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Autore: belieberismyname    10/02/2013    0 recensioni
Ero spaventata. Sapevo che sarebbe potuto alzarsi e andarsene via. Lontano. Da me. Scoppiai a piangere e abbassai il volto. Quando rialzai lo sguardo lui era ancora lì. Tutto ciò che riuscì a dire fu "P-perchè sei ancora qui?" "Perchè non dovrei?"
Lo abbracciai. Lui era lì e non se ne era andato come tutto gli altri. Tutto ciò di cui avevo bisogno era lui. Io lui e quell'abbraccio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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E’ una ragazza allegra, divertente. E’ una ragazza simpatica, che scherza con tutti. E’ una ragazza che ha sempre il sorriso sul volto. E’ quella ragazza di cui tu non penseresti mai che abbia qualcosa che non vada. E’ quella ragazza che guardi dall’alto verso il basso e ti chiedi come faccia ad essere sempre sorridente. E se non fosse così? Se anche quella ragazza avesse qualche problema o un giorno no come gli altri normali adolescenti? Lei sapeva che non sarebbe potuto accadere. Quel sorriso che mostra tutti i giorni sul suo volto. Quel sorriso tanto contagioso quanto triste. Quel sorriso è una maschera che tutti i giorni deve portare per non far trapelare commenti o domande difficili a cui rispondere. Quella ragazza sono io.
 
Mi chiamo Lucia , ho 16 anni. Alta 1.74, capelli neri, occhi verdi e forme al posto giusto almeno credo. Ah, vivo a Londra. Bella città direte. Sì, sarebbe molto più bella senza alcune persone, decisamente. La mia vita è stata complicata sin da quando ero piccola e ovviamente questa complicazione si è dilungata anche nel corso dell’adolescenza. Mia madre e mio padre sono divorziati. La causa è che quando facevo appena le elementari, mio padre incominciò a bere più del solito e iniziò a picchiare mia madre. Non sapevo cosa fare, ero piccola. Sfortunatamente me lo devo subire quasi ogni fine settimana anche se mia madre non vuole. Se non vado da mio padre mi picchierà, come è già successo tante volte. L’unica cosa che mi salva sono la musica e ovviamente i miei amici.
 
Sono le 7 e questa fottutissima sveglia continua a suonare. Altro giorno di scuola, altre ore di torture. Cerco e di sbrigarmi a malavoglia, mi alzo e mi vesto. Scendo giù per le scale e noto che mia madre non c’è; ‘come al solito deve essere al lavoro pensai. Non c’è da stupirsi, dato che deve mantenere me e tutte le spese necessarie e, in quello che posso cerco di aiutarla lavorando da Starbucks. Non guadagno molto ma ce la caviamo.
 
Non sono ancora arrivata alla porta principale che sento subito delle braccia che mi stringono in vita e delle labbra sulla mia fronte.
“Buongiorno morettina” disse il ragazzo dagli occhi verdi.
“Buongiorno marinaio”
Il marinaio di cui stiamo parlando, è Louis Tomlinson ovvero, il mio migliore amico. Ci conosciamo da quando eravamo piccolini e lui non mi ha mai giudicata anche quando è venuto a sapere di tutto quello che mi era capitato in questi anni. Lui c’è sempre quando voglio parlargli e gli voglio un bene dell’anima. Come non si fa ad amare un ragazzo dagli occhi verdi, capelli castani, alto e con uno sguardo che ti fulmina?
“Dove sono gli altri?” chiesi
“Gli altri saremmo noi?” sopraggiunse una voce familiare
“Buongiorno ragazza” dissero in unisono tre ragazzi che a me sembravano angeli
Liam, Zayn e Niall. L’orsacchiotto, il moro e il mangione. Il castano ricciolo che si era tagliato i capelli, il moro con la cresta e il biondo occhi azzurri.
 
Suonò la campanella, ci salutammo di nuovo e entrammo nelle rispettive classi. Mi misi seduta come al solito al primo banco e cominciai a tirare fuori i libri. Mi voltai un secondo al banco dietro per chiedere una gomma e vidi un ragazzo con gli occhi verdi smeraldo. I capelli ricci, castani e quegli occhi da cui non riuscivo a staccarmi.
“Sì?” mi chiese con faccia interrogativa
“Hai una gomma da prestarmi?”
 Mi fece un mezzo sorriso e mi porse la gomma.
Passò un’ora e dovevo fare un po’ di pausa, così andai in bagno.
Alzai la manica della maglietta e controllai che fosse tutto a posto. Niente sangue uscito dal polso, perfetto.
Mi sciacquai il volto e quando alzai il viso per guardare in che stato ero, vidi nello specchio Chantal. Era una di quelle tipe ‘apri le gambe e via le mutande’. Bionda, occhi grandi, perfettina. Mi sembrava uscita fuori da uno di quei film americani tanto idioti quanto lei.
“Ciao Luna”
Feci un finto schiarimento di voce “Lucia”
“Sì giusto Lucia”
A quel punto cercai di uscire dal bagno quando lei mi prese per il braccio e mi rivolse la solita domanda
“Lucia mi presenti a uno dei tuoi amichetti?”
“Vedremo”
“Perché dici sempre vedremo? Non puoi dire ok almeno per una volta?”
“Ok, vedremo”
A quel punto presi e uscì dal bagno. Ritornai in classe e mi sedetti cercando di non disturbare la lezione. Fortunatamente passò un’altra mezz’ora e la campanella suonò. I corridoi vennero invasi dagli studenti e in quel momento, ricordai che non avevo restituito la gomma a signor occhi verdi. Lo cercai in mezzo a quella marea di gente ma non lo trovai. Poi sentì un ditino che mi toccava la spalla, mi voltai e c’era lui.
“Sì, scusa mi ero dimenticata di ridarti la gomma e stavo venendo a cercarti. Grazie>
“Così tanti complessi per ridarmi una gomma?”
“Come scusa?> chiesi stupita
“Intendo, potevi anche tenertela”
“Oh bene, allora dammi” gli presi la gomma che aveva nelle mani e andai via. Ma che diamine di problema aveva?
Le persone nei corridoi diminuivano e mi avviai verso la classe di biologia. Un’altra ora e mezza passata.
Ancora una valanga di gente nei corridoi e io che cercavo di farmi spazio fra gli altri tentando di andare nella classe di spagnolo. Quando entrai erano già tutti seduti ai loro posti.
“Signorina, si siede accanto a Harry” mi disse la prof indicando il posto vuoto.
Alzando gli occhi al cielo, andai a sedermi come aveva detto la prof.
“Chi si rivede, miss gomma” disse lui con tono sarcastico
“Miss gomma? Ascolta, non so quale sia il tuo problema e sinceramente non mi interessa. Se ti ho ridato la gomma, è perché era tua. Ma poi hai detto che potevo tenermela quindi me la sono ripresa. Quello che ha dei complessi qui sei tu”
Mi guardò con aria stupita e interrogativa “Wo, wo wo. Ragazzina calmati, stavo solamente scherzando”
“Io no.”
“Io sono Harry. E tu hai detto che sei No? Piacere No.”
Cercai di non trattenere un sorriso ma lo guardai alzando il sopracciglio e sorridendogli.
“Il mio nome è Lucia.”
“Penso che sia più bello di no” disse sorridendomi.
“Allora Lucia” continuò lui
Cercai di non dilungarmi
“No scusa, devo andare. Ci vediamo. Ciao” lo liquidai e andai via.
  
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