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Autore: Wendy96    11/02/2013    1 recensioni
Vi siete mai sentiti come intrappolati in un vortice d’amore? Beh, è uno schifo, e fa ancora più schifo il pensiero che l’oggetto del proprio desiderio non sarà mai tuo perché appartiene a qualcun’altro a cui vuoi troppo bene, ne mio caso, al mio migliore amico.....
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Vi siete mai sentiti come intrappolati in un vortice d’amore? Beh, è uno schifo, e fa ancora più schifo il pensiero che l’oggetto dei vostri desideri più nascosti non potrà mai essere nelle vostre mani.
“E perché?” vi chiederete voi. Perché appartiene a qualcun’altro a cui vuoi troppo bene e a cui non potresti mai ferire. Nel mio caso, al mio migliore amico.
Ricordo perfettamente il giorno in cui Emily Dawson è entrata a far parte delle nostre vite, o meglio, il giorno in cui ha completamente scombussolato la mia!
Erano giorni che Harry ci parlava di lei e di come si fossero conosciuti, una storia tanto strana e surreale che poteva sembrare quasi l’inizio di qualche stupido film o un romanzo: lei era una directioner proprio come tante altre. Dopo un nostro concerto stava cercando di scavalcare un’alta inferriata intorno allo stadio per prendere la fascetta di una ragazzina a cui era scivolata volando oltre i cancelli ormai chiusi e, quasi per qualche strano scherzo del destino (del mio destino), Harry stava passando proprio di lì, la vide intenta a scavalcare, decise di aiutarla, poi si presero un caffè insieme e… bam! Il danno è fatto.
Era Luglio, il tredici Luglio, quando finalmente decise di presentarcela ed io ero il più curioso del gruppo.
“Sono curioso di vederla, è come se dovessi incontrare la fidanzata del mio fratellino. Finalmente Eleanor, Perrie e Danielle avranno una nuova amica!” continuavo a ripetere al riccio quasi saltellando da una parte all’altra della casa e, non appena sentii suonare il campanello di casa sua, fui il primo a correre alla porta con un sorrisone stampato in viso. Volevo essere il primo a vederla.
Credete nel colpo di fulmine? Non lo facevo neanche io prima che i miei occhi intercettassero i suoi castani e ridenti.
«Em-Emily?» domandai balbettando e, Dio, come mi sentii un’idiota ad averlo fatto!
«Sì. Piacere di conoscerti, Louis!» Mi abbracciò come se fossimo amici di vecchia data, un gesto semplice e naturale.
Il mio cuore fece un doppio salto carpiato all’indietro per quel piccolo e veloce contatto.
Dopo essere entrata in casa, corse alla ricerca di Harry e si gettò sulle sue labbra prima presentarsi agli altri tre. Avreste dovuto vedere il modo in cui la guardava, come cercava sempre la mano della ragazza con la sua, il suo atteggiamento protettivo nei suoi confronti, … . Tutto in lui suggeriva quanto fosse realmente intenzionato ad iniziare qualcosa di serio con quella ragazza, e che non avrebbe tollerato che qualcuno si fosse messo tra di loro.
Nessuno sa quanto fossi geloso del mio migliore amico. Avevo incrociato lo sguardo di Emily una volta soltanto e già volevo che fosse mia. Mi facevo schifo da solo.


Lottai contro i miei sentimenti per i quattro mesi e mezzo successivi facendo finta di niente ogni volta che la vedevo (già, perché Harry aveva insistito a portarla in tour con noi) e quando le parlavo dovevo trattenermi dal balbettare come un deficiente e dal stamparle un bacio su quelle sue labbra carnose, labbra che non potevano essere mie.
Inoltre, dovetti lasciare Eleanor perché mi sentivo letteralmente divorare dei sensi di colpa per desiderare un’altra al posto suo, e cominciai a consolarmi con altre ragazze, molte ragazze, ma nessuna era come Emily.
Il mio letto ormai era come un hotel: c’erano ragazze che entravano e ragazze che uscivano, tutte simili tra loro -snelle, carnagione rosea, lunghi capelli castani, occhi scuri, … - tutte come Emily insomma, ma non stavo bene, era solo sesso che facevo per dimenticarmi di lei e del fatto che non potessi averla. La cercavo in tutte quelle ragazze che entravano nel mio letto, ma nessuna di loro riusciva a spegnere le fiamme che mi stavano lentamente divorando dall’interno da quando avevo incontrato il suo sguardo quel fottutissimo tredici Luglio, fiamme che finalmente si placarono in una gelida serata di metà novembre… .
Eravamo in un hotel in centro Monaco. Harry era partito per Holmes Chapel perché suo nonno si era sentito male, ma Emily non aveva voluto andare con lui. Diceva “È solo una cosa della famiglia Styles, è giusto che tu vada da solo, ma ti prometto che il mio telefono sarà sempre acceso e potrai chiamarmi quando vuoi, anche in piena notte”, e così lo aveva convinto ad andare.
Quella notte io e gli altri ragazzi eravamo a una festa a divertirci e sbevazzare come al solito, ma qualcosa dentro di me mi diceva di tornare a casa… .
«Ragazzi, mi gira la testa, vado in albergo» li informai ma, prima che potessi uscire, mi sentii bloccare per il polso.
«Lou, vedi di non fare cazzate» mi disse serio Zayn.
Sapeva che se fossi tornato in albergo saremmo stati io ed Emily soli e sapeva anche l’attrazione che provavo per quella ragazza, mi capiva sempre al volo (forse era per questo che avevamo legato ancor prima di ritrovarci insieme nella band). Annuii per rassicurarlo e tornai in albergo.
Una volta arrivato davanti alla porta della suite, presi un lungo respiro e infilai la chiave magnetica nella toppa entrando nella stanza buia.
Lei era lì. Sentivo i suoi passi leggeri far scricchiolare il parquet della stanza e la sua dolce voce scandire le parole di una canzone lungo il corridoio prima di vederla spuntare nel salotto dov’ero io mentre si sfregava i capelli bagnati con un asciugamano bianco.
Indossava una tuta, aveva i suoi piccoli piedi scalzi e un’espressione sorpresa su quel suo bel faccino.
«Louis, n-non vi aspettavo così presto. Gli altri?» domandò sgranando gli occhi.
«Sono alla festa. Avevo mal di testa e sono tornato qui da solo» dissi biascicando lievemente.
«Mi dispiace… . Vuoi un’aspirina?»
«No, ora sto meglio» “Con te sto meglio.”
«Okay… . Ho ordinato qualcosa al servizio in camera. Ti va di mangiare qualcosa?» Annuii. Volevo godermi al meglio le mie poche ore solo con lei.
«Oggi hai sentito Harry?» le chiesi sedendomi accanto a lei.
I suoi capelli ancora bagnati profumavano di camomilla.
«Sì, forse domani torna. Non vedo l’ora.» Mi sorrise, un sorriso radioso, da innamorata.
La sfiga continuava a perseguitarmi: perché m’innamoravo sempre della ragazza sbagliata? Glielo si leggeva in faccia quanto fosse pazza di lui.
«Bene…»
«Sembri deluso» notò stringendo le labbra.
Non risposi, mi limitai ad abbassare lo sguardo sul pianale del tavolo.
Il silenzio creatosi tra noi le  diede il tempo necessario per prendere coraggio e parlare. «C’è qualcosa che non va, Lou?»
«C-cosa? Perché lo pensi, Em?»
«E da un po’ che ti comporti diversamente nei miei confronti, e vorrei che ti confidassi con me, che mi dicessi se ho fatto qualcosa di sbagliato. Sai che ti puoi fidare…» disse inchiodandomi con lo sguardo cercando di farmi parlare. Beh, aveva decisamente sbagliato tattica…
Non so che cosa mi prese, forse erano i suoi occhi magnetici rivolti verso di me o forse era la sua manina delicata che si appoggiò sulla mia prendendo a disegnarci sopra dei piccoli cerchi con il pollice, ma qualcosa dentro di me scattò e, anzi che cercare di spiegarle cosa non andasse, poggiai le mie labbra sulle sue in un gesto fulmineo.
«Mi dispiace, Emily, io…» cercai di giustificarmi, ma lei m’impedì di continuare a farfugliare scuse tappandomi le labbra con un dito.
«Era ora che ti svegliassi, Tomlinson, non aspettavo altro.»
Mi baciò a sua volta e, Dio, come mi sentii finalmente bene! Il fuoco che ardeva in me da tanto tempo cominciò a placarsi, ma quello non mi bastava, non ci bastava…
La sollevai dalla sedia mettendola a sedere sul tavolo, e quella nuova posizione le diede la possibilità di sbottonarmi la camicia facendola poi cadere a terra prima di cominciare a far correre le sue ditine lungo la mia schiena nuda. Allora la sollevai tra le braccia e la lasciai scendere soltanto adagiandola sul mio letto.
Non la toccai, le sfilai la maglietta soltanto quando lei cominciò a slacciarmi la cintura dei pantaloni, solo allora capii che non era tutto nella mia testa, che quelle occhiatine che credevo mi lanciasse erano reali. Anche lei desiderava me quanto io desideravo lei e potei far uscire tutto quello che mi tenevo dentro da mesi, quello che ci tenevamo dentro da mesi. Ora era mia e mia soltanto.
Lasciai la presa sul suo esile corpo solo quando la sentii urlare il mio nome, e mi accasciai al suo fianco scostandole una ciocca di capelli incollatalesi sulla frante sudata sorridendo soddisfatto.
 
Quando riaprii gli occhi, lei era ancora lì, appoggiata sul mio petto coperta solo dalle candide lenzuola del letto ormai sfatto. Fuori dalla finestra entrava la luce fioca dell’alba imminente.
Era una bella sensazione sentire dei brividi corrermi lungo la schiena al solo contatto con la sua pelle. Già, quello fu un momento davvero fantastico, ma non mi ci volle molto a passare dello stare in Paradiso a una nuova sensazione: il senso di colpa nei confronti di Harry cominciò a farsi sentire.
Anche lei si svegliò e, puntando i suoi occhi nei miei, mi sorrise dolcemente, ma sapevo che dietro quel sorriso c’erano nascoste amarezza e delusione verso se stessa: anche lei si sentiva esattamente come me, una stronza che aveva voltato le spalle al suo ragazzo per una notte folle.
Ci rivestimmo e tornammo a dormire l’uno lontano dall’altra come se quella non fosse stata una delle nottate migliori della mia vita, per quanto dolorosa potesse essere.
L’indomani, quando uscimmo dalla camera, Harry era nell’altra stanza con i ragazzi e Emily gli si buttò addosso baciandolo con la stessa luce negli occhi di sempre, i suoi occhi da ragazzina innamorata.
Anch’io andai ad abbracciare il mio migliore amico e la nostra vita riprese il corso di sempre tornando a come l’avevamo lasciata. D’altronde solo noi sapevamo che cos’era successo, beh, noi e Zayn, il moro lo aveva capito dal ritorno del mio sorriso perché, dopo aver ottenuto ciò che volevo, ritornai finalmente il solito Louis di sempre.
Chiamatemi anche egoista o stronzo (perché lo sono stato a non averglielo mai detto), ma forse è stato meglio così, mi mancava divertirmi e, dopo averla posseduta quella notte, potei tornare a fare la mia solita vita da scapolo che ama divertirsi.
Il vero Louis era tornato.


 

Salve a tutti^^
Questa è la prima OS che scrivo sui ragazzi,
e ho voluto "osare" (se così posso definire il mio tentativo)
immagiando uno scenario in cui uno dei ragazzi si prende una cotta
per la ragazza di qualcun altro nella band, e in questo caso gliela porta anche via
(anche se per una notte, ma ce la fa).
Un cliché a dirvi la verità, perchè non è proprio una novità leggere
di episodi di "furto della consorte" tra tutte le innumerevoli fanfic nel nostro fandrom,
però ho deciso di farlo comunque provando ad entrare nella testa di un Louis innamorato.
Spero vi sia piaciuta, come spero di vedere almeno una piccola recensione,
ma sinceramente quelle sono secondarie.
Grazie per essere passati!!
                                                 Wendy x

 
  
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