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Autore: valentinamiky    30/08/2007    5 recensioni
Qui Kankuro ha tre anni e non sopporta il fratellino piccolo, viziato dal papà e dalla sorella maggiore. Una banale lite, scatenerà la furia del più piccolo, che scaglierà contro il fratello maggiore la forza impetuosa della sabbia...
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero tanto che vi piaccia

Spero tanto che vi piaccia. ^__^ baxini!

VIOLENCE

Attenzione! Questo è un S.O.S. da Suna. Mi chiamo Kankuro e ho tre anni. Mia sorella Temari è più grande di un anno e poi…c'è lui. Pell di carota. Gaara, il mio fratellino di due anni. Tutti qui al palazzo lo trovano estremamente carino e lo viziano con mille regali. Ma è una vera peste, io non lo sopporto: tutte le volte è sempre la stessa storia. Mi chiede sempre di giocare con lui. Le prime volte lo accontentavo, ma quando ho capito che il suo concetto di gioco corrispondesse al "ruba le marionette di Kankuro", mi sono veramente arrabbiato. Fa sempre così: s'intrufola nella mia camera e prende i miei burattini, senza nemmeno chiedermi il permesso. Poi ci gioca lanciandoli per aria o nelle parti più disparate del castello. Sono veramente stanco di questa storia: perché non gioca con i suoi peluches? Ne ha a bizzeffe! Le marionette sono mie! Nessuno le può toccare! Certo, alcune sono veramente brutte e logore, come dice mia sorella Temari. Ma sono proprio quelle a cui sono più affezionato e non ho intenzione di cederle a nessuno, tantomeno a Mr. Carota! Ovviamente, essendo il più piccolo della famiglia, Gaara è il cocco del papà; perciò sono obbligato ad esaudire tutti i suoi desideri. Ma dico, siamo pazzi?! Sono costretto a guardarlo mentre distrugge tutte le mie marionette?! Mi sono proprio stancato!

- TEMARI! TEMARIII!- urlo a squarciagola il nome di mia sorella, invocando il suo aiuto. Finalmente, questo bamboccio avrà ciò che si merita! Pregusto il momento del rimprovero, lanciandogli uno sguardo beffardo, mentre lui mi osserva con quel suo irritante sorrisetto felice. Proprio mentre fa scricchiolare, per l'ennesima volta, il braccio di una marionetta. Sento dei passi lenti avvicinarsi alla mia cameretta e vedo spuntare la folta chioma di Temari dalla porta. Dev'essersi appena svegliata: ha la faccia stropicciata, i capelli biondi sono tutti arruffati e indossa ancora la camicia da notte.

- Che succede? Kankuro, non mi dirai che stai ancora facendo i capricci, eh?-

Aspettate un secondo. C'è qualcosa di sbagliato: io sono la vittima! Non Gaara! Un braccio di legno colpisce in testa mia sorella: Gaara ha rotto la sua terza marionetta, oggi! Nonostante ciò, mia sorella gli sorride contenta, facendogli i complimenti, del tipo "Wow, Gaara! Come si forte!"

Ma dico! Nessuno, in questa famiglia si preoccupa dei miei sentimenti? È come se si divertissero a farmi soffrire! Ok, Gaara è il più piccolo, ma proprio per questo dovrebbe imparare a rispettarmi come fratello maggiore e, così facendo, mio padre e Temari non lo educano affatto! Gli concedono libertà assoluta, a nessuno importa se in questo modo calpestano i miei sentimenti…

Non mi sento amato…

Calde lacrime spuntano sui miei occhi, accompagnate dalla voglia di correre, allontanarmi da questa prigione che mi spezza il cuore. Mia sorella s'inginocchia accanto a Gaara e inizia a giocare con le mie marionette, per esaudire il desiderio di mio fratello. Perché sempre lui? Perché nessuno mi vuole bene? Perché nessuno si accorge di quanto sto male? Se solo ci fosse la mamma… lei mi aiuterebbe, sgriderebbe Gaara, ne sono sicuro. Lei sì che mi voleva bene. Al ricordo della mia mamma inizio a singhiozzare, attirando finalmente l'attenzione di mia sorella.

- Kankuro, perché piangi? Ti sei fatto male?- Temari si avvicina a me e passa una mano sui miei capelli castani, accarezzandoli.

- Gaara ruba sempre le mie marionette e le rompe! E tu non gli dici mai niente! Sei cattiva, Temari!- grido tutta la mia frustrazione tra i singhiozzi e, finalmente, Temari si accorge della mia sofferenza e cerca di trovare un compromesso.

- Perché non vi scambiate i giochi, allora? Gaara giocherà con i tuoi burattini, mentre tu potrai usare i suoi peluches. Mi sembra uno scambio equo, no?- mia sorella sorride, rassicurante: ora che ho il suo permesso per usare i giochi di mio fratello, mi sento più sicuro. Temari posa un bacio sulla mia fronte e poi abbraccia Gaara, coccolandolo. Cosa ci trova in quel bamboccio, non lo so. Mia sorella si alza ed esce dalla nostra cameretta, per chiudersi in bagno e cambiarsi.

Io mi avvicino titubante al letto di Gaara: è stracolmo di batuffoli di pezza. Sul cuscino c'è un orsetto marrone dall'aria simpatica: il pupazzo preferito di mio fratello, Teddy. Certo che gli ha dato proprio un nome ridicolo, povero orso! Lo tocco emozionato: non ho mai toccato un pupazzetto di stoffa prima d'ora. È così soffice e morbido…sono quasi commosso! È caldo ed ha un musetto simpatico. Sì, mi piace tanto questo scambio di giocattoli! Improvvisamente, sento un forte bruciore alla guancia, che si propaga doloroso fino alla testa, accompagnato dal rumore di uno schiaffo. Gaara…mi ha colpito alla guancia senza motivo! Perché? Temari ha detto che potevo giocare con i suoi peluches! Il mio fratellino afferra Teddy per le zampette, tirandolo forte verso di sé…

- Laccia, Kuro! Mio!-

Non ho intenzione di cedere ai suoi capricci! Quindi continuo a stringere l'orsetto per le orecchie. Sono il fratello maggiore e Gaara deve imparare a rispettarmi! Basta con le marionette distrutte! Perché non possiamo giocare insieme da buoni fratelli?

Succede tutto in una manciata di secondi: un rumore sordo di stoffa strappata ed il cotone contenuto nella testa di Teddy si riversa a terra, mentre il capo dell'orsetto si affloscia tra le mie mani. Lo osservo con gli occhi sgranati per la sorpresa e la paura: io non volevo uccidere Teddy! È stato solo un incidente! Alzo lo sguardo, incontrando i lampi d'odio puro che attraversano gli occhi del mio fratellino. Ora so che mi detesta.

- Kuro! Cattio!- Gaara corre verso il mio armadio, spalancandolo e lì la vede. Sahara, la mia marionetta preferita, quella che ho costruito insieme alla mia mamma. Rabbrividisco al solo pensiero di ciò che potrebbe fargli. Ha la fama di essere uno spietato distruttore di burattini!

- Chiedi cusa, Kuro!- non so perché, ma il suo sguardo mi fa veramente paura. È malefico e sadico.

- Scu-scusa, Gaara. Io non volevo…lo giuro!- sono assolutamente sincero, riconosco di aver fatto una cosa orribile, ma non era mia intenzione fare del male al suo migliore amico.

- BUGIADDO!- il mio fratellino, tra le lacrime, afferra Sahara e la getta a terra. Senza darmi il tempo di reagire inizia a saltarci sopra. Con orrore vedo la marionetta incrinarsi sotto al peso del mio fratellino, accompagnata da sinistri scricchiolii. Sta per rompersi. Mi lancio contro Gaara nel disperato tentativo di salvare Sahara, ma ormai è troppo tardi: il burattino va in frantumi, insieme al mio cuore. Mi sento come se la mamma fosse morta per la seconda volta. Vedo il suo volto sorridente sbiadire nella mia mente, offuscato dalle lacrime che mi riempiono gli occhi. È come se una bomba mi fosse esplosa nel petto.

- Ti ho chiesto scusa…perché l'hai fatto, Gaara?- un lieve sussurro, mentre i mie occhi straboccano lacrime. Non sento nemmeno la sua risposta, non m'importa più niente. Ha esagerato! Lo odio con tutte le mie forze! Vorrei che sparisse!

- Tu sei cattivo! L'hai fatto apposta! Ti odio!- è tutta colpa sua! È colpa sua se la mamma non c'è più! È stato lui ad ucciderla! Non sarebbe dovuto nascere!

Vedo il volto di Gaara rabbuiarsi: senza volerlo l'ho accusato a voce alta della morte della mamma. Quando rialza gli occhi verso di me, sento il sangue gelarmi nelle vene: una luce nera e tetra è racchiusa nelle sue iridi acquamarina. Ha un ghigno perfido stampato in faccia, sembra quasi che un demone si sia impossessato del suo corpo. Improvvisamente, un movimento alle spalle di mio fratello, attira la mia attenzione; sposto lo sguardo ed il respiro mi muore in gola. La sua ombra…l'ombra di Gaara si sta allargando! Assume la forma gigantesca di un mostro. Le mie gambe iniziano a tremare e perdono la forza: cado pesantemente a terra, picchiando le ginocchia. Gaara si avvicina e sento i brividi della paura percorrermi la schiena sena pietà. Vedo la sabbia fuoriuscire dalla giara che porta sempre con sé alzarsi come un'onda e travolgermi. Agito le braccia, cercando di districarmi dai granelli che ricoprono il mio corpo, inutilmente: la fastidiosa sabbia mi brucia gli occhi, penetra a forza nel mio naso e nella bocca, intrufolandosi tra i vestiti, graffiandomi la pelle. Non riesco più a respirare e sento fitte di dolore pervadermi il petto. Resto sepolto sotto la sabbia per quelle che mi sembrano ore, poi sento una mano forte stringersi attorno al mio braccio e tirarlo con forza. Il misterioso salvatore riesce a tirarmi fuori dalla montagna di granelli, mentre io tossisco e sputo sabbia. Ho la gola in fiamme per colpa dei graffi, provocati dalla sabbia e perdo sangue dal naso. Ho la vista appannata, ma distinguo vagamente la figura di mio padre: mi tiene tra le sue braccia e sta parlando con qualcuno, forse Temari, dicendole di chiamare il medico. Chiudo gli occhi e perdo i sensi.

Per un attimo ho creduto di morire sul serio…

Mi risveglio in una stanza d'ospedale. Sento ogni singola parte del mio corpo ardere per il dolore causato dai graffi, ma cerco ugualmente di mettermi a sedere. Accanto al letto c'è un comodino e qualcuno vi ha poggiato Sahara dopo averla aggiustata in qualche modo: è sicuramente opera di mia sorella. Il ricordo dell'accaduto mi assale, insieme alla paura: dentro al corpo di mio fratello si nasconde un mostro. Ho paura. Non voglio più rivederlo. Per l'ennesima volta, Gaara si è comportato male, ma quello che rimane solo sono io. Non c'era nessuno al mio risveglio. Solo Sahara. Prendo tra le braccia il corpicino massacrato della mia marionetta e la stringo forte al petto, piangendo silenziosamente, pregandola di tornare.

Ti prego, mamma…vieni a prendermi…

Sento un leggero bussare alla porta e, in fretta, mi asciugo gli occhi. Mio padre entra nella stanza, rivelando il volto sconvolto dall'accaduto. Gli dispiace? Allora, forse un po' ci tiene a me…

Si avvicina al letto, guardandomi dall'alto. Poi, la sua espressione cambia radicalmente. Mi colpisce con un forte schiaffo, facendomi ricadere sul letto. Lo guardo spaventato: perché mi ha colpito? Cos'ho fatto stavolta? È tutta colpa di Gaara! Perché se la prende sempre con me? Non è giusto!

- Non guardarmi così, Kankuro! È colpa tua! Hai rotto il pupazzo di Gaara! Lui è un bambino ed è più piccolo di te, possibile che non lo capisci?!-

- Perché lo difendi sempre?! Lui è un mostro!- gli occhi di mio padre sprizzano rabbia ed io serro subito le labbra. Ormai non riesco più a controllare le lacrime di rabbia. Perché mi odia fino a questo punto?

- Ricorda, Kankuro. Quando ti dimetteranno ti aspetta una punizione con i fiocchi! È ora che inizi a crescere! Ho già parlato con la vecchia Chiyo, ti insegnerà a combattere. Finchè non mi dimostrerai di essere cambiato, terrò Sahara sotto chiave. Se non imparerai le tecniche ninja…sarò costretto a cacciarti.-

Impietrisco di fronte alla violenza con cui mio padre pronuncia queste parole. È freddo ed impassibile. Sputa veleno, mortale come il pungiglione degli scorpioni. Non posso far altro che abbassare la testa, sconfitto e rassegnato, mentre mio padre afferra Sahara con poco garbo, trascinandola via da me, lasciandomi nuovamente solo…

Mamma…un giorno troverò anch'io qualcuno che mi ama?

  
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