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Autore: Moony317    31/08/2007    3 recensioni
Hermione si staccò dallo schienale della sedia e si girò per guardare nella direzione che prima Ron stava fissando. Il “vuoto” cui accennava Ron apparentemente era una poltrona accanto al fuoco, che però non era per niente vuota.
“Fissavi Harry?” domandò voltandosi di nuovo a guardare Ron.
“Cosa?!” esclamò Ron, con le orecchie improvvisamente rosse.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

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Ron rimase paralizzato dov’era. Lo sguardo ancora fisso negli occhi di Harry. Non era vero. Non poteva essere vero. Harry stava scherzando. Doveva essere uno scherzo. Forse era ancora troppo insonnolito, oppure aveva bisogno degli occhiali per focalizzarlo. Ma non era mai successa una cosa del genere. Mai. Non aveva senso. Si sentì come se il mondo gli crollasse addosso. Come poteva Harry non sapere chi fosse?

A quelle parole, Hermione inspirò bruscamente e si portò le mani alla bocca, sconcertata, gli occhi enormi e spaventati. Cosa stava succedendo?

Harry continuava a fissare Ron perplesso. Chi era quel ragazzo dai capelli rossi che lo fissava? E soprattutto perché aveva quell’espressione sul viso? Sembrava come se lo avessero appena accoltellato. “Chi sei?” ripeté scioccamente.

Ron si sentì come se Harry gli avesse dato uno schiaffo in piena faccia. Non era uno scherzo. Non sapeva cosa era peggio. Se fosse stato uno scherzo avrebbe probabilmente voluto strozzare Harry. Ora che sapeva che non era uno scherzo… era un dolore troppo grande, non era sicuro di poterlo affrontare.

Ron deglutì, cercando di controllarsi “Harry, sono Ron, non mi riconosci?”. Harry lo guardò per un attimo, poi disse “Harry sarei io?”. Hermione rischiò di svenire, si sostenne a una delle colonne di legno del letto a baldacchino di Harry, cercando di mantenersi in piedi. Era sconvolta e non sapeva cosa fare.

“Oh, mio Dio.” Disse Ron, abbandonando la sua posizione china su Harry, per tornare a sedersi sul bordo del suo letto, non era sicuro che le gambe lo avrebbero retto ancora a lungo. Raccogliendo fiato e coraggio alzò nuovamente lo sguardo su Harry, che si era sollevato sui cuscini e lo guardava interrogativo. “Sì, sei Harry. Harry Potter. Non ti ricordi?” al cenno negativo di Harry, decise di proseguire, per quanto ogni parola fosse un affondo in più di quel pugnale che poco prima l’aveva colpito a tradimento “Io sono Ron, Ron Weasley, e lei è Hermione Granger. Noi…” esitò, vedendo lo sguardo vuoto che Harry rivolgeva a lui e a Hermione “Noi… siamo i tuoi migliori amici” concluse a fatica, un nodo gli stringeva di nuovo la gola. Come puoi non ricordarti di noi? pensò con dolore.

“Ron…” bisbigliò Hermione recuperando a fatica un po’ di voce “Madama Chips” non le riuscì di aggiungere altro, ma non ce n’era bisogno. Ron annuì, si rimise in piedi e si rivolse a Harry “Harry, hai perso la memoria. Non so come o perché, ma ti dobbiamo portare in infermeria, devi farti visitare” sperò che Harry non avrebbe protestato.

Harry sembrava ritenere sufficientemente strano non ricordare il suo nome da meritare una visita all’infermeria. Rivolse un cenno d’assenso a Ron e fece per alzarsi, ma la testa prese a girargli e cadde seduto sul letto. “Mi gira la testa” disse guardando per terra. Improvvisamente fu colto dal panico. Non sapeva chi era, non ricordava chi fossero quei due, erano davvero i suoi migliori amici? E lui, lui chi era? Harry Potter. E chi è? Aveva una famiglia? E dove si trovava in questo momento? Cos’era quel posto? Perché non ricordava niente? Perché?

Ron colse il panico negli occhi dell’amico quando questi tornò a fissarlo. Gli offrì il braccio “Appoggiati a me, ti aiuto io ad andare in infermeria.”

Harry non sapeva se poteva fidarsi, ma non gli sembrava di avere molta scelta in quel momento, accettò l’aiuto e Ron si passò il braccio di Harry sulle spalle, così da sorreggerlo, come aveva fatto quella mattina. Harry non sapeva perché, ma quel gesto gli comunicò sicurezza, sentì che si poteva fidare. Non ne capiva il motivo, dato che non ricordava nulla, si trattava semplicemente di una sensazione a pelle. Lasciò che Ron lo sostenesse, appoggiandosi completamente.

Ron, dal canto suo, era rimasto ferito dall’iniziale diffidenza di Harry. L’aveva percepita anche se il ragazzo aveva cercato di nasconderla. Sapeva che non era colpa di Harry, ma non poteva evitare di rimanerci male. Quando però si accorse che Harry sembrava sostenersi a lui con più sicurezza, pensò che forse c’era speranza. Forse Harry si sarebbe ricordato di lui.

La sala comune era quasi vuota, tutti erano a pranzo nella Sala Grande e nessuno prestò molta attenzione a Ron che accompagnava Harry fuori del buco del ritratto.

Proseguirono in silenzio per i corridoi. Hermione li seguiva a pochi passi di distanza, silenziosa, le mani tremanti. Quando arrivarono davanti all’infermeria si fece avanti per aprire la porta, in modo che Ron potesse passare sostenendo Harry. Madama Chips aveva appena finito di curare un Tassorosso del primo anno, e aveva tirato le tende attorno al letto perché si rivestisse prima di tornare al suo dormitorio. Non appena si voltò per tornare nel suo studio vide il trio fermo in piedi poco oltre la soglia.

“Signor Potter!” esclamò affrettandosi verso di loro “Cosa è successo?” si rivolse interrogativa a Harry che la fissò incerto. Fu Ron a rispondere “Madama, Harry sembra aver perso la memoria, quando si è svegliato non aveva idea di chi fossimo!” la guardò disperato, ricacciando le lacrime che non era disposto a spargere.

Madama Chips si portò lentamente una mano al petto “Capisco” disse con voce calma, sospirando, si avvicinò a Harry e lo costrinse con gentilezza a lasciare Ron “Vieni, ragazzo, stenditi” disse conducendolo verso uno dei letti più distanti.

Ron era rimasto momentaneamente senza parole, non si aspettava certo una Madama Chips in lacrime, ma avrebbe avuto più senso di quella reazione così pacata. Apparentemente non sembrava preoccupata, eppure a lui perdere la memoria sembrava molto grave!

Non fece in tempo a formulare nessuna obiezione che Hermione esplose furiosa “CAPISCE?! COSA ESATTAMENTE CAPISCE?! PERCHÉ NON FA CAPIRE ANCHE A NOI? NON LE SEMBRA GRAVE LA PERDITA DI MEMORIA?”

“Signorina Granger!” rimbeccò Madama Chips ad un volume quasi pari a quello di Hermione “Si controlli! Non le permetto di rivolgersi a me in questo modo! E tanto meno di strillare nella mia infermeria!”

Hermione tremava, completamente sopraffatta dalle sue emozioni, rabbia, paura per Harry, vergogna per il suo comportamento. Alzò lo sguardo su Madama Chips con gli occhi pieni di lacrime e bisbigliò con voce rotta “La prego mi perdoni…”.

Il volto rosso e prossimo alle lacrime di Hermione sembrò intenerire Madama Chips, che le si avvicinò e la condusse a una sedia “Coraggio mia cara. Vi spiegherò tutto tra un istante, prima lasciate che mi occupi del signor Potter.”

Harry aveva assistito alla scena a bocca aperta, completamente sconcertato dallo sfogo di Hermione. Ron era rimasto pietrificato dalle urla. Per fortuna il piccolo Tassorosso era l’unico altro paziente quel giorno, ed era troppo timido per osare fare domande. Scappò via dall’infermeria non appena fu sicuro che nessuno avrebbe urlato ancora.

Madama Chips si affaccendò tra le sue pozioni, e ne somministrò tre a Harry “Bevi ragazzo, fidati di me, ti rimetterò a posto.” Disse con sguardo deciso a Harry. Un altro atto di fiducia in apparenti sconosciuti, Harry bevve. Il gusto era pessimo, ed erano una peggio dell’altra. Dopo le prime due Harry esitò un istante, ma il panico di non ricordare nulla della sua vita tornò ad avvolgerlo e decise che per quanto facessero schifo, non erano peggio di quel vuoto dentro.

Ron non aveva ancora mosso un passo. Non sapeva cosa fare, non sapeva cosa dire. Fissava le tende dietro cui era sparito Harry senza vedere chiaramente. Era tutto troppo doloroso.

Madama Chips si avvicinò a Hermione e fece cenno a Ron di raggiungerle. Hermione seduta sulla sedia aveva recuperato un po’ di contegno, sebbene fosse ancora evidentemente scossa. Madama Chips le mise una mano sulla spalla.

“Temevo che sarebbe successo, avevo spiegato al signor Potter che i ripetuti colpi alla testa che aveva accusato durante la caduta avrebbero potuto provocare una perdita di memoria.”

Hermione trattenne il respiro, di nuovo sull’orlo delle lacrime. Ron impiegò qualche secondo a recepire il significato di quelle parole. Nell’immenso vuoto doloroso che sentiva dentro di sé si accese una minuscola scintilla, Ron non la notò subito.

“Ma stava bene quando si è svegliato, ricordava tutto. Com’è possibile?” mormorò Hermione, disarmata.

“Sarebbe stato più probabile che non si ricordasse nulla appena sveglio in effetti, e sebbene non sia stato così il rischio rimaneva finché non si fosse rimesso totalmente dalle ferite alla testa. È difficile spiegare come il cervello reagisca agli shock.” Proseguì Madama Chips “Un peccato che sia successo proprio ora che era in via di guarigione.” Sospirò la donna “Ma non vi preoccupate, intervenendo subito sulle sue ferite sono sicura di aver arginato il danno, avevo anche consultato uno dei guaritori del San Mungo in proposito, per consigliarmi sulla cura. La perdita di memoria è temporanea, Harry ha solo bisogno di cure e stimoli che lo aiutino a ritrovare i ricordi. E questo sarà compito vostro, temo, cari. Harry avrà bisogno del vostro aiuto.” Rivolse ad entrambi uno sguardo significativo.

Hermione tirò un sospiro di sollievo “Quindi è vero che starà bene!”

“Ma certo mia cara, ci vuole solo un po’ di pazienza.” Sorrise benevola Madama Chips.

Ron percepì la scintilla guadagnare forza. Quando Madama Chips diresse il suo sorriso verso di lui, il fuoco divampò improvvisamente dentro Ron.

“Non ci posso credere!” sibilò tra i denti.

Madama Chips lo guardò senza capire. Hermione alzò gli occhi su di lui, chiaramente priva di indizi anche lei.

Ron le guardò entrambe con una tale intensità che avrebbe potuto incenerirle “Lui lo sapeva!” sibilò minaccioso “Sapeva che poteva succedere e non ci ha detto nulla. Sapeva cosa rischiava ma non si è preoccupato di dire ai suoi migliori amici che da un momento all’altro forse non li avrebbe più riconosciuti!” ruggì, il volto sempre più rosso, le orecchie paonazze, senza rendersene conto aveva stretto i pugni. Tutti i suoi muscoli si erano irrigiditi.

Hermione gli afferrò il braccio prima che potesse fare qualche sciocchezza. Ron la fulminò “Lasciami” intimò.

Lei lo fulminò di rimando “Ron non azzardarti a fare qualche sciocchezza!” stavolta era lei a sibilare minacciosa. Ron le rivolse uno sguardo come per dirle prova-a-fermarmi ottenendo per tutta risposta che lei stringesse la sua mano sul braccio così forte da fargli male.

“Non costringermi a sfoderare la bacchetta Ron!” minacciò seria “Se necessario posso arrivare anche a Schiantarti!” Ron si divincolò ma Hermione non mollò la presa.

Madama Chips avrebbe voluto intervenire, ma era stupita dalla forza di carattere di Hermione e aveva l’impressione che la ragazza avesse la situazione sotto controllo. Decise di avvicinarsi a Harry, che era abbastanza distante da non aver udito la conversazione, i cui toni sebbene minacciosi non erano alti, almeno per ora. Sparì dietro le tende che coprivano il letto di Harry, decisa ad intervenire solo se strettamente necessario.

“Ron, ho capito cosa vuoi dire. Hai le tue ragioni non posso negarlo.” Ron smise di divincolarsi “Ma arrabbiarti ora con Harry non servirà a nulla! Non migliorerà la situazione! Servirà solo a farlo sentire più confuso!” Ron la fissava corrucciato. Detestava il fatto di essere d’accordo con lei in quel momento, era ancora troppo arrabbiato per poter essere ragionevole.

Non ricevendo segni di risposta da Ron, Hermione proseguì “Ti prometto che ti permetterò di arrabbiarti con lui non appena avrà recuperato del tutto la salute e la memoria, ma fino a quel momento dovrai aspettare, ha bisogno del nostro aiuto.” Ron acconsentì con un cenno del capo, Hermione gli lasciò il braccio, poi, come se le fosse venuto in mente solo ora “Purché tu non abbia intenzione di scendere alle mani…” aggiunse preoccupata.

“Hermione…” disse Ron con tono sconfitto, roteando gli occhi incredulo. Per quanto potesse arrabbiarsi con lui, pensava che Harry avrebbe dovuto fare ben di peggio perché lui arrivasse a picchiarlo. E tutto sommato, non era così sorprendente che Harry non avesse detto nulla sulla possibile perdita di memoria. Non era certo la prima volta che ometteva informazioni per non farli preoccupare. Alzò gli occhi al cielo a questo pensiero, se riusciva già a giustificarlo, tempo che Harry si fosse rimesso lui avrebbe probabilmente già dimenticato perché era arrabbiato. Dannazione. Una strigliata gli ci sarebbe stata proprio bene!

Hermione parve convinta dall’espressione di Ron, perché quando lui si mosse non lo trattenne. Ron si avvicinò al letto di Harry e chiese a Madama Chips “Cosa facciamo ora?”

“Vorrei tenere il Signor Potter qui per alcuni controlli. Per il resto, credo che la cosa migliore sia continuare a fare tutto ciò che fate di solito, la routine aiuterà il signor Potter a riempire gli spazi mancanti e il più piccolo gesto potrebbe essere uno stimolo al ricordo. Immagino che avrete qualche difficoltà ma il signor Potter si era detto fiducioso che lei avrebbe saputo aiutarlo se questo fosse successo, signor Weasley.” Ron arrossì leggermente a quel pensiero.

Guardò Harry, che aveva ascoltato la conversazione cercando di concentrarsi sul fatto che parlavano di lui. Dunque lui doveva fidarsi proprio tanto di quel ragazzo. Tanto valeva allora fidarsi del se stesso con memoria e affidarsi a Ron, sperando di ritrovare presto i suoi ricordi.

“Torniamo a vederti dopo pranzo, d’accordo?” gli domandò Ron, la rabbia gli aveva aumentato la fame. Harry annuì con un piccolo sorriso e accennò un saluto con la mano.

Ron sorrise debolmente in risposta, scostò le tende e raggiunse Hermione per scendere a pranzo con lei.

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Rimasero silenziosi durante tutto il tragitto verso la Sala Grande, Hermione cercava di calmarsi e convincersi che sarebbe andato tutto bene, ogni tanto lanciava uno sguardo in direzione di Ron, che avanzava a testa bassa, un’espressione triste sul volto.

Quando si sedettero a tavola furono subito bombardati di domande su Harry, tutti preoccupati della sua assenza. Hermione rispose rassicurante a tutte le domande, senza rivelare lo stato di Harry e domandandosi dentro di sé come avrebbero potuto tenere la faccenda sotto silenzio. Harry Potter che perde completamente la memoria non è solo una catastrofe per il mondo magico e una facile preda dei Mangiamorte, ma anche un pericoloso e succulento scoop da edizione straordinaria della Gazzetta del Profeta. Rita Skeeter avrebbe dato volentieri un braccio per una notizia simile.

Scacciando l’immagine di una spessa copia del Profeta interamente dedicata all’argomento con un brivido, Hermione volse finalmente la sua attenzione alle pietanze in tavola, e a Ron che sedeva silenzioso al suo fianco. Ron aveva evitato di rispondere a qualunque domanda, ignorando perfino Neville, Seamus e Dean, teneva lo sguardo basso e cincischiava col suo purè. Nonostante la fame, Ron era troppo assorto nei suoi pensieri per mangiare.

“Si rimetterà, Ron.” Disse Hermione, sforzandosi di mostrarsi fiduciosa.

Ron sussultò, come se pensasse di essere solo, e si voltò a guardarla “Non lo sai per certo” borbottò.

Hermione spalancò gli occhi “Sì che lo so, è quello che ha detto Madama Chips, e lei non ci ha mai dato false speranze! Non può essere grave, Ron, altrimenti Harry ora sarebbe al San Mungo. Non ti ricordi di Allock? Harry non è in quello stato.” Sussurrò in direzione di Ron, così che nessuno potesse sentire.

Ron la fissò per un attimo, considerando quello che aveva detto. Annuì “Hai ragione… è solo che… è difficile” disse senza guardarla.

Hermione lo osservò attentamente “Lo so, Ron. Lo so.”

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Quando tornarono in infermeria, Harry dormiva avvoltolato nelle coperte. Madama Chips spiegò che le pozioni davano sonnolenza, ma avrebbero aiutato Harry a rimettersi completamente.

“Sta prendendo qualcosa anche per la memoria?” chiese Ron esitante “Esiste qualcosa anche per quello?”

“Sì, signor Weasley, certo. È una pozione molto potente, la studierete il prossimo anno” indicò una boccetta contenente un liquido rosso molto denso, sul comodino accanto al letto di Harry. L’etichetta era scritta in rune e Ron non era in grado di leggerla. Ma non lo domandò neanche, non era importante. Continuò a fissare il viso pacifico di Harry.

Poco dopo Hermione salutò e si diresse nella sala comune, apparentemente doveva assolutamente completare un tema per Aritmanzia da consegnare l’indomani. Ron era convinto di averlo visto già completato la sera precedente, ma scrollò le spalle, sicuramente si sbagliava, altrimenti Hermione sarebbe rimasta. Perché avrebbe dovuto lasciarlo da solo? Non che Ron fosse stato di molta compagnia… non faceva altro che fissare Harry, senza dire una parola.

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Harry si svegliò che era quasi ora di cena. Ron era rimasto tutto il tempo seduto accanto al letto, senza smettere di osservarlo, preoccupato da qualunque movimento. Harry si mosse e si stiracchiò sotto le calde coperte. Aprì gli occhi, sbattendoli più volte nel tentativo di focalizzare l’ambiente. Allungò una mano verso il comodino per recuperare gli occhiali, li inforcò mettendo a fuoco Ron, che lo fissava.

“Ron…”

Per un attimo Ron sperò che Harry l’avesse riconosciuto, ma lo sguardo incerto dell’amico gli tolse subito quella speranza. Ron sentì una stilettata nel petto, fulminea e dolorosa, all’infrangersi di quell’illusione.

Tentò di sorridere in direzione di Harry “Ehi, dormito bene?”

Harry annuì, gli occhi ancora pesanti.

“Che ne dici di scendere a cena?” chiese Ron.

Proprio in quel momento, lo stomaco di Harry brontolò sonoramente, Harry sorrise imbarazzato “Sto morendo di fame!”.

Ron ridacchiò e fece cenno a Harry di andare. Nel corridoio furono raggiunti da Hermione, che aveva corso per raggiungerli.

“Come va Harry?” domandò col fiatone.

Abbastanza bene, grazie. A parte il fatto che non mi ricordo niente…”

Hermione gli mise una mano sulla spalla “Ci vuole solo un po’ di pazienza” disse, facendo eco a Madama Chips.

Harry annuì, increspando appena le labbra in un sorriso poco convinto, e rivolgendo immediatamente lo sguardo al pavimento.

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Arrivati nella Sala Grande furono accolti dagli scherni dei Serpeverde. “Oh, Potter!” gridò Malfoy dal suo posto a tavola, circondato dalla sua banda “Ci degni della tua presenza? Un vero peccato, si respirava meglio senza di te” Tiger e Goyle risero stupidamente. “Di un po’ farai così ad ogni partita? Fingerai un incidente per interromperla? Se non hai il coraggio di perdere è meglio se ti ritiri!”

“Chiudi il becco Malfoy!” tagliò corto Ron “E ricordati che Grifondoro era in vantaggio prima che la partita fosse sospesa!”

“Cosa sei il portavoce di Potter, Weasley? Ha perso la lingua quando è caduto dalla scopa?”

“Semplicemente non sei degno di risposta, sei solo un furetto Malfoy, l’hai dimenticato?” rispose prontamente Hermione, guadagnandosi l’approvazione di tutta la Sala Grande che scoppiò in risate e applausi, mettendo a tacere Malfoy.

Finalmente liberi, si sedettero ai soliti posti al tavolo di Grifondoro. “Chi è quell’imbecille?” sussurrò Harry in modo che solo Ron e Hermione sentissero. I due non poterono trattenere una risata, in fondo era sempre il solito Harry.

“Un’idiota che ci rompe le scatole dal primo anno, vi siete attaccati fin dal primo istante.” Rispose Ron, con un sorriso ampio. Harry si rilassò.

“E questo ti fa sorridere?” chiese Harry

“Sì, perché certe cose non cambiano neanche se perdi la memoria!”

Detto questo si servirono tutti e tre delle varie pietanze presenti a tavola, mentre Ron cercava di spiegare a Harry il minimo indispensabile sulle persone attorno a loro. Evitando però elaborati riassunti che non avrebbero aiutato Harry a ricordare.

Sedendo tra Ron e Hermione fu facile evitare che Harry fosse bombardato di domande alle quali non avrebbe saputo rispondere.

Verso la fine della cena, Ron si era fatto di nuovo silenzioso, guadagnandosi occhiate perplesse da Harry, che sembrava sentirsi più a disagio di quanto non fosse già se Ron stava zitto, perso in chissà quali pensieri. Hermione lo notò subito, e non poté evitare di sorridere tra sé, osservando Harry.

Appena ebbero finito di mangiare Hermione propose di andare in sala comune, prima però si fermarono in infermeria perché Harry potesse prendere di nuovo le pozioni. Madama Chips insistette a visitare di nuovo Harry prima di acconsentire a farlo dormire nel dormitorio. Quando furono finalmente liberi, raggiunsero la torre di Grifondoro.

Hermione disse la parola d’ordine (Boccino) alla Signora Grassa e tutti e tre attraversarono il buco del ritratto. La maggior parte dei Grifondoro erano ancora a cena, fatta eccezione per un piccolo gruppo del primo anno sistemato su delle poltrone in un angolo della sala comune e qualche quinto anno intento a studiare ai tavoli vicino alle finestre.

Ron si diresse al divano davanti al fuoco e vi si abbandonò pesantemente con un sospiro, seguito immediatamente da Harry che gli si sedette accanto, ma con maggiore delicatezza. Hermione prese posto in una poltrona accanto al divano, richiamando immediatamente a sé con la bacchetta uno dei libri che aveva lasciato su un tavolo poco lontano.

“Hermione, non vorrai dirmi che hai intenzione di studiare ancora? È domenica sera!” esclamò Ron, chiaramente inorridito.

Nessuno dei due aveva notato che Harry era rimasto a bocca aperta nel vedere il libro volare verso Hermione. Era totalmente senza parole, gli occhi fuori dalle orbite. Hermione alzò lo sguardo verso Ron per replicare a tono e notò l’espressione di Harry.

Immediatamente dimentica di tutto il resto mormorò “Oh cielo!” si era improvvisamente resa conto che se Harry non ricordava neanche chi fosse ovviamente non ricordava neanche l’esistenza della magia.

“Cosa… C-Cosa… cos’era?!” balbettò Harry infine, puntando il libro di Hermione “Come hai fatto?!”

Ron passò lo sguardo dall’una all’altra, quando fu colpito da un lampo di comprensione si batté la mano sugli occhi “Per la barba di Merlino! Non si ricorda neanche questo!”

“Shhh!!!!” lo zittì immediatamente Hermione, notando gli sguardi incuriositi del gruppo del primo anno “Ron, abbassa la voce!”

“Che cosa non ricordo?” bisbigliò Harry, cauto ma impaziente di sapere.

Hermione sospirò “La magia, Harry. La magia.”

Harry la fissò con tanto d’occhi “La magia? Vuoi dire che quella era magia? Esiste? Tu la sai praticare?”

Hermione annuì, corrucciata, come si fa a spiegare una cosa del genere?

“Sì, Harry, qui tutti sanno usare la magia, compreso te, anche se ora non lo ricordi” intervenne Ron.

Harry lo fissò un attimo negli occhi, poi annuì e disse semplicemente “Wow”

Hermione lo fissò leggermente sorpresa. Come mai Harry prendeva per buono tutto quello che gli diceva Ron? Ma i suoi pensieri furono interrotti da Ron.

“Sarebbe meglio che non sembrassi così sorpreso quando qualcuno adopera la magia, o attirerai l’attenzione e la gente farà domande.”

“Ci proverò.”

Ron gli scoccò un’occhiata strana, non era abituato ad un Harry così accondiscendente. Sperò ancora una volta che recuperasse la memoria e tornasse a essere il ribelle testardo che era sempre stato.

Harry si voltò a guardare Ron, notando che lo fissava, ma Ron distolse immediatamente lo sguardo. Hermione li osservava silenziosa, apparentemente sotterrata nel suo libro.

Ron si alzò bruscamente “Sarà meglio prepararsi per andare a dormire!”

Hermione inarcò le sopracciglia “Ma non è un po’ presto?”

In quel momento, Neville varcò la soglia del ritratto e si diresse immediatamente verso Ron.

“Ron, la professoressa McGranitt ti vuole nel suo ufficio, mi ha chiesto di cercarti e mandarti da lei appena ti trovavo.”

Ron lo fissò stupito.

“Ha detto anche che non sei nei guai” sorrise Neville.

Ron rilasciò un sospirò di sollievo, ringraziò Neville e si rivolse a Harry “Non ti muovere. E stai attento. Ci vediamo dopo” rivolse un cenno a lui e a Hermione e sparì dalla sala comune.

Harry sembrava confuso, Hermione alzò le spalle e sorrise rassicurante.

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Una volta fuori dalla torre, Ron si accasciò contro il muro. Gli eventi della giornata lo avevano scosso più di quanto non sembrasse e non riusciva a mettere ordine nella sua testa. Si sentiva come se non riuscisse a respirare, come se qualcosa gli opprimesse il petto, un peso invisibile a cui non sapeva dare un nome, o una forma.

Non era il momento di pensare, però. Non voleva far aspettare la McGranitt più del necessario, sempre meglio non incorrere nel suo disappunto. Si affrettò verso l’ufficio e bussò un paio di colpi alla porta.

“Avanti”

Ron aprì la porta “Buonasera professoressa”

“Oh, Weasley, bene vedo che il signor Paciock l’ha trovata subito.”

Ron annuì intimidito. La professoressa accennò alla sedia davanti alla scrivania a cui era seduta. Ron chiuse con delicatezza la porta e si sedette, faccia a faccia con la McGranitt.

“Ho parlato con Madama Chips” iniziò la professoressa, e Ron seppe immediatamente qual’era l’argomento dell’incontro. Harry. “Mi ha assicurato che la situazione è sotto controllo, ciò non toglie che Harry in questo momento è estremamente indifeso e vulnerabile. Il pericolo è serio” fissò Ron intensamente, come valutando se Ron fosse cosciente dei rischi che Harry correva.

“Lo so” annuì immediatamente lui “Finora siamo riusciti ad evitare domande e Harry sembra fidarsi anche se non si ricorda di noi. Staremo attenti.”

“Ero sicura di poter contare su di lei e sulla signorina Granger” annuì soddisfatta la McGranitt, accennando un sorriso “Nonostante questo non ritengo opportuno che il signor Potter frequenti le lezioni finché non avrà recuperato la memoria. Non sarebbe comunque in grado di seguire e desterebbe troppa curiosità, sarebbe impossibile mantenere il suo stato segreto.”

Ron rimase un attimo sconcertato. Non aveva pensato alle lezioni. Ripensando allo stupore di Harry poco prima, si dichiarò immediatamente d’accordo.

“Ho provveduto a giustificare personalmente il signor Potter dalle sue classi, finché non si sarà rimesso completamente. A parte me e Madama Chips, nessuno dello staff è a conoscenza della perdita di memoria. E naturalmente il professor Silente è stato informato. Mentre lei e la signorina Granger sarete a lezione il signor Potter dovrà stare in infermeria, per sicurezza.”

“D’accordo” Ron annuì. Dubitava che a Harry sarebbe piaciuta la prospettiva ma non c’era altro modo.

“Per quanto mi riguarda è tutto, signor Weasley, a meno che lei non abbia qualcosa da dirmi”

“No, grazie professoressa”

“Di nulla, di nulla” la McGranitt agitò la mano enfaticamente “Si senta libero di rivolgersi a me per qualunque cosa, e fate attenzione” disse scoccando uno sguardo severo, per imprimere ancora una volta in Ron il grado di serietà della situazione.

Ron la ringraziò ancora una volta e salutò uscendo dall’ufficio.

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Una volta fuori il senso di soffocamento era aumentato. Ron non era sicuro di poter gestire una situazione simile e le parole di Madama Chips continuavano a girargli in testa, beffarde, “il signor Potter si era detto fiducioso che lei avrebbe saputo aiutarlo se questo fosse successo, signor Weasley”.

Non ci posso credere pensò Ron che cosa lo rende tanto fiducioso in me? Non ho nessuna capacità particolare… cosa posso fare? Harry è un illuso se pensava davvero che avrei saputo come aiutarlo, perché io non so proprio da che parte cominciare per farlo. Si mise le mani tra i capelli, cercando di respirare e trovando sempre maggiore difficoltà. Forse era un attacco di panico. Non posso cedere al panico, peggiorerò solo le cose. Decise che una passeggiata l’avrebbe calmato e l’avrebbe aiutato a schiarirsi le idee. Uno dei vantaggi di essere un prefetto era che nessuno poteva dirgli niente se andava in giro fuori orario.

Cominciò a vagare senza meta per il castello, lasciandosi trasportare dalle scale quando decidevano di cambiare direzione, rimuginando. Come ha potuto ficcarmi in una situazione simile senza neanche degnarsi di dirmelo?! Non poteva almeno avvisarmi che sarebbe potuto succedere?! Che razza di amico ti lascia in tali casini?! La rabbia ebbe improvvisamente il sopravvento e Ron scagliò un pugno sul muro, guadagnandosi le proteste dei quadri circostanti e un dolore pulsante alla mano. Si allontanò dal corridoio per non ascoltare i brontolii dei quadri e presto si ritrovò senza accorgersene a fare avanti e indietro in un corridoio, chiedendosi cosa avrebbe potuto aiutare Harry a ritrovare la memoria.

Improvvisamente, una porta apparve dal nulla sul muro davanti al quale Ron stava camminando, attirando la sua attenzione. Si guardo attorno e riconobbe il corridoio. Non si era accorto di dove si trovava. Fissò la porta della Stanza delle Necessità, chiedendosi perché fosse apparsa. Forse all’interno della stanza c’era qualcosa che avrebbe potuto essergli utile per aiutare Harry?

Esitò un istante, guardandosi attorno. Il corridoio era deserto. Allungò la mano e aprì la porta, la stanza era piuttosto grande, illuminata soffusamente dalle candele sistemate in candelabri dorati lungo i muri. Era vuota tranne per un oggetto che troneggiava al centro della stanza. Ron lo riconobbe immediatamente. Harry gliel’aveva mostrato al primo anno, durante un’escursione notturna.

Lo Specchio delle Brame.

Lo specchio che riflette soltanto i desideri più profondi del cuore.

Ron esitò. Non era sicuro di voler sapere cosa avrebbe visto nello specchio. Il cuore prese a battergli all’impazzata mentre si avvicinava con pochi passi allo specchio, la cornice dorata che risplendeva nella luce delle candele. Finalmente vi si sistemò davanti.

Ron guardò nello specchio che gli mostrava apertamente il desiderio più profondo del suo cuore. Fissò l’immagine per alcuni istanti, poi si sedette portandosi le ginocchia al petto e pianse. Pianse tutte le lacrime che aveva, accettando finalmente la verità che aveva portato dentro di sé per tutto il tempo.

°

°

°

°

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°

Nello specchio, Harry lo abbracciava stretto, cullandolo e mormorando parole di conforto, che Ron, purtroppo, non poteva udire.


grazie mille a tutti per le recensioni! mi fate felice, soprattutto perché è la mia prima fan fiction! ^_^ questo capitolo credo risponda alle domande sulla perdita di memoria (l'ho un po' sistemata a mio comodo, lo so... ehm, perdono?) ^^ per quanto riguarda Malfoy, piccolissima apparizione in questo capitolo, povero mi sento in colpa perché l'ho un po' maltrattato... sigh purtroppo era necessario in quel momento, vedremo se tornerà alla carica ;D
  
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