sul bancone e mi dirigo verso una mano alzata in fondo al pub, non mi ricordo nemmeno se fa parte dei miei tavoli o quelli di Jole, ma vado ugualmente perché tanto Jole è sommerso dal lavoro come al solito.
Davanti a me mi ritrovo due ragazzi che avranno avuto al massimo 24 anni, erano molto belli, vestiti solo di marca, uno di loro aveva un orologio impressionante, era enorme e d’oro.  Erano uno moro e  uno biondo.
<< C…Cosa vi porto?>> chiesi
<< Cosa? Non sento?>> mi rispose quello moro.
<< Cosa posso portarvi?>> urlai più forte. All’improvviso la cantante stonata smise di assordarci un attimo e l’intero locale sentì la mia domanda.
I due ragazzi fecero un sorriso, come quasi tutto il pub d'altronde.
<< Due birre per favore!>> dichiarò con arroganza il biondo.
<< … una marca in particolare?>> mi rivolsi al moro, mi sembrava più simpatico, era anche più carino. Lui guardò l’amico che sotto voce gli disse qualcosa che al momento non afferrai. Sapevo leggere il labiale, con i tre mesi di lavoro in un pub assordante impari a farlo ma con la lingua avevo ancora qualche piccola lacuna qua e la.
<< No! Ma sbrigati abbiamo fretta!>> mi rispose altezzoso.
Presi l’ordinazione di altri due tavoli prima di dirigermi da Lory per prenderle tutte insieme.
Con il vassoio pieno mi diressi lentamente verso i tavoli in questione lasciando per ultimo quello dei bellocci stronzi.
Mentre mi avvicinavo li vedevo sghignazzare. Se la ridevano alla grande qui due. Avevo paura che mi prendessero ancora in giro. Forse è per la pronuncia non del tutto perfetta.
Posai le due birre sul tavolo,  rivolsi un mezzo sorriso arrogante anch’esso, quasi quanto loro quando le avevano ordinate, e me ne andai fiera. Guardai l’orologio, mancavano solo 20 minuti alla chiusura.
Ero stanchissima. Sarei tornata a casa e mi sarei buttata sul mio letto! Avrei dormito le mie tre ore e mezzo e poi mi sarei lavata e vestita per andare a lezione.
Alle cinque Jole cacciò fuori l’ultimo ubriacone e mi diede i soldi della settimana.
Posai il grembiule e presi la borsa.
<< Buon giorno a tutti!>> dissi ridendo. Era il nostro di salutarci quando chiudevamo!
Usci dalla porta, guardai il mio orologio al polso, mi venne in mente quello del biondo, tutto d’oro e compresi che uno del genere al mio polso non sarebbe mai esistito. Per me c’erano quelli di tessuto della Swatch, e mi piaceva così.
Le cinque e mezza del mattino.
<< Buon compleanno Jiulia>> mi dissi sotto voce. Sciolsi i capelli da quell’orribile coda che mi devo fare per lavorare, li scossi un po’ e alzai la testa, volevo andare a casa e dormire.                                                              
Fu in quel momento che lo vidi…                                                                       Era rimasto lì per tutto quel tempo.
<< Ciao straniera!>> mi disse beffardamente.
<<  Ciao…>> ribattei in tono piatto
<< Josh… il mio nome è Josh>> mi anticipò la domanda.
<< e tu sei…>> domandò quando vide che ero incerta su quello che si aspettava che rispondessi
<< Non capisco cosa ti serve da me>> risposi acida
<< Piacere di conoscerti “ non capisco cosa ti serve da me”>> ribatté ridendo.
Okay era carina.
<< Jiulia, mi chiamo Jiulia!>> dissi in fine ridendo anche io.
<< Allora cosa vuoi?>> chiesi di nuovo sulle mie.
<< Chiederti scusa! Chiederti scusa per come ti ho trattato dentro, era una stupida scommessa con il mio amico Alex. Lui dice che sono sempre troppo gentile e volevo dimostrargli che posso essere anche il cattivo ragazzo che tutti si aspettano da me alle volte>> mi dichiarò
<< Non capisco perché tu voglia essere quello che vogliono gli altri da te! Comunque non è che non ci dormo la notte per quello che mi dice la gente, sono le cinque e mezzo del mattino potevi anche andare a casa.
Comunque se proprio ti va… sei perdonato.>> controbattei.
<< ora che siamo tutti in pace con noi stessi posso offrirti un caffè o qualsiasi cosa si possa prendere a quest’ora del mattino dopo una nottata di lavoro?>> mi domandò dolcemente.
<< veramente io… (io dovrei alzarmi tra tre ore per andare a lezione, ma ti trovo troppo carino, pensai) 
Che male può fare un caffè! Almeno per la lezione sarò mezza sveglia!
  
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