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Autore: sweet_hyra_97    10/02/2013    1 recensioni
_Questa fanfiction ha partecipato al contest "When they were child" di Fefy_07._
«Ti va di fare una passeggiata?» disse, sempre con tono basso, Hinata, e Naruto annuì. La affiancò e iniziarono a camminare per il parco, forse per l’ultima volta assieme: ma a chi importava? Tanto si sarebbero rivisti quando lei si sarebbe trasferita, Naruto glielo aveva promesso.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Autore (Forum): Saruccia97_LTD
Autore (Efp): sweet_hyra_97
Fandom: Naruto
Personaggi: Hinata Hyuga, Naruto Uzumaki
Pacchetto segno zodiacale: Cancro (Vai avanti perché ogni ostacolo che c’è non ci dividerà ora e mai.)
Pacchetto indumento: Camicia (Numero di personaggi di rilevante importanza: 2)
Avvertimenti: AU, One-shot
Introduzione: Il venticello leggero soffiava verso di lei, spostandole di tanto in tanto i capelli color della notte all’indietro. Erano quelli i momenti in cui si rilassava veramente e, nonostante in quei giorni avesse la mente affollata, per quanto potesse averla affollata una bambina di otto anni, riusciva a non pensare a ciò che il padre le aveva detto pochi giorni prima.
NdA: Beh, sinceramente non so che dire: innanzitutto questa fanfiction ha partecipato al contest "When they were child" di Fefy_07 indetto sul forum di Efp classificandosi quinta.
E boh... Spero solamente che vi piaccia almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverla. Effettivamente, anche se so che non ve ne frega, l'ho scritta prima della raccolta e quindi è la mia prima fic sul fandom di Naruto.
Dopo aver detto solo cose inutili, buona lettura ^_^


Nessun ostacolo ci dividerà!

Quel pomeriggio era davvero tranquillo e una bambina di circa otto anni stava seduta su una panchina del parco giochi; guardava semplicemente gli altri bambini: era andata lì un po’ per noia, un po’ per accontentare la sorellina minore, che in quel momento stava giocando assieme ad altri bambini, probabilmente della stessa età.  La sorella le aveva detto che poteva giocare pure lei, ma aveva risposto che non voleva, che si era portata un libro da leggere, immersa nella natura.
Il venticello leggero soffiava verso di lei, spostandole di tanto in tanto i capelli color della notte all’indietro. Erano quelli i momenti in cui si rilassava veramente e, nonostante in quei giorni avesse la mente affollata, per quanto potesse averla affollata una bambina di otto anni, riusciva a non pensare a ciò che il padre le aveva detto pochi giorni prima.
Sarebbe stato difficile salutare la città in cui viveva da quando era nata e salutare i pochi amici con cui era riuscita a legare, ma la partenza era già fissata: aveva pianto molto quando il padre le aveva detto che sarebbero dovuti andare a vivere in un’altra città, non capiva il motivo di quella scelta e non voleva nemmeno capirlo, voleva solo continuare a vivere lì.
All’improvviso si sentì chiamare, una voce conosciuta che le arrivava da destra; alzò gli occhi dal libro, girò la testa e vide un bambino, probabilmente aveva la sua stessa età, che le veniva incontro: sembrava stesse addirittura correndo per arrivare da lei più velocemente.
«Naruto...» sussurrò tra sé la bambina. Appena l’aveva visto, aveva sentito una strana sensazione, come se lo stomaco si stesse contorcendo, ma la ignorò perché era tanta la felicità di vederlo che non le importava di nient’altro. Chiuse il libro perché non sarebbe riuscita a continuare a leggere.
«Ciao Hinata!» quasi urlò il bambino, appena le fu davanti: una mano sopra la nuca e si stava scompigliando la zazzera bionda più di quanto non lo fosse già.
Lei, di tutta risposta, si limitò a sorridergli e ad arrossire leggermente.
«Come stai?» continuò Naruto, sedendosi senza che Hinata l’avesse invitato esplicitamente a farlo.
«Io? Bene, grazie...» rispose piano la bambina, un po’ a disagio ma contenta.
Naruto, nonostante conoscesse Hinata quasi da quando era nato, non aveva ancora compreso il perché fosse così silenziosa: forse le stava antipatico? Non le piaceva parlare? Era un mistero per lui.
«Come mai sei qui seduta, da sola?» chiese quindi, notando che in quella zona erano loro due da soli.
«Veramente ero venuta con mia sorella e... Non lo so... Lei è andata a giocare con i suoi amici e io mi sono seduta qui a leggere.» Hinata non sapeva nemmeno se quello che aveva appena detto avesse senso: aspettò che Naruto rispondesse in qualche modo, ma non parlava.
«E poi non sono sola... Adesso sei arrivato tu.» aggiunse.
Si stava stringendo più che poteva nelle spalle e nella felpa, due misure più grandi di lei, comprata così per scelta.
«Ora non sei sola, ma prima... Vabbè, non fa nulla!» disse Naruto e le sorrise.
«Andiamo a giocare? Qui mi annoio!» aggiunse dopo pochi secondi, quasi cantilenando, il bambino.
Hinata annuì semplicemente, posò il libro sulla panchina, sicura che nessuno l’avrebbe toccato, quindi si alzarono da dove erano seduti.
«Dove vuoi giocare?» esclamò Naruto dopo essersi guardato intorno per bene.
«Va bene sulle altalene?» chiese un po’ incerta la bambina, quasi avesse paura di una risposta negativa. Lui, invece, annuì vigorosamente e cominciò a dirigersi in direzione delle altalene. Hinata sorrise, poi iniziò ad incamminarsi pure lei.
Giocarono insieme per buona parte del pomeriggio: Naruto era riuscito a trasmetterle una parte del suo entusiasmo, si era accorto che non era più così silenziosa come poche ore prima, quando l’aveva  incontrata, ma era più spensierata.
Nonostante tutto si accorse che c’era qualcosa che non andava ugualmente perché c’erano momenti, anche se secondi, in cui Hinata rivolgeva sguardi pieni di tristezza al cielo. Non voleva intromettersi nei suoi problemi ma la curiosità prese il sopravvento:
«Che succede, Hinata?» chiese quindi Naruto, inclinando un po’ la testa di lato.
«I-io... Niente, non ti preoccupare...» rispose, la voce le tremava un pochino, segno che si stava tradendo.
«Veramente ti vedo un po’ triste... C’è qualche problema? Sempre che tu ne voglia parlare...» disse il bambino.
Hinata non ce la faceva più, stava per crollare di nuovo, ma non avrebbe voluto dire niente a nessuno per soffrire sola, per non far stare male pure gli altri, ma i suoi occhi stavano diventando lucidi, segno che stava per mettersi a piangere.
«No, non...» non riuscì a finire la frase che un singhiozzo le salì alla gola. Quindi gli si avvicinò e lo abbracciò, iniziando a piangere e singhiozzare.
Naruto non disse niente, si limitò a stringerla tra le sue braccia: non sapeva cosa doveva fare, come consolarla. Inoltre era piuttosto goffo.
Stava per dire una delle sue stupide battute, ma pensò che in quel momento non fosse  un’ottima idea; non sapeva nemmeno quale fosse il problema.
Quando Hinata si calmò un pochino, lui decise di rischiare e iniziò a parlare.
«Sicura di stare bene?»
Stavolta lei scosse la testa in segno di diniego. Si allontanò un po’ dal bambino, notando che gli aveva bagnato la felpa arancione e si strofinò gli occhi, per poi sussurrare flebilmente « Scusa... »
Lui stava per chiedere « E per cosa? » ma lei lo precedette.
«Ti ho bagnato la felpa... Scusa.» era incerta sull’espressione che doveva fare ed era quasi sicura di sembrare una stupida.
Naruto abbassò la testa per guardare la propria felpa, poi guardò lei e sorrise.
«Per questa non ti preoccupare. Se c’è qualche problema e vorresti sfogarti... Beh, io sono qua!»
«Ok. Però adesso ci andiamo a sedere? Ora ti spiego...» rispose lei con un singhiozzo che le interruppe la frase.
Quando si sedettero, lei si rattristò di nuovo: non sapeva nemmeno come iniziare a parlare, cosa dire.
«In pratica mio padre ha detto che...» si bloccò, sentiva un nodo alla gola.
«Che tra pochi giorni dovremo trasferirci, devo andare a vivere in un’altra città...»
Naruto la guardò comprensivo e la incoraggiò a continuare.
«Dice che è importante, per lavoro... Ma io non voglio andarmene! Poi vi perderei tutti!» iniziò a singhiozzare di nuovo ma si sforzò di non iniziare a piangere.
«Non voglio lasciare questa città, né voi...» disse con lo sguardo basso. « Tu, poi, mi mancherai di più di tutti... »
Con questa affermazione arrossì, non sapeva più cosa dire.
«Non ti devi preoccupare! Sai? Io sono convinto che ci rivedremo comunque. Casomai verrò io stesso a trovarti. Tu intanto vai avanti, perché ogni ostacolo che c’è non ci dividerà ora e mai.  Te lo giuro!» era una promessa che le aveva fatto. In fondo le voleva bene e gli sarebbe dispiaciuto perdere un’amica come Hinata.
Le porse la mano destra, come per suggellare la promessa fatta, e lei avvicinò la sua, come per dire che si sarebbero rivisti veramente, che non si sarebbero detti addio.
Dopo lei, ricordandosi del libro, corse in direzione della panchina sotto lo sguardo confuso di Naruto e lo recuperò. Tornò dov’era prima, da Naruto, e glielo porse.
«Questo libro... Io ci tengo molto, è il mio preferito... Voglio regalartelo, così non ti dimentichi di me.» poi abbassò lo sguardo imbarazzata.
Naruto lo prese, un po’ stupito.
«Grazie!»
Poi  lei gli diede un timido bacio sulla guancia, controllò se c’era la sorella -temeva che se ne fosse andata dato che si era quasi dimenticata della sua presenza- ma notò subito che stava ancora giocando con gli altri e si tranquillizzò.
«Ti va di fare una passeggiata?» disse, sempre con tono basso, Hinata, e Naruto annuì. La affiancò e iniziarono a camminare per il parco, forse per l’ultima volta assieme: ma a chi importava? Tanto si sarebbero rivisti quando lei si sarebbe trasferita, Naruto glielo aveva promesso.
  
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