12/02/2013
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– Prologo –
Il sole era splendente nella cittadina di Saint Louis, negli USA; era un mattino autunnale e nonostante il sole, il freddo si faceva sentire. Nella villetta degli Harris, si poteva sentire la lieve melodia di un piano, un brano di Chopin che echeggiava fuori, dato che la finestra della stanza da cui proveniva la musica era aperta. A suonare quel piano era una gracile ragazzina, che muoveva agili e flessuose le dita nei tasti color avorio dello strumento, ad un tratto, finì di suonare il piano e controllò l’orologio: erano le 7.30, ora di andare a scuola. – Fannie Beverly Harris, non hai pensato di salutare tuo padre prima di scendere dall’auto? – disse l’uomo alto, con i capelli color del grano e gli occhi verdastri, vestito di tutto punto, che aveva guidato l’auto che aveva portato la ragazza davanti alla scuola
– Sì, arrivederci – disse sottovoce lei, poi se ne andò al cancello della scuola, dove erano radunati molti ragazzi e ragazze, perché quello era, sì, il primo giorno di scuola, precisamente della Away High School, istituto privato superiore altamente prestigioso. La ragazza entrò, appena i cancelli furono aperti, ai nuovi studenti di prima toccava il discorso di inizio anno, anche a lei, di conseguenza...
– Benvenuti, cari studenti. Io sono il portavoce del Consiglio Studentesco, Mike Herbert, e vi do il benvenuto nella nostra scuola, il preside farà un breve discorso adesso, dopodiché sarete mandati nelle vostre classi – disse un ragazzo alto e moro, al microfono dell’Aula Magna, una grande aula dove vi erano radunati tutti gli studenti nuovi. Il discorso del preside durò abbastanza da far annoiare la maggior parte degli studenti, dopodiché vennero mandati nelle proprie classi...
– Benvenuti ragazzi, nella Away High School, io sono il professor Henderson, insegno letteratura e latino, sedetevi pure dove volete – disse il giovane uomo, seduto alla cattedra della classe dove era Fannie.
Fannie trovò posto in terza fila, per fortuna nessuno le si era seduto accanto, socializzare con la gente non piaceva per niente a lei; forse era presto per esserne sicuri, perché la porta si spalancò e ne entrò un ragazzo dai capelli rossicci, con qualche ciuffo ribelle e con il fiatone – Mi... mi scusi professore, per il ritardo – disse respirando a malapena per il fiatone – Non ti preoccupare, bene, è rimasto un solo banco vuoto, lì in terza fila – rispose Mr. Henderson indicando il posto vicino a Fannie, che in quel momento aveva maledetto il professore e il ragazzo appena arrivato.
– Ehm, posso sedermi? – chiese il ragazzo a Fannie
– Cosa pretendi che ti risponda? – disse Fannie prendendo un quaderno dalla cartella
– Lo prendo come un sì. Io sono Alan Evans, piacere di conoscerti – rispose il ragazzo sedendosi
– Fannie Beverly Harris, ma se provi a chiamarmi Beverly ti sotterro vivo – disse Fannie, nonostante la minaccia, con un tono innaturalmente calmo
“Però, simpatica...” pensò Alan, stranito.