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Autore: __WeatherlyGirl    10/02/2013    7 recensioni
Cosa succederebbe all'NCIS se una ragazza arrivasse e sconvolgesse gli equilibri? Come reagirebbe il Team Gibbs? E, soprattutto, cosa dovrei fare, se quella ragazza fossi io?
Genere: Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hey Gibblets!...come va?
Beh, io sto postando il capitolo
e vi preannuncio che sarà strepitoso!
Vi avevo promesso una 
sorpresa, ed eccola!
Enjoy, e recensite :)



ESISTE UN NOI?


Presi posto nella scrivania in fondo alla squadroom, appoggiando la mia borsa sulla sedia e camminai lentamente verso la scrivania di Ziva, senza interrompere il suo lavoro. Lei mi guardò supplichevole. Capii allora che non aveva parlato ancora con Tony riguardo a ciò che era successo la sera prima, perché sapevo che l’avrebbe fatto e decisi di accelerare i tempi.

-Ziva,- dissi a bassa voce -potresti seguirmi un secondo?- lei alzò gli occhi, interrogandomi con lo sguardo e rispose:

-Un secondo e arrivo.- mosse velocemente le dita sulla tastiera e sospirando mi seguì.

Andammo nel bagno, l’unico posto in cui si potesse veramente parlare senza essere ascoltati. Prima di cominciare a parlare toccai con l’indice sinistro la mia tasca dei pantaloni, poi dissi:

-Riguardo alla nostra cena di ieri,- Ziva mi interruppe:-E’ stata più di una cena, Camilla, lo sai- Le sorrisi dolcemente:-Ziva, io voglio che qui noi la chiamiamo cena, ok?- 

Ziva rise, in modo lievemente isterico

-Scusa,- disse muovendosi i capelli con le dita -non avevo capito. Comunque per me è perfetto, preferirei che credessero che sia stata solo una cena.- Le porsi la mano destra, come si fa per le promesse solenni, dopo esserci strette la mano dissi

-Parola di scout- ed uscii sorridente dal bagno, prendendo inavvertitamente contro Ziva. Fuori notai ciò che avevo previsto.

 

Tony era lì, affianco alla porta cercando di origliare ciò che ci stavamo dicendo Ziva ed io. L’avevo immaginato: lui ci avrebbe seguito, e dopo la mia uscita sarebbe entrato nel bagno cercando di scoprire ciò che ci eravamo dette. Era un modo un po’ perverso, da parte mia, per far parlare quei due, ma loro dovevano farlo.

Io andai verso la mia scrivania, fingendo di non aver notato DiNozzo, mentre lui sgattaiolava nel bagno delle donne. Quando Tony entrò, Ziva si stava lavando le mani e lo vide riflesso nello specchio.

-Cosa ci fai qui?- gli chiese con aria distratta

-Ziver, che cosa vi siete dette tu e Camilla?- Ziva si girò verso di lui guardandolo fisso negli occhi, senza lasciar trasparire alcuna emozione.

 

Diglielo, deve sapere” diceva Ziva uno.

“No, mai...o perlomeno non ora!” rispondeva Ziva due

“E perché no? D’altronde la vita di Camilla è ciò che Gibbs vi ha ordinato di scoprire. Si tratta di lavoro,” insisteva Ziva uno

“No, Ziva, si tratta di molto di più. Camilla si è confidata con me, non la posso tradire così.”  “Ma guarda Tony, lui è dalla tua parte, lui deve sapere. Lui è Tony”

Ziva due cominciò a tentennare.

 

Durante il proprio dialogo interiore, Ziva era rimasta con gli occhi sbarrati fissi in quelli di Tony e le mani chiuse a pugno lungo i fianchi. Ogni tanto aveva aperto la bocca, come per dir qualcosa, ma poi l’aveva richiusa, sperando che Tony non avesse notato.

-Allora, me lo dici?- chiese il collega con occhi di supplica. Ziva uno prese il sopravvento.

-Ieri sera Camilla è venuta a cena da me- rispose Ziva velocemente, senza controllare le proprie parole. Tony fece un passo verso di lei

-Questo lo sapevo, Ziver. Dimmi cos’è successo- il collega le poggiò una mano sulla spalla, continuando a sostenere il suo sguardo.

Ziva gli raccontò nei dettagli ciò che ci eravamo dette, omettendo solo l’episodio di Parigi, ma il segreto non rimase tale a lungo.

Verso la fine del racconto, Tony prese la parola:

-Camilla cosa sa su di noi?- Ziva rise scostandosi un po’ da collega:-Esiste un noi, DiNozzo?- rise.

-No, ma...sai a cosa mi riferisco...- Ziva riportò i suoi grandi occhi neri sul volto di Tony e rispose sibilando:-Sa tutto, Tony. Tutto.- Tony annuì

-Ziver, lo sai che con me puoi parlare. Dimmi, perché hai accettato di incontrare Camilla a casa tua?-

-Era per il caso, all’inizio. Credevo che potesse aiutarci a scoprire più cose sul suo conto. Poi le carte in tavola sono cambiate, ora è una cosa personale.-

-Ti riferisci a Tali?- chiese Tony appoggiandole l’altra mano sull’altra spalla. Ziva non si mosse

-Sì, Tony. Io non so se quello che Camilla mi ha detto sia vero, ma se lo fosse allora lei si sarebbe guadagnata la mia stima per sempre.-

-Anche la mia,- aggiunse Tony.

-La tua? Cosa c’entri tu con mia sorella?- Ziva sorrise al collega, credendo che stesse scherzando, ma Tony non era mai stato così serio

-Ehi,- sollevò il suo mento con la mano destra e la guardò a lungo negli occhi -se ha la tua stima ha anche la mia, intesi?- Ziva sorrise nuovamente, ma in modo un po’ goffo. Era evidentemente imbarazzata.

-Tony, non devi. Tu odi quella ragazza e non devi smettere di seguire il tuo istinto a causa delle mie vicende personali. Non farlo- Tony fece un’altro passo verso di lei.

A quel punto i loro corpi aderivano quasi perfettamente, il mento di Ziva, proteso verso l’alto, sfiorava quello di Tony e i loro occhi non si staccavano. Sembravano sbattere le ciglia nello stesso momento per non perdere neppure un istante la vista dell’altro. 

Il silenzio che comunemente sarebbe stato definito ‘imbarazzante’ era invece per loro una sorta di tacito accordo e nessuno sembrava volerlo rompere, interrompendo quel magico momento.

Ziva alzò il mento ancora un po’ più verso l’alto mentre Tony abbassava il suo, cosicché le loro labbra poterono sfiorarsi. No, non si stavano baciando, semplicemente le labbra di Tony erano delicatamente appoggiate su quelle di Ziva, senza toccarle veramente, come quando si sfiorano leggermente i petali di una rosa per paura di rovinarli; ecco, così Tony sfiorava le labbra di Ziva. Lei non si muoveva, ma rimaneva immobile a guardarlo negli occhi, aspettando che qualcosa accadesse, o forse che quel delicatissimo sogno terminasse.

Tony spostò le mani dalle spalle ai fianchi della collega e lei si mosse un poco in avanti, in modo che la distanza tra i loro corpi divenne nulla. Ziva mosse il capo verso destra, Tony strinse le labbra della collega tra le sue. In quel preciso istante, entrambi chiusero gli occhi e lasciarono che fossero le emozioni a guidarli, non la ragione. Stringendosi ad occhi chiusi si mossero contemporaneamente verso la porta di una delle toilette, Ziva l’aprì con la schiena continuando ad avanzare all’indietro, mentre Tony apriva gli occhi di tanto in tanto per controllare dove stessero andando. Una volta entrati, DiNozzo chiuse la porta a chiave.

 

Tornarono in ufficio più tardi, dove io li aspettavo sorridente. Appena Ziva si sedette alla propria scrivania mi avvicinai al suo orecchio e le chiesi se avesse raccontato del nostro incontro a Tony, lei annuì impercettibilmente e mi fece segno di allontanarmi. Sorrisi a Tony e lui mi guardò circospetto. 

Sapevo tutto, ma loro non immaginavano quanto grande quel tutto fosse.

   
 
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