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Autore: Temari    12/02/2013    1 recensioni
Raccolta partecipante alla challenge 'I Cinque Minuti del Martedì' indetto da KoaChan e NonnaPapera.
#29 - "Strano..." Era il termine che continuava a spuntare sempre più frequentemente nella sua mente
La challenge è stata sospesa fino a data da destinarsi per questioni relative al forum che la gestisce. :)
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Lives of Aaron and Keith'
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Salve a tutti! =D
Ed eccomi con un altro capitolo della raccolta/long-a-flashfic collegata alla challenge del martedì ^^

Note:
prompt => Persuasione.
wordcount => 277 (in 15 minuti)

Ja ne,
Temari

Shards of Life




        Avrebbe dovuto immaginare che Aaron si sarebbe accorto della fasciatura alla mano. Aveva cercato di evitarlo, davvero, ma si erano incrociati all'entrata del complesso - mentre Keith prendeva la posta e l'altro rientrava dal lavoro part-time - e il cervello non si era messo in moto abbastanza in fretta da voltarsi immediatamente ed andarsene.
 
        «Ehi, Keith!»
        Sul momento la reazione del venticinquenne fu contrastante: da una parte era contento di vedere Aaron, dall'altra avrebbe preferito diventare invisibile. «... Aaron.» Aveva risposto poi, con un mezzo sorriso e tentando di nascondere la man ferita con nonchalance. Per sua sfortuna, il ragazzo più giovane si era accorto che il suo tono era un tantino forzato—infatti Keith poté vedere un cipiglio confuso formarsi fra le sopracciglia di Aaron,
        Spostando lo sguardo verso il basso, gli occhi azzurri del ragazzo si soffermarono sulla mano nascosta. «Ti sei fatto male, per caso?»
        "... Accidenti." Pensò Keith. «Oh... non è nulla. Sono solo caduto, ieri; un ragazzino mi è finito addosso per strada.»
        Inclinando la testa di lato, il ventitreenne allungò una mano, «Fa' vedere...» disse, facendo un passo in avanti.
        «... No... Davvero, non è niente, sta già guarendo.» Rispose Keith, in tono sicuro, indietreggiando.
        «Voglio solo vedere se è grave—suoni il violino! Una ferita alla mano non può essere una cosa da niente!» Insistette Aaron, un'espressione preoccupata sul viso; ma di fronte all'evidente ritrosia del musicista, decise che non gli rimaneva che trovare un modo per persuadere l'altro a collaborare. «Se non mi fai vedere quella ferita, niente cena per una settimana.»
        L'espressione shoccata di Keith rischiò di farlo scoppiare a ridere, così come la rassegnazione che ne seguì mentre il moro sospirava e gli mostrava la mano fasciata.

 
   
 
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