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Autore: Rory_chan    31/08/2007    5 recensioni
Nessuno dei due aveva pianto, alla fine. Si erano rassegnati da molto tempo.
Gli erano rimasti accanto fino alla fine, e loro, che erano sempre stati insieme, sarebbero andati avanti, appoggiandosi l’uno all’altra.
Non c’era aria di fine. Loro malgrado…
…era sempre l’alba di un giorno nuovo.
[SasuSaku, ItaSasu, SasuNaru, SasuSakuNaru]

Dedicata a Hime_chan e SakuraChan92
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era l’alba di un giorno nuovo

The day after tomorrow

[ l’alba del giorno dopo ]

 

Era l’alba di un giorno nuovo.

Due ninja titani, si fronteggiavano, entrambi impavidi.

Uno scrutava l’altro con sguardo vigile e indagatore. Non voleva che sfuggisse nulla ai suoi occhi iniettati di sangue rosso e nero. Nessun dettaglio, nessuna smagliatura di quel volto così tanto odiato e ammirato allo stesso tempo. I muscoli del viso si contrassero in una smorfia arrabbiata.

Troppo frequente, troppo classico.

L’altro scrutava quel ragazzo senza una vera espressione. Tutto di quel volto era una maschera. Non tradiva nessuna emozione, non commetteva errori né alcun altro gesto, nessuna debolezza.

Sembrava un muro inespugnabile. Nemmeno dopo tanto tempo…non gli faceva nessun effetto.

I muscoli del viso rimasero rilassati nella loro espressione lievemente beata.

Come al solito, del resto. Fin troppo, classico, fin troppo deja-vu.

«alla fine. Mi hai trovato. Sei diventato un pochino più alto dell’ultima volta» forse la frase poteva avere doppi sensi. Doppi significati. Intimidatoria. O ironica.

Sasuke Uchiha la prese per quello che era: una frase senza senso.

«invece di parlare, combatti! Non sono qui per chiacchierare!»

Gli occhi di Itachi Uchiha, prima color delle ossidiane, si tinse di rosso, lasciando che qualche spruzzo d’inchiostro macchiasse le sue pupille contenenti la più invidiata abilità innata della terra del fuoco.

«va bene fratellino. Questa volta, si farà sul serio. Tieniti pronto» nonostante il tono non avesse assunto nessuna piega arrabbiata o minacciosa e il corpo fosse rimasto fermo, Sasuke si mise subito in posizione di difesa.

Uno strano sorriso, uno storto e impossessato da quello che poteva definirsi Orochimaru [no, è il diavolo, è il diavolo] si dipinse sulle labbra sottili e pallide dell’Uchiha minore.

«non chiedo di meglio»

 

[ci fu un tempo in cui un bambino, sprigionava così tanta ammirazione in un ragazzino che non aveva altro che qualche annetto in più di lui quasi da sembrarne eternamente innamorato.

Forse lo era anche.

Fratelli.

Indissolubili fratelli.

Ci fu un tempo in cui un semplice ragazzino venne marchiato all’età di tredici anni dal peso di essere il migliore. Ma bastava vedere un semplice sorriso, così semplicemente infantile, per fargli sopportare le più grosse pene che le sue esili spalle reggevano e se ne innamorava di quel fragile sorriso.

Fratelli.

Fratelli indissolubili.

Ma venne anche il tempo, che quell’affetto così marcato e quei sorrisi innamorati fossero sostituiti  dall’odio più cieco e dalle smorfie più irate.

Loro malgrado, erano fratelli.

Sasuke e Itachi Uchiha.

Loro, un tempo così uniti…

…adesso, si stavano eliminando a vicenda.]

 

Un ninja spaventato correva per la foresta, il buio della notte, impediva ai suoi occhi di vedere bene, ma i fievoli raggi lunari, bastavano.

Spaventato però, era un eufemismo.

Le gambe tremavano di paura e le mani si stringevano spasmodicamente fra di loro, mischiando il sangue che la pelle lasciava fuoriuscire.

Correva, malgrado le gambe stessero per abbandonarlo.

Finalmente, vedendo le porte del villaggio della foglia all’orizzonte, lasciò che un sospiro sollevato lo cogliesse, aumentando quella sua folle corsa verso le mura.

«Presto!! – cominciò debolmente – PRESTO, ABBIAMO SCOVATO SASUKE E ITACHI UCHIHA!» concluse accasciandosi al suolo.

Rapidamente, Izumo e Kotetsu, guardiani a quell’ora della notte, accorsero, facendosi spiegare fiaccamente l’accaduto. Il ninja portatore di notizie fu subito ricoverato e due ragazzi, in quel preciso istante, senza una parola, basandosi solo sull’intesa, partirono.

Non sapevano se avrebbero rivisto più il loro villaggio.

Non ne avevano la più pallida idea.

Però, quando c’era di mezzo quel nome, erano gli unici due, pronti a qualsiasi cosa.

 

[Sasuke Uchiha, team 7. Compagni: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno. Jonin: Kakashi Hatake]

 

Nel mezzo della notte, solo due chunin allarmati correvano, saltando di ramo in ramo, superando facilmente tutti gli ostacoli che impediva loro di arrivare alla meta designata.

Non c’era un capogruppo.

Non era una missione qualunque.

Era la loro missione.

«Sas’ke…Sakura-chan?»

«tutto ok, Naruto. Possiamo anche andare più veloce.»

l’azzurro come il cielo e il verde come il bosco s’incontrarono. Si mischiarono per qualche attimo, perdendosi negli spiragli più oscuri di quelle pozze, entrambe cristalline.

Era bastato uno sguardo e l’intesa, c’era fin da subito.

 

[Naruto e Sakura, spesso compagni di avventure, avevano visto tanti film insieme.

A volte a casa di Sakura – il più delle volte a dire il vero – e sporadiche volte a casa di Naruto.

Magari anche al cinema.

Sembrava strano, perché ogni film di guerra dove schizzava sangue a volontà, era il loro genere preferito. Sembravano divertirsi nelle scende melodrammatiche, dove una persona moriva.

Sakura ogni tanto piangeva, ma scoppiava poi a ridere, quando Naruto imitava un moribondo.

Non lo trovavano divertente.

Fingevano, perché erano dei maledettissimi attori.

Si stavano solo abituando.

Sapevano fin troppo bene che quelle scene di film che tanto li rallegrava, si sarebbero riflesse nella realtà e loro, dovevano solo avere il fegato di non rimanere impietriti a quella vista.

«non voglio che voi mi guardiate morire, rimanendo fissi come cretini» era questo, l’unico desiderio che aveva espresso Sasuke in un suo improvviso momento di tenerezza quando tutti e tre insieme, cenavano con dell’ottimo ramen]

 

In quella radura, dove l’erba cresceva incolta, la luna illuminava solo tracce di liquido scarlatto sui delicati quanto sottili steli verdi. 

In quella terra, altrettanto contaminata di sangue, giacevano due corpi.

Uno, aveva solo un affrettato movimento. Quello del petto. Respirava irregolarmente, troppo stanco. Gli addominali, pesantemente feriti, erano nudi e in lontananza s’intravedeva lo yukata che un tempo li copriva.

L’altro, era ripiegato verso sotto. Non si muoveva. I lineamenti erano rilassati, non si scomponevano da quell’espressione eternamente indifferente da tutto e tutti.

«cazzo…Itachi…SAS’KE!!!» Naruto, come al solito, appena trafelato da quella spossante corsa, era stato il primo ad urlare. Ma non era stato altrettanto veloce, nel raggiungere il corpo del suo ormai ex compagno come aveva fatto Sakura.

Aveva voglia di vederlo, di toccarlo, di guardarlo negli occhi almeno, per un ultima volta.

Ma un qualcosa lo frenava.

Era quel qualcosa stesso che aveva sentito molto tempo prima, in ospedale, quando Tsunade, velocemente, aveva risvegliato Sasuke dal suo stato comatoso.

Sasuke adesso…aveva bisogno di Sakura.

Sakura, aveva bisogno di stare con Sasuke e, anche se non lo aveva espresso esplicitamente, voleva stare da sola con lui.

Un’ultima volta.

Perché sapevano tutti e tre, che sarebbe stata l’ultima.

Abbassò la testa e per qualche strano motivo, si tolse il copri fronte.

 

[Adesso, non era un ninja. Non lo era e non voleva esserlo, in quel momento, era soltanto Naruto Uzumaki. Perché i ninja non piangono. Naruto Uzumaki invece, aveva la libertà di farlo]

 

Mai, le sembrò di correre così disperatamente.

In qualche sogno forse, cercava di raggiungere lui così lontano e quando lo raggiungeva, svaniva in un sacco di fumo, come era sempre stata la sua presenza.

Ma quel corpo, quasi reso irriconoscibile dai segni della battaglia, adesso era vero.

Disgustosamente e fin troppo palesemente, sembrava tutto un film.

Ma lei non era un’attrice e non era mai stata brava abbastanza, nel farlo nella realtà.

«Sasuke-kun…» un sibilo, lieve, delicato contrario alla poca grazia con cui l’Haruno si buttò al fianco dell’Uchiha.

Le ginocchia dalla pelle nivea si macchiarono di terra, tingendosi di sangue, le mani, si posarono sul petto del ragazzo. Freddo, dannatamente freddo.

«Sasuke-kun!» gli occhi del moro si schiusero appena.

Dopo la battaglia…la voce di un angelo…

Le labbra della giovane si piegarono verso il basso, segno inconfondibile di cedimento al pianto.

Sakura voleva piangere, non aveva il coraggio di guardare negli occhi Sasuke. Non dopo che, le sue iridi, da quel nero intenso, si erano colorate di cenere, spiragli bianchi e neri.

Appannati.

Velati dalla morte.

L’Uchiha sembrò incontrare per la prima volta gli occhi annebbiati dalle lacrime di lei e nessuna piega prese il suo viso, a parte una di dolore.

«Sasuke-kun» il terzo richiamo, non era più una supplica. La voce era ferma e roca, non ammetteva repliche.

«sta tranquillo, Sasuke-kun. Ti curo io» il tono si era incrinato appena, e Sasuke, riuscì a sorridere, spezzando quella maschera di sofferenza che era diventato il suo volto.

«s-sto m-morendo Sakura…» era la verità.

Naruto lo sapeva.

Sasuke lo sapeva fin dall’inizio.

Sakura…per ora non voleva arrendersi.

«se ci provo…io…adesso sono utile, Sasuke-kun, non sono più una buona a nulla, io posso curarti»

Bugia.

Palese bugia.

Sasuke parve sorridere una seconda volta.

[sei sempre stato bravo ad illuderla. Illudila ancora un po’]

«Itachi…dov’è…Itachi?» era una domanda più che ovvia, pensò Sakura.

Era l’obiettivo di una vita, doveva rispondere.

Premette un po’ i palmi delle mani sul petto dell’Uchiha, mentre un bagliore verde illuminava i lineamenti in compunta concentrazione di Sakura.

 

[c’era sangue dappertutto e nessuno dei due sembrava voler cedere.

Sasuke usava la katana, Itachi lo schivava a mani nude, sempre abilmente.

C’era sangue dappertutto e nessuno dei due sembrava sapere di chi fosse.

Era stata solo una futile distrazione, quella dell’Uchiha maggiore.

Aveva abbassato lo sguardo, quando il fratello era caduto a terra dopo un violento urto con un taijutsu potente.

Per la prima volta, non voleva guardarlo.

Ma l’aveva pagata cara quella distrazione, perché la lama affilata della katana, scelse quel momento per appropriarsi del suo ventre.

E mentre cadeva a terra, sputando un grumo di sangue, dedicò un ultimo sguardo a Sasuke, ancora a terra, che teneva saldamente la katana con una mano, il volto contratto dall’odio.

E mentre cadeva a terra, riuscì a dedicare il suo ultimo e unico sorriso di una vita ormai passata a quello che era…solo il suo fratellino]

 

«è morto, Sasuke-kun, è morto»

Sasuke gemette di dolore alle pressioni di Sakura. Gli occhi si aprirono di più, a quell’affermazione.

«non è vero. Itachi è ancora vivo»

e la sicurezza di quella frase era tale, che una lacrima scappò dal controllo di Sakura, lasciando che, pesante, cadesse lungo la guancia.

«Itachi è morto, Sasuke-kun, l’hai ucciso tu»

«non è vero» la ragazza alzò la testa, voltandosi. Si asciugò le lacrime, sporcandosi il viso di sangue. Cercò sostegno o conforto da Naruto, rimasto fermo ad osservare da lontano.

Ma Naruto, non la guardava.

«io…non ho ucciso Itachi» la voce secca di Sasuke la fece voltare nuovamente e vide il suo sguardo, sempre appannato ma ossessionato, pazzo farsi più insistente.

«e chi hai ucciso, allora?» l’unico modo per aiutarlo, per accontentarlo. Stare al suo gioco.

Nonostante fosse doloroso. Nonostante facesse pena.

«ho u-ucciso…mio fratello» lo sguardo di Sasuke-kun, divenne spento come lo era prima.

Sakura continuò a sprecare il suo chakra, immettendolo nel corpo dell’Uchiha.

Naruto, da lontano, non riusciva a trovare il coraggio di avvicinarsi.

 

«avanti, Sasuke non arrenderti, reagisci!» la voce di Sakura, incrinata dalla debolezza, dalla stanchezza di quelli sforzi vani, scaldava le orecchie del moro.

Gli piaceva la sua voce. 

Lei continuava a parlargli. Era da tutta la notte che gli parlava e lui, si era aggrappato a quel misero soffio di vita che aveva in corpo solo per sentire la sua voce.

Alla fine, si era stancata.

Dopo aver esaurito tutto il chakra che il suo corpo disponeva, si era accasciata sul corpo martoriato, delicatamente, esausta.

Aveva poggiato la testa sul suo petto. Le ferite esterne sulla pelle non c’era quasi più, gli organi interni però, erano quasi privi di funzionalità.

La guancia divenuta pallida si era sporcata del suo sangue.

Ma lei era bella lo stesso.

Il sole cominciava a fare la sua apparizione, colorando il cielo di un tenue giallo e rosa pastello.

Gli occhi di Sasuke furono inondati da quella luce.

«ti spegni, come la notte» sussurrò Sakura, senza alzare lo sguardo. L’Uchiha, con difficoltà, alzò una mano, poggiandola sulla testa della ragazza.

L’Haruno alzò il viso e, spontaneamente, ripulì le labbra del ragazzo con le dita sottili, togliendo il sangue. Sostituì le dita con le sue labbra, che si erano posate, delicate, senza premere, lasciando che lui potesse respirare.

Era un bacio lieve, disperato.

Sakura si allontanò quasi subito, come se si fosse scottata. Aveva rubato troppa aria a Sasuke.

«tu…devi essere sempre…come l’alba. Dov’è quel baka, mh?» non sapeva se l’aveva fatto apposta a cambiare discorso. Non sapeva se, così conciato, poteva ancora provare imbarazzo.

La ragazza si voltò verso Naruto e lui, piano li raggiunse.

«Sas’ke…»

«usaratonkachi. Sempre un…piagnucolone»

Naruto fece finta di indignarsi. Sporse il labbro inferiore nella sua tipica espressione imbronciata.

«baka Sasuke.» non aveva altro da dire, nonostante altre parole premevano per uscire.

«era così che doveva andare.»

Naruto e Sakura socchiusero gli occhi.

«era così. L’hai voluto tu» le parole del biondo, furono una tacita sconfitta.

 

[il sole era sorto del tutto, illuminando così quei tre ragazzi le quali vite erano state intrecciate e poi slegate per colpa di un destino fin troppo vendicativo.

Il sole era sorto del tutto, dando vita alle piante e al via vai della gente, ponendo però fine ad una vita fin troppo sofferta.

Ma era così, che doveva andare]

 

«…Sakura…Naruto…Arigatou»

 

Nessuno dei due aveva pianto, alla fine. Si erano rassegnati da molto tempo.

Gli erano rimasti accanto fino alla fine, e loro, che erano sempre stati insieme, sarebbero andati avanti, appoggiandosi l’uno sull’altra.

Non c’era ria di fine.

Loro malgrado…

 

era sempre l’alba di un giorno nuovo.

 

 

Bah. Nulla di che. Non so cosa pensare, ispirazione della mezzanotte.

Troppo dolce, zuccherata, da far cariare i denti? Probabile, me ne scuso anticipatamente.

Avevo bisogno di un finale tragico ed eccolo qui.

Da notare solo le ripetizioni: sono volute, come quella di inizio e fine fic.

È tutto.

 

Dedicata a Hime_chan e SakuraChan92. il motivo loro lo sanno XP

 

 

       

 

 

 

 

  
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