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Autore: Moon    05/08/2004    3 recensioni
Seguito di "The Birthday Gift". Alla fine di ogni storia siamo abituati ad immaginare che cosa accadrà quando i due protagonisti sembrano aver preso una direzione. Questa storia tratta appunto di questo. Saranno in grado due persone, che pur amandosi molto, di condividere una vita insieme? Un ragazzo e una ragzza dal carattere troppo simile e troppo orgoglioso, una serie di situazioni, alcune delle quale molte difficili, li metteranno a dura prova, basterà il loro sentimento a superarle? Oppure...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia è stata scritta per divertimento

NOTA: Salve lettori questo è, anzi diciamo dovrebbe essere il penultimo capitolo, l'ultimo è ancora in fase di stesura ed è possibile ( conoscendomi) che ce ne scappi anche un altro. Comunque in linea di massima dovrebbe essere davvero il penultimo ^__^  GRAZIE Roy (niente clinex tesora le mie fini di fic sono sempre brillanti... per ora:P) Anjulie (ah bene sei una matta spericolata anche tu??? :P e ora goditi il match!) GRAZIE Conty (ehehehehe poteva mancare la "bandana zozza"? è la ciliegia sulla torta ^_- ) Per la vacanza con pellegrinaggio Londra/Canterbury mi sà che mi toccherà portarvi tutte!!! :P GRAZIE veramente tanto a tutti e buona lettura ! ^_^

 

 

 

 

Capitolo quarantacinque

 

 

Orlando era seduto nel salottino di casa Delgado e accanto a lui c'era Alejo che con lo sguardo gli comunicava di stare tranquillo, mentre Abel lo sovrastava stando dritto in piedi, davanti a lui, con le braccia conserte.

L'uomo continuava a chiedersi che cavolo ci avesse trovato la figlia in quello, a lui sembrava uno sciagurato e basta. Non si capacitava, perché nonostante tutto, sapeva molto bene che Aylén non era affatto una stupida e certamente non poteva essere stata abbagliata dal fatto che fosse un attore ricco e famoso.

Improvvisamente gli venne in mente che quello lì, forse aveva delle doti nascoste e peggio ancora che forse ci sapesse fare con le donne, al che gli salì letteralmente il sangue al cervello ed ebbe un moto di stizza piuttosto evidente, quindi prese la parola.

“Inglesi!” esordì con una smorfia “Non li ho mai sopportati! Siete un popolo tronfio, guerrafondaio e colonizzatore, anzi addirittura usurpatore direi!”.

Orlando lo guardò perplesso e non rispose anche se la prima cosa che gli venne sulle labbra fu. Garbati gli spagnoli invece! tanto ne hanno fatte poche di guerre e colonizzazioni!

“C’avete rubato anche l’America! Perché l’abbiamo scoperta noi e i nostri cugini italiani, poi siete arrivati voi e avete invaso tutto!” lo incalzò polemico l'uomo “Dovrebbero essere lo spagnolo e al limite l’italiano le lingue madri americane, altro che l’inglese!” aveva poi continuato infervorato Abel Delgado, mentre un sempre più imbarazzato Alejo traduceva, non azzardandosi però a mettere bocca nella faccenda.

Orlando a quel punto diplomaticamente cercò di stemprare i toni.

“Emm… è vero che nel passato… remoto direi, tra gli inglesi e gli spagnoli c’è stato qualche screzio…” ma Abel lo interruppe. “Qualche Screzio? Ti sei forse dimenticato la lunga guerra tra il re Filippo e quella fanatica della regina Elisabetta prima? Per fino ai corsari si appoggiò per sconfiggerci!”.

“Via non mi pare il caso di tirare in ballo la storia del milleseicento! Sono cose passate! Ora l’Europa è unita…” fece Orlando.

Non l’avesse mai detto, Abel allora si che s’infiammò “Ah! Hai pure il coraggio di parlare?” tuonò l'uomo.

“Emm… io veramente… ecco…” farfugliò costernato Orlando che non capiva.

“Ma se non volevate neanche farne parte dell’Europa unita voi! E certo! Loro si sentono una razza superiore che non si può mischiare con i parenti poveri europei! Avete addirittura rifiutato l’euro! E dite di non sentirvi affatto parte della comunità Europea, vergogna!”.

“Mi scusi” provò a dire Orlando “Ma davvero vuole fare una colpa a me per il passato storico e il presente tra i nostri due paesi d’origine? Insomma io non centro niente né con le guerre, né con il mancato utilizzo dell’euro al posto della sterlina, mica governo l’Inghilterra!”.

Intanto in cucina Aylén era davvero contrariata.

“Non avrei dovuto farlo venire!” stava dicendo allargando le braccia in segno di disappunto rivolta verso sua madre e Reina. “Tutto ciò è semplicemente ridicolo! Mio padre si sta comportando come un conte sdegnato del medio evo. Orlando penserà che siamo una banda di matti, me lo spaventerà a morte e lo farà scappare a gambe levate!” concluse costernata non senza una reale preoccupazione.

Sua madre cercò di tranquillizzarla.

“Non credo che tuo padre lo spaventerà, vuole solo palargli da uomo a uomo”.

Aylén le lanciò un’occhiataccia: “Si già me lo immagino il terzo grado che gli starà facendo! Ma dico io, perché? Perché siete cosi ottusi e retrogradi!”.

“Aylén calmati! Tuo padre non è poi così tremendo… o almeno spero! E comunque Orlando è un ragazzo intelligente, ci farà su una risata e tutto si risolverà per il meglio” tentò di rassicurarla Reina.

Aylén prese a mangiarsi le unghie per niente tranquilla.

Nel frattempo Orlando però non rideva per niente. Abel Delgado lo guardava malissimo, Alejo traduceva sempre più imbarazzato e lui cominciò a credere di aver avuto una pessima idea a voler andare a conoscere i genitori della sua ragazza.

Abel riprese la sua filippica con più agitato che mai.

“Di colpe caro giovanotto che ti conci come un clown, esibendo tra l’altro un fazzoletto in testa come le donne devote che vanno in Chiesa per i vespri, nei hai molte a mio parere. Ma la più grave è che ti accompagni a mia figlia in maniera promiscua, senza ritegno né vergogna!”.

Era davvero partito in quarta perché poi era quella la cosa che lo faceva imbestialire e su cui si voleva sfogare. “Me l’hai corrotta, me l’hai plagiata e me l’hai portata via a migliaia di chilometri, senza neanche penderti la briga di fare l’uomo con la “U” maiuscola! Non è neanche la tua fidanzata ufficiale per quanto ne so, però state sotto lo stesso tetto e vivete come marito e moglie e io non tollero!”.

Alejo sbiancò. Non sapeva come fare a tradurre, ma l’occhiataccia che gli lanciò Abel lo indusse a procedere.

Orlando alla fine della traduzione sgranò gli occhi, aprì la bocca per parlare, ma Abel lo precedette.

“Oh so benissimo che stai per dire! Tu pensi che sono un vecchio uomo latino retrogrado e ottuso esattamente come pensa mia figlia, ma vi sbagliate! Io sono un uomo d’onore è diverso!” poi indicò la porta oltre la quale c’era la cucina dove appunto c’era Aylén e continuò “Quella è la mia bambina! Vi conosco a voi gente dello spettacolo, ho lavorato nel vostro ambiente per anni, se pensi di trastullarti con lei e di rimandarmela a casa quando ti sei stufato, hai fatto male i tuoi calcoli signorino, perché dovrai fare i conti con me sono stato chiaro?”.

Alejo mancò poco che si strozzasse e appena finì costernato la traduzione, Orlando cominciò a sudare. Quell’uomo lo agitava oltre modo, lo faceva sentire indegno come uno scarafaggio, ma il colmo era che da un lato lo capiva pure. Cominciò a ballettare con una gamba cercando di riordinare le idee per dire qualcosa di sensato, e istintivamente si levò la bandana dalla testa passandosi una mano tra i capelli. Gli pareva d’essere a scuola durante un interrogazione senza aver studiato. Era decisamente a disagio.

In cucina le cose non andavano meglio.

“Ora basta!” saltò su Aylén “E’ quasi un’ora che sono lì dentro, è ora di farla finita! Mi state mettendo in imbarazzo!”.

Senza che nessuno le potesse dire nient’altro Aylén si precipitò di filato nel salottino.

Quando entrò regnava una calma irreale e suo padre stranamente sorrideva.

“Finiamola con  questa sceneggiata o mi arrabbio sul serio” esordì Aylén. Intanto anche Rosa e Reina erano arrivate alla sue spalle.

“Tranquilla figliola” prese a dire Abel Delgado in un tono indecifrabile “Ci siamo chiariti ed ora è tutto a posto vero?” concluse rivolto verso Orlando che annuì.

Aylén guardò suo padre, poi guardò Alejo che distolse subito e lo sguardo, ed infine guardò Orlando che apparentemente sembrava tranquillo.

“E cioè?” chiese puntandosi le mani sui fianchi.

Silenzio.

A quella pausa caratterizzata dal mutismo più assoluto Aylén si sentì montare il nervoso.

“Vi ho fatto una domanda. Abbiate l'educazione di rispondere per favore!” sbottò sibillina.

Orlando si schiarì la voce e parlò “Dato che forse… da un certo punto di vista riesco a capire le ragioni di tuo padre…” e si fermò un attimo timoroso perché se la conosceva sapeva che quello che stava per dirle, forse l'avrebbe fatta innervosire.

“Cioé?” lo spronò lei alzando un sopracciglio.

Orlando sospirò e tentò di finire la frase “Mi sono preso l'impegno di ufficializzare il nostro rapporto e…” si fermò di nuovo titubante, la faccia di Aylén era tropo scura.

“E?” fece la ragazza che cominciava a sentire una gran rabbia crescerle dentro.

“E di sposarti entro l'anno prossimo” disse il ragazzo tutto d'un fiato, ricevendo una sonora pacca sulla schiena dal probabile futuro suocero.

Aylén spalancò la bocca e sgranò gli occhi e prima che chiunque altro potesse aggiungere una sola parola disse furiosa “Ma non se ne parla nemmeno!”.

Orlando la guardò di traverso “Come sarebbe a dire?” fece contrariato “Avevi cambiato idea mi pare, che c'è? L'hai cambiata un'altra volta?”.

Intanto i presenti seguivano la discussione girando la testa una volta dalla parte di lei e una volta dalla parte di lui, come se stessero assistendo ad una partita di tennis. Compreso il povero Alejo che per tradurre faceva i salti mortali.

“Non tollero che tu ti prenda un impegno del genere solo perché mio padre ti ha abbaiato dietro!” rispose Aylén.

“Non è esattamente per quello! Diciamo che è stato un incentivo” rispose Orlando.

“Non mi sta bene e la mia risposta è no! E se ti azzardi a fare comunicati ufficiali, sappi che io smentirò!” rispose piccata lei.

“COSA?” fece Orlando che cominciava ad incavolarsi.

“Aylén! Smetti di fare i capricci questo ragazzo ha dimostrato di avere gli attributi e io credo…” fece Abel con tono paternalistico rivolto verso la figlia, che però con un'occhiata omicida lo fulminò dicendogli “Papà fatti gli affari tuoi! E non ti permettere MAI più di interferire nella MIA vita! Chiaro?”.

“Insomma!” fece Orlando innervosito “Si può sapere una buona volta e con certezza che cavolo vuoi?”.

“Ti risponderò quando saremo da soli” poi si girò e guardò tutti i presenti e concluse dicendo livida “In privato. Sono cose che riguardano solo noi, non tutta la sacra famiglia riunita!”.

 

La discussione in qualche modo venne sedata, ma sia Orlando che Aylén rimasero piuttosto nervosi.

Abel Delgado cominciò a parteggiare per Orlando pensando che la matta fosse la figlia. Rosa invece da una parte la capiva, ma non disse niente.

Reina ed Alejo non sapevano se ridere o preoccuparsi per i loro amici, visto che avevano due musi lunghi da far paura. Sulla scia di questi accadimenti andò a finire che la giornata passò senza che Aylén ed Orlando avessero un solo minuto di intimità e solitudine per potersi chiarire a quattr'occhi.

Ovviamente Orlando sarebbe rimasto ospite a casa loro un paio di giorni prima di ripartire con Aylén e ovviamente gli fu data una camera separata da quella di lei. Non solo, era in assoluto la camera più lontana da quella della ragazza.

La cosa infastidì tutti e due i ragazzi, ma tanto se lo aspettavano e fecero buon viso a cattivo gioco. Il problema era che comunque tra loro era rimasto quel sospeso che poteva davvero creare dei problemi, ma c'era poco da fare, almeno per il momento.

Ad una certa ora si ritirarono tutti per andare a dormire ed Alejo e Reina se ne andarono a casa propria.

Orlando una volta in camera telefonò a Dominic per sfogarsi, e Dom po’ lo ascoltò poi non ce la fece e lo prese ben bene per  fondelli ridendo come un pazzo, dopo di che serio gli disse che Aylén non aveva poi torto, dovevano chiarirsi quanto prima loro due da soli. Orlando ne convenne e si ripromise di farlo il giorno seguente, con una scusa avrebbe portato Aylén fuori da qualche parte e avrebbero parlato.

Aylén intanto in camera sua tardava a prendere sonno e non si capacitava del gran macello che era scoppiato. Non si faceva una ragione del comportamento de suoi e non voleva per nessun motivo al mondo, che Orlando sentisse neanche il ben che minimo obbligo nei suoi confronti. Soprattutto se dettato dalla assurde pressioni di suo padre. Si domandava perché le persone che amava di più non riuscivano a capirla e a lasciarla libera di vivere come desiderava.

Anche nella camera dei suoi genitori era in atto una piccola rivoluzione.

Rosa Delgado aveva osservato i due ragazzi e grazie forse a una certa sensibilità tipica delle donne, ma soprattutto delle madri, aveva capito diverse cose. Era inutile girarci intorno, il mondo dai loro tempi era cambiato, e parecchio; sua figlia aveva ragione, nessuno poteva arbitrariamente interferire nella vita di una coppia ormai avviata e consolidata.

Rosa era una donna mite e silenziosa, ma anche molto decisa quando voleva, quindi prima di spegnere la luce per dormire, si girò verso il marito e disse: “Abel, tu lo sai io ti ho sempre appoggiato, ti rispetto e ti amo molto, ma questa volta mi dispiace non sono d’accordo con te!” poi continuò “Tua figlia ha venticinque anni. Fattene una ragione, è una donna, libera ed indipendente. Non puoi continuare ad intrometterti nella sua vita. Ti rendi conto che l'hai fatta litigare con il suo ragazzo? E se per colpa di ciò si lasciassero? Che bisogno c'era di farla chiedere in moglie come nelle telenovelas che danno in tv! Marito mio mi dispiace ma questa volta hai davvero sbagliato!” e spense la luce lasciando letteralmente senza parole Abel Delgado. In quasi trent'anni di matrimonio era la prima volta che sua moglie non era d’accordo con lui criticandolo apertamente. L'uomo sconcertato pensò che il mondo intero s'era ribaltato

 

  
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