La
notte di Halloween l’aveva sempre amata, poiché
era quando anche i Babbani
accoglievano la magia nel proprio cuore. E lei, che tra i Babbani ci
era nata e
cresciuta, amava vederli condividere con lei quella parte segreta della
sua
vita; le strade si animavano di risate e luci e la magia si sentiva,
forte e
prepotente.
Eppure
quella notte le parve diversa, più oscura, più
gelida, più spaventosa.
Spaventosa
a lei, che mai, fin dalla culla, aveva avuto timore delle tenebre: le
erano
sempre parse amiche come la luce, rassicuranti e calme come
l’abbraccio di una
mamma.
Ma
nulla poteva fare contro il freddo che sentiva fin dentro le ossa, in
quella
notte gelida, umida e spaventosa.
Guardò
Harry, nel suo lettino intento ad osservare un pupazzo, forse alla
ricerca del
modo di decapitarlo, il pollice infilato in bocca e lo sguardo tanto
assorto e pensoso
da farlo sembrare adulto.
James
era di sotto, in sala, intento a leggere. A volte le veniva da
sorridere, se
pensava che il suo amato James, che viveva di libri, era lo stesso
ragazzino
testardo ed infantile che non conosceva altro che dispetti e manici di
scope.
Quanto
era cresciuto… ma, alla fine, tutti loro lo avevano fatto:
Sirus coi suoi ricci
ribelli e il sorriso sbarazzino, Remus e il suo sguardo che
s’era fatto sempre
più triste di anno in anno, Peter che pareva aver imparato a
tremare meno del
solito, Marlene, la bambina strana che sputava più in
là di tutti i maschi e
che ora era cenere sotto la terra, Alice e le sue guance paffute e il
sorriso
gioioso e Frank, lo sguardo acuto e penetrante e la voce calma... i
suoi
ventuno anni le pesavano come una cappa di piombo e parevano molto di
più,
forse cento, forse mille… i suoi pensieri si interruppero,
quando la voce di
James risuonò su per le scale, fino nella cameretta del loro
bambino.
Il
sangue ghiacciò nelle vene, la pelle si
accapponò, il cuore le parve fermarsi,
mentre la voce di James si confrontava con una voce sibilante, come
quella di
un serpente malevolo.
Una
lacrima
si fece strada lungo la sua guancia. James, ragazzino allegro, marito
amorevole, padre dolcissimo e ora uomo coraggioso.
E
poi
improvvisamente il cuore iniziò a battere furiosamente,
mentre chiudeva la
porta, fragile barriera di legno tra suo figlio e il mostro.
“Papà, il gatto mi ha
graffiato!!”
piagnucolava, mostrando a suo padre la mano percorsa da grossi graffi
sanguinanti.
“E tu cosa le hai fatto, a quella
poveretta?”
“Niente! Volevo solo giocare coi
suoi cuccioli!!”
I baffi di suo padre tremavano
per le risate. “Lily, bambina, ma è ovvio che
Kitty ti abbia graffiato! Loro non
fanno avvicinare nessuno ai loro cuccioli, li proteggono fino alla
morte.”
“Fino alle morte?”
“Sì, con le unghie e coi
denti.”
Il
rumore di un corpo che cade su sé stesso, un rumore simile a
quello di un sacco
pieno di patate... aveva sempre pensato che il rumore della morte fosse
qualcosa di più grandioso, di più dignitoso e
glorioso…
James
non sarebbe più stato con lei, non l’avrebbe
più visto sorridere, o sbottare
contro i capelli sempre davanti agli occhi o tirarsi su gli occhiali o
tentare
di cucinare e distruggere la cucina...
Con
le unghie e coi denti, fino alla fine. Avrebbe protetto Harry fino alla
morte,
come aveva promesso quando le era stato messo tra le braccia per la
prima
volta.
I
gradini delle scale scricchiolavano sotto i passi della loro fine.
Strano come
prima non avesse mai fatto attenzione a quello scricchiolio…
le ricordò un
corvo… un corvo che gracchia divertito in un cimitero. Nelle
storie del terrore
c’era sempre un corvo.
Harry
aveva lasciato da parte il giocattolo, aveva gli occhi lucidi di
lacrime. Anche
suo figlio sentiva che qualcosa di terribile stava accadendo.
-Non
ti farà niente, te lo giuro.- la voce le tremò.
Aveva
paura per sé, per Harry… aveva paura di non
riuscire a proteggerlo. E aveva
paura di morire.
La
porta si aprì cigolando. Ancora quel suono le parve
completamente nuovo… eppure
la porta di certo già cigolava! Strano, non riusciva a
ricordarlo.
Buffo
come la morte venisse a prenderla nella notte che amava di
più. E strano come
la sua voce supplicante e rotta dalle lacrime le paresse sconosciuta.
Non
uccidere
il mio bambino, ti prego: era una sola richiesta, così
semplice da esaudire.
Un
bambino
innocente, che non sapeva nemmeno camminare, che sapeva dire mamma e
papà e non
molto di più, che male poteva fare a Voldemort?
Le
disse di spostarsi e tacque per un istante.
Spostarsi?
E lasciarlo uccidere Harry? Però… però
lei voleva vivere… voleva vedere ancora
la luce del sole e sentire il vento sulla pelle… e aveva
così paura…
“Papà, papà!
Petunia dice che non
devo più portare topi a casa, che fanno schifo!”
piagnucolava.
Suo padre aveva abbassato il
giornale e poi se l’era messa sulle ginocchia.
“Be’, i topi portano tante
malattie, Lily e sono certa che tua madre sarebbe molto felice di non
vederne
più per casa.”
“Ma a me piacciono! Non è
giusto!”
“Ti dico un segreto: piacciono
pure a me. E sai perché? Perché quando le fogne
si allagano, le mamme topo
fanno avanti e indietro dalle loro tane fino ad un posto sicuro,
portando in
salvo un cucciolo dopo l’altro, mettendoseli sulla schiena e
nuotando contro la
corrente e l’acqua alta e non si fermano finchè
anche l’ultimo dei loro piccoli
non è al sicuro, anche a costo di morire.”
“Sono delle brave mamme.”
“Sì, lo sono.”
Anche
a costo di morire.
Le
ripeté
di spostarsi, scocciato.
Il
suo cuore non batteva più veloce come quello di un uccellino
spaventato. Le
gatte proteggevano i loro cuccioli con le unghie e coi denti, i topi li
portavano in salvo uno dopo l’altro.
Anche
se il prezzo per proteggere i propri piccoli era la morte…
Harry
piangeva, spaventato. Non le piaceva sentire il suo bambino piangere,
avrebbe
voluto vederlo sorridere sempre.
–No.
Gli
occhi di Voldemort divennero due fessure.
Harry
non piangeva più e Lily pensò che sorridesse.
Sì, amava vederlo sorridere, perché
tutto l’universo sembrava illuminarsi.
Il
mondo si tinse di un verde irreale e sfavillante.
Bene…
dopo mesi senza scrivere nulla su Harry Potter, sono tornata con questa
OS su
Lily.
Ora,
cosa dire, a parte che questo è proprio un bello sclero?
Be’,
io adoro gli eroi senza macchia e senza paura –non
è vero, li odio a morte-, ma…
ma spesso ho pensato a cosa Lily debba aver provato prima di morire.
Paura…
forse rabbia e forse anche tanta confusione: Harry è solo un
bambino e solo un
codardo può temere un infante.
I pensieri
di Lily mi sono venuti molto confusi, credo, ma è una donna
spaventata davanti
alla morte, anzi, è una ragazza, perché dopotutto
ha poco più di vent’anni e
nessuno a quell’età è pronto per morire
–ma nemmeno a cent’anni lo si è.
Per
quanto riguarda la gatta e il topo, ho pensato che abbiano molte
somiglianze
con Lily: tutti sappiamo come sono le gatte e le mamme topo per davvero
rischiano la vita per i loro cuccioli, finchè non hanno
salvato anche l’ultimo.
E be’, credo che anche loro abbiano paura. A volte, guardando
la gatta di mia
nonna proteggere i suoi piccoli, si vedeva che era sul punto di
scappare,
spaventata, ma alla fine rimaneva. Perché sono i suoi figli.
E penso che anche
per Lily sia stato così..
Be’,
spero di non essere andata troppo in OC con lei.
Alla
prossima,
Beth