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Autore: BlackDrake    12/02/2013    1 recensioni
L'amicizia tra un ragazzo e una ragazza. Tipico. Probabilmente l'avrete già vista mille altre volte questa storia. Ma quando ci sono di mezzo profezie e segreti? La conoscete quella della Luna Blu? Sinatra vi dedicò una canzone. A volte pur di non ferire gli altri facciamo male a noi stessi.
Racconto scritto per amore di una persona, ispirato in una particolare serata affranto da pensieri e farneticazioni. I fatti narrati per metà sono basati su una storia vera, il finale l'ho deciso io, e quando la scrissi questa storia non era ancora conclusa, ma indovinate com'è finita?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Luna Blu


«Conosci la Leggenda della Luna Blu?»
Disse lei guardando le stelle.
«No, - rispose lui, con il naso egualmente puntato all'insù.
La sfera figlia unica della Terra era veramente tinta di indaco quella sera. In quella notte così tersa, in cui in cielo c'era una polvere argentea che inondava tutto, Geena ed Andy si erano ritrovati sulla collina dietro casa di lui. Lei si perse nel racconto.
«E' un fenomeno che accade solo ogni due anni e mezzo circa. Nell'antichità si credeva che le creature del cielo e della terra se avessero espresso un desiderio in una notte così esso si sarebbe avverato, ma sarebbe stato legato anche a tanta malinconia. Era d'uso scrivere ciò che mancava ad una persona in un foglietto di pergamena e poi bruciarlo al fuoco di una candela.»
Lei sorrise, con uno dei suoi più semplici e sognanti sorrisi.
«Allora la profezia si sarebbe avverata prima o poi.»
Andy rimandò a quel sorriso con un'altra mezzaluna splendente.
«Si dà il caso che io abbia qui un paio di foglietti di carta ed una penna.»
«E io ho l'accendino!»
Lo tirò fuori da un taschino Geena.
Un attimo dopo Andy stava scrivendo la cosa che voleva più al mondo.
«Non sbirciare!»
Disse con la lingua fra i denti.
Fu il turno di Geena poi. Al buio era davvero impossibile anche provare a sbirciare. Lei aveva ancora l'accendino. Fu la prima a far svanire quel desiderio, che si andò a disperdere nella leggera brezza notturna, come tanti petali di rosa nera.
«Uh, mi sono quasi scottata. Tocca a te.»
Gli porse il fustino colorato.
Andy accese e via, anche il suo prezioso pensiero andò sparso nel nulla, mentre lui lo guardava con davvero tanta speranza.
«Ci devi credere, Andy.»
«Ci ho creduto, Geena.»
 
Due mesi più tardi Andy e Geena si ritrovarono a scuola. Era autunno.
Lei lo salutò davanti agli armadietti.
«Ciao bello.»
«Ehi, rugiada del mattino.»
Scherzò lui com'era solito fare, squadrandola attraverso le lenti.
«Ultimo anno. Sei pronto?»
«Prontissimo.»
«Sai qual è la cosa che mi preoccupa di più? Non come andrà a finire. Ma con chi. Ultimo anno e inevitabilmente penso al Ballo.»
«Uhm, curioso, ti facevo una da libri.»
«Smettila, Andy! - lo sculacciò lei con un volume, - dico sul serio. Per noi ragazze sai com'è, tutte a sognare. Tutte a sperare. Io vorrei proprio che Eric mi chiedesse di accompagnarlo al Ballo di Fine Anno. Siamo molto amici, sono 15 anni che siamo SOLO molto amici. Lui mi tratta... come una "sorella".»
«E questo non ti piace?»
Fece lui ingenuo, ma conoscendo la risposta.
«Andiamo, Andy...»
«Bé, - tentennò lui, - se pensi davvero che sia la persona giusta per te, se lo credi veramente, con tutta te stessa, dovresti... provarci, andare oltre.»
Dio quanto ci teneva a lei. Se lei soltanto l'avesse saputo. Ma era lei ora a considerare lui un "fratello". Un fratello gentile, simpatico, premuroso, ma pur sempre un fratello.
Lei fece un sorriso spento, guardando in basso.
«Se solo fosse così semplice. Non lo è, Andy. Una volta ci siamo andati vicini. Ma eravamo ubriachi.»
«Allora forse ti dovresti ubriacare per dire la verità...»
Scherzò lui.
«Andy, se mi ubriaco ancora una volta ci finisco a letto!»
«E non è quello che vuoi?»
Insistette lui sardonico.
«No... cioè, può darsi... ma non così... voglio che se accada debba accadere perché lo vogliamo... non perché ho bevuto qualche bicchiere in più.»
«L'alcol non ci cambia, Geena. Abbatte solo le barriere nelle nostre teste. Quello che facciamo poi è vero, è perché lo vogliamo. Altrimenti, - disse lui passandole una mano tra i capelli, - usa quella cosa che dici sempre le donne hanno più degli uomini: la pura e semplice forza di volontà.»
Lei capì subito. Erano sagge quelle parole. Ma non trovava comunque la forza.
«Non lo so. Ora come ora non so darti una risposta.»
«Non me l'aspetto, tranquilla. Lo so che è la paura a fermarti. E' normale avere paura. Pensa solamente a questo: soppesa quello che puoi perdere con quello che hai. Misura le cose e troverai la strada.»
Gli sorrise solamente. Un semplice sorriso, un altro di quei sorrisi sognanti. Si allontanò così, senza un saluto, ma i loro sguardi erano sufficienti.
 
Passarono altri mesi, nevicò, venne il Natale, venne Capodanno e la neve si sciolse in Primavera.
A Maggio erano fuori nei campetti.
Geena aveva un'espressione scura.
«Qualche problema?»
«Buca. Mi hanno dato buca.»
«Chi?»
«I miei amici. Voglio dire quelli della compagnia di teatro. Dovevamo uscire stasera. E' saltato tutto. Una festa a casa di Sarah. Sarebbe stato pure pieno di birra. E ci sarebbe stato Eric.»
«Uhm... - si grattò il mento lui, - ma qui le cose non tornano. Pensavo che volevi che le cose fossero naturali.»
Lei stette zitta, come a vergognarsi di quello che aveva appena detto.
«Va bé, mi rifarò alla festa di quartiere, mercoledì prossimo!»
«Lui ci sarà?»
«Nah. Sarà sicuramente a scoparsi qualche d'una!»
«Scoparsi qualche d'una? Non lo facevo... così. Non mi sembra il tipo di ragazzo adatto a te. Voglio dire: saresti davvero felice con uno che ti considera una delle sue "qualche d'una"? Forse è meglio che non superi la linea di "sorella", se questo è il risultato. Forse non è uno che sa conciliare l'idea di "buon rapporto" con "sesso".»
Ora era preoccupato. Si era appena reso conto di aver rischiato di spingerla nelle mani di un mostro.
«Ha appena concluso una relazione di 2 anni. Se si vuole divertire, cazzi suoi.»
Che senso avevano quelle parole? Forse dimostrare che era in grado anche di tenere relazioni serie e che ora stava solo giocando con le altre.
«E se si volesse "divertire" con te?»
«Nah, non lo farebbe. Mi conosce troppo bene.»
«E quindi se stesse con te non sarebbe solo per sesso?»
«No. Non ci proverebbe. Non rovinerebbe tutto. Ha troppa paura di mio padre.»
Si lasciò andare ad una risata che alleggerì la pesantezza di quella discussione. Lui sorrise. Ma era un sorriso nervoso.
«Almeno sai scherzare su queste cose.»
Si complimentò.
 
Si sentirono per l'ultima volta ad una settimana dal ballo.
Questa volta fu per telefono.
«Ehi!»
La voce di lei, squillante e pacifica allo stesso tempo, un piacere per le orecchie, come il fruscio del mare da una conchiglia raccolta sulla sabbia.
«Ehi...»
Più malinconica e tranquilla la sua.
«Tutto bene?»
«Sì, non c'è male. Cosa volevi dirmi?»
«Niente. Cioè... ho deciso, Andy, mi sono fatta forza. Glielo dirò. Manca troppo poco tempo. Devo parlargli, per forza. E così saprò del mio destino.»
Concluse solenne e teatrale per poi perdersi in un risolino.
«Finalmente, - si compiacque lui, - una cosa, Geena.»
Lei annuì aprendo bene le orecchie incuriosita. Chissà cosa gli doveva dire.
«Ormai a questo punto credo di aver dedotto bene...»
«Che cosa, Andy?»
«Ti ricordi l'estate scorsa? La Luna Blu? I foglietti...»
Annuì di nuovo attraverso la cornetta.
«Penso di sapere che cosa avessi scritto nel tuo pezzo. Era il suo nome: Eric. Ma non... non dirmi se è così, altrimenti la profezia non si avvera, no? E' un desiderio e in quanto tale deve restare nascosto.»
Sentì solo il suo respiro lento. Lui continuò, la sua voce era il ritratto della neutralità:
«Dato che tra poco saprai il tuo "destino", voglio sapere solo com'è andata a finire. Mi piacerebbe sapere se queste cose si avverano. Sai, mi conosci, sono un po' scettico.»
Ora rise lui. Voleva allentare quella strana tensione, quella mistica sensazione che ci fosse qualcosa di personale nelle sue parole.
«Sì, Andy. Sai che sei la prima persona che lo saprà nel caso dovesse andar bene. Ma non ci spero molto. Lo so che su queste cose, anche con l'aiuto della magia, non va mai come si vuole. Legge di Murphy, no?»
«Già... - ridacchiò lui.
«Ora devo andare. A presto, Geena. Buona fortuna con tutto il cuore!»
«Ciao, Andy!»

Dopo il ballo. Si videro sulla stessa collina dietro casa di Andy. Era pomeriggio. Lei arrivò tutta sorridente. Lui aveva già capito.
«Andy! Andy! Non ci credo! Hai sentito? Eric e io... ci siamo messi insieme! La profezia ha funzionato!»
Rise abbracciandolo. Lui stranamente non la prese, era un pezzo di marmo.
«Cosa c'è, Andy? Non sei contento? Se ha funzionato per me, funzionerà anche per te! Otterrai la cosa che vuoi di più al mondo.»
Lui tirò un lungo sospiro, poi sorrise. Attraverso un sorriso ancora nervoso, aggrottando le sopracciglia riflessivo, disse:
«No, Geena. Purtroppo non potrò ottenere quella cosa. Perché è già di qualcun altro.»
Lei si accigliò con aria interrogativa.
«Perché la cosa che voglio di più al mondo... sei tu.»
   
 
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