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Autore: kessachan    12/02/2013    1 recensioni
Salve a tutti!
Eccomi qui con un nuovo esperimento (avendo accantonato l'altra FF).
Questa storia parla di Evelyn. Una ragazza che si troverà, che lo voglia oppure no, faccia a faccia con la Compagnia e con tutti i membri che la compongono.
E' solo un bel sogno o la sua nuova realtà?
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.
 
-Just give me a reason
 Just a little bit's enough
 Just a second we're not broken just bent
 And we can learn to love again
 It's in the stars
 It's been written in the scars on our hearts…
 
Alle 6:15 in punto la radiosveglia si accese, rompendo il silenzio della mia stanza.
Aprii gli occhi controvoglia, allungando la mano verso l’aggeggio infernale posato sul mio comodino accanto al letto.
Aki saltò sul letto, strusciandosi sul mio viso per ricordarmi che era ora di pappe.
-Si si adesso mi alzo..- dissi rivolta al gatto dagli occhi azzurri che mi fissava.
Allontanai le coperte facendo scendere Aki, che si diresse tranquillo verso la cucina.
Il freddo pungente di dicembre mi fece rabbrividire ma non potevo fare altro che trascinarmi verso il bagno per darmi una lavata.
-Buongiorno splendore..- mormorai guardandomi allo specchio.
I miei lunghi capelli neri erano scompigliati e le occhiaie circondavano gli occhi nocciola neanche avessi passato una notte folle in giro per locali.
Mi aspettava una lunga giornata di lavoro e non avevo la minima voglia di andarci. Però i soldi mi servivano.
Infermiera laureata da ben 6 mesi e il massimo che ero riuscita a trovare era un lavoretto part-time in un negozio di biancheria intima. Yay!
Oramai ho perso il conto della gente che, venendo a sapere che ero un’infermiera, con un sorriso a 32 denti mi diceva tranquillamente: “ Ah ma sei infermiera? Allora non avrai problemi a trovar lavoro!”.
Sto par di palle! 3 anni di sacrifici e studio per niente! Arriverà il mio momento prima o poi! Almeno spero.
 
Per arrivare in cucina passai davanti alle mie mensole cariche di DvD.
Da quando il Blockbuster vicino casa aveva chiuso avevo fatto rifornimento di film spendendo una miseria dovendo poi, alle mie iniziali 3 mensole, aggiungerne altre due.
La mia collezione vantava ben 70 film, dalla commedia al genere drammatico, dal fantasy all’azione. Evitavo decisamente gli horror, non essendo portata a morir di paura davanti a tizi pazzi maniaci o bimbe che ti perseguitano dopo aver visto una cassetta. Quando vedo un film voglio piangere, ridere e immedesimarmi totalmente nella storia. Credere di far parte di quel mondo, di quella realtà.
Per questo, dal primo momento che l’avevo visto, non potevo non diventarne una convinta sostenitrice e ammiratrice.
Sto parlando della saga de “Il Signore degli Anelli”.
Quando vidi la prima volta “Compagnia dell’Anello” ero al cinema con una mia amica, avrò avuto si e no 16 anni. Ci aveva convinto la folta presenza di grandi attori (diciamolo pure che non ci interessava la bravura in sé ma la figaggine). E poi quando Frodo e Sam iniziarono a percorrere il viaggio da soli e alla fine del film mancavano meno di 10 minuti pensai: “Ma come cavolo fanno a distruggere l’Anello in 10 minuti?”.
Da imperdonabile ignorante sull’esistenza dei libri non potei fare a meno di immergermi nel mondo della Terra di Mezzo dal pomeriggio successivo, comprando e leggendo il tomo nel giro di una settimana, aspettando con ansia l’uscita degli altri 2 film per poi comprarli tutti prima in Vhs e poi in Dvd nella versione estesa.
Nerd? Sì ok posso sembrarlo.
 
Quando uscii di casa il cielo era coperto, infatti era prevista neve.
Mi avviai verso la solita fermata del bus, sorridendo. E non perché mi era venuta un’improvvisa voglia di andare al lavoro ma perché sapevo che al mio “appuntamento” quotidiano mancava poco.
Arrivai alla fermata e, come ogni mattina, lui era lì.
Dal suo cappotto nero si potevano solo intravedere dei jeans scuri e delle Converse nere. I capelli biondi erano parzialmente coperti da un cappello di lana tirato indietro in modo da lasciar fuori dei ciuffi. Era semplicemente bellissimo. Ogni volta che lo vedevo il mio cuore iniziava a battere all’impazzata.
E non era da poco il fatto che somigliasse in maniera sconvolgente ad Orlando Bloom o meglio a Legolas. L’unica differenza erano gli occhi. Il ragazzo li aveva marroni con striature verde scuro e beh quelli dell’elfo erano azzurri.
Quando mi sedetti sulla panchina lui si voltò a guardarmi e mi sorrise.
Questa era la nostra maniera di riconoscerci e salutarci, come ogni mattina.
Solo che questa non era una delle solite mattine e tutto cominciò dal fatto che lui non si limitò a guardarmi e sorridermi ma si sedette al mio fianco.
-Ciao..- disse mostrandomi i suoi bianchi e perfetti denti.
-Ciao!- riuscii a dire tra la sorpresa e lo stupore.
-Lo so che ti sembrerà strano ma oramai ci vediamo ogni mattina da 2 mesi e quindi ho pensato che è arrivato il momento di presentarci. Io sono James…Tu?
-Evelyn, piacere di conoscerti.- non c’era nemmeno bisogno di guardarmi allo specchio per sapere che il mio viso era tendente al porpora.
-Io lavoro al Mercy Hospital, tu dove sei diretta?
-Da Pierre Cardin, in centro. Che cosa fai al Mercy?- chiesi, temendo la risposta.
-L’infermiere, in Pediatria.- “Crack” il suono del mio cuore che si frantumava in mille pezzi.
-Perché quella faccia? Non dirmi che pensi che l’infermiere sia lavoro da donne!- aggiunse James.
-No no è che anch’io sono un’infermiera…disoccupata ovviamente.- mormorai imbarazzata.
-Ah mi spiace…scommetto che tutti ti hanno detto quanto è facile trovare lavoro per un infermiere!
-Bingo!
-Io ho avuto la fortuna di passare il concorso dell’anno scorso però conosco tanti miei vecchi amici dell’università che sono senza lavoro. Non è facile, posso capire.
In lontananza vidi che stava arrivando il mio autobus. Cercai l’abbonamento nella tasca esterna della borsa senza risultati.
-Oh cacchio!- imprecai.
-Che succede?- chiese lui.
-Ho lasciato nell’altra borsa l’abbonamento! Devo correre al bar a prendere il biglietto! Ci mancherebbe pure la multa!- mi alzai dirigendomi verso il marciapiede. Poi però mi girai e James era lì fermo sulla panchina che mi guardava.
-Mi ha fatto piacere conoscerti, James! A domani!- dissi sorridendo.
Senza aspettare la risposta mi buttai verso l’altro lato della strada, attraversandola in prossimità delle strisce.
-Evelyn attenta!!- sentii solo troppo tardi l’urlo di James.
Mi voltai a sinistra, appena in tempo per vedere due fari gialli che si avvicinavano a tutta velocità verso di me.
Poi il buio.
  
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