Questa
storia mi è uscita così, in una
mattina di gennaio mentre andavo a scuola in bici. Spero faccia
riflettere
tutti voi sull’importanza della vita umana e della
sobrietà alla guida.
You
have stolen my next dawn
Ci tengo a
precisare che i fatti citati nell’introduzione e descritti
qui di seguito sono
realmente accaduti.
I luoghi sono
reali, e si possono raggiungere via Google Maps.
Vi aspetto in
fondo.
Soprattutto,
leggete fino in fondo.
Era una tranquilla
domenica di novembre. Con i miei amici
scout avevo partecipato alla messa, come di consueto. Per la prima
volta ho
fatto l’offertorio ed ero con una mia coetanea, Laura. Ho
avuto uno strano presentimento, come se
dovesse succedere qualcosa di brutto, ma l’ho cacciato
subito.
Quel giorno dovevamo
andare a Vizzolo Predabissi dove
avevamo saputo esserci un terreno confiscato alla mafia. Per questo
motivo
abbiamo inforcato le bici e abbiamo attraversato le campagna di Lodi
Vecchio e
Tavazzano.
La
giornata era molto bella per essere già a novembre, e a
volte usciva persino il
sole. No, non poteva accadere nulla di brutto se rientravamo presto
come da
programma.
Nel
giro di due ore siamo arrivati a destinazione e siamo stati accolti
benissimo
dal parroco.
Abbiamo
trascorso delle ore bellissime. Come durante il pranzo, veramente
inusuale
anche per noi scout, abituati davvero a tutto ciò che era
fuori dal comune. Il
nostro capo aveva ingaggiato un gioco mai fatto in precedenza. Dovevamo
fingere
di essere, a turno, ciechi o senza le braccia e, a coppie, aiutarci a
mangiare.
Il senza braccia guidava il cieco e questo imboccava il primo,
impossibilitato
a farlo di persona.
Alla
fine non aveva vinto nessuno, ma ci eravamo divertiti un sacco, ed era
questo
che contava davvero.
Al
ritorno ci siamo divisi e, mentre Laura e altri quattro ragazzi sono
andati
avanti, io ero l’ultima della seconda fila, la più
lunga.
All’incrocio
appena prima di Casalmaiocco non passava nessuno. Logicamente siamo
partiti, ma
non avevamo contato che eravamo in troppi.
Alla
mia sinistra ci fu uno stridio di freni e mi girai. Fu solo un secondo.
I fari
della Range Rover bianca mi illuminarono, poi ci fu solo il dolore.
Seppi di
essere stata investita.
Una
normale uscita con gli scout non dovrebbe finire in questo modo, ma era
successo…
Sono
immobile, non riesco a muovermi, ma riesco a sentire ciò che
accade intorno a
me. Le persone si accalcano, poi una pressione ritmica sul petto.
Stanno
cercando di rianimarmi, ma so già che è inutile.
Me lo sento.
Le
sirene dell’ambulanza mi distolgono per solo un secondo dai
miei pensieri
funesti, ma è sufficiente perché riesca a sentire
i miei amici in lontananza
piangere e pregare per me.
Non
pregate, è inutile.
Non
sperate, non servirà a nulla, perché so
già come finirà.
Arriva
anche l’elicottero e sento uno dei volontari parlare di
sangue dalle orecchie e
di un ricovero d’urgenza a Milano. Devo essere molto grave.
Mi
raccolgono e mi caricano sull’elisoccorso. Avverto
chiaramente il mezzo alzarsi
da terra e iniziare a dirigersi verso la sua destinazione, la mia
possibile
salvezza.
Mentre
sto viaggiando sento i miei compagni scout pregare per me. So che
è
impossibile, che siamo già lontani, ma lo sento chiaramente.
Sto delirando,
penso che sia uno scherzo della mia mente che vuole farmi avere vicino
a me in
questo momento i miei amici scout.
Arrivati
lì tentano una seconda rianimazione, ma è tutto
inutile.
Avverto
un grande peso sul mio petto e vorrei gridare al mondo che sto morendo.
Dicono
che le perone se lo sentano in momento come questi. Avverto il mio
cuore
rimbombare nel silenzio della camera, ma forse risuona solo dentro di
me e lo
sento solo io.
Tu-Tum
Tu--Tum
Oh,
no. Sta rallentando. È quasi l’ora.
Spero
che prendano quel bastardo che mi ha rubato la mia prossima alba.
Tu---Tum
Tu-----Tum
Respiro
per l’ultima volta quest’aria che sa di ospedale.
Mi mancherà anche questo.
Tu-------Tum
Chiudo
gli occhi e un’ultima lacrima si fa strada fra le ciglia,
inumidendomi la
guancia. “Addio…”
penso.
Tu------------------------------------------------------------------------------------
Sono
morta.
Dedico
questa One-Shot a tutte quelle persone che sono morte o sono rimaste
coinvolte
in incidenti stradali. Ma soprattutto lo dedico alla mia protagonista,
Altea
Trini, veramente morta su quell’incrocio stradale maledetto,
già teatro di
altri incidenti che, fino a quel dannato 11 novembre 2012, avevano
contato solo
feriti. E ora che lei è morta, si dice che
quell’incrocio non è pericoloso,
perché solo Altea ha perso la vita. Intanto un anziano
è stato investito proprio
nello stesso punto.
E oggi sono tre mesi che Altea è morta.
Spero che quella zona venga messa in sicurezza al più presto.
Per
cui, a te, Altea, grande ragazza, grande scout, ma prima di tutto,
grande
amica.
Chi
era Altea?
Alte
era una diciassettenne solare, sempre allegra e con lo scherzo pronto.
Era
una studentessa modello, con buoni voti in tutte le materie.
Era
una scout che tutti ammiravano per la sua forza di volontà e
il suo carisma.
Era
una ragazza semplice, con grandi sogni per il suo futuro. Un lavoro da
psicologa era quello a cui aspirava.
Oltre
che a diventare capo scout.
E
chi sono io, l’autrice?
Bella
domanda.
Mi
chiamo Laura e si, sono quella Laura che ha fatto
l’offertorio con lei, che
chiacchierava con lei, che si confidava con lei. E che adesso ha perso
la sua
roccia.
Spero
di avervi fatto riflettere. Sempre se avete avuto la pazienza di
leggere fino
in fondo.
Alla
prossima ragazzi.
P.S.: Per
qualunque domanda o chiarimento, mi potete contattare via messaggio su
EFP.
Cercherò di rispondere subito.